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L'Europa nel XVII secolo
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Verso la metà del Seicento iniziò in Europa un periodo di declino e depressione. Le calamità naturali (carestie, pestilenze, terremoti) colpirono pesantemente le popolazioni europee. Ad esempio la città di Napoli, nella pestilenza del 1656, perse circa la metà della popolazione.

Le guerre che si combatterono fino alla metà del Seicento bloccarono le attività economiche, distrussero immense ricchezze e crearono vuoti spaventosi, soprattutto in Germania.

Pure i raccolti furono disastrosi, e tutto ciò si tradusse con una diminuzione della popolazione Europea. I governi, per sopravvivere, aumentarono la pressione fiscale e ciò determinò un accentuarsi della già misera situazione dei popoli.

I vari stati europei vivevano ancora nel ricordo del Rinascimento, nel suo sfarzo e nel suo agio, e non erano preparati a reagire alla mutata situazione socio economica che si andava delineando. Il prestigio di un sovrano si misurava dai suoi armamenti e dai suoi eserciti. Gli apparati statali utilizzavano ancora tutte le energie per consolidare un'immagine che sempre più li allontanava dalle vere esigenze del popolo, sempre più oppresso dalla burocrazia e dalla fame. Le agitazioni sociali esplosero un po' ovunque: Francia, Spagna, Paesi Bassi, Inghilterra ed Italia. Queste rivolte non erano di tipo "Istituzionale", ma di tipo "Sociale"; ovvero ci si rivoltava contro l'incapacità dei governanti di far fronte alle mutate esigenze del vivere quotidiano. Tutto ciò portò, lo stesso, al rovesciamento, anche politico, delle forze in gioco. La Francia, l'Inghilterra ed i Paesi Bassi sfruttarono questa nuova situazione per un rinnovamento interno, mentre la Spagna e L'Italia si avviarono verso una decadenza ancora più profonda.

In Inghilterra, le tensioni tra la corona, i nobili ed il parlamento sfociò in una rivoluzione che portò ad una guerra civile (1642 - 1645). A capo dei rivoluzionari si pose Oliver Cromwell, il quale riuscì ad organizzare un valido esercito che sconfisse e condannò a morte il re Carlo I. Egli instaurò una Repubblica Dittatoriale ed assunse tutti i poteri. Alla sua morte gli Inglesi, stanchi della dittatura, richiamarono in patria il figlio del re Carlo I per restaurare la monarchia. Le tensioni ripresero fino al 1688, quando con la seconda rivoluzione inglese fu instaurata la Monarchia Parlamentare che conosciamo ancora oggi.

In Germania, il potere degli Asburgo venne minacciato direttamente dai nobili con motivazioni religiose. Molte regioni avevano abbandonato la fede cattolica per abbracciare quella protestante, e ciò rappresentava un ulteriore indebolimento dell'autorità degli Asburgo. Quando questi imposero alla Boemia (1618) di convertirsi al cattolicesimo esplose la scintilla che innescò la reazione a catena che scatenò una guerra che coinvolse tutte le regioni germaniche. Il carattere religioso indusse altri stati come la Svezia, i Paesi Bassi, la Danimarca, Francia e persino la Spagna ad entrare nel conflitto. La guerra assunse proporzioni europee e il carattere "religioso" presto si trasformò in politico: si trattava di rompere l'egemonia degli Asburgo in Europa. Questa guerra, che durò 30 anni, si concluse nel 1648 con il trattato di Westfalia. Con tale trattato l'egemonia germanica in Europa fu stroncata, fu ridisegnata la geografia politica e l'Olanda e la Svizzera vennero riconosciuti come stati indipendenti.

In Francia, Enrico IV di Borbone, aveva già iniziato, dagli inizi del Seicento, una profonda riconversione del Paese. Nel 1610, Enrico fu assassinato e la monarchia passò a suo figlio minorenne Luigi XIII (reggente Maria dè Medici). Si dovette attendere il 1617 quando, raggiunta la maggior età e quindi l'autonomia decisionale, Luigi XIII fu libero di assumere il duca di Richelieu. Questi riuscì a rinforzare il potere della corona e ad affievolire quello dei nobili. Costruì un apparato statale potente e capillare, e quando morì, nel 1642, aveva gettato le basi per l'egemonia Francese in Europa. Quest'egemonia si rafforzò con la presenza del cardinale Mazzarino (reggente per il re Luigi XIV, ancora bambino). Quando, Luigi XIV, raggiunse la maggiore età, rivoluzionò il modo di governare. Eliminò la figura dei Ministri ed assunse il totale controllo d'ogni attività politica del paese. Ma soprattutto iniziò a servirsi di "collaboratori" anche d'umili origini, togliendo ogni potere di controllo alla nobiltà. La quale fu relegata al ruolo di cornice, nel fastoso ambiente della reggia di Versailles, nei pressi di Parigi. I turbolenti nobili divennero così i cortigiani alla corte del Re Sole, come fu chiamato Luigi XIV, per il lusso e lo sfarzo di cui si circondò.

La Spagna aveva iniziato già nel secolo XVI ad avviarsi verso la decadenza, ed il processo continuò per tutto il 1600. L'agricoltura e l'economia spagnole erano allo sbando, ed il potere politico era concentrato solo sulla propria auto-proclamazione con uno sfarzo ed una boria di una nobiltà ignorante ed inerte. I mutati rapporti con le colonie oltreoceano, la disfatta nella Guerra dei 30 anni, contro la Germania, avevano sempre più vuotato le casse dello stato, che aveva cercato di rivalersi sul popolo con un'eccessiva pressione fiscale. Infine, l'operato di Carlo II, che regnò dal 1665 al 1700, diede il colpo di grazia, consentendo alla Francia di Re Sole di distruggere completamente l'influenza spagnola in Europa.