La questione degli spazi aperti: ambiente, paesaggio, pianificazione (a cura di Fabrizio Bottini)
when you're dead, it's hard to find the light switch
[Woody Allen]

 
 
 
 

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Estratti da: Provincia di Milano, Il Paesaggio Agrario (a cura di Claudio Febelli), Quaderni del Piano Territoriale, n. 17, F. Angeli, Milano 2002 (Cap. 18, Formazione di linee guida per la conservazione, tutela e riqualificazione del paesaggio agrario, pp. 76-77)

Considerazioni di carattere generale.
Negli ultimi decenni, in particolare a cavallo degli anni 70, l’espansione urbana a macchia d’olio ha sottratto via via territorio agricolo e naturale fino a creare una maglia spesso senza soluzione di continuità; la pianura asciutta a Nord di Milano è un esempio evidente di ciò. Negli ultimi anni, soprattutto a carico delle aree risparmiate dalla “prima ondata”, si è assistito all’erosione del territorio agricolo a seguito di un’urbanizzazione spesso incontrollata con proliferazione di quartieri residenziali (villette a schiera) e di centri commerciali non solo nelle aree di frangia urbana ma anche a ridosso di insediamenti rurali abbandonati, entro cioè il territorio agricolo. Questo fenomeno è particolarmente evidente nella porzione orientale della pianura asciutta, da Monza verso l’Adda.
Pur non essendo pensabile e logico attuare una politica di blocco dello sviluppo del territorio per tutelare il paesaggio, si può cercare di migliorare il tipo di intervento soprattutto se questo interagisce in misura importante sul contesto circostante. Ad esempio il recupero degli insediamenti rurali per altri usi, che, pur rivestendo una certa importanza ai fini della conservazione della memoria del paesaggio, viene spesso eseguito senza gli appropriati accorgimenti che lo rendano simile a una vera e propria “opera di restauro ponderato”, finalizzato sì alla riconversione nel rispetto però delle strutture originali.
Nel settore agricolo, la tutela degli elementi costituenti il paesaggio si attua essenzialmente attraverso la politica agricola comunitaria laddove questa privilegia l’agricoltura sostenibile; questa infatti indirettamente promuove azioni di salvaguardia del paesaggio. Più direttamente le misure agroambientali rappresentano linee di finanziamento importanti anche per la ricostruzione ed il mantenimento del paesaggio.
È proprio attraverso questi strumenti che negli ultimi anni si è assistito ad un incremento di alcune azioni quali ad esempio la costituzione di filari e siepi che hanno invertito una preoccupante tendenza alla semplificazione della tessitura paesaggistica.
Dal punto di vista funzionale però, il ripristino di singoli elementi o addirittura la ricostruzione di scorci di paesaggio, non dovrebbe prescindere dalle linee evolutive dell’agricoltura odierna. Possono così essere proficuamente realizzati progetti ben definiti in situazioni particolari, ma non ha senso tutelare ovunque il paesaggio con le medesime misure se questo non si può autoconservare; non va infatti dimenticato che il paesaggio è frutto dell’attività agricola e si svuota di significato se non è in armonia con questa.
Ogni singolo intervento andrebbe inoltre valutato alla luce dello scenario complessivo e della sua valenza storica.
Laddove per esempio si ritiene necessario il ripristino o il mantenimento delle marcite sarebbe bene che esista una struttura (azienda) in grado di utilizzarne il prodotto, in questo modo si genera un sistema complesso auto sostenibile e si evita di effettuare protezionismi poco significativi. In altre parole è l’azienda agricola 1’unità minima di intervento ed entro questa e con la collaborazione dell’agricoltore si possono sviluppare progetti più o meno ampi di recupero o conservazione.
Dando per scontato che gli indirizzi generali (in sostanza i finanziamenti) provengono da altra sede e che più di tanto non si può modificare la tendenza in atto, occorre provare a incanalare gli interventi in certe direzioni per esempio attraverso la promozione degli stessi in determinate aree piuttosto che in altre.
L’impostazione della tutela del paesaggio può seguire due strade: una volta individuata una “soglia di suscettività” è possibile promuovere la conservazione o addirittura il ripristino di singoli elementi anche a prescindere dalla loro centralità entro il sistema produttivo odierno qualora rientrino nel livello di soglia individuato; si persegue invece una politica di interventi più mirati e a carattere decisamente aziendale (complessivo) se tale limite viene superato. La persistenza del paesaggio a carattere territoriale ampio si completa con piccole aree di elevata qualità e a carattere più museale.
Sono quindi sostanzialmente due i livelli di possibile intervento di riqualificazione: la ricostruzione di un paesaggio nel suo insieme e il più semplice ripristino del singolo elemento.
Il primo processo è complesso e richiede ovviamente valutazioni puntuali e specifiche per ogni singolo progetto, il secondo è molto più semplice, e può essere trattato anche in questa sede.

Moduli progettuali per singoli interventi.
Nell’indicazione di linee di comportamento, l’attenzione viene rivolta in particolare a interventi di riqualificazione e potenziamento della vegetazione, dei manufatti agricoli e dell’architettura delle cascine. Per quanto riguarda la rete irrigua, può essere importante evidenziare come la risistemazione di tratti particolarmente rilevanti di canali secondari o rogge si potrebbe attuare tenendo conto delle modalità di rivestimento degli alvei, della necessità di una buona accessibilità per interventi di manutenzione, dell’opportunità di eseguire piantumazione di filari o siepi su una delle due ripe.
Nel caso dei fontanili si possono ipotizzare interventi a carico della vegetazione per fontanili ancora attivi, magari distinguendo tra possibile utilizzo in senso turistico o ecologico; in qualche caso può essere interessante la riattivazione di una testa di fontanile dismessa.
La vegetazione arbustiva ed arborea di filari, cortine e siepi può essere migliorata prevedendo interventi di sostituzione di vegetazione esistente alloctona e interventi di nuova messa a dimora con indicazione delle specie ammissibili.
In aree molto particolari e significative, può essere interessante proporre interventi di recupero di sistemazioni agrarie come il ripristino di marcite, piantate, filari di viti, o la riorganizzazione degli appezzamenti secondo modelli storici (per esempio suddividendo un appezzamento molto grande in più porzioni separate da filari e/o fossatelli).
A carico degli insediamenti rurali è utile distinguere tra interventi di manutenzione come la sostituzione delle coperture, il rifacimento degli intonaci o degli infissi, atti a conservare quanto esiste, e veri e propri recuperi con cambi di destinazione d’uso; nel primo caso si possono definire alcuni parametri generalmente validi.
La viabilità poderale è un elemento suscettibile di interventi sia per miglioramento in senso funzionale e paesaggistico che per realizzazione di piste ciclopedonali.
Infine gli interventi di mitigazione di impatti visivi come la creazione di cortine arboree di bordo alla rete infrastrutturale (grandi strade, ferrovie) e gli interventi di “mascheramento” di edifici, discariche, tralicci.
Dal punto di vista operativo gli interventi possibili sono raggruppabili in situazioni omogenee campione su cui vengono sviluppati dei moduli di progetto.
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