LA  PRIMA  LETTERA  DI  PIETRO

SPUNTI  DI  ESEGESI
Il Battesimo
(1 Pietro 3, 21)
 di L. Salvadori


INDICE

Introduzione
a) La quale (acqua)
b) Salva
c) Immersione
d) Antitipo
e) L'azione del battesimo
f) Mediante la resurrezione di Cristo


Introduzione

Per capire l'affermazione di Pietro riguardante il battesimo occorre studiarla nel suo contesto più ampio, che tratta del diluvio dal quale, secondo la tradizione ebraica, solo otto persone trovarono scampo(1) .

« La pazienza di Dio si manifestò ai giorni di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche persone(2) cioè otto, furono salvate mediante l'acqua » (1 Pt 3, 20).

Al tempo del diluvio scoppiarono le fonti del grande abisso e si aprirono le grate del cielo per cui, assieme all'inondazione del terreno da parte del mare, si aggiunse una ininterrotta pioggia durata quaranta giorni e quaranta notti (Ge 7, 11s). I due grandi mari, quello sovrapposto del cielo e quello dell'abisso sotterraneo, si riunirono così assieme di nuovo come accadeva all'inizio, prima della creazione divina (Ge 1, 2). Allora ogni cosa fu distrutta e il mondo tornò ad essere allo stato primitivo quando l'acqua ricopriva tutta la terra (2 Pt 3, 5). Eppure quest'acqua che distruggeva ogni cosa, fu proprio quella che salvò Noè e la sua famiglia, composta di quattro maschi e delle rispettive mogli. Infatti, l'acqua che annientava ogni vita umana, andava sollevando l'arca salvandone gli esseri in essa racchiusi.

A questo punto s'innesta l'affermazione biblica di Pietro sul battesimo, che si dovrebbe così tradurre:

« La quale (acqua) salva ora anche voi, nell'antitipo (che è) l'immersione (bàptisma ), la quale non è eliminazione di sudiciume corporale, bensì richiesta a Dio di una buona coscienza, mediante la resurrezione di Gesù Cristo, il quale, salito al cielo, sta alla destra di Dio, mentre angeli, autorità e potenze gli sono sottoposti » (1 Pt 3, 21s).

Ecco alcuni problemi suscitati da questo brano esplicativo del battesimo che cercherò di presentare in modo semplice e breve, così da riuscire comprensibile a tutti.

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a)La quale (acqua)

La frase inizia con un pronome neutro (o ) che deve di conseguenza riferirsi alla precedente acqua, la quale è una parola di genere neutro in greco (ùdor ). La connessione attuata da molti predicatori tra arca e battesimo, anche se può essere suggestiva, non è conforme alla mente di Pietro. Infatti in greco l'arca è di genere femminile ( e kibotòs) e quindi non può essere richiamata da un pronome neutro. Non è l'arca costruita da mani umane che salva, ma l'acqua inviata da Dio per distruggere l'uomo, ma che al rovescio salva, facendone galleggiare l'arca con le otto persone ubbidienti che Dio volle salvare.

Anche nel battesimo l'acqua, destinata a tanti usi terreni tra loro diversi — rinfrescare, pulire, soffocare per annegamento, abbeverare, divertire con il nuoto, ecc. — acquista per volere divino un aspetto salvifico.

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b) Salva (sôzei )

Il verbo sôzo — da sàos, sôs , vale a dire « sano e salvo » — indica la salvezza da un pericolo mortale. E' la salvezza dall'annegamento che domandano i discepoli posti entro la barca pericolante (Mt 8, 25); è la guarigione dalla inguaribile malattia emorragica che la donna ammalata chiede a Gesù toccandone la frangia del vestito (Mt 9, 21s), è la salvezza della vita eterna che l'uomo trova proprio nel perdere la sua esistenza terrena per amore di Gesù (Mt 16, 25). E' specialmente di questa vita eterna che parla assai spesso il Nuovo Testamento, specialmente nel vangelo di Giovanni, quando usa il verbo « salvare » ( sôzo ) (3) .

Anche nel contesto petrino si tratta di questa salvezza, che in modo così chiaro è qui riferita all'acqua. Quindi tutti i tentativi moderni di ridurre il battesimo a puro simbolo del tempo, ora superato dalla vita moderna, urtano contro la chiara asserzione di Pietro. E' dunque contraria all'insegnamento di Pietro l'affermazione di J.R. Coulerou il quale, chiedendosi se «il battesimo operi la remissione dei peccati», risponde con un assoluto: «Certo che no! ». Proprio il rovescio di quanto insegna Pietro con il suo « Certo che si!» (4) .

Nel dire che « l'acqua» salva, Pietro si ricollega all'insegnamento di Gesù il quale, nel suo colloquio con Nicodemo, affermò la necessità di « rinascere dall'alto di acqua e di spirito» (Gv 3, 5) (5) .

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c) Immersione (baptisma)

Come mai « l'acqua» può salvare « oggi», vale a dire nella nuova economia iniziatasi con il Cristo? Tramite una « immersione» particolare, come è indicato dalla parola «battesimo », trascrizione non tradotta del greco baptisma. Si sa ormai da tutti — anche dai cattolici — che il battesimo al tempo apostolico era compiuto per immersione, nella quale l'individuo veniva totalmente immerso nell'acqua, come appare dalle citazioni seguenti:

« Il discorso parte dal significato etimologico del verbo battezzare, cioè immergere, e suppone che il battesimo venisse abitualmente amministrato per immersione. Questo gesto rappresentava una partecipazione efficace alla morte e alla sepoltura di Cristo» (6) .

« Battezzati in Cristo cioè innestati su di lui e come immersi in lui, ci siamo rivestiti di lui. Ciò comincia dalla sua morte, la quale è simboleggiata dal battesimo, che allora era per immersione. L'immersione figurava la sepoltura insieme a Cristo dell'uomo vecchio decaduto; la emersione raffigurava la nascita della nuova creatura nello spirito, la quale sorge con Cristo, che risuscita glorioso » (7) .

E' quindi del tutto superfluo insistere su di un punto ormai non più discusso (8) .

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d) Antitipo

Questa immersione è presentata come «antitipo », ossia come realizzazione di ciò che in figura si era attuato con l'acqua del diluvio per la famiglia di Noè. Antitipo è composto da anti (= al posto di ) e typos « figura, immagine» dalla radice greca typ significante « colpire, imprimere » (cf tipo-grafia).

L'acqua del diluvio era la figura, l'esempio; l'immersione cristiana è la realtà corrispondente richiamata e impressa nella figura precedente.

Per ben capire questa figura dobbiamo ripensare al modo con cui gli Ebrei concepivano il diluvio: l'oceano che sta sotto la terra si riversò sotto l'arca, mentre la riserva che sta sopra il cielo cadde su di essa avvolgendola totalmente entro l'acqua. La famiglia di Noè, che vi stava racchiusa, sentiva da ogni parte la pressione e lo scroscio delle onde minaccianti la loro rovina, ma che proprio per potenza divina andavano invece salvandola con il tenerla a galla. Così l'immersione del battezzando nell'acqua, che per sé dovrebbe soffocarlo per annegamento se avesse a durare troppo a lungo, è destinata a salvarlo eternamente, a donargli la vita eterna. Come si vede figura e realtà si richiamano in modo meraviglioso.

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e) L'azione del battesimo

Dopo tale raffronto con il diluvio, Pietro passa a descrivere la salvezza operata dal battesimo che si presenta in due modi, negativo l'uno e positivo l'altro.

1. Negativamente l'immersione cristiana non dona la mondezza corporale (9) come i bagni rituali della legge ebraica. Un cadavere, il sangue o la stessa emissione di seme da parte del maschio contaminavano tutto ciò con cui venivano in contatto, per cui l'impuro — compresi gli stessi suoi abiti — doveva venir purificato con un bagno rituale.

Tutte queste abluzioni o bagni avevano l'unico scopo di rimuovere l'impurità legale, vale a dire l'impurità contratta dal corpo con questi contatti, ma non avevano alcun rapporto con la vita interiore del credente. Erano piuttosto delle norme igieniche che delle norme morali. Siccome l'impuro e il sacro si trasmettevano per contatto, era normale l'uso dell'acqua per «lavarsi» dal contatto stesso

« Per cancellare le impurità, che avesse potuto contrarre, e penetrare senza pericolo nel dominio del sacro, l'officiante del culto doveva lavarsi prima dell'esercizio delle sue funzioni (Es 29, 4; 30, 17-21; Lv 8, 6; 16, 4); abluzioni erano prescritte dalle leggi di impurità per la purificazione dei vasi, vestiti e persone macchiate da contatto impuro (Lv 11, 24s.28.32.40, ecc.). Ma l'acqua serviva anche per cancellare un contagio sacro: il vaso di metallo in cui la carne del sacrificio è stata cotta, deve essere strofinato e lavato con acqua abbondante... Nel giorno delle espiazioni, il gran sacerdote che è penetrato nel Santo dei santi deve mutare i suoi vestiti e bagnarsi; l'uomo che ha condotto il capro espiatorio al deserto e quello che ha bruciato le vittime offerte in sacrificio per il peccato, devono lavare i loro vestiti e bagnarsi (Lv 16, 23-28), gli officianti del rituale della vacca rossa sono soggetti alle stesse prescrizioni (Nm 19, 7.10.21)» (10) .

Il valore del battesimo è ben diverso da tutti questi bagni rituali prescritti dalla legge mosaica; mentre i bagni dell'Antico Testamento toglievano solo le impurità corporali, l'immersione di cui parla Pietro è destinata a donare la vita eterna, ponendo l'uomo in armonia con Dio.

2. Positivamente l'immersione cristiana « è la richiesta di una buona coscienza » rivolta a Dio. Siccome questa espressione suscita dei problemi di notevole importanza, è bene richiamarli sia pure brevemente, rimandando la discussione più profonda ai commenti più estesi del passo petrino.

a) Il termine « coscienza»  traduce il termine greco sunèidesis che proviene da sun e oida con il significato di «sapere con un altro ». Anche se talora presso i classici può indicare « conoscenza», nel greco neotestamentario indica l'interiore dell'uomo che da giudice determina ciò che si deve fare o si deve evitare (coscienza antecedente) oppure che approva il bene compiuto o disapprova il male commesso (coscienza conseguente). Si può quindi tradurre con il nostro « coscienza ». Questa, come sede della direttiva morale dell'individuo, serve a dirigere se Paolo falsifica la parola di Dio o la presenta veracemente (1 Co 4, 2; 5, 11). E' la consapevolezza di avere la colpa o di essere innocenti (Eb 12, 2).

Credo che tale sia pure il senso da attribuire alla parola nel passo petrino, dove indica la « consapevolezza » di essere a posto con Dio per il determinativo « buona » che vi sta aggiunto, così come la « cattiva coscienza » è la consapevolezza di essere in contrasto con il volere di Dio.

b) Il valore del genitivo. In greco ogni genitivo può assumere due sensi, detti genitivo soggettivo se la parola posta in genitivo è quella che compie l'azione e genitivo oggettivo , se al contrario è quella che riceve l'azione. Anche l'espressione «richiesta di buona coscienza » può essere inteso nei due modi predetti e quindi può avere due sensi tra loro opposti, vale a dire « un individuo già posto in buona coscienza » si rivolge nel battesimo in preghiera a Dio ( genitivo soggettivo), oppure un individuo in cattiva coscienza, in disarmonia con Dio chiede nel battesimo che Dio gli doni una «buona coscienza », vale a dire «la coscienza di essere in armonia con il suo Signore» ( genitivo oggettivo ).

La differenza di interpretazione è assai rilevante in quanto il valore soggettivo è sostenuto da molte confessioni religiose protestanti per le quali il battesimo non è necessario per la salvezza, che si ottiene per fede. Il battesimo per loro è soltanto una manifestazione ai fratelli in fede della salvezza già ottenuta, della buona coscienza già esistente procurata con l'accettazione di Cristo quale proprio personale salvatore.

Tuttavia, anche se teoricamente questa ipotesi è possibile, va notato che il contesto esclude tale valore soggettivo e ci obbliga a riconoscere che qui Pietro vuole sottolineare che il battezzando — il quale ha la coscienza cattiva — si rivolge a Dio perché tramite il battesimo gli doni proprio la buona coscienza, vale a dire l'armonia con il suo Signore. Infatti solo in tal modo si ha l'oggetto della «richiesta » rivolta a Dio, che altrimenti sarebbe senza oggetto. Con il battesimo chi è già in buona coscienza fa la sua richiesta a Dio, ma di che cosa? Il testo petrino non lo direbbe, lasciando così il passo senza senso compiuto. Di più proprio con tale richiesta, si attua la realtà già espressa nelle parole precedenti, vale a dire la salvezza attuata tramite l'acqua. Solo chiedendo a Dio una coscienza che sia finalmente in accordo con lui e rimuova quella precedente cattiva, l'immersione cristiana salva i peccatori che a Dio si affidano (11) .

3. Dal fatto che il battesimo cristiano è una «richiesta » ossia una «domanda » rivolta dal battezzando a Dio, ne segue che solo un adulto può essere battezzato. Infatti un neonato non può chiedere alcuna cosa e non può avere coscienza di essere in armonia o in disarmonia con Dio. Dunque il battesimo può essere compiuto solo da una persona, che cosciente della sua opposizione a Dio, si ravvede e chiede a lui il dono di una coscienza che sappia di essere in accordo e pura di fronte al Signore. Conseguentemente i battesimi attuati sui bimbi non si accordano con l'insegnamento petrino.

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f) Mediante la resurrezione di Cristo

Pietro vuole tuttavia porre in enfasi il fatto che l'acqua in se stessa non ha alcun potere purificativo; lo riceve solo perché Gesù è risorto e sta presso Dio al di sopra di tutte le potenze angeliche; è lui infatti che dà valore al rito battesimale. Pietro non mette in risalto il significato simbolico dell'immersione e dell'emersione, come fa Paolo nella sua lettera ai Romani, che richiamano simbolicamente la morte e la resurrezione del Cristo alle quali il credente si unisce con il battesimo (cap. 6). Ma Pietro non è lontano da tale idea in quanto anche per lui è la resurrezione di Cristo che dona il suo valore all'immersione cristiana. Se Gesù non fosse morto, risorto e glorificato, anche il battesimo cristiano non avrebbe alcun valore, in quanto vi mancherebbe la fede nella resurrezione del Cristo morto per i nostri peccati. Chiunque si fa battezzare senza avere tale fede nel Cristo risorto, non attua il vero rito della iniziazione cristiana, così come è voluto da Gesù. Esso non è un rito magico, ma è solo un atto cosciente compiuto con fede e con ubbidienza al comando di Gesù.

La salvezza anche per Pietro è donata gratuitamente da Dio (per questo la si chiede a lui con fiducia) in virtù della mediazione del Cristo risorto che sta alla sua «destra », vale a dire posto in onore più di ogni altra creatura per la sua ubbidienza amorosa (cf 1 Pt 1, 18ss). Essa è donata a chiunque, credendo nella resurrezione del Cristo, obbedisce al suo comando e si rivolge così fiduciosamente al Padre divino con l'immersione cristiana.

Come l'acqua salvò Noè che, in ubbidienza al comando divino, si costruì la zattera salvatrice pur contro ogni suo umano dubbio, così anche ora la salvezza eterna è donata a colui che con ubbidienza si immerge nell'acqua poggiando sul comando e sul potere del Cristo risorto.

Di conseguenza, anche per la lettera di Pietro, la salvezza proviene dalla fede, che diviene operante ed efficace nella immersione voluta da Dio quale rito di iniziazione cristiana.

Si può quindi concludere con l'espressione del cattolico Hans Küng:

« Il battesimo nasce dalla fede e la fede conduce al battesimo... Il battesimo è l'espressione individuale, spirituale e materiale, visibile della conversione e della confidenza, del dono di sé e della professione di fede; in tal modo rende visibile e attesta la fede dinanzi alla comunità, per l'ingresso in essa» (12) .

Bibliografia

Un'indagine bibliografica la si può trovare nel libro di F. Salvoni, «Dal Cattolicesimo al cristianesimo». Si può consultare anche l'abbondante bibliografia dello stesso riportata in «Iniziazione cristiana», Dispense a cura della Facoltà Biblica, Milano (via Del Bollo, 5) 1968; e in «Fede e battesimo alla luce dell'insegnamento biblico», in «Ricerche Bibliche e Religiose» 1 (1966), pp. 73-77.

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NOTE A MARGINE

1. Sui problemi connessi al diluvio biblico rimando ai commenti  a Genesi, specialmente a quello assai vasto e completo di E. Testa, Genesi. Introduzione. Storia primitiva, Marietti, Torino 1969, pp. 159-182; 363-397. torna al testo

2. Persone, così ho tradotto la parola greca psyché che letteralmente significa «anima », ma con il senso biblico di « persona » e non di parte spirituale vivificante il corpo come presso i filosofi occidentali. torna al testo

3. Sul valore del verbo sôzo , cf H. Cremer, Biblisch-theologisches Wörterbuch der neutestamentlischen Gräzitat, hrsg. Julius Kögel, Friedrich A., Perthes A., G. Gotha, 1915, pp. 1031-1037. torna al testo

4. J.R. Coulerou, Il battesimo cristiano come è insegnato nelle S. Scritture, Centro Biblico, Napoli 1956, p. 32. torna al testo

5. Cf J. De la Potterie, Jésus et Nicodemus: De necessitate generationis ex Spiritu, in «Verbum Domini» 47 (1969), pp. 193-214. torna al testo

6. T. Ballarini, Paolo. Vita, apostolato, scritti, Marietti, Torino 1968, p. 372. torna al testo

7. La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline, Roma 1966, pp. 1196s. torna al testo

8. La parola baptisma riproduce — come ben fa il Ginsburg nella sua versione ebraica del N.T. — l'ebraico tevilah ( immersione) dal verbo taval che significa « immergere ». Anche il bagno rituale di purificazione, nel quale la persona è immersa totalmente nell'acqua, si chiama in ebraico tevel . Cf M.E. Artom, Vocabolario ebraico italiano, Fondazione per la gioventù ebraica, Roma 1965, p. 301. torna al testo

9. Cf Lv 11, 40 (cadavere); 15, 11 (corporea); 11, 16 (perdita di seme genitale); 15, 19-27 (contatto con il sangue mestruale). torna al testo

10. R. De Vaux, Le Istituzioni dell'Antico Testamento, Marietti, Torino 1964, p. 445. torna al testo

11. F. Salvoni, Il valore del battesimo cristiano, in «Il Seme del Regno», 1 (1954), pp. 121-125. torna al testo

12. Hans Küng, La Chiesa, Queriniana, Brescia 1969, p. 238. L'autore non è però conseguente quando ammette poi in pratica anche il pedobattismo. torna al testo