Litanie giubilari

PEDRO CASALDALIGA, (Brasile) (*)
(In Concilium, rivista internazionale di teologia, © www.queriniana.it)


Dio dell'amore, Padre nostro, Madre nostra:

In mezzo a questa umanità, interamente figlia tua, noi donne e uomini che siamo la Chiesa di Gesù, avvertiamo il bisogno di chiederti perdono e di ringraziarti, a un tempo, mentre si consumano questi duemila anni di cristianesimo nella storia e con la speranza di un nuovo millennio, più degno del tuo cuore e dell'umanità stessa.
Te lo chiediamo per tutti coloro che durante questi venti secoli cristiani hanno onorato il Vangelo con la propria vita e perfino, talora, con la loro morte.
E a nome di tutti i poveri della terra, per i quali il Vangelo del tuo Regno deve essere Buona novella di verità.

LITANIA DI CONTRIZIONE

Si risponde: - Ravviva la nostra memoria e rinnova il nostro cuore.

- Per esserci appropriati in maniera esclusiva del tuo nome, e per non averti riconosciuto presente nelle altre religioni.

- Per l'autosufficienza e la prepotenza con cui ti abbiamo dato culto e per il chiuso fondamentalismo con cui abbiamo interpretato il tuo messaggio nella Bibbia.

          - Perché non abbiamo saputo scoprire e annunciare il tuo volto, pure materno.

- Per l'etnocentrismo, il colonialismo e l'occidentalismo della nostra fede.

- Perché in nome tuo e appellandoci alla tua Parola abbiamo distrutto tanta tua Parola che palpita nei libri, nei templi, nei monumenti e nelle celebrazioni delle culture aborigene.

- Perché in questi venti secoli abbiamo condannato come paganesimo ciò che non conoscevamo, a causa della nostra fede fondamentalista e proselitista.

- Per le numerose guerre di religione che abbiamo intrapreso invocando il tuo nome e brandendo la croce.

- Per l'ingiustificabile pavidità con cui viviamo l'ecumenismo, ridotto talora a celebrazioni sporadiche e a manifesti verbali senza il coraggio di vivere come Tu vuoi la comunione nella fede, nell'eucaristia e nel servizio.

- Per l'evangelizzazione che abbiamo compiuto, servendoci di imperi ed eserciti in America, Asia e Africa.

- Perché abbiamo trasmesso come tuo messaggio ciò che tante volte era solo una cultura dominante.

- Per i titoli mondani, per il lusso offensivo nelle strutture e nella vita di tante comunità della chiesa.

- Perché abbiamo benedetto tante volte eserciti e conquiste, crociate e dittature.

- Perché, pur essendo discendenza di Abramo nella fede abbiamo a lungo coltivato l'antisemitismo, l'antislamismo, e abbiamo fatto della patria natale di Gesù una terra di conquista e di odi.

- Perché abbiamo fatto della giustificazione, pura gratuità del tuo amore, una lacerante divisione nella chiesa.

- Perché, tra riforme e controriforme, non abbiamo saputo fare la vera Riforma della chiesa semper reformanda.

- Perché in nome di una ortodossia miope e di un potere assolutamente senza pluralismo né misericordia, siamo stati capaci nella chiesa di commettere gli orrori dell'Inquisizione e condannare la profezia, la teologia e la pubblica opinione.

- Perché negando la testimonianza innovatrice di Gesù, la donna è continuamente emarginata nella società e nella chiesa, le viene imposto il silenzio e la sottomissione e viene condotta a roghi fanatici.

- Per la nostra connivenza e partecipazione o silenzio e giustificazione della schiavitù del popolo nero, talora facendo appello alla stessa Bibbia.

- Per la nostra chiusura nel riconoscere l'autonomia della storia umana, e di fronte alla scienza e alla tecnica e per la paura delle "libertà moderne".

- Perché non abbiamo saputo accogliere l'opzione per i poveri come il cuore del vangelo, e abbiamo collaborato per secoli con il capitalismo e tacciamo oggi ancor più di fronte al neoliberismo emarginante.

- Per il razzismo e la pulizia etnica; per l'ecocidio e la fame; per gli olocausti, i gulag, le terre distrutte, le sparizioni, le mine antiuomo; per il latifondo, le bidonvilles, la disoccupazione; per gli attentati alla dignità della persona umana e delle minoranze, che tante volte abbiamo accompagnato con negligenza con indifferenza o perfino con connivenza lungo questi venti secoli.

LITANIA DI GRAZIA E DI SPERANZA

Si risponde: - Cantiamo il tuo amore e accogliamo il tuo Regno.

- Perché crediamo che sei amore e comunità; perché ti crediamo incarnato nella nostra storia; perché ti sentiamo il Dio-con-noi.

- Perché nella storia del cristianesimo non sono mai mancati seguaci autentici di Gesù, testimoni del tuo Regno.

- Per la innumerevole schiera di nostre sorelle e fratelli nella fede che hanno sigillato la loro fedeltà con la prova estrema del martirio, ieri e oggi, sotto tutti i regimi e contro ogni menzogna.

- Perché finalmente la Bibbia, tua Parola, è sempre più nel cuore e nelle mani del popolo.

- Perché l'opzione per i poveri si rivela nuovamente come il paradigma evangelico della vita e della missione ecclesiali.

- Per la testimonianza delle prime comunità e la sopravvivenza talora eroica delle comunità evangeliche anche nei giorni più autoritari della chiesa, e per il rifiorire delle comunità ecclesiali.

- Perché la teologia ha saputo studiarti lungo i secoli, anche affrontando l'incomprensione, e per le nuove teologie politica, della liberazione, nera, al femminile, ecologica... che si impegnano generosamente nel dialogo con la realtà molteplice delle nuove lotte umane.

- Per l'ecumenismo fedele al testamento di Gesù che si va facendo strada nella chiesa, e che è ormai un processo irreversibile e in crescita, sogno di Gesù "perché il mondo creda".

- Per il dialogo interreligioso e la coscienza macroeconomica che finalmente va emergendo nella coscienza religiosa in tante frontiere della tua famiglia umana.

- Per le donne e gli uomini, noti o anonimi, profeti di pace, testimoni dei diritti    umani, araldi dell'utopia, che continuano a mantenere la nostra speranza e la bellezza della tua presenza.

- Perché finalmente abbiamo scoperto l'inculturazione come essenziale alla vera evangelizzazione.

- Per l'emergere del laicato, e soprattutto della donna, e la sua presenza e partecipazione nella vita e nei compiti della chiesa.

- Per il fiorire del sentimento religioso in mezzo a una umanità che talora ti dichiarava morto, e per la nuova primavera pentecostale del tuo Spirito.

- Per i gesti di rinnovamento delle strutture ecclesiali che annunciano una chiesa non lontana, corresponsabile e fraterna, organica e libera, armonicamente una e plurale.

- Per le numerose testimonianze di vita religiosa presenti nelle periferie e alle frontiere della società.

           - Per le vittorie della causa india e della causa nera.

- Per il volontariato della gioventù, per la sua obiezione di coscienza e ribellione al militarismo.

- Perché finalmente stiamo giungendo alla coscienza e all'esperienza ecologiche, sentendoci corresponsabili dei misteri dell'universo.

- Per i diritti umani, sempre più rivendicati come diritti divini.

- Per il nuovo diritto dei popoli che affiora in tribunali, commerci e altre organizzazioni alternative.

- Per la molteplice solidarietà che sta emergendo tra il Primo mondo e il Terzo mondo.

- Perché di fronte alla globalizzazione del denaro e del mercato si erge la mondializzazione della solidarietà e della coesistenza.

- Per le nuove possibilità di intercomunicazione mondiale, per i progressi della medicina e della scienza in generale, al servizio della salute e della felicità umane.

- Perché nonostante il potere delle tenebre e della notte oscura dei popoli, in quest'epoca neoliberale, ancora sogniamo e lottiamo e non abbiamo ammainato la bandiera dell'utopia e la Vita vince la Morte, e tu, Dio Vivo, che hai risuscitato Gesù, Padre e Madre dell'intera famiglia umana, continui a essere il nostro futuro, definitivamente glorioso.

(traduzione dallo spagnolo di Mauro Nicolosi)


(*) PEDRO CASALDÀLIGA
Catalano, è nato in Spagna nel 1928. Missionario claretiano, dal 1968 risiede in Brasile.
Nel 1971 è stato ordinato vescovo della prelatura di Sao Félix do Araguaia, Mato Grosso.
Poeta e scrittore, è vicepresidente nazionale della commissione "Pastorale della terra".
Tra le sue pubblicazioni: Una chiesa dell'Amazzonia in conflitto con il latifondo e I'emargiazione sociale, ASAL, Roma 1972; Credo nella giustizia e nella speranza, ASAL, Roma 1976; la morte che dà senso al mio credo, Cittadella, Assisi 1979; Nella fedeltà ribelle, Cittadella, Assisi 1985; Fuoco e cenere al vento, Cittadella, Assisi 1985; Il volo del Quelzal, La Piccola Editrice, Celleno/VT 1988; In cerca di giustizia e libertà, EMI, Bologna 1990; (in collaborazione con l.M. Vigil), Spiritualità della liberazione, Cittadella, Assisi 1995; è autore di numerose pubblicazioni in prosa e in poesia.

(Indirizzo: Prelazia de Sao Félix do Araguaia - CX. Postal 05, CEP. 78.670.000 S. Félix do Araguaia MT, Brasile).


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