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 I MISTERI DELL'ANTICO EGITTO
(una verità celata)
 

LA PIRAMIDE DI MEDIUM
I misteri dell’Egitto sono molti e la Piramide di Meidum non è una eccezione.

Cinque miglia a sud di Saqqara sorge la torre-piramide di Medium, che scarsamente assomiglia ad una piramide.

I resti di pietra della torre-piramide che emergono non sembrano essere che una pila di sassi.
La pila è attualmente composta di pezzi polverizzati della originale struttura della piramide.
Questa piramide rappresenta il primo tentativo conosciuto di costruzione di una ‘vera’ piramide.

La piramide era probabilmente costruita durante il regno del Re della IV Dinastia chiamato Sneferu.

Egli costruì tre altre piramidi ,due in un altro sito chiamato Dahshur, ed una piccola a Seila. Ma può Sneferu essere stato il faraone di quattro piramidi, se considerate sepolture dei Re?

Ovunque queste piramidi nella loro storia soffrirono di un terribile collasso, al contrario della piramide di Cheope. Tutte le spiegazioni ortodosse fornite a giustificazione dei collassi appaiono quanto meno deboli.

Le successive V e VI dinastia, fino al 2300 a.C., costruiscono i loro monumenti funebri ad Abusir e Saqqara, con pessimi risultati. Ufficialmente, questi cumuli di macerie testimonierebbero l'improvviso collasso della capacità organizzativa e costruttiva egizia.

Ora anche le piramidi di Meidum e Dashur ci appaiono non come il prototipo di quelle grandi, ma come il tentativo di imitare un modello perfetto già esistente.
  VERITA' CELATE

L'unico riferimento scritto all'interno della Grande Piramide fu scoperto nel 1837 dal colonnello Howard Vyse in una delle camere di scarico. Si trattava dei cosiddetti marchi di cava, dei graffiti che riportano il cartiglio di Cheope (ripresi durante la recente trasmissione Misteri dedicata all'argomento).

E' insostenibile pensare che l'artefice della più grande tomba della storia abbia lasciato la propria firma soltanto in un angolo sperduto, con dei segni pitturati che possono essere stati aggiunti in qualsiasi epoca, forse dallo stesso Vyse.

Infatti i geroglifici erano disegnati rovesciati o con errori di grammatica, segno evidente di contraffazione.

Tutte le prove archeologiche che rimandano alla IV dinastia sono intrusive: stele, bassorilievi con geroglifici, vasellame e statue furono sempre trovati all'esterno delle piramidi, nei numerosi complessi funerari (mastabe) attigui ai colossi di pietra, costruiti con tecniche più semplici e compatibili con i mezzi limitati di 4500 anni fa.
Questo vale anche per le tre cosiddette piramidi minori (o sussidiarie) di fianco alla Grande, dedicate, si dice, ai familiari del sovrano.

Che dire poi della "AEGYPTICA" DI MANETONE.
Manetone era un sacerdote Egizio vissuto nel III secolo a.C., al quale il secondo regnante della stirpe dei Tolomei chiese di stilare una storia del suo paese, scritta in greco.
A noi non è arrivata nessuna copia del lavoro di Manetone, sono arrivati solo gli stralci copiati da storici di epoche successive, dal cui confronto si è cercato di risalire al testo originale.
Anche Manetone, come le altre fonti originali, prima di iniziare l'elenco dei re "storici", riporta informazioni relative ad un periodo nel quale avrebbero governato i semidei e poi i Re Horus, per un periodo di 13.130 anni, seguiti da un lungo elenco di re predinastici per altri 13.777 anni, un totale di circa 27.000 anni prima di Menes, il primo Re della I dinastia.

Inoltre, una stele ricoperta di geroglifici risalenti alla XXI dinastia (I millennio a.C.) conferma tutti i sospetti.
La Stele dell'Inventario, trovata da Mariette nel 1850, è una copia posteriore di un originale eretto da Cheope per commemorare i suoi restauri al Tempio di Iside: egli sostiene che molto tempo prima del suo regno, esisteva già la Casa della Sfinge accanto alla Casa di Iside, Padrona della Piramide (presumibilmente la Grande), e che fece costruire la propria piramide e quella della figlia Henutsen, ai piedi di quella di Iside.

Quindi un documento storico autentico afferma che la tomba di Cheope è una delle 3 modeste piramidi minori: un fatto troppo scandaloso per gli egittologi che lo scartano come un'opera di narrativa inventata, poiché troppo recente. Mentre al contrario si da credito alle storie di Erodoto, che narrano fatti accaduti 2000 anni prima.

Il professor David Bowen del Dipartimento di scienze della terra dell’Università del Galles ha elaborato un metodo di datazione basato sull’isotopo radioattivo Cloro-36, che può fornire una stima del tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all’atmosfera. Dei test preliminari, eseguiti sulle "pietre azzurre" di Stonehenge nel ‘94, fornirono un’età superiore ai 14.000 anni, contro i 4000 normalmente accettati.

In attesa di un esame simile sulle pietre di Giza, per avere una stima approssimata dell’età del sito, ci si può affidare all’archeoastronomia, applicata con successo proprio nel campo dell’Ingegneria megalitica europea.

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