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   di Giuliana Parigi

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               Dissonanze

Giorno libero. Fino al prossimo esame…. Giorno di allenamento nel parco: tuta, scarpette, bandana, musica, verde, incontri……

Le urla, miste ad uno strano sferragliare, a rumori metallici, provenivano dalla zona dei giochi dei bambini.
Ma le urla erano di adulti!
La prima idea che mi venne in mente fu (orrore!) che, dopo il chioschetto per bibite e gelati, anche i videogiochi fossero arrivati nel parco. La seconda, sinceramente più orribile, che fosse successo qualcosa di grave.
Abbandonai il viale principale di pini maestosi e mi diedi a percorrere il viale di tigli che più non profumavano.
Confesso che mi batteva il cuore e tagliai attraverso il prato dal grande cedro ombroso.
Urla e rumori erano sempre più vicini.
Il perimetro di cinta della pista di pattinaggio era preso d'assalto da tanti adulti urlanti che mi impedivano di vedere cosa succedesse in pista da dove, era chiaro, venivano i rumori metallici.
Mi rilassai: i volti con le bocche spalancate per gli urli erano sereni, allegri, sorpresi, meravigliati, estasiati. Volevo chiedere ma nessuno mi dava ascolto.

All'intorno bambini e ragazzi si muovevano dall'altalena allo scivolo; dalla parete attrezzata all'asse di equilibrio; dagli anelli alle funi. Si tiravano palloni e freesbi. Si rincorrevano.
Dentro la vasca della sabbia tre giovanissimi "ingegneri" si davano da fare a costruire eterni castelli. Una piccola, capelli corvini ritti sulla testa con un simpatico fiocco blu - grassoccella - riempiva e svuotava con paletta e mani un secchiello a ritmo di catena di montaggio. Da fuori, il solito Pierino, è arrivato con l'annaffiatoio e ha bagnato sabbia e… sabbiatori.

Mi venne incontro, anzi puntava proprio su di me, una biondina di quattro o cinque anni. Una lunga vestina di jeans, scarpe da ginnastica rosa con stringhe luccicanti, un'elaborata pettinatura tenuta ferma da farfalline variopinte; braccine rosee ornate da tanti bracciali di stoffa, d'oro, di perline, di strass.
Dietro un boato di urla.
La bimba spingeva una carrozzina corredata di una bambola etnica di pezza.

- Signore (per lei ero vecchio!!) può reggermi la carrozzina mentre vado a sentire la mamma se ha finito di guardare cosa fanno i robot? Voglio andare a casa - piagnucolò. Ma si allontanò con una grazia principesca.

Robot!! Robot?
Il mio parco che quasi, quasi credevo ancora invaso da gnomi ed elfi…
Per un attimo, solo per un attimo, avevo pensato (sperato?) anche ad una sfida di trenini elettrici….

Ho spostato la bambola che era messa un po' di traverso, così tanto per darmi un contegno. Mi sentivo un po' ridicolo in quell'abbigliamento con una carrozzina giocattolo fra le mani. Ma quella, prima ha cominciato a piangere e poi a parlare in una strana, incomprensibile lingua. Già era etnica!
Mi sono girato con un senso ancora più accentuato di disagio.
OH! Meraviglia! Grazie, Pierino!
Stava facendo la pipi contro un albero, girando lo sguardo intorno per non essere scoperto. La bambina grassoccella lo guardava incuriosita.