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NEMESI
la stella oscura |
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Supponiamo che il nostro Sole abbia una stella compagna, un debole astro orbitante ben oltre i confini del sistema planetario.
Questo sarebbe lo scenario prospettato dai sostenitori dell'ipotesi Nemesis per rendere conto della periodicità delle estinzioni di massa. L'ipotetico compagno stellare del Sole, fu suggerito nel 1984 dal Prof. Richard Muller, astrofisico e docente di fisica all'Università di Berkeley
La stella Nemesis, (così chiamata da R.Muller con riferimento alla
mitica Dea greca della vendetta e del castigo già figlia della
Notte), potrebbe essere una nana rossa,
ossia un piccolo astro debolmente luminoso che orbita intorno al
Sole con un periodo di 26 milioni d'anni.
Ogni 26 milioni d'anni il passaggio al perielio di Nemesis
attraverso la nube d'Oort , l'immensa nube sferica composta da
milioni di miliardi di nuclei cometari che circonda il sistema
solare, darebbe luogo a perturbazioni nelle orbite delle comete,
provocando periodiche ed intense "piogge cometarie" nel sistema
solare interno (Mercurio,Venere,Terra e Marte). Il passaggio di Nemesis influenza le catastrofi cosmiche ? Nel corso di una pioggia cometaria, una piccola frazione dei miliardi di comete in arrivo potrebbe raggiungere la Terra e colpirla, innescando il tremendo meccanismo di impatti, catastrofi ecologiche ed estinzioni di massa delle specie viventi. Secondo le stime di Muller e Hut, le "tempeste cometarie" provocate dal passaggio ravvicinato di Nemesis potrebbero durare da 100.000 a 2 milioni di anni; ci sarebbero forse 10 impatti distribuiti nell'arco di due milioni di anni, con intervalli di 50.000 anni tra uno e l'altro. In questo scenario, l'ipotesi Nemesis potrebbe riconciliarsi con le affermazioni dei paleontologi che, a proposito dell'estinzione dei dinosauri, parlano di un lento e graduale declino che si trascinerebbe per parecchie centinaia di migliaia d'anni: durante una tipica pioggia cometaria, infatti, le specie non scomparirebbero simultaneamente, alcune si estinguerebbero a causa del primo impatto, altre sopravvivrebbero ma sarebbero uccise dalle conseguenze di un impatto successivo e così via. Per quanto riguarda la natura del compagno stellare responsabile dei periodici eventi catastrofici, la teoria proposta da Whitmire e Jackson si discostava da quella di Muller: per i primi, infatti, Nemesis potrebbe essere una stella invisibile, una nana bruna la cui massa è talmente piccola (meno di 1/10 di quella solare) da non riuscire ad innescare le reazioni di fusione termonucleare. Tuttavia, per Muller, non è detto che la "stella perturbatrice" debba essere invisibile. Partendo dall'assunto che Nemesis abbia una magnitudine compresa tra 7 e 12, essa sarebbe così debolmente luminosa da essere sfuggita alle surveys impiegate per misurare la distanza di deboli stelline vicine. Una delle maggiori critiche mosse alla teoria Nemesis riguarda la stabilità dell'orbita. Quest'ultima, secondo alcuni astronomi, sarebbe troppo eccentrica per essere mantenuta costante nel tempo. La stella dovrebbe già da tempo aver lasciato il sistema. Infatti, ad ogni successivo passaggio ravvicinato della stella, aumenterebbe sempre di più la distanza Nemesis-Sole in termini di U.A., in questo modo la teoria non potrebbe più rendere conto del ciclo di 26 milioni di anni. Tuttavia, i calcoli compiuti da Piet Hut sembrano smentire tali critiche, in quanto confermerebbero che la stabilità dell'orbita di Nemesis è sufficientemente lunga da giustificare il meccanismo che sta alla base delle periodicità delle estinzioni . Secondo le stime di Hut l'orbita del compagno stellare dovrebbe avere una stabilità di circa un miliardo di anni. Alcuni scienziati hanno però sostenuto che questo periodo non è sufficientemente lungo se paragonato all'età del sistema solare, stimata in 4,5 miliardi di anni. Tuttavia, secondo Muller è probabile che Nemesis non abbia mantenuto sempre la stessa orbita, 4,5 miliardi di anni fa essa doveva essere molto più vicina al sole, in seguito a causa degli effetti gravitazionali di stelle vicine, si è gradualmente allontanata fino ad occupare l'orbita attuale che potrà mantenere per un altro miliardo di anni. E' opportuno precisare che l'ipotesi Nemesis non prevede che la periodicità debba essere rigorosamente precisa, infatti le perturbazioni causate dal passaggio di stelle vicine produrrebbero una leggera alterazione (dell'ordine di pochi milioni di anni) dell'orbita nemesiana e di conseguenza inciderebbero sugli intervalli intercorrenti fra un'estinzione e l'altra. In questo momento Nemesi potrebbe trovarsi alla distanza massima dal Sole (afelio) , lontana quasi 3 anni luce. Ciò potrebbe significare che il prossimo passaggio ravvicinato di Nemesis, con il suo strascico di"tempeste cometarie" e catastrofici impatti, avverrà in un futuro lontanissimo, nientemeno che tra 15 milioni d'anni.
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