La questione degli spazi aperti: ambiente, paesaggio, pianificazione (a cura di Fabrizio Bottini)
when you're dead, it's hard to find the light switch
[Woody Allen]

 
 
 
 

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Indice
























 

 
Dalla Relazione del Piano paesistico regionale

4.5 Fascia della bassa pianura.
La bassa pianura si fa iniziare dalla linea delle risorgive che da Magenta-Corbetta, passando per Milano, Lanzate, Melzo, Caravaggio, Chiari, Montichiari, Goito attraversa longitudinalmente l’intera Lombardia. Il paesaggio lungo tale linea dall’alta alla bassa pianura non è percepibile a prima vista: la presenza delle risorgive, con cui inizia naturalmente la pianura umida, che l’uomo ha attrezzato con un esteso sistema irriguo, introduce però una maggior presenza di verde, oltre agli elementi che si legano a un’agricoltura più ricca e diversamente organizzata. Oggi l’irrigazione supera verso l’alta pianura i confini naturali che vigevano in passato ed anche questo attenua la discriminazione percepibile tra le due parti.
Gli elementi che tradizionalmente stavano ad indicare la specificità del paesaggio basso-lombardo erano diversi un tempo: in primo luogo va posta l’organizzazione agricola basata sulla grande cascina, la minor densità umana, il senso pieno della campagna, la presenza delle piantate che animano gli scenari, il carattere geometrico del disegno dei campi, la rettilineità delle strade, dei filari, dei canali irrigatori, ecc., la regolare distribuzione dei centri abitati, che si annunciano nel paesaggio con le cuspidi dei campanili. Oggi vi si sono aggiunti i serbatoi idrici sopraelevati e, in qualche senso, i silos e gli edifici multipiani intorno ai centri maggiori.
Le riconversioni del paesaggio basso-lombardo degli ultimi decenni riguardano la diversa organizzazione agricola. Diversamente che nell’alta pianura non è molto diffuso qui il fenomeno dell’agricoltura part-time, che si lega per solito alla presenza dell’industria. Qui è ancora agricoltura piana, è attività produttiva specializzata, spesso avanzatissima nelle sue tecniche, nelle sue forme di meccanizzazione. Può sorprendere tuttavia come questa trasformazione dei modi di produzione, legata alla riduzione estrema della manodopera, abbia ancora le sue basi nelle vecchie cascine di un tempo, le grandi corti che in passato accoglievano decine e decine di famiglie impegnate in aziende di diverse centinaia di ettari. Oggi quelle infrastrutture, spesso di notevole impegno architettonico, che associavano casa padronale, chiesa, case dei lavoratori, sono state in parte riconvertite, utilizzate come magazzini, come depositi per le macchine o in parte abbandonate. Ma i perni dei territori rurali sono ancora oggi questi grossi insediamenti agricoli acquattati nel verde, resi malinconici oggi rispetto ad un tempo dalla perdita delle presenze umane, delle loro voci, sostituite dal rumore insistente dei trattori, e quindi divenuti strettamente centri di produzione, come indicano le nuove infrastrutture di cui spesso si sono attrezzate (stalle, porcilaie, silos, magazzini, ecc.).
Il paesaggio intorno alle cascine, non di rado raggiungibile attraverso viali alberati (elementi ricorrenti nel paesaggio basso-lombardo), si dispiega con una presenza di alberi che varia da zona a zona e, si può dire, da azienda ad azienda. Ciò anche perché oggi si tende ad ampliare, in funzione della meccanizzazione, le superfici coltivate, e quindi ad eliminare le piantate che nei secoli passati cingevano fittamente ogni parcella coltivata, ponendosi ai bordi delle cavedagne o lungo i canali di irrigazione, associando alberi diversi, dal pioppo, al salice, al frassino, alla farnia, ecc. Oggi l’albero dominante quasi ovunque è il pioppo d’impianto, talora disposto in macchie geometriche, il cui legno è destinato all’industria dei compensati. Il pioppo (Populus nigra) spesso persiste isolato in mezzo ai campi e la sua presenza sopperisce oggi, in modi non di rado maestosi, alla carenza d’alberi nelle campagne, ormai sempre più diffusamente destinate alla maiscoltura per l’allevamento. Tranne che nelle aree a risaia, il mais è la coltura più importante e ciò costituisce una perdita per il paesaggio, che ha perduto le variegature multicolori che un tempo introduceva la policoltura. Complessivamente molto minori sono comunque le superfici destinate a nuove colture come il girasole o la soia.
La cellula aziendale, aggregati di corti (spesso semplicemente allineati su strada) oggi dotati di servizi; in alcune aree la gravitazione si ha nei confronti di centri di antica origine e oggi di solide basi borghesi (come Vigevano, Mortara, Melegnano, Codogno, Crema, Soncino, Asola, Casalmaggiore, ecc.), nobilitati spesso da strutture fortificate medioevali, o da palazzi signorili o chiese monumentali di epoche diverse (romantiche o barocche). Ad un livello gerarchico superiore stanno i capoluoghi provinciali, come Pavia, Cremona, Mantova (ora anche Lodi), con le loro eredità storiche, le loro funzioni di centri religiosi, culturali, finanziari, amministrativi che attraverso i secoli sono riusciti a plasmarsi un proprio Umland. Il caso di Mantova è poi del tutto unico: la città, per secoli capoluogo del ducato dei Gonzaga, ha costituito un’entità territoriale a sé, e non ha mutato che in forme superficiali e marginali l’influsso lombardo.
Nel complesso le polarità urbane della bassa pianura sono meno popolose di quelle che governano l’alta pianura, e quindi il fenomeno urbano è più discreto e meno pervasivo. La megalopoli estranea ai loro interessi, benchè ne subiscano da vicino il peso. L’industrializzazione è stata flebile in tutta la bassa pianura e consiste nella miniproliferazione intorno ai centri principali di piccole industrie manifatturiere o di industrie legate all’agricoltura. Anche la crescita edilizia degli ultimi decenni è stata relativamente contenuta intorno ai centri maggiori e le sue dimensioni esprimono direttamente la vitalità o meno del polo urbano. Anche qui sono gli assi stradali (soprattutto quelli diretti verso Milano) che fungono da direttrici di attrazione industriale e residenziale. Essi corrono in senso longitudinale o trasversalmente lungo le aree interfluviali, cosicchè le fasce attraversate dai fiumi hanno potuto conservare una loro dimensione naturale che ne fa, anche qui, delle presenze fondamentali del paesaggio. Formazioni boschive o pioppeti d’impianto rivestono gli spazi golenali sin dove iniziano le arginature, ormai quasi tutte artificiali. Ciò vale anche per il corso del Po, che fa da confine meridionale della Lombardia, svolgendo il suo corso tra alti argini che gli conferiscono un certo grado di pensilità, caratteristica anche degli affluenti lombardi nel tratto terminale del loro corso. L’argine, importante elemento funzionale, diventa così un tipico elemento-iconema nel paesaggio basso-lombardo.
Il regime dei fiumi lombardi è regolato naturalmente dalla presenza dei laghi prealpini; ma oggi su di esso incidono gli usi delle acque per l’irrigazione, gli sbarramenti, le derivazioni, ecc. Il sistema irrigatorio ha come principali fonti di emulazione il Ticino, l’Adda, l’Oglio e anche il Mincio. I grandi canali di derivazione sono allacciati con i canali di scarico e di drenaggio, e alimentano tutta una minore rete irrigatoria che capillarmente bagna una superficie di 700 mila ettari; ad essa danno contributo notevole anche le risorgive. Complessivamente la rete irrigatoria si estende su 40 mila chilometri e contribuisce oggi in misura notevole a mantenere alta la produzione, che riguarda per lo più il mais, il quale notoriamente ha un non lungo ciclo vegetativo ma ha bisogno di molta acqua, importante nelle estati siccitose.
Se si considera il paesaggio della bassa pianura si deve tener conto del sistema irrigatorio non solo come fattore di vitalità e di ricchezza, oltre che di quell’opulenza propria del paesaggio, ma anche come riferimento storico, in senso cattaneo ricordando le ricerche dello studio ottocentesco sulla tenacia e l’impegno che sono costati per realizzarlo. In altre parole il paesaggio della bassa pianura ha la duplice valenza: quella di rivelarsi esteticamente godibile con le sue prospettive geometriche che talvolta ricalcano la centuriazione romana, e di raccontare la storia di una conquista umana mirabile. Esso acquista perciò un valore, oltre a quello che rimanda agli usi territoriali, di immagine imprescindibile della Lombardia, e che come tale va salvaguardato da usi diversi da quelli agricoli.
La bassa pianura lombarda non è un insieme territoriale uniforme. Lo rivelano i suoi paesaggi appena si attraversa da sud a nord come da est a ovest la pianura. Varia la densità di alberi, il tipo di piantata, la forma delle cascine, la loro densità, la misura dei campi, il rapporto tra cascine isolate e centri comunali, il richiamo dei campanili, dei castelli, ecc. 
Le due aree più diverse sono quelle che si pongono agli estremi: la Lomellina e il Mantovano, entrambe con un’agricoltura che comprende la coltivazione del riso, ma con un’organizzazione agricola diversa, basata su aziende medio-grandi e appoggiate a centri con un’impronta originale, specie nel Mantovano, la cui storia ha alimentato nei secoli una cultura che si specchia non solo nei monumenti di cittadine come Sabbioneta, Rivarolo, Pomponesco, Suzzara, ecc. ma anche nello “stile” del paesaggio agrario, nelle architetture rurali che lo presiedono.

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Comuni dell’area studio: tutela paesistica
 

  • · BUSSERO. FASCIA: Bassa Pianura
  • · CAMBIAGO. FASCIA: Bassa Pianura
  • · CAPONAGO. FASCIA: Bassa Pianura
  • · CARUGATE. FASCIA: Bassa Pianura
  • · CASSINA DE’ PECCHI. FASCIA: Bassa Pianura.Parzialmente compreso nel Parco Sud Milano
  • · GESSATE. FASCIA: Bassa Pianura
  • · GORGONZOLA. FASCIA: Bassa Pianura. Parzialmente compreso nel Parco Sud Milano
  • · MELZO. FASCIA: Bassa Pianura. ART. 17: “ambiti di contiguità ai parchi Sud Milano, Oglio Nord e Oglio Sud”, assoggettati alla disciplina dell’art. 17, comma 17. Parzialmente compreso nel Parco Sud Milano.
  • · PESSANO CON BORNAGO. FASCIA: Bassa Pianura.
  • · VIGNATE. FASCIA: Bassa Pianura. ART. 17: “ambiti di contiguità ai parchi Sud Milano, Oglio Nord e Oglio Sud”, assoggettati alla disciplina dell’art. 17, comma 17. Parzialmente compreso nel Parco Sud Milano


Norme del Piano Paesistico Regionale, articolo 17. Tutela ambientale degli ambiti di particolare interesse paesistico

2. Negli ambiti di elevata naturalità, di cui al precedente comma, vengono assunti i seguenti obiettivi generali:
a) tutelare la qualità ambientale e paesistica complessiva degli ambiti;
b) non impedire né ostacolare tutte le azioni che attengono alla manutenzione del territorio, alla sicurezza e alle condizioni della vita quotidiana di coloro che vi risiedono e vi lavorano, alla produttività delle tradizionali attività agrosilvopastorali, alla fruizione rispettosa dell’ambiente.

3. Non subiscono alcuna specifica limitazione per effetto del P.T.P.R. le seguenti attività:
a) manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia ed eventuale ampliamento dei manufatti esistenti, nonchè opere di conservazione e riqualificazione dei centri e dei nuclei abitati esistenti, come definiti dal successivo comma 6;
b) utilizzazione agrosilvopastorale del suolo, ivi compresa la realizzazione di strutture aziendali connesse all’attività agricola anche relative alle esigenze abitative dell’imprenditore agricolo;
c) opere relative alla bonifica montana, alla difesa idraulica, nonchè tutti gli interventi di difesa della pubblica incolumità e conseguenti a calamità naturali;
d) piccole derivazioni d’acqua;
e) le opere di difesa dall’inquinamento idrico, del suolo, atmosferico ed acustico, previo studio di corretto inserimento paesistico delle stesse.

4. Gli interventi a carattere innovativo, quali nuove strade di comunicazione, nuove attrezzature relative allo sviluppo ricettivo, sportivo, turistico, nonchè le attività estrattive di cava e l’apertura di nuove discariche, possono essere realizzati solo se previsti in atti di programmazione o pianificazione territoriale di livello regionale o provinciale in coerenza con gli indirizzi e le determinazioni forniti nel Piano del Paesaggio Lombardo.

5. I Comuni promuovono la revisione degli strumenti urbanistici vigenti onde adeguarli alle disposizioni; sino alla predetta revisione non possono essere realizzati interventi edilizi ed urbanistici, anche ammessi degli strumenti urbanistici vigenti, che comportino nuovi insediamenti o complessi edilizi.

7. Eventuali nuove strade, necessarie per consentire l’accesso ad attività già insediate, possono essere realizzate nel rispetto della conformazione naturale dei luoghi e della vegetazione, con larghezza massima della carreggiata di 3 m, e piazzuole di scambio.

8. Non è consentita la circolazione fuori strada, a scopo diportistico, di mezzi motorizzati; le autorità competenti possono limitare a specifiche categorie di utenti l’accesso alla viabilità locale anche attraverso la realizzazione di specifiche barriere.

9. Il passaggio di linee per il trasporto di energia e fluidi che non siano meri allacciamenti di strutture esistenti è consentito, con eventuali prescrizioni, previa verifica dell’impraticabilità di soluzioni alternative a minore impatto da argomentare con apposita relazione in sede progettuale.

10. I Comuni possono disporre il trasferimento all’esterno degli ambiti di elevata naturalità di campeggi e di altre attività o attrezzature non compatibili con gli obiettivi di tutela; a tal fine individuano aree idonee negli strumenti urbanistici.

11. I committenti e i progettisti degli interventi ammessi, nella consapevolezza della grande delicatezza dei luoghi, si impegnano affinché le opere siano il più possibile rispettose del contesto paesistico e dell’ambiente. A tal fine fanno riferimento a:
- Indirizzi di tutela, contenuti nel presente P.T.P.R.;
- “Manuale di ingegneria naturalistica”;
- “Quaderno delle opere tipo”, allegato al Piano per la difesa del suolo;
- Piani di sistema;
- Criteri in materia di tutela dei beni ambientali.