A volte chiedo alla nonna
di raccontarmi di quando era piccola, dei suoi giochi e delle sue
giornate. Uno tra i suoi ricordi più vivo e forse più brutto è
quello legato alla II Guerra Mondiale.
La guerra scoppiò quando lei aveva solamente cinque anni, ma ad
Arluno la situazione era ancora relativamente calma. I suoi
ricordi della guerra iniziano pertanto qualche anno dopo, nel
1943 quando nella sua casa venne ospitata una famiglia di Milano,
scappati ad Arluno perché qui la guerra si faceva sentire meno
che in città. Qui in paese loro, come tanti altri che venivano
dalla città, erano comunemente chiamati gli sfollati.
La casa di mia nonna era un po fuori dal paese, era grande
ed avevano anche del terreno. Suo padre lavorava a Milano ma
faceva anche il contadino, la famiglia era numerosa, le bocche da
sfamare erano tante e coltivare la terra aiutava a tirare avanti
in quegli anni difficili. A quel tempo non cera la televisione e non
avevano nemmeno il telefono, avevano però una radio e di sera,
con le finestre sbarrate e le luci spente, la casa si riempiva
delle famiglie vicine per ascoltare le notizie e gli avvenimenti
della giornata. Per fare la spesa avevano delle tessere; non era
come oggi che si va al supermercato e si compra quello che si
vuole e quanto si vuole, allora non si poteva comprare più di
quello stabilito e, nonostante ciò spesso mancavano anche generi
di prima necessità. Lo zucchero e il sale erano un lusso, era
molto difficile procurarseli. La guerra però non voleva dire
solamente fare la spesa con le tessere e non trovare lo zucchero,
purtroppo cerano anche i morti e i bombardamenti. Anche ad
Arluno ci sono stati parecchi morti a causa della guerra; chi
morto da soldato e chi sotto il bombardamento della Meccanica,
una fabbrica dove hanno lavorato parecchie persone di Arluno e
che adesso non cè più. Del giorno del bombardamento della
Meccanica mia nonna ricorda gli aeroplani che si abbassavano a
buttare le bombe e a mitragliare, ricorda grossi boati e urla di
spavento di loro bambini che erano a scuola dalle suore, vicino
alla fabbrica che stavano bombardando. Ricorda delle notti che dovevano scappare di
casa, anche se faceva freddo ed erano poco vestiti, per
rifugiarsi nei fossati, quando suonava lallarme perché
stavano arrivando i bombardieri, ricorda il rombo degli
aeroplani che passavano e si dirigevano su Milano e lì si
liberavano del loro carico di bombe. Terminato il bombardamento
vedevano il cielo sopra Milano arrossato dal fuoco degli incendi.
Il figlio degli sfollati che abitava con loro saliva sul tetto
della cascina e guardando verso la città diceva loro quale
zona di Milano era stata bombardata, poi con la bicicletta
raggiungeva il padre che per lavoro era rimasto in città. Mia nonna ha poi un altro brutto ricordo di quel
periodo, un episodio accaduto qui ad Arluno proprio lultimo
giorno di guerra. La casa di mia nonna era vicino allautostrada
, lei ricorda ancora lassalto dei partigiani al casello,
era il 25 aprile del 1945, quello sarebbe stato lultimo
giorno di guerra ma fu anche lultimo giorno per il giovane
partigiano Remorini che morì in quellassalto.
Ricorda come suo padre e alcuni vicini accorsero per prestare
soccorso al partigiano, ricorda quel giovane morente e il suo
sangue, ma ricorda soprattutto come la guerra sia una cosa brutta
che porta solo dolori e distruzione.