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Provincia di Torino

MAILLART E LA VIA DELLA SETA AL FEMMINILE

Dal 16 settembre al 12 ottobre 2002 presso "Tucano il Mondo di Li", Torino

La mostra dedicata alle donne dell’Asia Centrale Ë stata fortemente voluta dal Consiglio Direttivo di “Frammenti di Storia al femminile”, Organizzazione di Volontariato che nasce nel 1998 per un’iniziativa di un gruppo di donne determinate a recuperare la cultura tradizionale femminile, esistente specialmente nei piccoli centri e desiderose di creare punti d’incontro e di aggregazione che educhino all’interesse verso l’arte, la cultura e la tradizione.

La mostra presenta una selezione di 32 immagini di donne dell’Asia Centrale. Le foto, scattate all’inizio degli anni trenta, illustrano il viaggio che la fotografa e scrittrice svizzera Ella Maillart ha fatto partendo dalla Russia fino alla Cina e mettono in risalto realtà di vita di donne di altre culture, ma nelle quali riconosciamo i gesti quotidiani della vita al femminile.

A casa di Tula, figlia di Riza: culla del Turkestan con il fondo forato in corrispondenza del vasino e con le trapunte di copertura. Samarcanda. Uzbekistan, 1932

 

Le fotografie esposte sono di proprietà del Musèe de l’Elysèe di Losanna e rappresentano una scelta mirata fatta tra le 16.000 foto storiche della viaggiatrice Ella Maillart. In particolare, la scelta è volta a ripercorrere la “Via della seta al femminile”. Queste foto, di notevole valore etnografico, sono importantissime perché illustrano un mondo che nel secolo scorso ha subito profondi cambiamenti e che oggi vive momenti di grande tormento.

 

Gabriella Massa, archeologa e Presidente di “Frammenti di Storia al Femminile”

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Scoprire Ella Maillart è stato per me fare un passo indietro, un ritorno alla mia età adolescenziale, quando le mie letture preferite erano i romanzi di avventura, le avventure raccontate da Emilio Salgari, che mi portavano con la fantasia in paesi lontani, popolati da gente con usi e costumi totalmente diversi dai nostri. Leggevo, avida e veloce, viaggiando sull’autobus che ogni giorno mi portava alla scuola e mi riportava a casa la sera, immaginando che ad ogni curva della strada si materializzassero per incanto, le tigri e i predoni e i principi che popolavano le mie letture. C’era in me il desiderio della scoperta di nuove terre, di popoli diversi, di vite diverse e il proposito di riuscire a fare viaggi straordinari, il giro del mondo, quando, cresciuta, avrei finalmente avuto il denaro sufficiente per farlo.

La vita invece mi ha imprigionata nel solito tran tran fatto di lavoro, famiglia e casa e molti dei miei sogni sono ancora nel cassetto ad aspettare.

Ad Ella Maillart invece, il destino ha riservato percorsi privilegiati, incontri importanti che le hanno permesso una vita decisamente diversa dallo standard riservato alle donne dei suoi tempi. Sono state soprattutto altre donne a guidarla e ad aiutarla nelle sue scelte. La madre, una danese sportiva, uno spirito indipendente, che ogni domenica la porta in montagna a sciare, iniziandola ad uno sport in cui Ella eccellerà: parteciperà infatti a quattro edizioni dei campionati del mondo di sci con la nazionale Svizzera, dal 1931 al 1934. Hermine de Sassure, l’inseparabile Miette, sua compagna di regate sul lago e di lunghe giornate passate a leggere e a studiare cartine geografiche, sognando di partire per sfuggire agli orrori della guerra che sta lacerando l’Europa; hanno appena vent’anni quando in barca a vela, con altre compagne, solcano il Mediterraneo, sul percorso di Ulisse e subito dopo, tentano la traversata dell’Atlantico.

 

Ella Maillart sulla cima della madrasa di Ulag Beg,

 Samarcanda, Uzbekistan, 1932

 

La vedova di Jack London, che finanzia il suo primo viaggio a Mosca per un reportage sulla gioventù russa, e la contessa Tolstoj che a Mosca, la ospita nella sua casa. Ella Maillart ha iniziato il suo cammino alla scoperta di nuovi mondi, nuove vite, nuove spiritualità. Pubblica le sue esperienze in numerosi libri, scrive per riviste, tiene conferenze. Sono però le sue fotografie a dare la dimensione del carattere dei suoi viaggi, immagini che colgono scene di vita semplice, quotidiana, vissuta in luoghi sperduti, raggiunti e attraversati superando enormi difficoltà. Le sue fotografie sanno cogliere il particolare dei volti e l’insieme dell’ambiente, danno l’esatta dimensione dei luoghi e delle persone ritratte, sanno trasportarci in un mondo che ancora oggi è difficile da raggiungere, un mondo che i moderni media oggi ci scagliano sugli schermi televisivi ancora immutato, crudo e in guerra, chiuso nelle proprie integrità religiose, immutata o quasi la vita delle donne, nascoste nei loro costumi, come se questo veto a mostrarsi fosse un modo per reprimere il pensiero e l’intelligenza. Ella Maillart, una donna, è passata attraverso tutto questo, con il suo spirito libero, ha fotografato luoghi che oggi la guerra rende irraggiungibile, ha documentato e trasmesso attraverso le sue immagini e i suoi scritti anche una vita al femminile che nel quotidiano, è paragonabile a quella che si svolge ogni giorno in molte parti del mondo: lavoro, casa, famiglia.

Giovani donne dal fotografo, Tashkent, Uzbekistan, 1932

 

C’è un’altra donna ancora nella vita di Ella Maillart, la compagna di un viaggio in auto, nel 1939, sempre sulle rotte orientali: Annemarie Schwarzenbach, giornalista, scrittrice, fragile, ribelle e morfinomane che Ella tenta inutilmente di strappare alla droga. Il tormento morale di questa amica fa capire a Ella che la fame e la povertà sono meno terribili delle angosce dello spirito. Inizia cosÏ il suo viaggio più importante, alla ricerca della vita interiore e della quiete spirituale, sotto la guida di saggi maestri indiani. Ella si stabilisce in Svizzera, lunghi periodi in cui godere delle bellezze naturali delle sue montagne, alternati a viaggi in Oriente, terre a cui resterà sempre legata.

Attraverso le fotografie e i libri di Ella Maillart ho varcato anch’io le soglie del tempo e dello spazio, percorrendo sentieri lontani, incontrando le stesse persone che i suoi occhi e la sua sensibilità hanno scelto di fissare per sempre su una pellicola, rendendoli immortali.

Liliana Vogliano

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