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Opere di difesa nella Liguria di Ponente


Il problema della difesa costiera per le popolazioni che abitavano nelle Riviere divenne drammatico a partire dai primi anni del cinquecento a causa delle sempre più frequenti scorrerie barbaresche.
Questo fatto fu la conseguenza della nuova politica di Genova che si alleò con Carlo V, entrando così nell’area di influenza dell'Impero ispano-asburgico. Ciò le diede il vantaggio di garantirsi i commerci con il Nord-Europa, ma la inserì anche nel conflitto tra l'imperatore e Francesco I, che poteva contare sull’alleanza con i Turchi che, a loro volta, avevano l’appoggio di un’efficiente organizzazione di corsari africani che rendevano difficoltosa la navigazione nell’alto Tirreno ed insicure le coste liguri.

La gente del luogo aveva già subito le feroci invasioni saracene del 9° e del 10° secolo a causa delle quali furono costruite in tutta la costa ligure e nelle valli interne moltissime torri difensive o di vedetta. Queste torri sono chiamate  “dei saraceni” ma, in realtà, avevano la funzione antisaracena. Vicino ad esse spesso si trovano dei castelli e fortificazioni attribuite ai saraceni. Tra questi ricordiamo la torre rotonda di Eca Nasagò, situata sopra una rocca inaccessibile che domina la valle del Tanaro presso Ormea, sede stanziale documentata di uno stato saraceno fino all’ XI secolo, o il cosiddetto “pilone del Moro”presso Pesio (Cuneo), o la torre di Grimaldi, a Grimaud, dal nome di Gibellino che contribuì nel 972 alla vittoria cristiana sul Frassinetto, o la Roccaforte in rovina, detta castello “dell’ Uccello”, dominante la confluenza della Val Ponci con la Val Sciusa alle spalle di Finale-Pia, o, infine, le rovine del castello di S. Agnès, del 10° secolo, borgo situato sopra Mentone (Francia), da dove si può ammirare il mare.

Molte località liguri mantengono il nome “Frassineto” che è un vocabolo di origine araba ed indica un luogo fortificato così come numerosi monti sono ancora chiamati “Moro” o “dei Mori” e fanno supporre l’esistenza di parecchie roccaforti saracene nelle zone impervie dell’entroterra dominanti la costa.
A questi esempi di costruzioni probabilmente anteriori al Mille, si deve aggiungere anche l’ alta torre quadrata dello scomparso castello di Castelletto d’Erro che risale al 10° secolo e si trova nelle vicinanze di Acqui Terme, lungo la dorsale che divide la valle della Bormida da quella dell’Erro. In quella zona i saraceni calarono per ben due volte, saccheggiando completamente la diocesi e l’abbazia di S. Salvatore di Giusvalla, alle spalle di Savona.

Ma la maggior parte delle opere di difesa in Liguria risalgono al 16°ed anche al 17° secolo.
Certamente i corsari hanno portato delle conseguenze al territorio ligure, infatti sono sorte, proprio in questo periodo, numerose opere di difesa antisbarco o di avvistamento su tutta la costa e nell’entroterra, che la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici ha provveduto ad individuare e catalogare.
Il costante pericolo proveniente dal mare aveva spinto la Repubblica di Genova a riorganizzare le opere di difesa o di avvistamento del litorale, provvedendo al restauro di quelle esistenti ed alla costruzione di nuove nei luoghi sprovvisti di mura. Una volta verificata la necessità di procedere alla costruzione di una fortificazione, la stessa veniva affidata alle comunità locali sotto la supervisione dell’amministrazione genovese. Questo fatto spiega le forme diverse delle fortezze.
Il tipo di fortezza da costruire dipendeva dall’uso a cui doveva venire adibita e dalle possibilità economiche della comunità cui appartenevano.
Le fortificazioni potevano essere a pianta circolare o poligonale, mentre le tecniche tecnico-strutturali presentano le stesse caratteristiche: muratura di notevole spessore, eseguita a “sacco” utilizzando materiali locali, pareti interne ed esterne intonacate con calce bianca, per ottenere superfici impermeabili, forma a scarpa negli ornamenti esterni, ingresso piccolo e sopraelevato rispetto al piano esterno, vano interrato.

Le opere fortificate si possono suddividere in tre categorie:

1. Opere a carattere prevalentemente difensivo situate di solito sul mare o nelle vicinanze dei centri non protetti da mura di cinta. Sono generalmente torri, bastioni quadrati o poligonali come, per esempio, i torrioni di Riva Ligure, di Aregai, dell’Arma e di Borgio, tutti quadrati, o la fortezza di S. Stefano al Mare, caratteristica per i suoi nove lati, la torre dei marmi di Cipressa che è a forma pentagonale, o infine, passando al Levante, la torre del Fieno detta anche del Gropallo a Nervi, la torre del cimitero di S. Michele di Pagana ed il torrione di Andrea Doria a S. Fruttuoso di Camogli. Ma ci sono anche i torrioni a pianta circolare, iniziati a costruire dalla metà del ‘500, che erano più adatti alle nuove esigenze di combattimento, tra i quali ricordiamo il bastione di Ceriale del 1564, di Laigueglia e di Andora sempre del 1564, del Borgo Coscia di Alassio del 1546, di S.Bartolomeo del Cervo, di Vallecrosia e la torre di Prarola su uno scoglio, presso la costa di Porto Maurizio finita nel 1564.

2. Opere aventi come principale funzione quella di avvistamento e di segnalazione del pericolo “turco”. La loro posizione di solito era lontana dai centri abitati, ma essendo dominante consentiva di poter trasmettere lesegnalazioni anche a notevole distanza. Come le prime, anche queste costruzioni potevano servire anche per la difesa o venire usate come rifugio in caso di necessità. Avevano, di solito, una pianta quadrata e i muri perimetrali non sempre erano a scarpa. Tra queste opere ricordiamo: la torre esagonale di Vendone, del ‘200 alta circa 25 metri, facente parte di un castello, di cui restano poche tracce, situata in posizione dominante tutta la Valle Arroscia fino al mare, e la torre dell’isola di Bergeggi. Vi sono delle eccezioni per quanto riguarda la pianta quadrata e sono: le torri rotonde di Vegliasco sopra Alassio e dell’isola Gallinara, finita nel 1547, le torri di Cervo, di Torrazza d’Imperia e di Pompeiana (Torre dei Panei). Partendo dall’attuale confine italo-francese si incontrano le torri di Grimaldi e della Mortola, la porta Canarda, le torri di Sapergo e dei Mostaccini a Bordighera, tutte precedenti il 1500; la torre di Terzorio e la “Gallinara” a Cipressa costruita in posizione dominante ed isolata nel 1544; la torre quadrata di Ceriale, anteriore senz’altro al  bastione, le torri della Caprazoppa, di S. Donato,  e di Varigotti, tutte nel comune di Finale Ligure; la torre di Coreallo sopra Spotorno, della fine del ‘400,  e la simile torre d’Ere a Bergeggi, le coeve (dello stesso tempo) torri di Valleggia e di Sanda, subito sopra Celle Ligure; le torri di Legino presso Savona e, infine, passando a Levante, la torre di Sant’Apollinara di Sori, simile alla torre superiore di Sanda.

3. Opere classificabili come vere e proprie fortezze costruite in riva al mare direttamente dai genovesi con funzioni antisbarco, ma che potevano essere utilizzate anche contro le comunità costiere in caso di rivolta contro la Repubblica. Il fortino di Albenga costruito nel 1587, con la sua planimetria quadrata e i bastioni ai quattro angoli ne è un esempio tipico. Ricordiamo il Castelfranco di Finale, costruito da Genova nel 1365, il Priamar di Savona, il castello di Prà e quello di Celle costruito direttamente sulla spiaggia nel mezzo del centro abitato e demolito nell’800 per lasciar passare la ferrovia Genova/Savona. A Levante abbiamo il castello di Rapallo di origine più antica con la torre quadrata che lo sovrasta, o la cittadella di Villefranche sulla Costa Azzurra, costruita dal Duca di Savoia del 1560.

Oltre alle costruzioni fortificate in funzione antisaracena di cui abbiamo parlato, esistono nel territorio ligure situato immediatamente alle spalle della fascia costiera numerosi insediamenti difensivi di carattere privato, come ville rustiche affiancate da torri, in genere a pianta quadrata e casolari fortificati a pianta rettangolare con alta base scarpata e guardiole pensili rotonde agli angoli, detti popolarmente “case saracene”.
Ricordiamo, per esempio, le case-forti sul Rio Lorio e Cassisi, entrambe a Celle, la casa Anfossi di Bastia d’Albenga, l’attuale canonica di Rollo di Andora. Di solito, però non si parla di queste costruzioni come di opere antisaracene fortificate, in quanto vengono considerate solo ville o palazzi.
Le ville fortificate risultano essere numerose nelle campagne intorno a Genova o nei centri di commercio come Chiavari, Savona, Albenga e Ventimiglia.
Grazie alla grande espansione commerciale, già alla fine del ‘200, nei dintorni di Genova, vennero costruite grandi case, che a partire dalla fine del XV secolo, vennero usate come sedi di rappresentanza e segno di ricchezza. Dato il pericolo di incursioni di pirati, a fianco al corpo principale, veniva costruita una torre di difesa.
Le case fortificate in Liguria sono davvero tante per cui ne ricordiamo alcune come Villa Elisa ad Albaro (Ge), Villa Asplenati a Coronata di Cornigliano con la sua torre ancor oggi chiamata “del Moro”, Villa Lomellini a Multedo ora chiamata Rostan, Villa Della Chiesa sul lungomare di Pegli, Villa Lomellini sempre a Pegli, trasformata nell’800 nel famoso albergo Mediterranée che conserva ancora intatta nel retro l’alta torre quadrata. A Rapallo è stata restaurata, in località Cappelletta, la torre Menegotto al cui fianco era stata costruita una grande dimora.
Savona, essendo la più importante città dopo Genova, rivale di questa fino al 1528, possiede dopo il capoluogo ligure, nelle sue campagne, il maggior numero di edifici di questo genere. Tra questi ricordiamo: Casa Bertani a Lavagnola, “le Cantine” ad Albisola.

Tra le numerose case con torre affiancata possiamo analizzare Villa Balbi di Albisola Capo. Essa sorge in riva al mare, in un punto dove per i corsari sarebbe stato facile approdare e, attualmente, in apparenza non presenta tracce di difesa anche perchè nel '700, quando fu costruita , non si temevano più attacchi provenienti dal mare. Ma se la si osserva attentamente ci si accorge che la villa ha un corpo centrale non troppo grande a cui sono affiancate due ali più leggere e più basse, dove sul lato Ovest, si trova anche la cappella. La casa ha anche una scala esterna che porta al piano superiore, a differenza delle usanze del tempo. Le finestre sotto il piano nobile sono state aperte solo in un secondo tempo. Sul lato di ponente, ci sono delle parti che ricordano la presenza di una torre, poi distrutta. Probabilmente in passato la casa era una piccola casa-forte, come quelle della vicina Celle, trasformata dai Balbi in residenza signorile con l’aggiunta dello scalone esterno e con la demolizione della torre.

Un’altra casa campestre fortificata, trasformata nell’800 in apprezzata residenza dalla famiglia Hambury, che a partire dal 1867 creò il famoso giardino botanico, è il “Palazzo” situato all’interno del territorio demaniale Hanbury di Ventimiglia. La casa presenta una torre che sicuramente in passato aveva la funzione di torre di avvistamento.

Un altro aspetto particolare del territorio ligure che risale al tempo dei pirati sono le chiese fortificate.
A parte la chiesa di S.Martino della Costa di Framura, dove l’attuale campanile era in passato la torre quadrata del castello di avvistamento e difesa dei borghi sottostanti, e anche la parrocchia di S. Nicolò di Chiesa Nuova e la chiesa di Legnano, entrambe in frazioni di Levanto, dove i campanili venivano nell’antichità usati sicuramente come torri di avvistamento, bisogna andare a Lingueglietta, frazione di Cipressa, per osservare l’unico esempio ligure di chiesa fortificata, ottenuta mediante la trasformazione nel ‘500 della chiesa romanica. Probabilmente la chiesa, pur essendo stata trasformata in una fortezza, ha sempre continuato a svolgere la sua funzione religiosa, con, in aggiunta, gli elementi necessari per renderla un sicuro rifugio, nel momento di bisogno.
Questo doppio uso religioso e militare ricorda le chiese rotonde-faro-fortezza dell’isola di Bornholm (Danimarca), nel mar Baltico, tra la Polonia e la Svezia.





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