RASSEGNA
STAMPA

4/8/2004

Auguri di Buona Pasqua


C A L E C A I T A L I A S. R. L.



L’Azienda CALECA ITALIA è lieta di augurarVi BUONA PASQUA!

Le immagini si riferiscono al workshop che l’Azienda sta sviluppando con l’Università Mediterranea degli Studi di Reggio Calabria e si riferiscono al prototipo “nido di cuori” che è stato realizzato nei corsi di disegno industriale dell’Università Mediterranea degli Studi di Reggio Calabria, Prof.ssa Cecilia Polidori, allieva Rossella.

Foto: Prof.ssa Antonia Teatino
Realizzazione grafica: Prof.ssa Cecilia Polidori


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Gazzetta del Sud - 07 maggio 2004


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Gazzetta del Sud - sabato 25 ottobre 2003

Aziende calabresi e messinesi monitorate in una ricerca universitaria
Piccole imprese con grosse potenzialità da inserire nell'area del Mediterraneo

Mario Di Paola
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MESSINA – «C'è qualcosa di nuovo al 38.esimo parallelo». Parliamo di economia, e in particolare di soggetti economici che popolano il tessuto produttivo di alcune aree calabresi e siciliane. Aziende con una loro storia molto importante eppure defilate a livello locale, “scoperte” nel quadro di una ricerca universitaria svolta attorno ad un tema estremamente attuale: lo sviluppo delle risorse progettuali del sistema Italia tra locale e globale. Una ricerca condotta dalla prof. Cecilia Polidori, attorno a quello che lei stessa definisce il trentottesimo parallelo, vale a dire il bacino di utenza degli allievi che fanno capo alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, nella quale la Polidori insegna, e che va dalle province calabre a quella messinese. Una ricerca, premiata fra l'altro col “Compasso d'oro”, nella quale balza prepotente l'approccio sistematico col territorio svolto da Antonia Teatino, architetto di Milazzo e ricercatrice anche del Politecnico di Milano. Ci si imbatte così in un florido “sottobosco” inprenditoriale, spesso ancora a sorprendente gestione artigianale che vende solo all'estero e che potrebbe cogliere il valore aggiunto di un asinergia tra azienda e mondo universitario per progettare, proporre e assorbire quanto, ad esempio, si offre in tema di design. Qualche esempio dal “parallelo calabrese”: le calzature in alcantara che si lavano in lavatrice prodotte in Calabria e vendute solo in California: la gestione dell'intero ciclo di liquirizia dall'estrazione della radice all'esportazione per i mercati americani; la produzione di confetture di fico o dei torroni-gelato per il Canada o l'azienda che importa i semi di Luffa dalle Maldive e ne controlla il ciclo produttivo fino al candeggio, al taglio e alla commercializzazione. Non è da meno il designer che recupera tutte le essenze lignee e le assembla in elementi straordinari tra mobile e scultura per arrivare all'azienda che arreda i migliori alberghi del mondo e ora passa ai panfili degli sceicchi o quella che realizza gioielli che sono pezzi di storia e li fa indossare al jet set mondiale o quella che lavora il "Raku" per i giapponesi. Spesso, molto spesso, ci sono dietro belle saghe familiari. Si tratta di un mero patrimonio che, osserva lo studio della Polidori, deve essere trasformato in «risorse in movimento, da proiettare in un futuro consapevole dell'esistente e delle identità locali». Nella puntigliosa ricerca fatta da Antonia Teatino, molto attenta alle “ricadute ambientali”, si coglie la dirompente consistenza di un patrimonio sommerso grazie alla mappatura di 98 aziende modello, scremate poi a trentuno per esigenze di ricerca. Aziende che hanno tutte l'esigenza di fare un salto di qualità sul mercato globalizzato, con un design dei servizi che compendi il sistema prodotto. La ricerca ha colto in numerose aziende un processo che guarda ai nuovi servizi ancora con diffidenza, ma vede come obbligato il confronto nel mercati della globalizzazione reinvestendo risorse locali come nel caso della Aicon (arredamenti navali) di Giammoro e della Caleca (ceramiche) di Patti, sul versante tirrenico messinese. Quello che sorprende è che trovi a due passi l'un dall'altro realtà agli antipodi tra loro. Sicché si passa dall'artigiano di pipe di erica all'operatore del polo dei container di Gioia Tauro, tutti attori nel bussines di domani attraverso la grande "città dell'acqua" che è il Mediterraneo. E a proposito di Gioia Tauro, il libro della Polidori ospita il contributo di un giovane ricercatore reggino, Carmine Ludovico Quistelli, il quale annota quali sono le potenzialità del "grande porto" e ritiene che l'Area dello stretto possa divenire "nuova capitale del Mediterraneo", «in cui il “porto europeo” calabrese è anche zona industriale globale di doppia e tripla modernità. Il che vuol dire un passaggio dal classico nodo "nave terra" a "luogo di centralità per il pilotaggio di flussi intermodali"». Processi ben definiti, nei quali si inseriscono altri percorsi, turistici, artistici oltreché di moderno artigianato, nei quali coniugare risorse locali e mercati globali. Basta sapere intercettare, come avverte il saggio della Polidori, le “autostrade” su cui incanalare quello che l'autrice chiama il "design delle maree". Un percorso nel quale le nostre università diventano sempre più partner dei privati per aiutare a “disegnare” le aziende di un domani ormai troppo prossimo.

(sabato 25 ottobre 2003)

 

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