L’EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI

E S E G E S I
Capitolo 2°

b. Il moralista (2, 1-16)

Una così dettagliata descrizione della depravazione dei pagani può suscitare, negli ascoltatori Giudei, compiacimento e approvazione.

A questo punto Paolo si immagina un interlocutore di questo genere e gli si rivolge ammonendolo che, anche lui, il moralista che giudica i Gentili, non è immune da condanna.

Nessuno, infatti, secondo Paolo, può erigersi a giudice, a "moralista", poiché fa le stesse cose che condanna negli altri.

Anche i Giudei, pertanto, che hanno conosciuto la Legge di Dio, sono da condannare perché non l'hanno osservata. Tutti, quindi, hanno peccato e, di fronte alla giustizia di Dio, sono colpevoli.

Possono essere giustificati solo coloro che avranno osservato la legge divina, anche i pagani che, pur non avendo ricevuto una legge scritta come Israele, hanno tuttavia dato ascolto alla legge naturale che comunque ogni essere umano ha in se e che possiamo chiamare "coscienza".

Quando avverrà il giudizio di Dio sarà assolutamente imparziale e « renderà a ciascuno secondo le sue opere » (2, 6). mentre il perdono e la vita eterna dipendono dalla grazia di Dio, il giudizio divino è decretato in base alle azioni degli uomini (e delle donne).
2. 1.Perciò inescusabile sei, o uomo, chiunque (tu sia) che giudichi, poiché tu giudichi l'altro e condanni te stesso per le stesse cose che tu pratichi. Una frase che fa eco alle parole di Gesù che consigliava di togliere la trave dal proprio occhio, prima di togliere la pagliuzza nell'occhio altrui (Mt 7, 3-5).

2. Noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità su quelli che fanno tali cose.

3. Pensi (calcoli, supponi), o uomo che condanni chi tali cose pratica e le fai, che scamperai al giudizio di Dio?

4. o le ricchezze della sua misericordia (benevolenza) e della (sua) tolleranza e della pazienza tu disprezzi, ignorando che la bontà di Dio ti conduce al ravvedimento? (metanoia/n ),

5. ma per la durezza tua e il cuore impenitente (a¦metano/hton ) hai accumulato per te stesso ira (o¦rgh/n ) nel giorno dell'ira e della rivelazione (a©poklu/yewj ) del giusto giudizio di Dio.

6. che renderà a ciascuno secondo le sue opere. È un principio di equità che viene espresso diverse volte nelle Scritture (Gb 39, 11; Sl 62, 12; Pv. 24, 12; Gr. 17, 10; 32, 19; Mt 16, 27; 1 Co. 3, 8; 2 Co 5, 10; Ap 2, 23; 20, 12; 22, 12).

7. Ai perseveranti in buone opere gloria e onore e incorruttibilità ( a¦fqarsi¢a ) (a quelli che) cercano gloria e vita eterna: da una parte vita eterna a chi, perseverando nelle buone opere, cerca gloria onore e immortalità (incorruttibilità). Non si tratta di salvezza mediante le buone opere, ma piuttosto la messa in risalto dell'imparzialità del giudizio divino sui Giudei e Gentili.

8. Ai contestatori e disubbidienti alla verità, ma ubbidiscono all'ingiustizia, ira e furore ( o¦rgh\ xai\ qumo/j ). I contestatori ( e¦riqei¢aj ), sarebbero più esattamente i mercenari o prezzolati, che si comportano in un certo modo per "convenienza" o tornaconto.

9. Afflizione e angoscia su ogni anima ( yuxh\n) d'uomo operante il male, del Giudeo prima e poi del Greco. Nessuna distinzione nella condanna del male, Giudei e Greci sono uguali di fronte al giudizio divino.

10. ma gloria e onore e pace a chiunque opera il bene, al Giudeo, per primo, e al Greco.

11. Poiché non c'è discriminazione (distinzione di persone, favoritismo) proswplhmyi¢a con (davanti a) Dio. Il termine letterale sarebbe: sollevare la faccia di fronte a Dio; non ci sono "raccomandazioni", ma assoluta imparzialità; lo stesso concetto viene espresso da Gesù quando dice che il Padre . . . fa levare il suo sole sui malvagi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5, 45).

12. Infatti tutti quelli che senza legge peccavano, senza legge anche periranno, e tutti quelli che nella legge peccavano, per mezzo della legge saranno giudicati. Gli uomini saranno giudicati secondo la luce o la conoscenza che è alla loro portata e non per mezzo di quella a cui non possono arrivare.

13. perché non gli ascoltatori della legge sono giusti con (di fronte a) Dio, ma gli operatori della legge saranno giustificati. L'uomo potrebbe essere giustificato se  fosse operatore (facitore) della legge divina (cf Gc 1, 22-25), concetto già espresso in Lv 18, 5).

14. Qualora infatti le genti ( eÃqnh ) non aventi legge per natura (naturalmente) la legge fanno (osservano, praticano), questi, non avendo legge, sono legge a se stessi;

15. costoro mostrano (che) l'opera della legge (è) scritta nei loro cuori, testimoniando la loro coscienza, e fra di loro i pensieri accusano o scusano. Corretta è la traduzione «per la testimonianza che rende loro la coscienza » suneidh/sewj , parola poco corrente nel greco classico, ma nel linguaggio
popolare aveva il significato di "consapevolezza di fare bene o male".

16. nel giorno (in cui) Dio giudicherà le cose nascoste degli uomini per mezzo di Gesù Cristo secondo il mio vangelo.

c. Il Giudeo (2, 17 - 3, 8)

1. PRIVILEGIO E RESPONSABILITÀ (2, 17-29)

Il Giudeo si reputava, forse a ragione, naturalmente superiore ai pagani perché, conoscendo la legge di Dio, non si lasciava coinvolgere nella depravazione e nella immoralità.

Tuttavia Paolo spiega che neanche il Giudeo, che adora il vero Dio e ne conosce la volontà, si trova nella posizione di giusto davanti a Lui.

Pur approvando la via eccellente, pur gloriandosi nella legge, il Giudeo la trasgredisce commettendo ciò che la legge vieta. Il comportamento, quindi, lo mette nella condizione di ingiusto.

Ma il fatto di conoscere Dio e la sua legge, lo rende maggiormente responsabile nella sua trasgressione.

17. Ma se tu ti chiami Giudeo e conosci e ti fondi sulla legge e ti vanti in Dio.

18. e conosci la (sua) volontà, discerni le cose importanti, istruito (kathxou/menoj ) nella legge. Conosci la volontà di Dio, distingui le cose che sono differenti dalle altre in quanto sono superiori, proprio perché sei istruito, catechizzato, nella legge.

19. avendo convinto te stesso di essere guida dei ciechi, luce di chi è nelle tenebre,

20. istruttore degli insensati (ignoranti), maestro dei fanciulli, avente la forma ( mo/rfwsin ) della conoscenza e della verità nella legge. Cioè la formulazione corretta della verità che è nella legge. Si tratta dunque di persona che conosce la legge, nella quale è stato istruito, e che a sua volta la insegna agli altri.

21. Tu, dunque (che) insegni agli altri e non insegni a te stesso? Tu (che) predichi di non rubare, rubi?

22. Tu (che) dici di non commettere adulterio, commetti adulterio? Tu (che) detesti gli idoli, derubi i templi? Fai commercio di idoli, oppure fai affari nei templi. La parola i¥erosule/w significa "commettere sacrilegio" e indicava, nella società greco-romana, la sottrazione di oggetti sacri dai templi, ed era considerato un delitto grave. Nell'A.T. il saccheggio dei templi pagani era considerato idolatria e punito con la morte e gli idoli, che erano normalmente forgiati in metalli prezioso, non potevano nemmeno essere presi come bottino di guerra: « Darai alle fiamme le immagini scolpiti dei loro dèi; non desidererai l'oro o l'argento che è su di esse e non lo prenderai per te; altrimenti saresti preso nel laccio da questo, perché è una cosa abominevole per l'Eterno, il tuo Dio» (Dt 7, 25).

23. Tu (che) ti vanti nella legge, con la trasgressione della legge disonori Dio?

24. Infatti il nome di Dio a causa tua è bestemmiato fra le nazioni, come è scritto (il riferimento è a Is 52, 5) " . . . il mio nome è continuamente bestemmiato tutto il giorno . . .". I Giudei in esilio erano oggetto del disprezzo da parte dei Gentili e così pure il loro Dio che, secondo la loro mentalità, non era capace di aiutare il suo popolo, ma la causa di questo disprezzo non era la disgrazia in cui era caduto il popolo, bensì la loro cattiva condotta conduceva i Gentili a bestemmiare.
La bestemmia blasfhmi¢a ha significato di ingiuria, oltraggio, insulto, diffamazione, maldicenza, ma anche biasimo, rimprovero.

Ne possono essere oggetto le persone, Dio, Cristo, lo Spirito Santo:

a) Secondo il giudaismo antico sono bestemmie le parole e le azioni che ledono l'onore di Dio e ledono la Sua santità. Dio viene bestemmiato quando un uomo o una donna lo oltraggia, maledice il Suo nome, si attribuisce poteri divini e pretende per sé una posizione e una dignità simile a quella di Dio.
La bestemmia era punita con la morte: «Chi bestemmia il nome dell'Eterno sarà messo a morte . . . » (Lv 24, 26) mediante lapidazione.

– Gesù fu accusato di bestemmia in quanto si arrogava il diritto di rimettere i peccati, che spetta solo a Dio. Inoltre, di fronte al sommo sacerdote, egli ammise di chiamarsi il Messia (Mc 14, 61-62): « . . . sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? E Gesù disse: Si, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell'Uomo sedere alla destra della Potenza e venire con le nuvole del cielo». Soprattutto quest'ultima frase, annunciante la sua venuta e rivendicante il potere di giudice escatologico, fu considerata bestemmia (vedasi Gv 10, 33; 8, 48-59).

– Secondo la concezione giudaica è un bestemmiatore anche chi tiene discorsi irrispettosi contro la Torà. Di questo fu accusato Stefano (At 6, 11): « . . . lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme r¥h¢matabla/sfhma contro Mosè e contro Dio».

– Per Ap  13, 1.5-6; 17, 3 la bestemmia contro Dio è una caratteristica della "bestia" rappresentante la potenza mondiale romana, in particolare qui si fa riferimento al culto dell'imperatore che pretendeva onore divino.

b) In 1 Ti1, 13 Paolo afferma: «prima ero un bestemmiatore » in quanto persecutore dei seguaci di Cristo, e in At 26, 11 dice di aver costretto anche i cristiani perseguitati a bestemmiare. Qui si tratta della bestemmia contro Cristo. Così va inteso il blasfhmei=n , bestemmiando, di cui si parla in At 13, 45 e 18, 6 con il quale certi Giudei confermavano il loro rifiuto del messaggio cristiano. Per il giudaismo la morte sulla croce, alla luce di Dt 21, 22-23, era sottoposta alla maledizione di Dio. La bestemmia contro Gesù forse consisteva nella frase a¦na¢qema ¡Ihsou=j ( 1 Cor. 12, 3).

c) Il loghion della bestemmia contro lo Spirito Santo è oggetto di controversia. È stato trasmesso in Mc 3, 29 e, in una versione indipendente da Marco, in Lc 12, 10, che sembra dipendere dai Loghia (Q) (Matteo avrebbe combinato insieme le due versioni in 12, 31). La versione originaria sarebbe quella di Marco. Essa risale in sostanza a Gesù stesso.
Gesù accentua l'ampiezza del perdono di Dio, che non esclude nemmeno la bestemmia contro Dio. Imperdonabile è solamente il rifiuto del perdono concesso da Dio. In questo modo viene disprezzato lo Spirito escatologico di Dio che purifica dal peccato, ed è presente nell'attività di Gesù.

25. La circoncisione infatti è vantaggiosa se osservi la legge, ma se trasgredisci la legge, la circoncisione diventa non - circoncisione. Vedasi anche Ga 5, 3 dove Paolo dichiara che ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Sia i proseliti, che si facevano circoncidere da adulti, sia i Giudei, circoncisi da bambini, se non sono capaci di osservare tutta la legge, è come se non fossero circoncisi. Qui viene richiamato quanto detto da Geremia: «Ecco, i giorni vengono dice l'Eterno, che i punirò tutti i circoncisi che sono incirconcisi . . . poiché tutte le nazioni sono incirconcise, e tutta la casa d'Israele è incirconcisa di cuore» (Gr 9, 25).

26. Se quindi il non circonciso osserva i precetti della legge, la sua incirconcisione non sarà considerata circoncisione? Paolo va oltre quel che dice Geremia: non solo la circoncisione è considerata non - circoncisione, se non è accompagnata dalla devozione del cuore; ma l'incirconcisione è considerata circoncisione se, pur non essendoci circoncisione, viene comunque praticata l'ubbidienza a Dio.

27. E l'incirconciso per natura osserva la legge, giudicherà te che attraverso la lettura e la circoncisione sei trasgressore della legge.

28. Infatti il Giudeo non è chi si presenta come tale, né la circoncisione è quella visibile nella carne,

29. ma chi è Giudeo nell'intimo, e la circoncisione quella del cuore, nello spirito e non nella lettera, a costui la lode non è dall'uomo ma da Dio.