In questo numero:

 

IL DISEGNO DI LEGGE AL SENATO E ALLA CAMERA

L'ELENCO DEI FIRMATARI

RICORDATE I DENTAMICI? "

IL LAVORO DELLE DONNE IN CIFRE

NUOVO  "LOOK"   PER DONNEFUTURO NEWS
L'ESPERTO: DIVORZIO IN BREVE

IL LIBRO: "SEPARATI!"

Provincia di Torino

 

Il lavoro delle donne in cifre

   Il contesto socio-economico italiano ed europeo è caratterizzato da una fase di crisi che attraversa tutti  i settori della produzione di beni e servizi. La crisi economica che soffia sull'Europa e sull’intero globo ha visto crescere ulteriormente il fenomeno della disoccupazione. Ciò nonostante, ad oggi, i governi nazionali non hanno saputo o voluto elaborare politiche economiche e sociali per il suo contenimento. La valutazione dell’impatto della crisi sistemica contemporanea è tutta ancora da fare. Per ciò che ci riguarda ci chiediamo, in particolare, in che misura il lavoro femminile stia risentendo della crisi e delle profonde trasformazioni sociali del sistema del lavoro ormai detto “postfordista”, legato sempre più alle “attività di servizio”, e in ciò sempre più femminile nella forma, ma anche sempre più fluttuante e sensibile alle crisi.

   Tentiamo un primo sguardo analitico sui dati istituzionali riguardo alla popolazione residente per condizione professionale, attività economica degli occupati per sesso: anni 1997-2001 come riportato dalla tabella in basso.

 

   La percentuale di occupazione maschile registrata nell’Italia del Nord, per la fascia di popolazione attiva compresa tra i 25 e i 34 anni, è aumentata solo dell'1,9%, passando dall'87,5% del 1996 all'89,4% del 2002. Anche per la fascia di età successiva, compresa tra i 35 e i 54 anni, la percentuale di occupati maschi varia appena del 2,6% in questo lasso di tempo, passando dal 90%  del 1996 al 92,6% del 2002.

 

   Se prendiamo in esame la forza lavoro femminile la situazione si presenta subito ben differente. I dati registrano la presenza delle donne nei vari settori economici con margini di crescita ben maggiori rispetto a quella dei colleghi maschi. Infatti, sempre al Nord, e sempre secondo gli anni e le fasce di età prese in esame (25-34 e 35-54), per la prima, abbiamo un tasso di occupazione che aumenta del 6,4% e, per la seconda, la crescita è addirittura del 10,1%.

 

   Al Centro la variazione del tasso di occupazione maschile dei lavoratori compresi nella prima fascia di età (25-34) è cresciuto del 2% dal 1996 al 2002, mentre per quelli della seconda fascia (35-54) è pari a 0,9%. Il tasso di occupazione femminile, invece, segna una crescita del 7,8% per le donne dai 25 ai 34 anni e del 7,2% per quelle dai 35 ai 54 anni. Dunque anche al Centro notiamo che l’occupazione maschile tutto sommato è costante, solo leggermente in crescita per i giovani. Colpisce invece che, anche in questo caso, la tendenza positiva, seppur contenuta, riguarda la forza lavoro femminile.

 

   Al Mezzogiorno abbiamo una situazione che rispecchia quasi del tutto quella del Centro, con una crescita minima dell’occupazione maschile della prima fascia di età (2,4 %) e stabile per la seconda (0,4 %). Mentre l’occupazione femminile risulta in crescita, ma ad un ritmo inferiore rispetto al quella del Centro, laddove il tasso di occupazione è del 5,2% per la prima fascia e solo del 3,1% per la seconda.   Nei vari settori produttivi si è riscontrata negli ultimi anni una generale tendenza alla precarizzazione del mondo del lavoro, precarizzazione delle forme contrattuali e, conseguentemente, della vita dei soggetti che ha portato all’aumento di lavori cosiddetti “atipici” e “flessibili”, all’introduzione di un forte regime di turn over e al lavoro festivo. L'accesso delle donne al lavoro è stato favorito da almeno due fattori di cambiamento strutturale che negli ultimi 20/30 anni hanno riconfigurato il sistema dell'impiego, il quale, se da un lato ha comportato un forte incremento delle condizioni di precarietà dei lavoratori, dall'altro ha consentito alle donne di entrare nel mercato del lavoro e trovare una loro collocazione. Le donne, probabilmente, a causa del retaggio storico e culturale che le ha assegnato il ruolo familiare della cura, hanno dalla loro un vantaggio competitivo sugli uomini, che infatti sono in percentuale meno favoriti in questo tipo di settore, quello dei servizi (turismo, comunicazione, formazione , ecc.) il quale richiede attività  orientate alla capacità di "relazione".

 

   Il secondo fattore riguarda il cambiamento della struttura dei contratti e l'introduzione di forme d'impiego che permettono alle donne di gestire il proprio lavoro con i (persistenti) ruoli familiari, tale che si è verificato il fenomeno della "doppia presenza" o doppio lavoro per le donne. Il part-time è uno di queste forme di impiego che, da un lato consente alle donne di "sdoppiarsi" acquisendo un ruolo anche fuori della struttura famiglia, ma dall'altro permette loro di integrare il reddito familiare sempre meno sufficiente per "tirare avanti".

  

   Ringrazio per la disponibilità e la fornitura dei dati Anna Rita Dionisi dell'Istat.

Anna Maria Cecchini

Tavola 9.1 - Popolazione residente per condizione professionale,  attività economica degli occupati e sesso - Anni 1997-2001 (in migliaia)
          Forze di Lavoro       Non forze di lavoro  Popolazione Residente
  Occupati Persone in cerca di occupazione Totale    
ANNI Agricoltura Industria Servizi Totale Disoccupati Persone in cerca di 1°       occupazione Altre persone in cerca di lavoro Totale      
          MASCHI            
1997 834 5.061 7.121 13.015 593 588 113 1.294 14.309 13.357 27.667
1998 810 5.106 7.174 13.090 588 607 118 1.313 14.403 13.321 27.724
1999 779 5.140 7.240 13.158 573 569 124 1.266 14.424 13.315 27.739
2000 769 5.134 7.414 13.316 519 543 117 1.179 14.495 13.301 27.796
2001 764 5.194 7.497 13.455 487 481 97 1.066 14.521 13.363 27.884
          FEMMINE            
1997 411 1.600 5.181 7.192 402 533 459 1.394 8.586 20.689 29.274
1998 391 1.624 5.330 7.345 408 545 478 1.431 8.777 20.540 29.316
1999 355 1.611 5.567 7.533 407 527 470 1.404 8.937 20.402 29.339
2000 351 1.633 5.779 7.764 369 493 454 1.316 9.080 20.313 29.393
2001 363 1.646 6.051 8.060 338 451 412 1.201 9.261 20.204 29.465
                           MASCHI E FEMMINE            
1997 1.245 6.660 12.302 20.207 995 1.121 572 2.688 22.895 34.046 56.941
1998 1.201 6.730 12.504 20.435 996 1.151 597 2.745 23.180 33.861 57.040
1999 1.134 6.750 12.807 20.692 980 1.096 593 2.669 23.361 33.717 57.078
2000 1.120 6.767 13.193 21.080 888 1.036 571 2.495 23.575 33.614 57.189
2001 1.126 6.841 13.548 21.514 826 932 509 2.267 23.781 33.567 57.348
Fonte: Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro(R) - Pubblicata sull'Annuario Statistico Italiano 2002

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