ARRIVA L’AUTUNNO
Dal cielo plumbeo
una fitta pioggia
sfianca, sferza
fronde e facciate
delle case.
Tra i caseggiati un
vento forte ulula,
spazza le strade.
Una prima grandine
tambureggia sulla
spelta.
È l’autunno
che vela di grigio,
di arancio la natura
ancora verdeggiante.
Arrabbiato, s’impone
al ciclo del tempo.
Rivendica all’estate
il proprio turno.
Fa sentire a me la
sua forza, oscurando
all’istante il mio Io
interiore.
Defraudatomi la luce,
il calore di questa
stagione, di essa mi
rimane solo il ricordo.
Il suo intento?
Piegarmi
all’inquietudine,
alla malinconia.
Poichè autore
ne brama essere.
ADOLESCENZA
IN BICI
Tempo
di spensieratezza,
di lunghe corse,
di rapide discese,
per sentieri e pendii.
Momento
di ebbrezza,
di ore liete spese
al di là del paese tra
scampanellate e
stridii.
Meriggio
d’oro, sapido
di sollazzo,
di riso nello schivare
pastore e gregge.
Sogno
di avventura, rapido
quanto lo svolazzo
del rondone dal
ramoscello
alla gronda che lo
protegge.
Primavera
del cuore, gonfio,
ricolmo
di calde amicizie,
di acerbi amori
in un mondo del tutto
rosa.
Altalena
d’umore, dal salice
all’olmo,
di sosta al sapore di
liquirizie,
di ripresa verso la
città, i rumori,
tra peschi e ciliegi
tinti di rosa.
IL CIELO
Seduta, intenta
osservo
le sfumature del cielo
infinito.
Di uno azzurrino
delicato,
reso quasi bianco
da sprazzi di nuvole
candide,
vedo infondere
nell’animo mio
pace e quiete.
Vagare ora felice lo
sento
in quella immensità,
fino a raggiungere,
anche per un solo
istante,
uno stato di
beatitudine perfetta.
IL MONDO
L’uomo, il cielo,
le acque, la terra,
sono il mondo?
Il fragore delle
acque,
lo scorrere dei fiumi,
lo scroscio della
pioggia,
il tremare delle
montagne,
il sonno, il risveglio
della natura,
un battito d’ali,
il vagito di un bimbo,
l’amore, il rispetto,
l’affetto, l’amicizia,
è questo il mondo!
Il mondo è l’esistere,
il vivere,
il sentire nell’animo,
il vedere con gli occhi
del cuore.
Il mondo è Dio!
Dio è in noi e,
noi parte di Lui.
TRILLO
Di inizio lavoro,
che sa d’impegno,
costanza e
arrabbiature;
di pausa pranzo
al sapore di corse
frenetiche,
di prelevamento di
figli
dalla scuola invece
che di dolce o di
salato.
Trillo, ancora trillo.
Di un forno pronto,
che sa di fumo, calore
odori e piatti da
servire;
di elettrodomestici
e vetture in moto.
Trillo, poi ancora
trillo.
Di ripresa del lavoro
al gusto cartellino da
timbrare,
di polvere e scartoffie
da catalogare.
Trillo, ancora una
volta trillo.
Di fine lavoro e
spossante corsa verso
casa
a colpi di clacson.
Trillo, per l’ennesima
volta trillo.
Cena da preparare,
in tempi record,
rassettare, sopportare
litigi e capricci vari.
Trillo e sempre
trillo.
La mattina per il
lavoro
da ricominciare.
PASQUA
A voi campane
che quest’oggi
suonate a festa,
snodate dall’odio
i cuori affranti!
Che le suppliche dei
vinti elevate a Dio,
oltre gli squarci e i
nuvoloni neri diventino
colombe nell’alto dei
cieli.
Con i vostri rintocchi
compite miracoli!
Estirpate zizzanie tra
le
spighe di grano, perché
possano crescere e
biondeggiare alla calda
luce
del sole occidentale.
Lo zoppicante ancora
si
aggira vacillante tra
gli alti
cumuli di macerie di
animi.
Rendetegli fertile
quella
minuscola zolla
scovata,
dove il seme della pace
gettato possa
germogliare
e fruttificare.
Oggi liete, che
annunciate
la Pasqua, risuscitate
in loro
il Cristo sepolto da
tempo,
perché la fiamma
dell’amore
da Lui alimentata possa
illuminarli per sempre.
|
TU VITA
Finestra spalancata
del mio mondo, lasci
che rapido passi il tempo
degli anni miei, come il
vento in una silenziosa
stanza.
Che mi defraudi
l’anima,
e, sparpagli ovunque i
pensieri e sentimenti
miei
come dallo scrittoio i
fogli.
Che rovesci il mio
stato di cose, come
alla rosa il vaso.
Che i petali strappatole
risucchi nel suo vortice,
come i miei anni migliori
nella voragine del nulla.
Tu vita!
Fai scorrere i mesi dell’anno
voltando in fretta le pagine
del diario della giovane
autrice assente.
E, lo stesso fai con le mie
stagioni per poi fermarti
in quella autunnale vuota,
malinconica e nostalgica!
E FU COSI'
Smarritami
nel labirinto
dell’ ”io ancora
voglio”,
inappagata,
ripercorrevo
le vie in cerca di un
qualcosa.
Invece, me
dell’indomito volere
inseguita serpe tra le
sterpe incontrai
svoltando.
Confidavo
in un masso.
Nell’appagabile pace,
di in un silenzio
amichevole,
alla luce brillante del
rosone riflessa,
ero l’altro.
Nudo, affamato, malato
e stanco
che fissava il Cristo.
Tesi a lui la mano,
della mia pienezza lo
abbondai.
Della sua umiltà mi
vestì e
il vuoto in me
colmò di
gioia e amore
fraterno. Quel
qualcosa
che
disperatamente da
sempre cercavo
altrove
non
trovavo.
MI PRESENTO
Ho corti, neri,
crespi capelli.
Occhi grandi
e spenti.
Il colore della
pelle, le grinze
ho della
corteccia di
una sequoia.
Per tutti un afro
qualunque.
Per me io!
Mi presento!
Alba Nuda
(Limpida alba)
Arbusto
di primule in un
terreno arido e
arso.
Magro uccello
or canterino.
Dell’assoluta
libertà, del clima
prigioniero.
Sognatore
di nuovi orizzonti
e sensazioni
diverse.
Una donna
quale sono,
vorrei poter
essere.
Di uguali diritti:
nutrirmi, vestirmi,
lavorare prima di
tutto.
Saper scrivere,
far conoscere a tutti
lo stato d’animo mio,
della mia gente,
a me piacerebbe
tanto.
Impossibilitata,
volgo altrove lo
sguardo se ripresa
nella mia Africa.
Non amo intrusi,
né che ci mostrino
al mondo come
animali in cattività.
Abbiamo dignità,
che va rispettata
e non violata!
MIA MADRE
Mi è dinanzi, mi parla,
la guardo ma non l’ascolto.
E’ come se la vedessi
per la prima volta.
Sul suo volto, scorgo
i segni di una vita trascorsa.
La rivedo donna,
fedele al suo compagno; sua sostenitrice, nei momenti difficili; madre,
coraggiosa nel portare con gioia in grembo i suoi figli, senza negare ad
alcuno di loro, il diritto alla vita.
Affettuosa, perchè il
frutto del suo amore come un dono del cielo lo ha accettato.
Penso: i Sacrifici,
le rinuncie fatte nel crescerli, nell’educarli senza mai chiedere nulla;
alla sofferenza, alla malinconia, dovuta alla scomparsa di lui; alla
tristezza, che ancora oggi leggo nei suoi occhi; alle tante lacrime
versate per lui quel giorno, perchè all'improvviso mancatole accanto.
Giù per le gote ancora oggi una lacrima scivola.
Conosco questo dolore!
Piango ancora queste lacrime!
E le tue, mai mi sono sembrate tali.
Sono grosse gemme di diamanti che scintillando alla
luce, giù le vedo cadere e la tua ricchezza svanire.
IL VECCHIETTO
Un vecchietto canuto
allegro, in una stanza
d’ospedale incoraggia
l’amata con battute
spiritose.
La sua allegria mi
intenerisce il cuore.
L’osservo, a distanza,
di me non si accorge.
Mi ricorda mio padre.
I bei momenti vissuti.
Grazie a lui, oggi
l’ho
rivisto e sentito
ancora
una volta vicino.
UN TEMPO IL CUORE DI CRISTALLO
Dell’essere
mostrava emozioni.
Splendere
per purezza osava
quanto le
costellazioni.
Similmente
si sarebbe spento
e con la fine dei
tempi.
Se miseramente
non fosse finito nella
cupidigia degli empi.
Oscuratosi
or ne nasconde le
reliquie.
I falsi ossequi
del padrone rifiuta
mortificatosi.
A consacrarlo
ancora oggi è la sola
musa.
A coronarlo d’alloro,
da sempre il sommo
poeta.
|
L'ESTRO
L’estro esplodente,
guida l’operosa
avveduta mano mia.
Come lava, giù cola
dal mio io.
Con l’inchiostro
fluisce sui bianchi
fogli.
Nell’odierna ostile
realtà si avventura.
Tutto coglie!
Frenarlo
per poi espungere,
compendiare è
un’ardua impresa.
TERRA
DI NESSUNO
Lasciato
ogni ordine di cose
al suo padrone,
a ciascuno la propria
terra
in volo con la mente
sei
verso l’infinito.
La fantasia ti fa
volare,
la fantasia ti fa
sognare.
Senza limiti
temporali,
spaziali vaghi
inebriandoti.
Stupito, rapito da
tanta bellezza
questa terra
ti piacerebbe
possedere.
Ma non puoi !
La mente umana
contenere non può
l’Immensità.
Immalinconito ritorni.
Nell’ordine di cose
rientrato
comprendi che
l’infinito
è terra di nessuno.
LA PRIMAVERA
IN RITARDO
Laggiù in giardino,
un pesco dai rami
stecchi
aspetta bagnato
fradicio
un raggio di sole.
Perché, possa così
rifiorire, gemmare
tra sottili teneri
fili d’erba.
Coi rami chini
scruta la bruna terra.
Trovare in essa
qualche violetta
che a lui annunci
l’arrivo
della tanta attesa
primavera.
Nulla ancora spunta!
Con gli alti rami
oltre le case, spera
veder
tornare le rondini ai
loro
nidi vuoti.
Nulla appare!
L’acqua penetrando
dalle tegole sotto la
gronda,
lentamente sfascia
i piccoli nidi fradici
e abbandonati.
Le rondini migrate,
con i loro rondinini
che l’abitavano
non ancora ritornano.
Nostalgico,
ripensa alla scorsa
primavera:
alle felici grida dei
bambini;
ai prati coperti da
manti
di pratoline.
Ritto
nel bel mezzo del giardino
speranzoso ancora aspetta,
la tarda primavera arrivare.
DONNA
Libera,
padrona di sé,
intelligentemente
brillante e creativa,
sei ritenuta
dall’uomo odierno.
Giudicata più bella
e affascinante oggi
che in passato.
Nella società
rivesti un ruolo
importante.
Con lo stesso uomo
collabori a migliorare
la qualità di vita
del paese.
Dello stesso
in alcuni paesi
invece sei schiava.
Non godi di tali
diritti.
In altri sei
condannata
per sempre a rimanere
allo stato primitivo.
Eppure sei donna,
una uguale alle altre.
Con eguali bisogni,
diritti e doveri.
Perché dover subire
e non poter reagire?
VERSO IL MAR
ROSSO
Per un fellone gigione
i pesci annaspano,
boccheggiano nel
giàcchio,
incantati al suono di
ghironda
e di giga.
Invano su di essi il
giannizzero
svuota la ghirba.
Il ghibli li soffoca,
li sfianca.
Perché esoso, schivato
da tutti
imperioso abbatte tutti
e subito.
Volontari spediti,
venuti a galla
per sfamare la
moltitudine.
Traditi dagli ideali
degli uni,
degli altri, periscono
or soli
coscienti della
pienezza dell’amore
per i propri cari e
dell’inutile sacrificio fatto.
PRIMAVERA
Un castello su di un
colle, ai suoi piedi un fiume, come un nastro d’argento sotto il
ponte tranquillo scorre.
Allegra la
contadinella stornella,
i freschi fiori colti, nel suo cesto dispone.
Felice, lungo il
pendio fischietta il pastorello, mentre sazie più non belano le pecorelle.
Festosi e liberi,
stormi di uccelli
per il cielo sereno fanno mille giri.
Di rosa ora è il
pesco, di bianco invece il
pero, di verde è il bel prato.
Dietro ai monti il
sole splende,
tutto brilla, tutto è bello.
Nell’aria dolce e
profumata si desta la natura; Sbadiglia una finestra;
Squillano le trombe: la principessa delle stagioni!
Con leggiadra
morbidezza ed eleganza
per i prati in fiore, giù viene dal colle.
Esile la sua figura,
dal tessuto fine e leggero di organze traspare,
si ferma.
Al galoppo il principe
Inverno incontro le va,
le si ferma davanti,
con maestosa eleganza, chino la mano le bacia: benvenuta primavera!
Al suo sorriso con
dolce malinconia
tutti gli altri lo
vedono andare via.
|
CON CHIAVI DI VETRO
Aprivo
nel corso della vita
le porte del mondo,
conscia
di trovarvi la felicità.
La cercavo
nella gente, nelle cose
nuove,
antiche, a me care ma
non la trovavo.
Credendola
in viaggio verso di me,
ne percorrevo
tranquilla le vie per
andarle incontro.
Di lei, neppure
l’ombra.
Mi fermai, aspettai.
Ripetei
a me stessa: arriverà,
lo sento.
Trovarmi
sarà facile, possibile!
Ma sbagliavo.
Molte chiavi
si ruppero nelle toppe.
Tanti sassolini
entrarono
nelle scarpe.
Lunghi, gelidi
onnipresenti periodi “no”
mi assediarono
Mi alzai,
mi difesi
e capii: conveniva
una museruola.
Il freddo dell’ipocrisia,
la processione
dei rimpianti
mi ricondussero a me.
Peggiore, fu quel vivere
aspettando.
Ripartii
da me, dalle mie brevi
primavere e lì,
intravista la strada
della felicità,
buttai le chiavi di vetro
rimastemi.
A MIO
FRATELLO DICO
Siamo umani!
Perché tale condizione
ci accomuna.
Spegniamo l’acceso
odio
fra noi e in noi
alimentiamo
la fievole fiamma
dell’amore.
Vivere pacificamente
è un bene per tutti.
Non lasciamoci
affascinare
dalla società
dell’opulenza,
del consumo.
Non crediamo che solo
i beni
materiali a noi possono
dare
la sperata libertà e
felicità.
Non rivolgiamo ad essa
gran parte dei nostri
pensieri
e delle nostre energie.
Anche se delusi dagli
ideali,
dagli schemi politici e
convenzionali
non perdiamo fiducia
nella vita,
perché dal nostro
simile
ci si è sentiti
traditi.
Benché imperfetti,
possiamo
pur sempre migliorare.
Nell’arrecare danno
non vi è gioia.
La sofferenza altrui
sarà la nostra.
Non vi è gioia più
grande che
protendere la mano
verso il
proprio fratello, di
comunicare,
di comprendere.
Sosteniamoci l’un
l’altro!
Le fatiche e i dolori
della vita
graveranno di meno.
Insieme possiamo far
tanto,
migliorare la nostra
qualità di vita
e del pianeta.
MEZZOGIORNO
Gli uccelli svolazzano
come impazziti.
L’aria è afosa, nega
il
respiro persino agli
alberi.
Che, stanchi appaiono
là,
fermi sotto il peso del
fogliame.
Secchi, arsi dal sole
cocente,
sembrano attendere un
piccolo soffio di
vento.
Che, neppure il
continuo
svolazzo degli uccelli
pare provocare fra le
fronde
ancora verdi.
SON PICCOLI
AQUILONI
Tanti,
piccoli, colorati e belli
giacciono or soli, fermi, sulla
nuda terra.
Disseminati,
l’agghindano tutta,
quanto i fiori, gli
alberelli la viva
serra.
Al soffio del vento si
levano appena,
al suolo ricaduti
delusi piangono
pena.
Con le rondini sognano
partire
nel limpido cielo nuovi
orizzonti
comparire.
Raggiungerli da soli è
faticoso
con il filo teso da una
nobile mano
meraviglioso.
CRISTO
Cristo: Amore, Perdono,
Sacrificio e Vita
sei stato per l’uomo.
L’uomo che in te non
credette
e poi redento,
perché testimone, di
te, uomo e figlio di Dio
scrisse nel Libro
Sacro.
Lo stesso uomo,
negarti intende alle nuove generazioni,
per cui cancellare già
da adesso vuole dalla mente dei più piccoli
la tua viva immagine e
la tua presenza in loro.
Spegnere brama quella
piccola fiamma
che col tuo umano
sacrificio
accendesti nei nostri
avi,
benché fievole già
l’aveva resa nel corso dei secoli
con una amara
esistenza.
L’atroce delitto da
lui commesso al principio,
non è nulla in
confronto a quello che oggi pretende di fare.
Abolire il Crocifisso
è strappare da un corpo
l’anima;
quell’anima che alle
nostre misere vite tu donasti,
e simili a te ci
rendesti;
il tramite della
diretta comunicazione con Dio Nostro Signore.
Che noi lottassimo già
contro una vita vuota,
priva di valori, di
principi sani, a lui non basta,
perché vederci morire
dentro
è per lui sconfiggere
Te: il Bene, da sempre e per sempre.
Or dunque a noi
genitori
il compito di
tramandare ai posteri,
di generazioni in
generazioni,
la nostra viva,
costante e fervida Fede.
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