Il
torrione della Caprazoppa si trova su uno dei promontori Finalesi che
delimita il territorio a ovest. Simile alla vicina torre di San Donato,
ha la base quadrata di circa 4.50 metri di lato ed è alta 9.00 metri, è
costruita in muratura mista di pietre irregolari e mattoni.
All'interno presenta un
unico vano, con volta a padiglione e finestra sul lato verso il mare.
Una botola in origine munita di scala retraibile a pioli, accede al
livello superiore. Entrambi i piani sono pavimentati in mattoni di
cotto, disposti in file verticali e orizzontali da nord a sud.
L'accesso alla torre
avveniva tramite una porticina a poco più di due metri dal piano di
campagna, sulla facciata orientale posta al limite dello strapiombo
roccioso, all'evidente scopo di rendere difficile l'assalto.
La capra e il pastore
A
Finale ligure un pastore, era proprietario di una capra. Ella era fonte
di vita per il pastore, perché da essa egli ricavava latte, formaggio e
altri prodotti che poi avrebbe rivenduto al mercato. Un giorno non
potendo più mantenerla la vendette a un pastore che aveva un gregge di
200 capre. Quando la capra arrivò nel gregge il maschio cercò di
accoppiarsi. Essa si oppose strenuamente e nella lotta che ne seguì la
gamba della fuggitiva si ruppe. Il pastore non sapeva che farsene di una
capra zoppa. Siccome a quel tempo era reato uccidere le capre, decise di
ricoverarla nella torre del promontorio occidentale più povero di
vegetazione. Dopo alcuni giorni la capra si riprese e siccome non aveva
concorrenza mangiò tutta l'erba. l'unico problema era che essa rimase
zoppa per il resto dei suoi giorni. In memoria di quella capra il
torrione si chiamò "Torre della Caprazoppa"Alessandro
R. Jacopo P. c l 2°e
La Storia Di
Varigotti
Come sia nata Varigotti è incerto dirlo,
l’unica cosa certa è che la conformazione naturale ad ansa riparata da quasi
tutti i venti aveva fama di essere il miglior porto naturale di tutta la Riviera
di Ponente; ma i collegamenti con lo stesso, se c’erano, erano quasi
impercorribili ad un traffico commerciale, dovendo usufruire di ripidi sentieri
stretti e difficili. Probabilmente era un porto-rifugio che nel tempo si
trasformò in un porto-fortezza.Taluni studiosi suppongono che il porto
risalga addirittura alla metà del II secolo d.c., altri attribuiscono tale
fondazione ai bizantini, in epoca quindi alquanto posteriore.
Varigotti era più esattamente un castrum con
propria circoscrizione civile e militare, quindi base navale per la sorveglianza
di tutta la riviera di ponente. Vi sarebbero quindi stati: una fortezza su Punta Crena, un gruppo di edifici più leggermente protetto e uno
sbarramento all’imboccatura del porto. L’andamento delle mura perimetrali è
ancor oggi visibile: a circa metà altezza sul versante orientale del promontorio,
spicca un poderoso muro, che si differenzia nettamente dai vari terrazzamenti,
per la continuità lungo un’intera curva di livello, costruito con grosse pietre
squadrate e tra loro saldate, così da sfidare i secoli.
Questa struttura, rimase sino al 641, anno nel
quale Rotari spazzò i bizantini dalla Riviera ligure distruggendo fortezze e
città; Varigotti sede militare, la cui ragion d’essere stava unicamente nel
porto, inutile per i longobardi, privi di flotta, rimase deserta ed abbandonata.
Giunse il periodo delle scorrerie saracene
provenienti da Frassineto base permanente araba in Provenza; le condizioni di
abbandono del porto di Varigotti hanno spinto presumibilmente all’inizio i
saraceni a cercare più volte un rifugio occasionale e dopo costatare come esso
era poco accessibile da terra e nello stesso tempo come la popolazione locale
fosse inoffensiva e povera.
Il nome di “saraceni”, rimasto
tradizionalmente agli abitanti, lascia fondamentalmente supporre che essi
costituirono una base stabile.
Di conseguenza, una sorte di osmosi si sarebbe
sviluppata, poco a poco, tra i marinai, le truppe arabe e la popolazione. A
sostegno di tale tesi è rimasta la caratteristica moresca delle abitazioni in
qualche casa del vecchio borgo di Varigotti e della piccola frazione di Ca’ dei
Mori, elemento architettonico quasi unico in Riviera. Inoltre, Ca’ dei Mori, sia
per il nome, sia per la posizione arroccata su uno sperone, e le modalità di
costruzione, fu indubbiamente un vero forte arabo, il quale permetteva di
controllare la mulattiera proveniente dalla Selva, unico accesso diretto a
Finale. Questa permanenza si protrasse sino a che il centro principale saraceno
a Frassinetto non fu attaccato e distrutto.
Nel 1127 i monaci benedettini di Lérins si
insediarono a S. Lorenzo e si presume introdussero la coltura dell’olivo.
L’abitato di Varigotti aveva perso in quel
tempo ogni importanza, ma il porto non rimase deserto fu sempre un ambito
possesso, conteso da Noli e il Marchesato del Finale. Fu così che gli abitanti
del luogo lasciarono la zona del porto, così aspramente contesa ed iniziarono a
spostarsi a ponente per dedicarsi all’agricoltura e alla pesca. Sorsero così in
collina nuclei di case fortificati come il Pino e Chien; le frazioni furono
collegate con una serie di mulattiere che portavano, dopo aver traversato Isasco,
sull’altopiano delle Manie.
La disputa ebbe fine quando i marchesi del
Carretto, signori di Finale, scacciati da Noli, non potendo utilizzare il suo
scalo potenziarono e fortificarono l’ottima rada di Varigotti. Dal XIII secolo
le sorti di Varigotti sono strettamente legate a Finale e l’abitato si espanse
in proporzione ai traffici commerciali, aumentarono le imbarcazione da pesca e i
vascelli da cabotaggio. Varigotti si costituì “compagna” ovvero una libera
associazione di uomini dei villaggi, che come le analoghe del Finalese avevano
potere corporativo.
Caduto il marchesato del Finale con la
vittoria Genovese nel 1341, ebbe termine questo periodo di prosperità. La
Superba voleva mantenere l’esclusività della sua potenza marittima e tendeva ad
annientare ogni possibile rivale. Il porto di Varigotti ottima base navale,
venne colmato con terra e sassi (stessa sorte toccò a Savona nel 1528) ad opera
di nove galere.
Dopo l’ultima invasione dei Turchi del 1559 si
decise la costruzione di una torre di vedetta sul culmine del promontorio, che
da allora è nota come Castello. Testimonianza di uno sviluppo del borgo sulla
piana a ponente, è la costruzione di un’altra chiesa intitolata a S. Antonio
affiliata alla Pieve finalese. S. Lorenzo divenuta scomoda per la distanza
dall’abitato e per la difficoltà e l’angustia delle strade fu abbandonata.
Passato il flagello saraceno sopravviene la
guerra; la Spagna invade il marchesato, Genova signora di Noli, approfittando
della situazione tenta di spostare i confini e nel 1582 costruisce una torre nel
luogo detto La Carruba, l’attuale Torre delle streghe, col pretesto di reprimere
il contrabbando del sale. I varigottesi protestano chiedendo l’intervento
spagnolo e l’imperatore in persona ordina ai genovesi il ritiro delle truppe.
Dopo circa un secolo la Spagna cede a Genova
il diritto su Finale compreso Varigotti i cui abitanti non vedevano di buon
grado i nuovi “padroni”.
Dai documenti risulta che la principale
attività della popolazione maschile varigottese era sul mare, alla coltivazione
dei campi provvedevano le donne e i ragazzi e questa doveva essere di sola
sussistenza.
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