IL PERDONO CHE VIENE DAL BASSO

Xabier Pikaza
Teologo basco, professore di Storia delle Religioni e Teodicea all'Università Pontificia di Salamanca

(da Adista del 19 aprile 2003)



«Mentre le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse per paura dei giudei, venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: "La pace sia con voi"…
E detto questo, soffiò su di loro e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi"» (Gv 20, 19-23).

La Chiesa sta con le porte chiuse per paura dei "giudei" (che in Giovanni simboleggiano i poteri del mondo), come se avesse paura di diffondere la sua novità, la potente forza del perdono di Gesù, che supera ogni barriera, che apre tutte le porte. Vorrebbero tenere rinchiuso il suo messaggio. Però Gesù entra, anche se con le porte chiuse, e mostra le mani e il costato, ossia, le sue ferite di morte: solo chi è disposto a morire può aprire le porte, infrangere le barriere, unire nell'amore gli uomini e le donne.
Viene Gesù, apre le porte e dice loro: "la pace sia con voi".
È la pace del crocifisso, non quella del potere che impone le sue condizioni militari o sociali, economiche o religiose.
È la pace che, con Gesù, offrono i condannati della storia, gli unici che possono aprire tutte le porte, superare le paure, a differenza dei potenti (militari, politici, religiosi), che continuano a dominare attraverso la paura.
Viene e soffia su di loro lo Spirito Santo, come nella Genesi cap. 2, quando Dio offrì agli uomini il suo alito divino, perché fossero la sua presenza nel mondo.
Ora soffia Gesù e offre il suo alito a tutti (non a pochi gerarchi) dando loro il potere del perdono.
1.Un perdono senza tempio, senza sacerdoti.
I capi giudei avevano stabilito alcune istituzioni sacre di perdono, controllate da sacerdoti, attraverso sacrifici e cerimonie nel tempio. Quei gerarchi controllavano la popolazione, presentandosi come portatori e padroni del perdono, all'interno di una struttura sacra dove tutto era regolato e stabilito da loro. In questo modo, insieme al potere sociale ed economico, erano soliti esercitare il potere religioso, apparendo come benefattori, sebbene, di fatto, fossero dittatori.
2. Ora è Gesù a perdonare, colui che è stato rifiutato dai sacerdoti (come in Mc 2,1-12).
Non perdona il potente del mondo, ma il crocifisso e condannato. Il perdono non proviene dall'alto, ma dal basso, da coloro che la "buona società" ha rifiutato; non serve per imporsi sugli altri, come è successo molte volte nella Chiesa, dove i chierici hanno dominato i fedeli tramite il sacramento della penitenza, ma è un puro dono d'amore che in verità possono offrire solo gli emarginati e i condannati. Ora non sono più necessari i sacerdoti, né il tempio, né il perdono falso dei politici del mondo, che dicono di perdonare per continuare a dominare meglio.
3. Gesù offre a chi crede in lui (non ad alcuni vescovi) il potere di perdonare.
Lì dove alcuni gerarchi hanno assunto il monopolio del perdono, ponendosi così al di sopra degli altri, viene distrutta l'esperienza pasquale del vangelo, che si esprime nella comunità che perdona perché è unita a Gesù, perché agisce in suo nome, a partire dalla testimonianza dei rifiutati della storia. Solo in nome di questi condannati la Chiesa può perdonare, superando con Gesù il circolo chiuso di vendetta ed ira, di violenza e contro-violenza. Solo loro, gli assassinati e gli oppressi, possono estendere il perdono messianico, in modo gratuito, senza usare mai il perdono come strumento di dominio sugli altri.
4. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi.
Il perdono non è cosa banale, qualcosa che si offre superficialmente come se fosse tutto la stessa cosa, ma implica due condizioni: 1) che la comunità di credenti perdoni e lo faccia in modo gratuito senza volersi imporre, senza voler dominare gli altri; 2) che altri lo accettino, scoprano il suo valore, lo accolgano e lo coltivino, lasciandosi trasformare dalla sua grazia. I cristiani devono offrire sempre il perdono, però ci saranno momenti in cui non lo fanno in modo autentico, diventando egoisti, ricercando i propri diritti o poteri, invece di cercare il bene dei poveri; in questo caso, essi ostacolano il perdono di Gesù e smettono di essere suoi testimoni, come continueremo a vedere durante le prossime domeniche di questo tempo di Pasqua.


Sullo stesso tema: La confessione nelle Chiese evangeliche (Max Thurian)

Se perdoniamo, siamo perdonati


Ikthys