Opinioni e giudizi

I giudizi espressi nei confronti dell'Inquisizione sono i più vari.
Secondo alcuni, nel registro dei genocidi, delle uccisioni, delle torture, delle violenze fisiche e delle menzogne, la Chiesa cattolica merita la medaglia d'oro dell'orrore. Si sostiene che in ogni tempo la Chiesa ha voluto imporre la sua legge senza preoccuparsi delle conseguenze ricadenti sugli esseri umani, permettendosi degli eccessi dei quali nessun potere, a parte quello nazista, si è mai macchiato. Il proposito, di regola, non consiste nel fare di ogni erba un fascio, cioè di condannare tout court l'intera Chiesa cattolica, il che non sarebbe né giusto né obiettivo, ma piuttosto coloro i quali, ancora oggi nel suo seno, ritengono come gli inquisitori, che sia doveroso e cristiano bandire chiunque non condivide le loro idee. 
"Gli scrittori cattolici condivisero e giunsero anche a plaudire alle ragioni dell’Inquisizione, fino ai tempi a noi vicinissimi.
Nella Summa Theologiae S. Tommaso scrive: "Sebbene uccidere un uomo che rispetta la propria dignità sia cosa essenzialmente peccaminosa, uccidere un uomo che pecca può essere un bene, come uccidere una bestia: infatti un uomo cattivo, come insiste a dire il Filosofo, è peggiore e più nocivo dì una bestia" (II-II, q. 64, a.. 2 [trad. it., La somma teologica, vol. 17, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1984, 170]).
"I chierici sono incaricati del ministero della nuova legge, in cui non vengono prescritte pene di morte o di mutilazioni corporali" (II-II, q. 64, a. 4 [trad. it. cit., 174]).
Julien Green nel noto pamphlet Contre les catholiques de France ha, invece, scritto: «La Santa Inquisizione di Spagna! Noi dobbiamo ringraziarla d’avere ancora, mercé sua, un dogma puro, una verità non adulterata. Se fossi caduto tra le sue potenti mani, forse mi avrebbe stroncato le membra sui suoi cavalletti o gettato nelle sue prigioni, ma infine mi avrebbe salvato. E non esiste più. Più la considero e più rimpiango questa istituzione salutare...» (n. 197-198). Oggi con tranquilla coscienza diciamo: è una bestemmia, ma gli altri erano condizionati da limitazioni culturali e teologiche obiettive, che non sarebbe giusto sottovalutare." (R. Esposito, in "Vita Pastorale", del 12.12.1998).
Altri, pur non negando che l'attività degli inquisitori fosse esente da errori e da colpe, si sforzano, per non offuscare l'immagine della Chiesa, di giustificarne l'opera, che pretenderebbero suggerita dalle diverse realtà storiche e culturali del momento e compiuta in nome della ragion di stato e della fede. Applicano, pertanto, incondivisibili attenuanti alla crudeltà degli inquisitori ritenendoli convinti in "buona fede" della necessità di proteggere e difendere la cristianità dai nemici della fede, nella sicurezza che la morte del reo, riconciliato in extremis, sarebbe stata fonte di salvezza per la sua anima.
Seguendo queste perverse argomentazioni, si ignora o si cerca di ignorare, che l'unica ragione e religione da difendere, con la propria vita e non con quella degli dei propri simili, è quella dell'amore.
Se ci si allontana da questa verità, che non accetta eccezioni nel tempo e nello spazio, non si ha né Cristianesimo, né Chiesa, né religione, né fede, ma soltanto gretta ipocrisia e gratuita crudeltà che grida giustizia agli occhi di Dio.
Scrive Francesco Pappalardo in "Inquisizione medioevale": "E' falsa l'immagine dell'inquisitore feroce e ignorante: gli inquisitori erano, in genere, persone dotte, oneste e di costumi irreprensibili, poco inclini a decidere in fretta e arbitrariamente la sorte dell'imputato, volti invece ad accordare il perdono al reo e a farlo rientrare in dentro alla Chiesa.
L'Inquisizione del secolo XIV inventa la giuria, consilium che consente all'imputato di essere giudicato da un collegio numeroso, ed altri istituti in favore del condannato, come la semilibertà, la licenza per buona condotta e gli sconti di pena.
Falsa è anche l'affermazione secondo cui si faceva un uso generalizzato e indiscriminato della tortura, cui gli inquisitori del secolo XIV, a differenza dei giudici civili, ricorrevano raramente e nel rispetto di regole molto severe.
L'immaginario secondo cui i tribunali inquisitoriali erano teatro di raffinatissime scene di crudeltà, di modi ingegnosi di infliggere l'agonia e di un'insistenza criminale nell'estorcere le confessioni, è l'esito della propaganda degli scrittori a sensazione, che hanno sfruttato la credulità di molti.
"

"Per noi l'obiettivo è uno solo - dice monsignor Fisichella, teologo, vescovo ausiliare di Roma, vicepresidente della Commissione storico-teologica del Giubileo - celebrare il Giubileo nel modo più coerente possibile. E questo, per i cristiani, deve significare una provocazione a esaminare la propria vita e saper chiedere perdono. Noi, uomini di Chiesa, vogliamo essere capaci di chiedere perdono non per la Chiesa, ma per quello che gli uomini di Chiesa hanno fatto quando non sono stati capaci di testimoniare il Vangelo fino in fondo vogliamo essere capaci di chiedere perdono non per la Chiesa, ma per quello che gli uomini di Chiesa hanno fatto quando non sono stati capaci di testimoniare il Vangelo fino in fondo".
E per questo il Papa pronuncerà un altro "mea culpa"?
"Nella Tertio millennio adveniente il Papa non ha parlato di 'mea culpa': questa è stata un'interpretazione successiva. Il Papa parla di un 'serio esame di coscienza' su quella che è stata la nostra storia, per prepararci al terzo millennio dell'era cristiana purificati nella memoria del nostro passato. Noi della Commissione siamo partiti da lì: dalla necessità di fare un esame di coscienza. Esame che è valido se ricomincia a ricostruire storicamente la verità che è accertabile. Noi non partiamo dall'assunto che abbiamo sbagliato, perché non sta a noi chiedere perdono. Il nostro compito è di leggere ciò che è stato, perché il Papa,
se c'è stata una colpa da parte dei cristiani, possa dire 'Abbiamo sbagliato, e di questo vogliamo chiedere perdono'".
> E quali sono state le colpe della Chiesa nell'Inquisizione?
"Nel momento in cui è stata istituita,
l'Inquisizione ecclesiastica era nata per difendere la Verità. Sugli strumenti si discute, ma l'obiettivo resta valido. La Chiesa è sempre chiamata a difendere la verità che Gesù Cristo le ha consegnato. Certo, si tratta di una Verità 'in cammino', 'tesa verso un compimento escatologico'. Ma proprio perché non è una Verità costruita da noi, ma che ci è stata affidata, la Chiesa non può non intervenire, perché se si tirasse indietro verrebbe meno alla sua natura, alla sua stessa ragion d'essere. Solo all'interno di questo contesto si può capire perché la Chiesa, anche oggi, con la Congregazione per la dottrina della Fede, avvii un'indagine nel momento in cui viene negata l'ortodossia della fede".
> Il principio era quello di difendere la Verità, dunque. Ma le obiezioni si soffermano quasi sempre sull'aspetto più noto, e più dolente, delle torture, dei roghi.
"Gli strumenti usati all'epoca erano quelli comuni, quelli che la società utilizzava. La Chiesa non è una realtà ipotetica.
La Chiesa è nella sua componente spirituale, sì, il Corpo mistico di Cristo, ma vive nella Storia ed è composta dagli uomini del suo tempo. Non possiamo chiedere che si usassero gli strumenti che abbiamo oggi, perché nel Medioevo nessuno, e ripeto nessuno, poteva pensare con la coscienza che abbiamo oggi. Parliamoci chiaro: in Italia, e non in un Paese tribale, il voto elettorale è stato esteso alle donne solo nel 1948. Allora il nostro fino al 1948 cosa è stato? Un Paese anti-femminista?
La Storia è fatta così, ha i suoi tempi. E bisogna rendersi conto delle realtà storiche in cui si vive. Oggi nessuno potrebbe pensare che la difesa della verità possa avvenire con strumenti coercitivi. Ma questo possiamo dirlo oggi, con una coscienza nuova, modificata nel tempo, proprio perché
la coscienza è una realtà dinamica. Chi nega che quei metodi fossero dettati dai tempi, e pensa che qualcuno avrebbe potuto impedirne l'uso, compie un falso storico e culturale. L'evento storico deve essere ricostruito nel modo più fedele possibile, al di là di pregiudizi e luoghi comuni. E nella consapevolezza che non c'è nessun fatto storico neutrale: la Storia e la ricostruzione della Storia è sempre soggetta alle interpretazioni che ne danno gli uomini, nella fedeltà a una deontologia che si basa sull'analisi dei documenti, e anche sull'onestà intellettuale con cui vengono letti". (Ansa, 31 ottobre 1998)

Se quella che precede fosse la verità - ma noi stentiamo a crederlo (anche perché le argomentazioni addotte, sia detto per inciso, rassomigliano curiosamente a quelle che spesso ci vengono spesso propinate dall'apologia nazista con riferimento ai campi di sterminio) - non sarebbe il caso di proporre la beatificazione del domenicano Tomas de Torquemada, di Eymerich, di Gui e di tanti altri dotti e onesti inquisitori che con il loro zelo religioso hanno, dando esempio di tanto amore e misericordia cristiani, salvato la Chiesa dalla peste ereticale?
Assaliti dalla perplessità e dal dubbio, molti potrebbero essere indotti a chiedersi se sia da respingersi "l'abusiva legenda nera che circonda l'Inquisizione", ovvero se, per caso, essa non coincida con una realtà che di nero ha solo l'orrore, l'abito degli inquisitori e l'oscurità derivante dalla mancanza della luce della verità.
Inoltre, l'assunto, dato per scontato - secondo cui le autorità civili avrebbero gradualmente sottratto nel tempo agli inquisitori la competenza in materia di eresia - esimerebbe, almeno per certi periodi, le autorità ecclesiastiche da molte delle responsabilità che vengono loro ascritte.
I tribunali che in Francia processano i templari nel 1307 e Giovanna d'Arco (1412-1431) non rappresenterebbero più la vera Inquisizione, ma semplice espressione del potere "laico", anche se, per la verità, tale assunto appare in evidente contraddizione con le stesse parole di papa Bonifacio VIII, contenute nella bolla «Unam Sactam» del 1302:
« Sia la spada spirituale che quella materiale, appartengono al potere della Chiesa. La prima viene usata dalla Chiesa, la seconda per la Chiesa; la prima dal sacerdote, la seconda dai re e dai capitani, sempre però secondo la volontà e con il permesso del sacerdote. Di conseguenza, poiché una spada è sottomessa all'altra, l'autorità temporale è soggetta a quella spirituale. Pertanto, se il potere terreno sbaglia dovrà essere giudicato dal potere spirituale. Se, invece, è il potere spirituale a sbagliare, esso potrà essere giudicato soltanto da Dio, non dall'uomo... poiché questa autorità, pur essendo concepita ed esercitata da un uomo, non è umana, ma divina... Perciò dichiariamo, affermiamo, definiamo e pronunciamo che è assolutamente necessario per la salvezza che ogni creatura umana sia soggetta al Pontefice romano ».
Le stesse argomentazioni valgono per la Spagna, in quanto anche con riferimento a questo paese, si sostiene da alcuni che già nel XIV secolo, l'inquisizione non dipendeva più dal papa (per sua stessa concessione) ma da una istituzione spagnola presieduta dal Grande inquisitore di Spagna.
E' la solita tattica, molto infantile e irresponsabile, della ricerca delle circostanze attenuanti o esimenti, in poche parole dello "scarica barili", che cede, però, ad un obiettivo esame dei fatti storici, i quali impediscono, con riferimento al periodo considerato, l'accoglimento della tesi di un intervenuto "cedimento" o  di una tacita "rinunzia" da parte della Chiesa alle sue prerogative di influenza e di potere.
Se è vero, come osserva il padre Georges Cottier (domenicano, presidente della Commissione teologica-storica del Comitato del Grande Giubileo) che "non si può giudicare la storia con il senno di poi ", anche se "la considerazione delle circostanze
attenuanti non esonera la Chiesa dal dovere di rammaricarsi profondamente per le debolezze di tanti suoi figli, che ne hanno deturpato il volto... attenuanti non esonera la Chiesa dal dovere di rammaricarsi profondamente per le debolezze di tanti suoi figli, che ne hanno deturpato il volto... (Tertio millennio adveniente, 1994), è, altresì, innegabile che anche i poteri inquisitoriali riconosciuti alla Corona spagnola e portoghese lo furono "in forma espressa o tacita, dal papato stesso, e perché ecclesiastica fu la giurisdizione esercitata dagli inquisitori nei processi in materia di fede" (card. Etchegaray, presidente del Simposio internazionale su L'inquisizione, organizzato in Vaticano il 21-31 ottobre 1999).
Ammesso e non concesso che nel caso in esame ricorrano gli estremi della semplice "acquiescenza", delle "circostanze attenuanti" e la "debolezza" dei soli "figli" e non della Chiesa (sotto il profilo istituzionale), "I cristiani (rectius:  i cattolici) dovranno pentirsi soprattutto per la
acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di intolleranza e perfino di violenza nel servizio della verità" (Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, 1994).
Come osserva Paola Acquotti
«non si può nemmeno dire che l'Inquisizione fu il frutto della mente malata di un singolo Pontefice o di pochi esaltati, dal momento che fu in piena attività per cinque secoli consecutivi e fu consolidata, in epoche diverse, da Papi che ampliarono la sua competenza in materia di fede allargandola a tutto il mondo cristiano».

(...) Dopo averci lavorato per parecchi mesi, il pontefice ha pubblicato nel 1994 l'enciclica Tertio Millennio Adveniente, dedicata alla preparazione del giubileo e di quello che l'opinione pubblica ha chiamato efficacemente il "mea culpa" della Chiesa. (...)
Il Papa esorta i fedeli a "purificarsi nel pentimento di errori, infedeltà, incoerenze e ritardi". Parla di "peccati" commessi dai "
figli della Chiesa". Denuncia lo scandalo provocato da coloro, che si sono allontanati dai valori cristiani. Ammette apertamente che certe azioni hanno "sfigurato il volto della Chiesa". In parecchi ambienti ecclesiastici la linea del Papa ha provocato uno shock. Ed è cominciata un'azione sotterranea di svuotamento.
L'Inquisizione? Ma non era poi così terribile... C'è che dice che le crudeltà maggiori furono commesse sotto l'influsso del potere civile dei re di Spagna e Portogallo. C'è che dice che alla fin fine i morti e i torturati furono solo una minoranza. C'è che si affanna a spiegare che la tecnica degli interrogatori e le garanzie concesse ai sospettati erano di gran lunga migliori di quelle vigenti negli stati dell'epoca.
C'è del vero in ognuna di queste affermazioni, ma ognuna di esse - estrapolata dal clima in cui tutto avvenne - rischia di oscurare il nocciolo della questione. Che è molto semplice.
La macchina dell'Inquisizione fu uno strumento di terrore (psicologico prima ancora che fisico) per controllare le coscienze e reprimere la dissidenza religiosa. Fu uno strumento di violenza fisica e psicologica, usato da parte dell'istituzione ecclesiastica in radicale contrasto con il messaggio di mitezza, di amore e di persuasione proclamato da Gesù Cristo. E se pure nei Vangeli si incontrano invettive violente, lanciate da Cristo, "Guai a voi...", queste minacce hanno sempre avuto un valore profetico spirituale ed erano affidate all'azione punitiva di Dio e in nessun caso alla repressione di un'organizzazione terrena.
"L'Inquisizione? Voluta dalla Chiesa": ha titolato così un suo articolo il giornale dei vescovi Avvenire (...). Un segnale rivolto alla tendenza revisionista, che vuole ridimensionare le responsabilità dell'Inquisizione. Il "mea culpa" che Giovanni Paolo II pronuncerà solennemente a Roma nel Duemila avrà, infatti, tanto più impatto quanto più spassionato sarà l'esame storico del fenomeno. 
I documenti sono impressionanti. Pensare che la tortura del panno bagnato (inserito nella bocca o nelle narici del sospettato e alimentato da un intermittente flusso d'acqua per provocare sensazioni di soffocamento) facesse parte del bagaglio di un buon aguzzino al servizio dell'inquisitore, non può essere liquidato dall'affermazione che "
quelli erano i tempi".
Rileggere ancora oggi il "Manuale dell'Inquisitore" di frate Nicolau Eymerich (anno 1376) fa venire i brividi per la sua prosa fredda e burocratica, di sapore quasi staliniano. Dal capitolo dedicato alla tortura (pagina 198 del libro pubblicato dall'editore Piemme): "
Mentre si tortura l'accusato, lo si interroga dapprima sui punti meno gravi, poi su quelli più gravi, perché egli confesserà più facilmente le colpe leggere che non le gravi. Il notaio nel frattempo registra le torture, le domande e le risposte. Se dopo essere stato moderatamente torturato non confessa, gli verranno mostrati gli strumenti di un altro tipo di tortura, dicendogli che dovrà subirli tutti se non confesserà. Se non si ottiene nulla, si continuerà con la tortura l'indomani e il giorno appresso se occorre...".
Per la gioia dei revisionisti il manuale di frate Eymerich dichiara a questo punto che "
se l'accusato, sottoposto a tutte le torture previste, non confessa, non viene ulteriormente molestato e se ne va libero". Nei secoli seguenti questa norma, citata come esempio di garantismo, fu peraltro spesso disapplicata.
(...) Ancora oggi c'è molto da fare per cambiare le mentalità di quegli ecclesiastici, che hanno sempre concepito la Chiesa come
istituzione perfetta e trionfante.
Si legga il brano dell'Enciclopedia Cattolica del 1951, dedicato all'Inquisizione di Spagna: "
Gli ebrei, numerosissimi in Spagna, vi avevano raggiunto una posizione preponderante grazie alla loro abilità commerciale. La loro arroganza, il loro lusso e le loro ricchezze, oltre alla pratica dell'usura, eccitarono contro di essi l'esasperazione pubblica, che prorompeva di quando in quando in feroci rappresaglie e massacri...".
(«"Santa" l'Inquisizione? La Chiesa chiede scusa», di Marco Politi, La Repubblica, 31 ottobre 1998)

Per salvare se stessi e gli altri - in particolare gli eretici, gli ebrei, le streghe, i miscredenti di ogni tipo - dall'inferno, ogni mezzo sembrava lecito. 
Contro le persone ritenute degne di dannazione, destinate al fuoco dell'inferno, si procedeva con la spada, la tortura e soprattutto il fuoco, affinché con la morte del corpo nell'aldiquà potesse, forse, ancora salvarsi l'anima nell'aldilà. 
(n.d.r. come dire: «Si brucino pure i corpi dei figli delle tenebre affinché siano salve le loro anime. Fratello eretico, sorella strega, poiché vi amo, brucio il vostro corpo onde evitare che bruci in eterno la vostra anima»).
Conversioni coatte, roghi degli eretici, progrom degli ebrei, crociate, caccia alle streghe in nome di una religione dell'amore, che sono costati milioni di vite umane (nella sola Siviglia in quarant'anni sono state bruciate dall'Inquisizione quattromila persone). 
In verità, il giudizio finale, evocato dalla sequenza «dies irae, Dies illae» [«giorno d'ira, giorno di lacrime»], che il papa Pio V, l'ex grande Inquisitore romano, introdusse nel 1570 nella messa dei defunti, questo giudizio lo ha compiuto spietatamente innumerevoli volte la Chiesa stessa, con un'autorità usurpata, ancora prima dell'apparizione del giudice universale.
E purtroppo neppure i Riformatori - essi stessi plasmati e tormentati dalla credenza del diavolo e dell'inferno - hanno risparmiato la persecuzione violenta agli increduli, agli ebrei, agli eretici e, in particolare, ai «fanatici».
(Hans Küng, teologo cattolico)
L'umanità di coloro che vogliono risparmiare gli eretici è crudele, perché per risparmiare il lupo gli abbandonano in preda le pecore.
Giovanni Calvino)
Bruciare gli eretici è contro la volontà dello Spirito. [...] Le streghe sono le puttane del diavolo. [...] 
Gli ebrei possono essere picchiati a buon diritto da chiunque.
(Martin Lutero) 

"Parla scandendo piano le parole. Il teologo don Carlo Molari, 70 anni, spiega con tono sereno quanto sia utile per la Chiesa prendere coscienza dei propri errori e mettere in atto comportamenti e gesti nuovi, che a quegli errori pongano rimedio.
Molari non indugia a raccontare la sua storia. Sorvola sul fatto che per anni è stato, in certo qual modo, inquisitore anche lui, come membro della Congregazione del Sant’Uffizio. Non dice della sua partecipazione al Concilio, come membro della Commissione dottrinale, degli anni di insegnamento di dogmatica alla Lateranense, alla Gregoriana, all’Urbaniana. Tace sulla sua crisi di coscienza e sulla decisione di abbandonare l’incarico alla Congregazione vaticana; tace anche sulle accuse successive e sui processi canonici che per un certo periodo l’hanno costretto al silenzio, così come sugli anni che seguirono, anni di ricerca teologica da "cane sciolto", ma sempre con il pungolo della fedeltà al Concilio.
Lui, che della censura vaticana ha fatto esperienza, dice però con chiarezza e tranquillità che "l’
atteggiamento inquisitorio non è ancora stato del tutto abbandonato dalla Chiesa. Per questo l’incontro in Vaticano di fine ottobre è particolarmente significativo".
> Cosa si aspetta dal simposio sull’Inquisizione?
"Non un’accusa verso i nostri antenati, perché può darsi che molti di loro abbiano fatto le scelte che reputavano migliori. Mi aspetto però un’analisi attenta delle dinamiche negative che essi hanno introdotto nella storia e quindi degli errori oggettivi che sono stati compiuti. Soggettivamente, comunque, molti di loro sono innocenti e pensavano di compiere il loro dovere. Mi aspetto che la richiesta di perdono significhi impegno a immettere nella storia
dinamiche opposte a quelle negative che sono state introdotte in precedenza. Questo è un impegno reale, che modifica la situazione attuale della Chiesa, la coinvolge in atteggiamenti nuovi e significativi. In questo senso, allora, non mi aspetto semplicemente una memoria storica, una rievocazione di ciò che è stato, un’ammissione di colpa, ma un impegno concreto che annulli le spinte negative che negli anni dell’Inquisizione sono state introdotte nella storia". > Come è stato possibile che quelle dinamiche si protraessero così a lungo?
"Storicamente si può dire che c’è stata tutta una concatenazione di riflessioni e di decisioni.
Una volta presa una strada sbagliata le conclusioni sono arrivate fino in fondo. Si può capire come ciò sia potuto avvenire, ma non si può giustificare perché questo significherebbe dire che non ci sono state colpe, e le colpe, invece, ci sono state. Non solo. Sicuramente in quegli anni c’erano profeti, gruppi, che dichiaravano la non evangelicità dei processi inquisitori e, quindi, per coloro che erano sensibili ci sarebbe stata anche l’occasione per ravvedersi. Hanno preso, invece, il sopravvento altre scelte. In un momento in cui era difficile distinguere atteggiamento di fede, dottrina e teologia, si è ridotto tutto a un unico modello cui bisognava assolutamente uniformarsi. Credo che ci fosse una sollecitazione apostolica autentica, almeno per certi aspetti, ma le modalità pastorali di esecuzione erano errate. L’impegno di annunciare il Vangelo, per esempio, era diventato impegno a salvaguardare la comunità ecclesiale da tutte le possibili deviazioni derivanti da altri modelli culturali; la salvezza veniva identificata con l’appartenenza alla Chiesa e non con l’assunzione dei valori del Vangelo, degli orientamenti che il Vangelo introduceva nella storia. Negli anni dell’Inquisizione o si era cristiani o si era destinati alla dannazione".
> In cosa vede ancora le tracce di quest’impostazione del passato?
"
Nelle reazioni negative verso il pluralismo religioso. La teologia che afferma in che modo anche le altre religioni sono via di salvezza suscita ancora paure e reazioni. È comprensibile che ci siano ritorni di fiamma verso un atteggiamento rigorista nell’interpretazione della dottrina e dell’imposizione di determinati modelli. Ma credo che siano gli ultimi residui di una stagione che è durata a lungo e che ha ancora delle risonanze".
> Che fare per il futuro?
"Credo che man mano che la prospettiva pluralista si diffonde, e questo è un dato inarrestabile,
scompariranno sia l’atteggiamento inquisitorio che quello fondamentalista, che riducono all’uniformità le espressioni della fede e le modalità di vivere. Bisogna rendersi conto della grandezza della verità rispetto alle nostre piccole idee. La verità è Dio e non lo possiamo mai ridurre a poche formule o a pochi modelli culturali. Quando si comincerà a considerare il pluralismo, la diversità delle espressioni della fede come una ricchezza e non come un pericolo, l’atteggiamento cambierà. Vedo che si sta andando in questa direzione. È una via aperta e non credo che si possa tornare indietro".
("Una lezione da non dimenticare", di Annachiara Valle, in Jesus, 10 ottobre 1998 - "Il tribunale condannato - Processo all'Inquisizione)

Le stragi dell'Inquisizione sono assai note e non c'è bisogno di ricordarle, ma come donna non voglio tacere su le numerose donne bruciate per stregoneria tra il 1470 e 1700. In maggioranza povere, incolte e vedove, cosa che non le faceva dipendere da alcun uomo. 
Le accuse di commercio carnale con il demonio mi sembrano troppo fantasiose per dare credibilità a questi processi. Non posso non pensare che alla base della loro condanna vi siano stati elementi estranei, di natura economica, politica o di semplice imposizione d'autorità.
(Isabel Gomez Acebo, teologa, «Il silenzio degli innocenti»)

Intorno al 1486, due anni dopo essere stati citati dal papa, Heinrich Kramer e Johann Sprenger pubblicaroo un libro che rappresenta certamente una delle opere più miserabili - nel senso più profondamente morale del termine - e indegne dell'intera storia della civiltà occidentale. Il suo titolo era Malleus Maleficarum... (Michael Baigent e Richard Leigh, "L'inquisizione")

Cinquantamila o due milioni finiti sul rogo, non è questo il modo corretto di affrontare il problema.
Che è legato invece al discorso sull'intolleranza. E qual è la struttura che ha fatto dell'eresia un reato e dell'intolleranza un sistema? La Chiesa. E' da lì che nasce tutto...
(Italo Mereu -Storia dell'intolleranza in Europa)

Criticando i metodi della Santa Inquisizione, il gesuita Juan Plaza, padre visitatore del suo Ordine in Perù dichiarava nel 1577: 
« Il Sant'Uffizio porta avanti i suoi affari con tale rigore che se Gesù Cristo Nostro Signore tornasse sulla terra lo si condannerebbe al rogo ». 
Affermazioni sulla quale dovrebbero forse riflettere gli apologeti cattolici dei nostri giorni che, per difendere certi comportamenti della gerarchia romana nei secoli passati, affermano che "a quei tempi" tutti ritenevano ovvio e legittimo l'operato dell'Inquisizione. (in 'Adista', 8 ottobre 2001)
Si tratta di considerazioni che il Concilio ha accolto e solennizzato. Due documenti sono maggiormente eloquenti sull’argomento. Il primo è la costituzione pastorale Gaudium et spes che al n. 36, con esplicito riferimento al processo di Galileo, e con quello implicito, ma macroscopico di Giovanna d’Arco, Jan Hus, Arnaldo da Brescia, Margherita Porèthe (il suo delitto: aver tradotto la Bibbia in lingua viva), Giordano Bruno, e così via.
Osserva un autore cattolico: «Ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro» (R. Esposito, in Vita Pastorale, 12.12.1998).
Alla Santa Inquisizione non può essere, comunque, disconosciuto il merito di aver dimostrato che l'inferno esiste. (Francesco Carpi)

Per chi volesse approfondire la storia dell’Inquisizione, segnaliamo alcuni testi: B. Gui, Manuale dell’inquisitore, Gallone; M. Firpo, Inquisizione romana e controriforma, Il Mulino; A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi; G. Fragnito, La Bibbia al rogo, Il Mulino; J. Tedeschi, Il giudice e l’eretico. Studi sull’Inquisizione romana, Vita e Pensiero; B. Bennassar, Storia dell’Inquisizione spagnola. Dal XV al XIX secolo, Rizzoli. MOLÈNES, Torquemada et l'Inquisition (Paris, 1877); BARTHÉLEMY, Erreurs historiques (Paris, 1875), 170-204 FITA, La Inquisición de Torquemada in Boletin Acad. Hist., XXIII (Madrid, 1893), 369-434; TOURON. Histoire des hommes illustres de l'ordre de Saint Dominique, III (Paris, 1746). 543-68; TARRIDA DEL MARMOL, Les Inquisiteurs d'Espagne (Paris, 1807); RODRIGO, Historia verdadera de la Inquisición, II, III (Madrid, 1877); LEA, History of the Inquisition in Spain (London and New York,1906-08). 


Un appassionato zelo per la fede  (Michael Baigent e Richard Leigh)



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