Nelle Confessioni sant'Agostino fa una disanima del perché ha commesso il furto delle pere.
"Uno dice andiamo, facciamo e si ha vergogna di non essere svergognati".
Agostino in questo periodo della sua vita si dà alla dissolutezza, alla trasgressione.
Vive il periodo dell'adolescenza come una ribellione profonda, cerca di
riconoscersi in situazioni diverse, si contrappone a tutti i valori familiari.
Nelle Confessioni
sant'Agostino fa un'esplicita accusa degli errori commessi e delle riprovevoli usanze. In particolare si sofferma sull'episodio del
furto delle pere non per la sua gravità (in quanto in sé altro non è che una ragazzata), ma perché rappresenta al meglio la mancanza di ideali e di giustizia dei giovani del tempo.
Agostino sostiene infatti che la legge del Signore punisce il furto, come anche la legge scritta nel cuore degli uomini, che neanche la loro iniquità può
cancellare. Infatti non c'è ladro che si lasci derubare da un altro ladro. Neppure se chi ruba lo fa per sfamarsi.
Agostino ribadisce con forza che commette il furto delle pere non per goderne, ma per il furto stesso, per il
peccato.
Agostino confessa che il suo cuore ha voluto fare una cattiveria gratuita, senza avere altra ragione d'essere malvagio che la
malvagità stessa. Eppure questo furto non sarebbe stato commesso senza l'insistenza dei suoi
compagni, coi quali si vergognava di essere meno svergognato di loro.
Come scrive nelle Confessioni sant'Agostino: "oh, amicizia inimicissima, voglia di far del male nata dallo scherzo, sete di rovinare altri senza volere un guadagno o una vendetta. Uno dice andiamo, facciamo e si ha vergogna di non essere
svergognati".