Il passato è ormai passato
Il futuro chi lo sa?
Sol con l'Arte si rivela
Del presente la realtà.

 (MetàStasio & Metà Io)

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Il fatto: Come nasce un gruppo.

 A Livorno Ugo ebbe la delicatezza di condividere la sua personale di pittura con me, senza neanche farlo pesare. Insistetti per chiamarla "Il Maestro e l'Artigiano" e lui acconsentì. Avevo già pronte le locandine, con vedute di Livorno incise in positivo e quindi stampate con inchiostro chiaro su carta scura, non ci restò che apporre il titolo con il "piccì".
In realtà la presenza del Maestro in galleria si era notata già nei giorni precedenti per aver ottenuto l'aggiudicazione del primo premio alla mostra a concorso che si chiuse il sabato. La domenica mattina montammo la nostra duplice personale. La domenica pomeriggio alle 18.00 inaugurammo. In omaggio a Ugo erano presenti i notabili della città, almeno in fatto di critica e di arte, ovviamente ne trassi vantaggio anch'io.
Passata l'affluenza e la piacevole confusione del vernissage, i giorni seguenti trascorsi in galleria si svolsero più tranquilli, al punto di lasciarci il tempo di realizzare un'idea scherzosa: scrivere a quattro mani una poesia sull'arte. Io mi buttai sulla parte descrittiva, Ugo fu la musa ispiratrice dei versetti sull'attualità dell'arte.
Eravamo lì, in un raro momento di solitudine, a meditare sui primi versi appena abbozzati, quando la porta si aprì ed entrò assieme ad un soffio di aria gelida il milanese Umberto, intabarrato e sorridente. "Sei a Livorno!" gli gridammo in coro, stupiti dall'evidenza. Lo stupore continuò davanti alla presentazione della sua ultima monografia, frutto della virtù di un "piccì" adoperato con maestria. Una copia per ciascuno di noi. Naturalmente ce la facemmo dedicare. E qui, con la solita, incredibile tempestività, arrivò Leonardo con la telecamera. La galleria vibrava di attività: Umberto a studiare dediche, Leonardo a provare inquadrature e noi, il Maestro e l'Artigiano, a far da comparse. Il regista volle anche il sonoro e la nostra umiltà fu superiore ad ogni elogio. Poi Ugo commise un piccolo errore, una sbadataggine, disse "Visto che siete tutti qui, vado un momento dal corniciaio".
Un attimo dopo Leonardo ed io eravamo attorno a Umberto a suggerirgli la dedica. Così ci trovò Ugo, cioè in atteggiamento molto sospetto. "'Sti filibustieri... hai capito, si sono coalizzati per fottermi... guardali che fanno un capannello tra di loro e non gliene importa di lasciarmi in disparte" ma si capiva che era contento. IN PRINCIPIO ERA IL VERBOSO... nella dedica a Ugo, qualsiasi riferimento alla realtà era assolutamente voluto.
La poesia progredì lentamente nelle poche ore tranquille, perché Umberto e Leonardo ci vennero a trovare tutti i giorni in galleria. Decidemmo anche di festeggiarci con una pizza, alla sera, ma non il giorno della chiusura che capitava il 31 Dicembre, andasse per il 29.
Invitammo anche Franco Catalucci, prezioso fotografo d'arte e di artisti. Finì bene, in studio da Leonardo, a giocare con la telecamera e a far foto.
 Nonostante il raffreddore e le interruzioni di Ugo che mi riversava addosso profonde considerazioni sull'arte pittorica senza lasciarmi il tempo di tradurle in poetica, la poesia fu terminata a Capodanno. Rileggendola ci rendemmo conto che i quattro filibustieri si sentivano bene insieme, per lo meno si divertivano.
"Che bello, potremmo fare un gruppo" disse Ugo con entusiasmo.
"Visto che siamo in quattro, il gruppo dei quattro, anzi per brevità il G4" azzardai. "
"Sì, mi piace, e poi tu potresti scrivere qualcosa su di noi... oh, solo su di noi! come ricordo di qualche avvenimento, qualche momento passato insieme... eh?"
Come no! Cominciai subito, con piacere. Però, per amore di precisione, ripresi la poesia appena terminata e riscrissi l'ultimo verso:
"... CASINISTI  DI  QUALITÀ !"

©Aemme                  (Dicembre 1997)
 

 

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