La nonna racconta... Arluno 12 maggio 2000 - composto per la scuola pagina gestita da Davide (1991)Home DinamicaHOME

RICORDI DELLA GUERRA

A volte chiedo alla nonna di raccontarmi di quando era piccola, dei suoi giochi e delle sue giornate. Uno tra i suoi ricordi più vivo e forse più brutto è quello legato alla II Guerra Mondiale.
La guerra scoppiò quando lei aveva solamente cinque anni, ma ad Arluno la situazione era ancora relativamente calma. I suoi ricordi della guerra iniziano pertanto qualche anno dopo, nel 1943 quando nella sua casa venne ospitata una famiglia di Milano, scappati ad Arluno perché qui la guerra si faceva sentire meno che in città. Qui in paese loro, come tanti altri che venivano dalla città, erano comunemente chiamati gli sfollati.
La casa di mia nonna era un po’ fuori dal paese, era grande ed avevano anche del terreno. Suo padre lavorava a Milano ma faceva anche il contadino, la famiglia era numerosa, le bocche da sfamare erano tante e coltivare la terra aiutava a tirare avanti in quegli anni difficili.
A quel tempo non c’era la televisione e non avevano nemmeno il telefono, avevano però una radio e di sera, con le finestre sbarrate e le luci spente, la casa si riempiva delle famiglie vicine per ascoltare le notizie e gli avvenimenti della giornata. Per fare la spesa avevano delle tessere; non era come oggi che si va al supermercato e si compra quello che si vuole e quanto si vuole, allora non si poteva comprare più di quello stabilito e, nonostante ciò spesso mancavano anche generi di prima necessità. Lo zucchero e il sale erano un lusso, era molto difficile procurarseli. La guerra però non voleva dire solamente fare la spesa con le tessere e non trovare lo zucchero, purtroppo c’erano anche i morti e i bombardamenti. Anche ad Arluno ci sono stati parecchi morti a causa della guerra; chi morto da soldato e chi sotto il bombardamento della ‘Meccanica’, una fabbrica dove hanno lavorato parecchie persone di Arluno e che adesso non c’è più. Del giorno del bombardamento della Meccanica mia nonna ricorda gli aeroplani che si abbassavano a buttare le bombe e a mitragliare, ricorda grossi boati e urla di spavento di loro bambini che erano a scuola dalle suore, vicino alla fabbrica che stavano bombardando.
Ricorda delle notti che dovevano scappare di casa, anche se faceva freddo ed erano poco vestiti, per rifugiarsi nei fossati, quando suonava l’allarme perché stavano arrivando i bombardieri, ricorda  il rombo degli aeroplani che passavano e si dirigevano su Milano e lì si liberavano del loro carico di bombe. Terminato il bombardamento vedevano il cielo sopra Milano arrossato dal fuoco degli incendi. Il figlio degli sfollati che abitava con loro saliva sul tetto della  cascina e guardando verso la città diceva loro quale zona di Milano era stata bombardata, poi con la bicicletta raggiungeva il padre che per lavoro era rimasto in città.
Mia nonna ha poi un altro brutto ricordo di quel periodo, un episodio accaduto qui ad Arluno proprio l’ultimo giorno di guerra. La casa di mia nonna era vicino all’autostrada , lei ricorda ancora l’assalto dei partigiani al casello, era il 25 aprile del 1945, quello sarebbe stato l’ultimo giorno di guerra ma fu anche l’ultimo giorno per il giovane partigiano Remorini che morì in quell’assalto. Ricorda come suo padre e alcuni vicini accorsero per prestare soccorso al partigiano, ricorda quel giovane morente e il suo sangue, ma ricorda soprattutto come la guerra sia una cosa brutta che porta solo dolori e distruzione.

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