21 Settembre
Il programma oggi non è stato ben definito. Siamo infatti indecisi se
andare a visitare il Bontebok National Park, piccola area che protegge
diverse specie di antilopi, o fare una puntata alla De Hoop Nature Reserve,
altra area protetta che si affaccia invece sul mare. Parliamo un po' con
Peter che ci consiglia quest'ultima, anche se dovremo attraversare strade
sterrate. Salutiamo il carissimo padrone di casa e ripercorriamo a ritroso
la N2 per pochi chilometri, prima di infilare una strada ghiaiata che
anche sulla cartina è segnata solo con un'esile linea verde che va a sbattere
contro l'oceano. Anche qui gli scenari sono belli, esaltati anche dalle
nuvole che si stagliano bianchissime nel cielo azzurro. Arrivati a De
Hoop ammiriamo animali già visti: struzzi, bontebok, springbok, zebre
e così via. Ma ciò che impressiona sono le enormi dune di sabbia che separano
l'area vera e propria del parco dall'oceano che qui assume delle tinte
azzurre che vanno ad attenuarsi su un verde smeraldo. Decidiamo di lasciare
le nostre tracce su questa sabbia bianchissima, e dalla sommità di una
collinetta ammiriamo ancora una volta le maestose balene, null'altro che
punti scuri nel blu a cospetto di questi panorami infiniti. Usciamo dal
parco per proseguire la nostra rotta verso est, questa sera dobbiamo raggiungere
Mossel Bay. Ancora qualche decina di chilometri di sterrato che la nostra
macchina sopporta con naturalezza, se non fosse per la polvere ed il fango
che si depositano sulla carrozzeria, mascherando completamente il suo
colore rosso vivo. A Malgas il tempo sembra essersi fermato. Attraversiamo
infatti il fiume Breede River su una chiatta di cemento che si muove grazie
alla spinta infertale da due uomini di colore per mezzo di una grossa
fune metallica. Questo ponte ad azionamento umano è l'ultimo di questo
tipo rimasto in Sudafrica, e non si può dire che i 15 rand versati per
l'attraversamento non siano meritati.
Ci immettiamo nuovamente sulla N2, che tra un po' diventerà Garden Route,
e dopo un centinaio di chilometri giungiamo a Mossel Bay. Il bed and breakfast
che abbiamo riservato questa mattina prima di partire, l'Avenues Guest
House, è appena fuori città, in un quartiere residenziale molto tranquillo.
Heidi, la padrona di casa, ci dà il benvenuto e ci consiglia un buon ristorante
per la sera dove ritemprarsi con una buona scorpacciata di pesce.
22 Settembre
Salutiamo
Heidi dopo un'abbondante colazione e riserviamo la mattinata per una salutare
camminata lungo il St. Blaze Trail. Questo è un sentiero che percorre
il litorale per una quindicina di chilometri. In realtà noi ne percorriamo
solo una piccola parte prima di fermarci su un'alta scogliera ad osservare
le onde che si infrangono contro la roccia. La giornata è assolutamente
limpida ed il sole è caldo. Io e Alessandra ci sediamo sugli scogli divertendoci
a fantasticare sul nostro futuro.
La
mattinata scorre molto velocemente ed ormai è ora di proseguire verso
la Botlierskop Game Farm. Questa è una riserva privata scovata grazie
alla Lonely Planet e contattata tramite Internet, per mezzo del quale
abbiamo riservato una notte in uno dei loro bungalow, sfruttando la possibilità
di soggiornare presso le loro strutture. La curiosità è tanta; da ciò
che abbiamo letto sul sito il soggiorno dovrebbe essere dei più piacevoli
e ci dovrebbe essere la possibilità di vedere una buona varietà di animali.
In realtà la struttura è piuttosto recente ed anche la ricerca in rete
di eventuali feedback di altri utenti non ha fornito risultati. Entrati
nella riserva ci dirigiamo immediatamente verso la costruzione principale
che funge sia da ristorante che da reception. Qua siamo accolti da una
ragazza che ci indica immediatamente la nostra guida per le prossime ventiquattr'ore.
Si chiama John Lee ed è uno che oggettivamente può essere considerato
un bel ragazzo, insomma capello biondo e occhi azzurri, fate un po' voi.
Non solo sarà la nostra guida, ma per qualsiasi cosa dovessimo avere bisogno
lui è lì, sarà sufficiente fargli un fischio. Intanto ci spiega il programma
del pomeriggio e ci accompagna con una barca a motore verso la nostra
dimora per questa notte. Attraversiamo così un corso d'acqua scura circondato
tutt'intorno da una fitta vegetazione. Ogni tanto, da qualche albero,
un uccello si alza in volo emettendo versi strani: in particolare un enorme
volatile bianco e nero, lasciando la pianta dove era appoggiato, lancia
un grido schietto e stridulo: "Questo è un ibis!" ci informa John
Lee, prima di virare la barca verso il nostro alloggio. Si tratta di una
enorme tenda montata su una palafitta in legno che sovrasta il corso d'acqua.
Scopriremo poi che è comunque raggiungibile anche da terra. Scarichiamo
le valigie e saliamo le scale raggiungendo l'enorme terrazza dove una
coppia di sdraio in legno fa mostra di sé insieme ad un barbecue. Entrando
nella tenda altre perle meravigliano i nostri occhi: il romantico letto
a baldacchino, gli splendidi arredi in stile africano, il bagno in marmo.
Insomma una sistemazione a cinque stelle nel bel mezzo della foresta.
In realtà speravo in qualcosa di simile, ma non mi aspettavo di trovare
una cosa così bella! Io e Alessandra viaggiamo solitamente in libertà
ed in strutture molto semplici, ma per una notte ed in viaggio di nozze
uno strappo alla regola si può tranquillamente fare!
|
Dopo avere girato per un paio d'ore, John Lee ci propone di andare a visitare
l'area dove vengono protetti i leoni. Questo è uno spazio di circa quaranta
ettari dove i felini sono gli unici abitanti, ovviamente per evitare di
danneggiare le altre specie. Per potere entrare dobbiamo salire su una
camionetta più sicura. Dopo qualche minuto che siamo all'interno della
riserva riusciamo finalmente a vedere gli splendidi esemplari di leoni:
sono quattro, due maschi e due femmine, che stanno tranquillamente oziando
al caldo sole di questo pomeriggio. Ogni tanto buttano l'occhio verso
di noi, ma non sembrano troppo preoccupati della nostra presenza, se è
vero che il massimo sforzo che si concedono è quello di un lungo sbadiglio.
John Lee spiega che viene dato loro da mangiare una volta alla settimana,
dislocando il cibo all'interno della riserva ed anche sulle staccionate
che la delimitano, al fine di incentivare il loro movimento. E' fuori
discussione che questo non è il loro habitat naturale, ma vedere la loro
prestanza e bellezza riserva decisamente una grande emozione.
Terminato il game drive pomeridiano, torniamo in tenda per rinfrescarci
prima di una ottima cena al ristorante. All'esterno c'è anche il boma,
il fuoco che arde in una zona circolare delimitata da grandi sassi, ma
il vento freddo che soffia fuori sconsiglia la cena accanto al falò. Decisamente
più intimo ed accogliente cenare accanto al camino acceso all'interno
del ristorante, gustando piatti a base di struzzo e springbok. Torniamo
in tenda a piedi accompagnati dal verso di qualche uccello che osa sfidare
lo splendido e palpabile silenzio che ci circonda. Oltre alla torcia di
cui siamo dotati, ci fa luce un tappeto di stelle sopra di noi sul quale
troneggia la striscia biancastra della via lattea, a concludere in maniera
superba questa bella giornata.
23 Settembre
La
sveglia suona presto stamane. Sono solamente le 7, ma quando John Lee
ieri ci ha proposto di alzarci a quest'ora per una passeggiata all'interno
della riserva, abbiamo dato il nostro assenso e così eccoci pronti dopo
mezz'ora all'appuntamento con la nostra guida. Lo scopo di questa passeggiata
è quello di andare alla scoperta di qualche altro animale ed in particolare
al riconoscimento dei diversi volatili che risiedono qui. Nonostante il
sole che inizia già a scorgersi oltre le montagne, il freddo è pungente:
una camminata veloce è quello che serve per cercare di scaldarsi.
Botlierskop
Game Farm, ore 8.30
John Lee: Eccolo lì, il bufalo africano!
Marco: Bellissimo!
Alessandra: Ma è pericoloso?
John Lee: Guarda . E` l'animale di cui ho più rispetto, ancora più
del leone!
Marco: Ma lo possiamo vedere più da vicino?
John Lee: E` meglio starne alla larga, ma possiamo provare ad avvicinarci.
Occorre però nascondersi dietro ai cespugli per cercare di non farsi vedere!
Alessandra: Ma non sarà pericoloso?
John Lee: Beh, occorre un po' di attenzione, anche perché siamo a sfavore
di vento ed il bufalo potrebbe annusare il nostro odore.
Alessandra: Comunque lo possiamo vedere abbastanza bene anche da qua!
Marco: Dai facciamo qualche passo in più!
John Lee: E` sempre una tremenda sfida tra leone e bufalo! Solitamente
il leone ha la meglio, ma ho visto fotografie dove i bufali uccidono il
leone e se lo passano tra di loro con le corna.
Alessandra: Fermiamoci qua, dai!
Marco: Sembra che ci stia guardando!
John Lee: senz'altro ha annusato qualcosa. Vedi come tiene il muso
ed il naso in alto? Pensa che questa è la sola posizione utile per poterlo
colpire con un fucile. Se lo colpisci nelle corna la pallottola rimbalza!
Alessandra: Ma se dovesse arrabbiarsi e correre incontro a noi cosa
possiamo fare?
John Lee: Beh, basta correre sopra una di queste rocce qua intorno.
Lui non riuscirebbe mai ad arrampicarsi.
Alessandra: Okay, io sono un po' stanchina; andrei proprio a riposarmi
su una di queste rocce qua intorno!
Le
paure di Alessandra sono un po' anche le mie ed anche se ci rasserena
la presenza di John Lee, mi immagino che il bufalo possa iniziare a correre
all'improvviso e puntare dritto verso di noi che ce la filiamo a gambe
levate. Ritorno tranquillo solo nel momento in cui tra me e me penso "ma
insomma, cosa vuoi che sia un bufalo; tutto sommato anch'io sono stato
un piccolo esploratore delle Giovani Marmotte!"
Ad
un certo punto un rumore cupo e prolungato echeggia lungo tutta la riserva.
Io e Alessandra ci guardiamo meravigliati e rivolgiamo gli occhi a John
Lee, certi che ci possa fornire una spiegazione. Ed infatti, con un sorriso
ironico che rivela la nostra sorpresa, ci porta a conoscenza del fatto
che uno dei leoni che abbiamo visto ieri sta ruggendo, prova ne è che
il boato che percepiamo assomiglia molto al roarr di infantile
memoria che tante volte abbiamo letto sui fumetti. E come anche la natura
ci insegna, pure noi possiamo confermare, basandoci non più solo sulla
fiducia, ma anche sul nostro udito, l'appellativo di re della foresta
da sempre attribuito a questo splendido animale. Proseguendo la camminata,
saliamo l'altura che dà il nome alla riserva, Botlierskop, dove possiamo
osservare delle pitture rupestri; in seguito, discendendo ed addentrandoci
in un boschetto, come per magia troviamo una tavola imbandita con caffè,
tè e biscotti, che sono solo un anticipo dell'abbondante colazione che
ci attenderà circa un'ora dopo arrivati al ristorante. Ormai la giornata
in questa riserva è terminata; il tempo di saldare il conto, salutare
il nostro amico John Lee e di rimetterci sulla macchina, che qualcuno
ha provveduto a pulire, per proseguire il nostro tour itinerante. Quando
ho già percorso un paio di chilometri, ripensando al conto che ci è stato
presentato, mi sorge un atroce dubbio, che viene confermato dalla lettura
della ricevuta di pagamento. Alla cassa si sono sbagliati e ci hanno presentato
il conto di una coppia di ragazzi tedeschi che aveva soggiornato lì per
due giorni. Facciamo dietro front per chiarire la questione, quest'anno
con i pagamenti siamo un po' sfortunati! In realtà alla cassa si erano
già accorti dell'errore ad avevano già provveduto a stornare la quota
in eccesso.
Tranquillizzati dalla soluzione della questione, possiamo finalmente proseguire
per la città di George. Prima di arrivarvi, decidiamo comunque di riservarci
un paio d'ore di relax sulla spiaggia di Victoria Bay, una tranquilla
baia per surfisti. E' l'occasione per indossare finalmente pantaloncini
corti e maglietta e sdraiarci sull'erba per recuperare un po' d'abbronzatura.
Giunti a George ci fermiamo immediatamente alla stazione per riservare
un paio di biglietti per la corsa di domani dell'Outeniqua Choo-Tjoe,
un trenino a vapore che percorre la tratta George - Knysna attraverso
splendidi paesaggi. Purtroppo anche stavolta ci va male; il bigliettaio
ci informa infatti che il treno è completamente prenotato per i prossimi
tre giorni. Facciamo in seguito un giro per la via principale della città,
decidendo poi di dedicare un po' di tempo per aggiornarci su ciò che sta
succedendo nel mondo tramite il PC di un Internet Cafè. In realtà la curiosità
che più mi attizza è quella di conoscere i risultati delle squadre per
cui faccio il tifo, si sa ognuno ha i suoi difetti! Riprendiamo poi la
strada verso il B&B di questa sera; i soliti convenevoli, una doccia,
una cena ad un buon ristorante, come al solito impreziosita da un buon
bicchiere di vino bianco, e poi a letto.
24 Settembre
Partiamo
da George e ci immettiamo sulla famosa Garden Route, cercando di godere
dei paesaggi che questa strada, una delle più belle al mondo, sembra potere
garantire. Ci fermiamo ogni tanto per scattare qualche fotografia, favoriti
anche dalla bella giornata. Sul tratto che percorriamo affianchiamo talvolta
l'unico binario su cui procede lentamente l'Outeniqua Choo-Tjoe, il trenino
su cui non abbiamo potuto salire. Per alcuni tratti, la striscia di ferro
si addentra verso verdi foreste che circondano laghi più o meno grandi
e corsi d'acqua, aumentando il nostro rimpianto per la mancata scampagnata
ferroviaria. Poco dopo avere superato il tossicchiante treno, partito
prima di noi, all'altezza di un passaggio a livello decidiamo di fermarci
per scattare una fotografia, ammirandolo così da vicino e salutando, ricambiati,
i divertiti passeggeri.
Il
tragitto che ci conduce a Knysna è senz'altro bello, ma dopo avere sentito
migliaia di entusiastiche parole sulla Garden Route, sinceramente ci aspettavamo
qualcosa di più. Arriviamo a Knysna in tempo per riservare un posto sul
battello che ci farà scoprire, con una visita di quattro ore, l'omonima
laguna e la Featherbed Nature Reserve. Appena saliti sull'imbarcazione
ci vengono illustrate le modalità con cui si effettuerà il tour. Scopriamo
così con disappunto che una buona ora sarà riservata al pranzo che sarà
servito, per chi lo desidera, al ristorante che si trova all'interno della
riserva. Noi che c'eravamo preparati i nostri panini per sfamarci, dobbiamo
quindi attendere che la maggioranza dei partecipanti consumi il proprio
pasto. Nell'attesa facciamo un giretto nei dintorni della riserva, facendo
conoscenza con il Knysna lourie (il turaco di Knysna), ed il blue
duiker (il cefalofo blu). Si tratta, nel primo caso, di uno splendido
volatile con le piume verdi e una simpatica cresta che, una volta in volo,
mostra dei riflessi rossastri sulle estremità dell'ala. Il secondo animale
invece è la più piccola tra tutte le antilopi e la sua andatura è estremamente
veloce ed irrequieta. Purtroppo, in entrambi i casi, questi esseri sono
qui confinati all'interno di piccole aree recintate e fa un po' pena vederli
costretti in così angusti spazi.
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Prima di andare al B&B, ci concediamo un breve giro al Waterfront locale,
un centro commerciale decisamente più limitato rispetto a quello omonimo
di Cape Town. La serata si conclude con una buona cena a lume di candela
in un ristorante del centro di Knysna.
25 Settembre
Lasciamo
Knysna svoltando immediatamente sulla R339 in direzione del Prince
Alfred's pass, un valico di montagna che garantisce vedute spettacolari.
La strada, inizialmente, presenta l'altro aspetto di Knysna, quello nascosto
agli occhi del turista, fatto di gente che vive ai margini della società,
di casupole e baracche di legno e lamiera, probabilmente in condizioni
igieniche non accettabili. Poco dopo aver superato la township, la strada
si fa sterrata, alternando tratti di ghiaia e terra battuta; ci inoltriamo
in una foresta con pini ed eucalipti, notando qua e là qualche timido
cartello che invita a sperimentare i trekking di questa riserva, all'interno
della quale risiede ancora qualche raro esemplare di elefante di Knysna.
La vegetazione in alcuni tratti è talmente fitta e rigogliosa da sovrastare
la strada, formando un tunnel verde in cui solo raramente riescono a filtrare
i raggi del sole. Purtroppo, a causa dell'ora un po' tarda, delle buche
sul fondo stradale, ma soprattutto dello scarso livello di carburante,
impossibile da trovare proseguendo lungo il passo, all'altezza dell'incrocio
con la R340 decidiamo di ritornare verso la costa sulla Garden Route.
Ci fermiamo a Plettenberg Bay, località di mare che precede di poco il
parco Tsitsikamma, anticipandone alcune belle vedute ed altri suggestivi
scenari. Dalla via principale che attraversa la città, dopo avere fatto
bere la nostra vettura, sterziamo un po' a casaccio su una via laterale,
alla ricerca di un posto dove rilassarci per un paio d'ore. Arriviamo
così su una strada chiusa che domina dall'alto un'ampia spiaggia, verso
la quale ci dirigiamo. La bella e calda giornata ha favorito l'afflusso
di un buon quantitativo di persone, soprattutto gruppi di giovani e famiglie
con bambini. La presenza di un poliziotto in regolare divisa, se da una
parte ci tranquillizza, dall'altra ci fa dubitare sulla sicurezza di questo
posto, soprattutto in relazione al fatto che abbiamo la macchina parcheggiata
a qualche centinaio di metri. Però ormai abbiamo steso il telo da bagno
e, crogiolati sotto questo splendido sole che procura un gradevole tepore,
le nostre preoccupazioni si dissolvono velocemente. Aromi di creme solari,
spruzzi di acqua dell'oceano, giochi di bambini, richiami di mamme apprensive,
timidi baci da adolescenti: in Sudafrica si respira già aria di estate!
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Contenti per l'avvistamento, proseguiamo e dopo qualche chilometro siamo
di nuovo sulla N2. Ormai la giornata volge al temine e non rimane altro
che dirigerci verso il B&B che avevamo prenotato in mattinata. Quando
scarichiamo i bagagli ci accorgiamo di quanta polvere sia entrata nella
macchina e le nostre borse da viaggio, una volta nere ed ora color cenere,
ne sono buone testimoni. Il posto dove dormiremo questa sera si trova
oltre l'entrata dello Tsitsikamma ed è abbastanza lontano da centri abitati;
forse proprio per questo ci viene chiesto se vogliamo approfittare della
cena che verrà servita tra un'oretta. Accettiamo e dopo un po' ci ritroviamo
in compagnia di altre due coppie nella sala da pranzo, una semplice stanza
attigua alla cucina, dove fa bella mostra di sé una grande griglia sulla
quale sono adagiate delle sberle di carne alte tre dita. "Ed io dovrei
mangiare tutta quella roba lì?", si schermisce Alessandra. "Beh,
mangerai quello che ti va!", la rassicuro, pregustando già l'assalto
ai suoi avanzi. Come al solito ordiniamo un bicchiere di vino, stavolta
un rosso corposo da abbinare alla pietanza, e aspettiamo di essere serviti.
L'attesa è piuttosto lunga, ma quando arriva il piatto inizia la festa.
Il coltello seghettato affonda senza pietà sulla tenera polpa, che rilascia
profumo di brace e spezie; assaggio un primo boccone che lentamente si
scioglie sotto il lento movimento dei miei denti. L'operazione continua
in un delicato silenzio, fino a quando anche le mani intervengono per
sollevare l'osso e per agevolare l'assaggio degli ultimi brandelli di
carne. Poi il mio sguardo si volge verso Alessandra, anche lei impegnata
nell'assalto alla costata. Le ci vorrà un po' più di tempo, ma alla fine
anche sul suo piatto non rimarrà che uno spoglio osso, mandando a rotoli
i miei progetti per un succulento seppur parziale bis. Alessandra ora
è veramente piena; io, invece, senza vergogna - un po' come Bill Gates
quando afferma che Windows è un sistema sicuro - ho la faccia tosta di
ordinare anche il dolce, uno strano composto in cui pezzi di frutta galleggiano
stancamente su una crema marroncina. A questo punto non rimane altro che
prendere la via del letto!
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