La Guerra del Vietnam

  1. La dominazione francese (1945-1955)
  2. Kennedy aumenta gli aiuti al Sud (1961)
  3. L'escalation
  4. La guerriglia
  5. Le operazioni americane
  6. L'offensiva del Tet e l'attacco alla Cambogia
  7. Il graduale ritiro americano e la protesta pacifista
  8. La guerra continua
  9. Il ritiro
  10. La "vietnamizzazione" comunista
  11. Le conseguenze negative del termine del conflitto

Vietnam

l'Orrore

 

Vietnam - Battaglia di Hué

Imperatore Bao DaiConflitto combattuto tra il 1960 e il 1975 in Vietnam, che oppose il regime sudvietnamita al Fronte nazionale di liberazione sostenuto dal Vietnam del Nord e che vide l'intervento diretto degli Stati Uniti.

Ho Chi Minh Iniziato dal tentativo messo in atto dalla guerriglia comunista (Vietcong) di rovesciare il governo sudvietnamita, degenerò prima in una guerra civile tra il Vietnam del Sud e il Vietnam del Nord, e poi in un conflitto internazionale quando i sudvietnamiti ottennero l'appoggio degli Stati Uniti e di altre nazioni loro alleate, mentre i nordvietnamiti venivano riforniti di armi dall'Unione Sovietica e dalla Repubblica Popolare Cinese.

La guerra si estese anche al Laos (dove i comunisti del Pathet Lao combatterono contro le forze governative dal 1965 fino all'avvenuta abolizione della monarchia nel 1975) e alla Cambogia (dove il governo fu rovesciato nel 1973 dal movimento rivoluzionario dei Khmer Rossi, fondato da Pol Pot).

La salma del milite ignoto raggiunge il monumento commemorativo a Washington, simbolo del tributo di sangue dei giovani soldati americani.

Torna ad inizio pagina La dominazione francese (1945-1955)

Vent'anni prima dell'inizio dei bombardamenti americani i vietnamiti respinsero vittoriosamente l'esercito giapponese, che durante la seconda guerra mondiale aveva occupato il Paese nell'ambito della campagna d'Indocina, agevolato dal patto di neutralità con l'Unione Sovietica che fino al '45 ne prevenì l'intervento.

Sottratto all'occupazione giapponese, il Vietminh (Fronte di Indipendenza del Vietnam) capeggiato dal comunista Ho Chi-Minh si rifiutò di riconoscere la sovranità francese ed il 2 settembre 1945 proclamò l'indipendenza, inducendo i francesi a rafforzare la propria presenza militare. Un accordo fra le parti portò al riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnam, unito alla Francia, che restava però vincolato alla politica estera ed economica francese.

A dispetto degli accordi, la realtà del Vietnam mostrava un paese diviso fra Hanoi, capitale del Nord comunista di Ho Chi-Minh e Saigon, il caposaldo delle forze francesi.

1954: il comitato centrale del partito, il governo ed il presidente Ho Chi-Minh (al centro) decide l'avvio della campagna di Dien Bien Phu. Il generale Giap è il primo sulla destra.
Nel sud l'ex imperatore Bao Dai riassunse la carica perduta in seguito all'appoggio fornito agli invasori giapponesi mentre l'esercito francese, appoggiato dagli USA, incrementò le attività militari fino all'attacco francese al porto di Haiphong, il 19 dicembre 1946, che diede il via alle ostilità.

Il 13 marzo 1954 il generale nordvietnamita Giap costrinse alla resa le truppe francesi asserragliate presso Dien Bien Phu, in una posizione fortificata reputata fino allora inespugnabile, assediandole per diversi giorni.

Il 7 maggio 1954 a Ginevra venne firmato l'armistizio, che ripristinava la precedente divisione del Vietnam lungo il 17° parallelo ed introduceva successivamente una zona smilitarizzata sul confine provvisorio. A sud, intanto, il dittatore Ngo Dinh Diem, appoggiato dagli Stati Uniti, spodestò definitivamente l'imperatore Bao Dai.

I francesi uscirono di scena nel 1955, lasciando il sud sostanzialmente sotto controllo americano, che manteneva sul territorio alcune truppe per controllare le eventuali minacce da nord.

Torna ad inizio pagina Kennedy aumenta gli aiuti al Sud (1961)

Il generale Maxwell Davenport Taylor ed il presidente americano Kennedy.
Nonostante le misure rigorosissime prese dal governo di Saigon per debellare il pericolo comunista, nel 1960 nacque il Fronte di Liberazione del Sud Vietnam, che riuniva le opposizioni. L'esercito del Sud intanto riceveva sempre più aiuti dagli americani riuscendo in poco tempo ad organizzare un esercito ben addestrato con equipaggiamenti moderni.

In seguito alla missione in Vietnam del consigliere militare americano Taylor, il presidente Kennedy decise di incrementare la presenza militare americana nel sud, aumentando gli aiuti a Saigon.

I berretti verdi iniziarono così la costruzione di villaggi fortificati lungo il confine cambogiano, allo scopo di bloccare le infiltrazioni dei guerriglieri vietcong dal sentiero che prendeva il nome dal loro capo, Ho Chi-Minh, la principale via di rifornimento delle forze nordvietnamite.

Il 2 novembre 1963 il regime sudvietnamita viene rovesciato da un colpo di Stato e Diem ucciso mentre venti giorni più tardi Kennedy trova la morte a Dallas per mano di uno sconosciuto assassino: il vicepresidente L. B. Johnson assumerà la presidenza statunitense fino alla fine del mandato.

Torna ad inizio pagina L'escalation

Un prigioniero vietcong sulla copertina di Life del 26 Novembre 1965. Un esempio dell'attenzione dell'opinione pubblica alla guerra.

Il 2 agosto 1964 motosiluranti della marina nordvietnamita attaccano il cacciatorpediniere Maddox, che uscirà incolume dall'unico scontro navale della guerra. Cinque giorni più tardi il Congresso americano approva la "Risoluzione per il Golfo del Tonchino", lasciando al presidente carta bianca riguardo ai metodi per respingere gli attacchi sempre più frequenti alle installazioni americane.

Gennaio 1966: uno stormo della marina bombarda postazioni vietcong.
Department of Defense Photo A421419

In risposta all'escalation nordvietnamita, il 24 febbraio 1965 parte l'operazione "Rolling Thunder", una massiccia campagna di bombardamento contro porti, aeroporti, basi militari e l'unica acciaieria del Nord Vietnam, situata a Thai Nguyen. Gli aerei decollano dal sud del Paese, dalla Thailandia, dall'isola di Guam (Oceano Pacifico) e dalle portaerei della 7ª flotta USA, dislocate nel golfo del Tonchino: gli obiettivi degli aerei sono raggruppati in sei diverse aree operative dal comando strategico.

Due battaglioni di marines americani sbarcano l'8 marzo '65 a Da Nang, nel Vietnam del Sud, a protezione della base aerea mentre a fine anno le forze USA conteranno in Vietnam 200.000 uomini. Intanto al governo di Saigon s'insedia il generale Nguyen Van Thieu (giugno '65), fedelissimo agli USA, che instaurerà un regime dittatoriale sanguinario.

Torna ad inizio pagina La guerriglia

Guerriglieri vietcong nella giungla.
Guerriglieri vietcong nella giungla.

Nonostante la netta superiorità tecnica statunitense, la guerriglia nordvietnamita consegue alcuni importanti successi sul campo: il 6 marzo 1966 nella valle di A-Shau i vietcong ottengono il controllo d'una importante via di accesso al Vietnam del Sud. L'appoggio della popolazione rurale, la conoscenza del territorio e l'incredibile mobilità dei vietcong si rivelarono decisivi nelle sorti del conflitto mentre operazioni americane come "Sea Dragon" cercavano di tagliare i rifornimenti, trasportati anche via mare, verso il Nord: durante quest'operazione due cacciatorpedinieri della 7ª flotta attaccarono il 25 ottobre 1966 alcuni trasporti nemici.

La presenza americana continua intanto a lievitare (400.000 uomini nel dicembre '66), anche se solo un decimo dell'organico è impiegato direttamente nei combattimenti a terra (vedi grafico).

Torna ad inizio pagina Le operazioni americane

L'8 gennaio 1967 americani e sudvietnamiti iniziano l'operazione "Cedar falls", una grande offensiva di forze combinate (aerei, elicotteri, mezzi corazzati) a nord di Saigon. L'obiettivo: togliere dal controllo nordvietnamita la zona del "triangolo di ferro", un caposaldo di fondamentale importanza.

Nel febbraio dello stesso anno nella provincia di Tay Ninh parte "Junction City", la più vasta operazione dall'inizio del conflitto, che intende distruggere il sistema di tunnel sotterranei che costituisce lo scheletro delle basi vietcong sul confine cambogiano. Sul delta del Mekong il 28 febbraio 1967 viene istituita una "forza mobile fluviale" per bloccare le infiltrazioni dei guerriglieri nel fiume, su cui dodici anni più tardi Francis Ford Coppola ambienterà il capolavoro Apocalypse Now, film di condanna sulla guerra americana che dipinge un esercito in preda alla follia collettiva, che non manca di compiere le più orrende barbarie.

Dal 22 gennaio al 7 aprile 1968 la base di combattimento di Khe Sanh, 5.000 uomini, resiste per 77 giorni all'assedio di 15.000 nordvietnamiti, grazie anche ad un ponte aereo che ne garantisce il rifornimento. Nel giugno dello stesso anno gli americani furono però costretti ad evacuare la postazione, posizionata in prossimità del 17° parallelo.

Torna ad inizio pagina L'offensiva del Tet e l'attacco alla Cambogia

Il 31 gennaio 1968 inizia l'offensiva del Tet, il giorno del capodanno lunare vietnamita.

L'operazione interessa tutto il fronte, includendo alcune importanti postazioni americane e prolungandosi fino alla fine di febbraio. Alle 2.47 del 31 gennaio un commando vietcong approfitta della confusione a Saigon seguente all'offensiva ed irrompe nell'ambasciata statunitense, dal quale cortile colpiscono ripetutamente l'edificio con razzi controcarro. Solo l'intervento di elicotteri e blindati ne consentirà l'eliminazione.

3 febbraio 1968: da una classe nell'università di Hue, un marine spara ad un cecchino, nel periodo dell'offensiva del Tet.

Il 16 marzo 1968 alcune truppe statunitensi uccidono un centinaio di contadini vietnamiti, inclusi donne e bambini, in quello che passerà alla storia come il massacro di My Lai, rivelato dalle autorità solamente un anno più tardi.

Sotto la pressione di un'opinione pubblica sempre più intollerante rispetto alla guerra, Johnson avvia nel maggio del '68 i negoziati di pace a Parigi, arenatisi però tra l'intransigenza sudvietnamita e la rigidità dei comunisti di Ho Chi-Minh.

Torna ad inizio pagina Il graduale ritiro americano e la protesta pacifista

La musicista Judy Collins in una manifestazione pacifista allo stadio Kezar di San Francisco (1967).

Nel novembre dello stesso anno Nixon vince le elezioni, impegnandosi in un graduale ritito delle truppe, che toccheranno la punta massima di 540.000 unità alla fine dell'anno.

Nel febbraio '69 le forze di Minh attaccano 115 obiettivi strategici mentre Nixon, allo scopo di tagliare i rifornimenti ai guerriglieri, inizia in segreto i bombardamenti in Cambogia. L'8 giugno '69 Nixon annuncia al presidente Thieu il ritiro di 25.000 soldati americani mentre l'ostilità verso la guerra dilaga negli USA, provocando le imponenti manifestazioni che il 15 novembre 1969 coinvolsero tutto il Paese, Washington in particolare. Tenendo anche conto di questo, la presenza militare si ridurrà di 60.000 unità.

Torna ad inizio pagina La guerra continua

Nixon durante una conferenza stampa su Cambogia e Vietnam.

Il 27 marzo 1970 le forze sudvietnamite, appoggiate da elicotteri americani, attaccano le basi vietcong entro il confine cambogiano. Il 29 aprile Nixon rende nota l'operazione ed in seguito alle proteste dell'opinione pubblica, ritira le truppe dal confine con la Cambogia entro il 30 giugno. Le operazioni aeree, invece, proseguono.

Dal 26 al 30 dicembre 1971 riprendono i bombardamenti americani nel Vietnam del Nord, in seguito al rafforzamento del militare nordvietnamita. Oltre al napalm ed agli agenti chimici defolianti di cui si era già fatto largo uso, gli americani impiegarono per la prima volta le bombe a guida laser e sperimentarono nuovi sistemi di disturbo contro i missili antiaerei.

Il 30 marzo 1972 l'esercito regolare del Vietnam del Nord lancia un'offensiva verso sud, mentre salgono a sei le portaerei che dal Golfo del Tonchino lanciano i propri aerei per bombardare Hanoi e Haipong.

Torna ad inizio pagina Il ritiro

Il consigliere H. Kissinger e Le Duc Tho alla fine dei colloqui di Parigi.
Manifesto di propaganda nordvietnamita.

Le ultime forze da combattimento terrestri americane lasciano il Vietnam del Sud il 12 agosto 1972, lasciando solamente 43.500 nel paese.

Il 30 dicembre 1972, dopo undici giorni bombardamenti sul Nord, gli USA interrompono completamente gli interventi aerei, decisione in seguito della quale i nordvietnamiti riprendono i colloqui di Parigi. A seguito di questi il 15 gennaio 1973 ottengono la sospensione delle operazioni militari contro ilo Vietnam del Nord grazie ai negoziati fra H. Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale americano e Le Duc Tho, che il 27 gennaio siglano a Parigi il cessate il fuoco, non condiviso dai sudvietnamiti che violeranno ripetutamente.

Il 29 marzo '73 le ultime truppe USA lasciano il Vietnam mentre il 1° aprile i nordvietnamiti rilasciano da Hanoi gli ultimi prigionieri di guerra statunitensi. Sono gli ultimi atti di una guerra decennale.

Torna ad inizio pagina La "vietnamizzazione" comunista

L'avanzata finale dell'esercito di Ho Chi-Minh (Marzo-Maggio 1975) e la rotta dei sudvietnamiti.
Il New York Times annuncia la presa di Saigon da parte delle truppe nordvietnamite, 30 aprile 1975.

Il 4 gennaio 1974 il Sud di Thieu dichiara nuovamente guerra al regime di Ho Chi-Minh: dopo un'iniziale equilibrio il conflitto volge in favore dei nordvietnamiti che il 30 aprile 1975 entrano trionfanti a Saigon. Thieu, l'organico dell'ambasciata e i più stretti alleati sudvietnamiti evacuano la città prima dell'invasione, nell'operazione denominata "Opzione 4". Intanto a Saigon il generale in sostituzione a Thieu annuncia alle truppe comuniste la resa incondizionata del Sud. Ho Chi-Minh realizza finalmente il suo sogno di un Vietnam unito e libero dalla presenza straniera, unito sotto il regime comunista ferreo visto da paesi come la Cina un valido banco di riprova dell'efficienza della guerriglia comunista contro le potenze occidentali.

Torna ad inizio pagina Le conseguenze negative del termine del conflitto

 

Alla fine di marzo il ritiro del contingente americano (eccetto quello che presidiava la capitale Saigon) era pressoché completato. Nonostante Nixon assicurasse al presidente sudvietnamita Van Thieu un nuovo intervento in caso di violazione del trattato, il proseguimento della guerra in Vietnam non era più politicamente sostenibile, anche considerando la precaria situazione personale del presidente, coinvolto nello scandalo Watergate.

Nel 1974 vi fu un'escalation dei combattimenti tra i due antagonisti vietnamiti. In dicembre i nordvietnamiti lanciarono l'offensiva finale conquistando numerose città importanti: Saigon cadde il 30 aprile 1975 e la Repubblica del Vietnam del Sud si arrese incondizionatamente al governo provvisorio rivoluzionario.

Il 2 luglio 1976 venne proclamata la riunificazione dei due Vietnam sotto il nome di Repubblica socialista del Vietnam.

 

La guerra del Vietnam segnò un punto di svolta nella storia della guerra convenzionale moderna. Fu infatti essenzialmente una guerra di popolo, data l'impossibilità di distinguere i guerriglieri dai civili non combattenti; la popolazione vietnamita ne fu così la vittima principale, soffrendo perdite pesantissime.

L'uso estensivo del napalm decimò migliaia di civili, mentre l'impiego di defolianti causò una massiccia distruzione del manto vegetale del paese, con gravissimi danni ecologici e all'agricoltura.

 

Il conflitto provocò tra i vietnamiti più di due milioni di morti, tre milioni di feriti e dodici milioni di profughi.

 

Da parte loro gli Stati Uniti lamentarono 57.685 morti, circa 153.000 feriti e un colpo irreparabile alla propria immagine, che ebbe pesanti conseguenze sull'evoluzione della Guerra Fredda.