8.13. L'ARTE DELLA LAVORAZIONE DELLA CARTA A MANO AD AMALFI

Amalfi, oltre ad essere nota come antica repubblica marinara, è riconosciuta come la patria della sapiente e nobile arte della lavorazione della carta a mano.
Scoperta in Cina intorno all'anno 100, utilizzata in Giappone e in Occidente verso il 700-750, la lavorazione della carta a mano fu introdotta in Italia verso l'anno 1200.
Probabilmente gli amalfitani, ancor prima dell'anno 1000, per i loro frequenti rapporti commerciali con il mondo arabo, conobbero i processi di fabbricazione della carta e li diffusero sull'intera costiera, che si prestava particolarmente alla sua produzione. Il prestigio di Amalfi nel commercio mediterraneo che le consentiva di reperire facilmente la materia prima, la diffusione delle "gualchiere", per la lavorazione dei panni di lana, che facilmente si adattavano alla fabbricazione della carta e la presenza di molti ruscelli di acqua chiara lungo la costa, permettevano di produrre una carta di buona qualità.
Sorsero così, nella Valle dei Mulini, le cartiere di Amalfi che, sfruttando l'acqua del torrente Canneto che scorre dai monti Lattari, incominciarono a produrre e a diffondere questa pregiata carta in tutte le città dell'Italia meridionale. Essa venne usata per scritture private, per atti pubblici e valori bollati, per archivi ecclesiastici, per la produzione di stemmi e per simboli araldici, e fu ampiamente utilizzata anche presso le Corti degli Angioini, degli Aragonesi e dei Borboni.
Ogni cartiera ebbe la sua filigrana, quasi una firma in trasparenza, composta da una fitta rete di fili metallici che serviva a distinguere il produttore, ma anche la cartiera, il formato, la qualità e il marchio di fabbrica, ispirata a motivi araldici, a simboli religiosi, a disegni di oggetti, di animali e fiori.

Figura 8. 81. Un'antica cartiera nella valle dei mulini

La lavorazione della carta, a cui si affiancò in un primo tempo anche quella della pergamena, consisteva nell'utilizzare cenci, in genere panni di cotone, lino o canapa che, raccolti in apposite vasche venivano triturati e ridotti in poltiglia da una serie di magli di legno alla cui estremità erano sistemate decine di chiodi di ferro, le cui forme e dimensioni determinavano la consistenza della poltiglia e quindi lo spessore dei fogli di carta. La poltiglia veniva raccolta in un tino in muratura assieme ad un certo quantitativo di colla; in esso si calava la forma, con bordura in legno e la sua filigrana, su cui si attaccava la poltiglia che successivamente veniva trasferita su appositi fogli di feltro. Si realizzava in tal modo una catasta di fogli che, pressata da un torchio di legno, si liberava dell'acqua e i fogli, staccati dai feltri, venivano asciugati definitivamente nello spandituro per mezzo di una corrente d'aria e poi accuratamente stirati.

Figura 8. 82. Cartiera del Chiarito (J. Rémond, 1827)

Le principali qualità di carta prodotta dalle cartiere amalfitane erano la "carta strazza", la "carta genovesca", la "carta bambace", la "carta di Napoli", la "carta piccola" e la "carta bianchetta". Amalfi e le vicine Maiori e Minori hanno conservato un indiscusso primato nella fabbricazione della carta fino all'Unità d'Italia, andato successivamente riducendosi per motivi di ordine politico, doganale e di viabilità, che non hanno consentito miglioramenti e perfezionamenti tecnici per cui alcuni fabbricanti, attaccati alla loro secolare attività, si sono dovuti trasferire in località più idonee al moderno sviluppo industriale, come Scafati, Napoli e Salerno.

Figura 8. 83. Manifattura della carta Figura 8. 84. Manifattura della carta
Figura 8. 85. L'ingresso dell'antica Cartiera Milano
Figura 8. 86. Un'antica pressa Figura 8. 87. Il trasporto a spalle delle balle di carta in una foto degli anni '40

Oggi l'industria cartaria della provincia di Salerno occupa un posto di scarsissimo rilievo in campo nazionale. Le poche fabbriche della provincia producono prevalentemente carta di imballaggio e d'uso industriale, e si dibattono in notevoli difficoltà per gli alti costi di produzione, per la carenza di manodopera specializzata, per la scarsezza di domanda e soprattutto per la congiuntura sfavorevole che colpisce tutta l'attività produttiva meridionale.
Anche se in maniera molto ridotta, Amalfi produce ancora oggi carta lavorata a mano per usi artistici, per testi e pubblicazioni di lusso.
La filigrana di Amalfi, con le sue vicissitudini, dunque, da antichissimo marchio di qualità resiste come idea e come strumento all'avanguardia dei tempi.