Il passato è ormai passato
Il futuro chi lo sa?
Sol con l'Arte si rivela
Del presente la realtà.

 (MetàStasio & Metà Io)

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L'Antefatto: Il mistero dei quadri scomparsi

Avrei dovuto mordermi la lingua? No, ditemi voi se non vi sembra che io abbia avuto, nel mistero dei quadri scomparsi, una parte men che marginale. Eppure tutto nacque quando riferii a Ugo la notizia che la mia amica Sandra,  pittrice di Novi Ligure, aveva preso la direzione artistica di una galleria d'arte a Gavi.
"Che bello! Sentila subito, potremmo farci una mostra, a Gavi!" fu la entusiastica accoglienza del Maestro. Il tempo mi passò tra i vari impegni di questa mia prima estate toscana e quando finalmente mi misi in contatto con Sandra, Ugo aveva già annunciato a mezzo Livorno e parte di Roma che presto avremmo fatto una mostra a Gavi, quindi non mi restava che confermare.
Gavi Ligure è un paesello dalle antiche e nobili origini, in mezzo alle colline del basso Piemonte, un po' isolato, non esattamente un crocevia. Una sola strada porta a Gavi, però si chiama "la strada del vino". Questo connubio tra arte visiva e degustativa ci entusiasmò. Ci sentivamo produttori dell'una e  fruitori dell'altra. Insomma in buona posizione per scendere in cantina e festeggiare la decisione con un bicchiere di Gavi. Fu lì che il Maestro mi disse "Ho visto Umberto, Umberto Croce a Livorno, sarà venuto a passare qualche giorno d'estate in Toscana... insomma gliel'ho detto, sì, della mostra, è entusiasta! Viene anche lui, che bello! Vieni, gli facciamo un'improvvisata e ci presentiamo in studio con una bottiglia di Gavi per brindare all'Arte".
Ai Casini dell'Ardenza non ci sono solo vecchi mattoni, per fortuna recuperati ad una nuova godibilità, ci sono anche studi di pittori. Umberto ci accolse in pantaloncini, ciabatte e sopracciglia, con in mano una grossa coppa appena vinta. Stappammo il vino e cercammo inutilmente dei bicchieri. Ugo additò la coppa "versa lì! che bello, sarà di buon auspicio... 'sto filibustiere, vince sempre primi premi" e poco dopo "adesso basta bere, andiamo a trovare Leonardo Tarrini in studio, ci aspetta... anche a lui ho parlato di Gavi, è felicissimo di partecipare!". Servirebbe a qualcosa dire che me lo sentivo? un presentimento: se in due siamo appena appena pericolosi, in quattro potevamo essere micidiali.
Alla fine a Gavi ci presentammo in sei, neppure ad Agosto come sperato, ma ai primi di Settembre perché Octavio non aveva voluto scambiare le date.
Octavio, tedesco di origine spagnola e di animo gitano, produce Trash-Art. La materia prima è poverissima, gli costa solo la fatica di raccoglierla nelle discariche, poi ci lavora sopra con tecniche miste e buoni risultati.
Quando andammo per montare la mostra il produttore di arte-spazzatura stava portando via la sua arte dimenticando il resto, tra cui il cadavere di uno spaventapasseri. Renato Lacquaniti si offrì di rimuoverlo con grande sprezzo del pericolo.
Il Maestro studiò dapprima i locali, poi dispose le tele assegnando a ciascuno di noi cinque il suo spazio. Al sesto si riposò.
Quando arrivarono le bottiglie del Gavi-di-Gavi riprendemmo slancio e terminammo a tempo.
Data l'accettabile distanza di Gavi da Genova, delle successive aperture giornaliere ce ne occupammo io e la Sandra, come pure dello smontaggio e imballo delle opere che avvenne con un po' di confusione per via di due pittrici che stavano montando la mostra successiva.
A Livorno ognuno venne a ritirare i propri lavori. I conti erano semplici da fare: tanti quadri consegnati, tanti quadri ritirati. E QUI CASCA L'ASINO. Erano scomparsi tre pregevoli dipinti di Leonardo. Scomparsi senza lasciare traccia, neppure qualche indovinello tipo caccia al tesoro. Che fosse la vendetta dello spaventapasseri era un'idea suggestiva, ma poco realistica. Rifeci a ritroso il percorso e le poche tappe. Ricercai in tutti gli anfratti della galleria, financo nel bagno. Nulla. Ad un esame esauriente dei fatti, i quadri sembravano scomparsi per strada, tra Gavi e Livorno, dove ero certo di non essermi fermato neppure a far benzina.
Nel mio mondo razionale un problema non può restare senza soluzione, così dissi di essere stato assalito da un tubero gigante che aveva prelevato i dipinti. Leonardo commentò "Peccato un'essecci colla tele'amera". Umberto: "Eeeeh, ma queste cose qui non devono mica accadere, al giorno d'oggi...". Ugo non disse nulla, ma so per certo che ogni volta che mangia una patata, la guarda con sospetto.

©Aemme         (Settembre 1997)

 

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