SITO PER CUORI RIBELLI
QUESTO SITO E' DEDICATO A TERSITE
FONDATORE VITO FENINNO
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Tutto nasce dall’operazione “rompiballe”, così è stata chiamata l’inchiesta della Procura di Napoli: seicento e oltre pagine di ordinanza in cui compaiono intercettazioni, e una delle voci più ascoltate è quella di Marta Di Gennaro, il nome di maggior rilievo nell’elenco degli arrestati. È lei che il 28 giugno 2007 telefona a Bertolaso dopo aver una riunione sulla discarica di Terzigno, e gli riferisce ciò che ha detto ai suoi interlocutori: «Noi stiamo parlando di una discarica da truccare e voi ci dovete aiutare» Rifiuti, l'operazione 'rompiballe' travolge il Commissariato e le aziende che dovevano smaltire i rifiuti, la Fibe della Impregilo e Ecolog delle Ferrovie dello Stato Dossier, la repubblica di Tersite
Lo hanno chiamato blitz "rompiballe".
Un velo di sarcasmo segna il nome dell´inchiesta che ieri ha travolto 25
persone e sfiorato anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa,
indagato per falso ideologico, anche se a suo carico non è stata
formulata dalla Procura alcuna richiesta di misura cautelare.
Un sistema aggravato, per i pubblici
ministeri Noviello e Sirleo, «dall´infedeltà di alcuni funzionari». Un
contesto illecito il cui «effetto finale, per la sua gravità e diffusione
nel tempo e nello spazio, ha dato luogo a gravissimi risvolti sia ambientali
che in danno della salute pubblica». Il settimo cdr, quello di Tufino (Napoli), è da tempo sotto sequestro giudiziario per altre vicende. Agli arresti domiciliari sono finiti i responsabili dei Cdr di Caivano, Andrea Orazio Monaco; di Giugliano, Elpidio Angelino; di Casalduni (Benevento), Silvio Astronomo; di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Pasquale Moschella; di Pianodardine (Avellino), Alessandro Di Giacomo; di Battipaglia (Salerno), Domenico Ruggiero. Un provvedimento analogo è stato notificato a Massimo Cortese, responsabile gestione dei Cdr campani. Ai domiciliari finisce anche Vito Fimiani, a lungo responsabile del Cdr di Giugliano. Misure notificate, tra gli altri, a Sergio Asprone, responsabile gestione impianti Fibe; Giuseppe Iavazzo, dell´Ufficio flussi del commissariato straordinario; Giuseppina Marra, funzionario della Provincia di Caserta; Ernesto Picarone, responsabile ambiente di Fibe e Fisia; Giovanni De Laurentiis, responsabile operatore Fisia Italimpianti; Angelo Pelliccia dirigente Fibe; Filippo Rallo responsabile per i Cdr della Fisia; Dino Di Battista, responsabile discariche e siti di Fibe; Massimo Cortese, della gestione impianti Cdr, e Fabio Mazzaglia, Leonello Serva, e Giuseppe Sorace. Tra gli arrestati, anche Rocco De Frenza, un maresciallo dei carabinieri, distaccato presso la protezione civile, accusato «di aver ostacolato, seguendo precisi input di funzionari pubblici», l´attività di indagine. di Conchita Sannino (28 maggio 2008) RIFIUTI: INCHIESTA; PER PANSA FALSO SU ATTI PER FIBE Nell'avviso di garanzia notificato al ad Alessandro Pansa si contesta un episodio di falso in atto pubblico legato ad un provvedimento firmato dallo stesso prefetto di Napoli nella sua qualita' di commissario per l'emergenza rifiuti il 18 dicembre 2007. Il provvedimento e' legato ad un atto ricognitivo con allegato un elenco di prestazioni che impegnavano la Fibe, societa' del Gruppo Impregilo, che gestiva lo smaltimento in Campania fino al 2005 e poi affidataria del servizio in attesa di una gara europea, dal primo gennaio 2008 ad una serie di lavori per il termovalorizzatore di Acerra e per il revamping nei sette impianti di combustibile da rifiuti della Campania. Questo atto e' stato sequestrato dai carabinieri del Noe il 5 gennaio di quest'anno. Inchiesta rifiuti: intercettato anche Bertolaso NAPOLI - Figura anche il nome di Guido Bertolaso tra gli intercettati da parte della procura di Napoli nell'inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti in Campania. Il neo sottosegretario, che non è tra gli indagati, era stato commissario straordinario lo scorso anno e sono state registrate alcune sue conversazioni con Marta Di Gennaro, tra i dirigenti finiti agli arresti domiciliari. Quasi tutte le telefonate sono relative alla realizzazione della discarica di Terzigno. In una delle intercettazioni si parla anche del costo di spedizione delle ecoballe all'estero. (Agr) 27 Maggio 2008, 17:19 «Una discarica da truccare. Aiutateci voi» Le intercettazioni. «Nascondiamo la schifezza sotto il liquami trattati» NAPOLI — Sindaci «cafoni», ecoballe che in realtà sono «mucchi di merdaccia», la discarica di Macchia Soprana che è «una vera porcata». E poi ancora «la schifezza» di riempire la discarica di Terzigno di rifiuti qualsiasi - puzzolenti e inquinanti - solo in superficie metterci quelli trattati e stabilizzati, che «all'inizio non si può fare», perché c'è il rischio «che il primo Ortolani (Franco Ortolani, esperto che fa spesso da consulente ai comitati antidiscariche, e sta lavorando ora per i cittadini di Chiaiano) che passa ci manda tutto per aria». Emergono discorsi così dalle intercettazioni che riempiono le oltre seicento pagine dell'ordinanza in cui è ricostruita l'inchiesta della Procura di Napoli sulla gestione commissariale dell'emergenza rifiuti tra il 2005 e la fine del 2007. Un'inchiesta che punta a dimostrare come il ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania sia stato «imperniato su una attività di lavorazione assolutamente fittizia». Secondo la Procura di Napoli, cioè, il trattamento al quale la spazzatura deve essere sottoposta nel prima fase del ciclo di smaltimento, e cioè separazione dell'umido dal secco e tutti gli altri processi che portano alla stabilizzazione del rifiuto, venivano certificati ma non eseguiti. Con la conseguenza che in discarica sono finite tonnellate e tonnellate di immondizia «tal quale», cioè puzzolente e inquinante perché produce percolato, e che la Campania è piena di ecoballe che in realtà di ecologico non hanno niente. E non solo. Roba del genere sarebbe stata anche «esportata» in Germania, perché anche i treni diretti agli impianti di smaltimento della Sassonia sarebbero stati caricati grazie a false certificazioni con immondizia che presentava le stesse caratteristiche di quella smaltita nelle discariche della Campania. L'indagine raccoglie ore e ore di conversazioni intercettate, e una una delle voci più ascoltate è quella di Marta Di Gennaro, il nome di maggior rilievo nell'elenco degli arrestati. È lei che il 28 giugno 2007 telefona a Bertolaso dopo aver una riunione sulla discarica di Terzigno, e gli riferisce ciò che ha detto ai suoi interlocutori: «Noi stiamo parlando di una discarica da truccare e voi ci dovete aiutare». Esisteva quindi un utilizzo arbitrario dei rifiuti, ritengono i magistrati. Che ha molte conseguenze. La prima è la puzza che si sprigiona da quella che dovrebbe essere spazzatura stabilizzata ma non lo è. La Di Gennaro ne parla con Gianfranco Mascazzini, alto funzionario del ministero dell'Ambiente, e lui spiega di essere alla ricerca di una polverina magica, tipo la calce, che mischiata con la roba la rende meno puzzolente». L'Ambiente, ai tempi guidato da Pecoraro Scanio, non sta nel cuore di Bertolaso. Gli ha bloccato il progetto della discarica di Serre. Il 17 maggio 2007 ne parla con la Di Gennaro: «Voglio sputtanare i tecnici del ministero». Ma alla fine Bertolaso cede. Lo dice a Pansa: «Ho mollato l'incarico alla luce di questa devastante vicenda di vigliaccheria dello Stato». E l'amarezza della resa è ancora più esplicita nelle parole della Di Gennaro: «Guido basta. Centinaia di sindaci cafoni che rivendicano diritti, pretendono e se la prendono con noi. Ammucchiamo balle e facciamo mucchi di merdaccia. Chi ci ha portato in questa storia merita la morte...». di Fulvio Bufi, de il corriere della sera, del 28 maggio 2008
Rompiballe”: ha un nome ridondante l'operazione del Noe dei carabinieri che ha interessato l'attività del Commissariato all'emergenza rifiuti. Un ennesimo terremoto giudiziario che ora scuote tutti i Palazzi dei vari enti. Sono 25, tra funzionari e dipendenti della struttura, le ordinanze di arresti domiciliari, e un avviso di garanzia al prefetto di Napoli, Alessandro Pansa. Agli arresti domiciliari anche Marta Di Gennaro già vice di Guido Bertolaso, responsabile del settore sanitario del Dipartimento della Protezione civile e Michele Greco, dirigente della Regione Campania. Le accuse sono di traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Marta Di Gennaro, funzionario della Protezione civile faceva parte della squadra di tecnici che hanno lavorato sia sotto il commissario Alessandro Pansa sia con Gianni De Gennaro. La denominazione “rompiballe” trae spunto da un'intercettazione telefonica e fa riferimento all'improprio trattamento delle cosiddette 'ecoballe' di immondizia che, a quanto pare, per un determinato periodo di tempo, sarebbero state frantumate e il cui contenuto sarebbe poi stato sversato in discariche. L’inchiesta della procura di Napoli costituisce un filone dell’indagine che ha già portato al processo nei confronti del presidente della Giunta regionale campana e di ex vertici dell’Impregilo, e riguarda l’aspetto dei trasferimenti in Germania di ecoballe, già declassate a balle dalla magistratura per una percentuale di umidità interna superiore a quanto previsto dalla norma. La prima dichiarazione in merito all'inchiesta arriva proprio dal Prefetto Alessandro Pansa: “Sono convinto che gli sviluppi dell'inchiesta chiariranno la correttezza del mio comportamento – ha dichiarato Pansa - un avviso di garanzia quale persona sottoposta a indagini per concorso in falso in atto pubblico, relativamente a un provvedimento da me emesso il 18 dicembre 2007 nella qualità di commissario di governo delegato per l'emergenza rifiuti in Campania. Attendo del tutto sereno l'esito degli accertamenti ed esprimo la fiducia massima nei confronti della magistratura”. Titolari dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari sono i pm della procura di Napoli Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello, coordinati dal procuratore aggiunto, Aldo De Chiara. Si tratta degli stessi magistrati che condussero l'inchiesta sull'attività del commissariato per i rifiuti che ha portato al rinvio a giudizio ed al processo, appena cominciato, tra gli altri, per il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino e per i vertici della società Impregilo.
Ecco l'elenco dei 25 ai
quali la Procura di Napoli ha concesso gli arresti domiciliari:
Michele Greco,
dirigente della Regione Campania, già dipendente della Protezione civile 27/05/2008, fonte: ecostiera.it
Sull'inchiesta che ha portato ai 25 arresti di dipendenti e funzionari della struttura del Commissariato all'emergenza rifiuti, di responsabili Fibe ed Ecolog, si conoscono i primi retroscena e iniziano a spuntare le trascrizioni delle intercettazioni.
Il provvedimento con cui i
pubblici ministeri Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello avevano
chiesto le misure cautelari, era stato trasmesso all'ufficio del Gip Rosanna
Saraceno lo scorso 22 gennaio. Richiesta respinta dal Gip che ha disposto i domiciliari ritenendo che “le esigenze di cautela sociale appaiono adeguatamente salvaguardabili attraverso la misura degli arresti domiciliari del tutto proporzionata, per altro, all'entità degli addebiti”. Il magistrato, infine, ha emesso il provvedimento per tutti i reati contestati dai pm tranne che per l'ipotesi di associazione per delinquere. “Questa operazione e questo provvedimento – ha dichiarato Giovandomenico Lepore, capo procuratore della Repubblica - stanno a dimostrare ancora che l'azione giudiziaria è del tutto autonoma, controlla quello che stanno facendo i funzionari e i commissari all'emergenza rifiuti. Anche questo deve dare maggiore fiducia nel sottosegretario che ha preso in mano le redini di questa emergenza e speriamo, con la collaborazione di tutti, se ne esca fuori al più presto”. A creare “problemi” fu una circolare nella quale si diceva che il materiale prodotto negli impianti di combustibile da rifiuti della Campania non era da considerarsi Cdr, e quindi non era idoneo alla termovalorizzazione. Una circolare che, ha spiegato un dirigente del commissariato ai pm in un interrogatorio, genera il problema della classificazione del materiale, "se era da classificarsi con la lettera D (in questo caso non era adatto alla spedizione in Germania) o con la lettera R (come gradito alle autorità tedesche)". Il “gioco” è proprio in queste due consonanti. E Marta Di Gennaro, scrivono i pm, "all'esito delle verifiche effettuate da personale del commissariato sullo stato dei Cdr e sulle lavorazioni effettivamente svolte al loro interno, vietava l'utilizzo della codificazione R". In Germania, quindi, la Campania ha smaltito attraverso Ecolog rifiuti in violazione della normativa comunitaria, cambiando il codice di questi rifiuti nella documentazione. Un reato ascritto ai vertici dell'azienda, l'ad Roberto Cetera e il direttore tecnico Lorenzo Miracle, ma anche al responsabile della sanità del Dipartimento di Protezione civile Marta Di Gennaro. ll traffico illecito di rifiuti, scrivono i pm, sarebbe consistito "nell'invio di frazione umida con codice Cer 190501 non veritiero; nell'effettuazione in Germania di un'operazione di smaltimento in luogo di attività falsamente rappresentate come recupero alle competenti autorità e come tali indicate nei documenti di accompagnamento delle singole spedizioni". Ma l'inchiesta punta l'indice anche sulla scelte delle aree delle discariche. E le irregolarità nello smaltimento dei rifiuti attraverso la falsa indicazione della loro tipologia non riguardavano solo l'invio in Germania, ma anche quello in discarica. come ad esempio l'utilizzo per alcuni mesi della discarica già chiusa in località Parapoti a Montecorvino Rovella, nel salernitano.
Fosse entrato in vigore prima il decreto sui rifiuti, alcune irregolarità contestate nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Napoli che ha portato a 25 arresti (tra dipendenti, funzionari del Commissariato all'emergenza, responsabili Fibe ed Ecolog) non potrebbero essere più contestate in Campania, ma non nel resto d'Italia. In materia di diritto alla salute per tutti i cittadini campani non è un dormire sonni tranquilli. Mentre in un'altra regione non è consentito assimilare rifiuti solidi urbani e speciali (rifiuti combusti), in Campania, grazie al nuovo decreto, invece lo è. Quindi i rifiuti campani possono essere omologati con lo stesso codice Cer (catalogo europei dei rifiuti), e mandarli così in discarica anche carichi di idrocarburi. In sintesi: gli stessi rifiuti mischiati, in Campania vanno in discarica, se destinati ad un´altra regione sono bloccati, analizzati e trattati. Se risolvere il problema rifiuti significa passare sulla pelle dei cittadini, non c'è molta speranza per questa terra e per la risoluzione dei suoi tanti problemi. Si finirà per aggravarli. La Campania riceve quindi dal decreto una più bassa soglia di sicurezza e di tutela alla salute. C'è da chiedersi: i cittadini potranno ancora credere nella sicurezza delle discariche? In questi 15 anni si sono già visti troppi strappi alle regole. E l'inchiesta della Procura ha dato certezza a dei sospetti, e cioè la “superficialità” con cui vengono gestite le discariche, con il percolato che ha invaso ed inquinato intere aree agricole. Con i rifiuti tossici che hanno avvelenato un po' alla volta tanti cittadini. E con l'assenso di chi doveva controllare che tutto fosse a norma. Ecco l'articolo 9 relativo alle discariche, inserito nel decreto legge sui rifiuti
3. Ai fini dello smaltimento nelle discariche di cui al comma 1, i rifiuti urbani oggetto di incendi dolosi o colposi sono assimilati ai rifiuti aventi Codice CER: 20.03.01. 4. Presso le discariche presenti nel territorio della regione Campania è autorizzato anche il pretrattamento del percolato da realizzarsi tramite appositi impianti ivi installati. 5. In deroga alle disposizioni relative alla valutazione di impatto Ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, nonché alla pertinente legislazione regionale in materia, per la valutazione relativa all'apertura delle discariche e all'esercizio degli impianti, il Sottosegretario di Stato procede alla convocazione della Conferenza dei Servizi che è tenuta a rilasciare il proprio parere entro e non oltre sette giorni dalla convocazione. Qualora il parere reso dalla Conferenza dei servizi non intervenga nei termini previsti dal presente comma, il Consiglio dei ministri, su proposta del Sottosegretario di Stato, si esprime in ordine al rilascio della Via entro i sette giorni successivi. Qualora il parere reso dalla Conferenza dei servizi sia negativo, il Consiglio dei ministri si esprime entro i sette giorni successivi su proposta del Sottosegretario di Stato 6. L'articolo 1 del decreto legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni dalla legge 5 luglio 2007, n. 87, è abrogato fonte ecostiera del del 28/05/2008 (La repubblica di tersite, 26 maggio 2008) |
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Inchiesta sui rifiuti: come si è raggirata una circolare. L'imbroglio in due consonanti |
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