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NULLO Francesco - pagina 5


indietro

Caroli , Mazzoleni , Testa , Cristofoli , Venanzio , balzano sull'argine, si precipitano su di lui, si chinano ansiosi sulla sua camicia rossa insanguinata: quel generoso, che al culto egoistico dell'io, aveva sempre contrapposto la fede cristiana che dice — Noi —, è proprio morto. La palla che gli ha forato il cinturone di cuoio ( 1 ) è penetrata nel fianco destro, gli ha attraversato il corpo, gli ha fermato il cuore.
La sua morte porta una grande confusione nel campo; c'è uno scoraggiamento generale; l'unità del comando è perduta.
Miniewski è ancor più un pulcino nella stoppa.
Protetti dalla Legione straniera i Polacchi iniziano la ritirata, ma in modo irregolare, per cui la Colonna viene divisa in due parti : alcuni ottengono l'intento di rivarcare la frontiera in territorio austriaco ( 2 ), altri, dopo un impari scontro con i Cosacchi, sono fatti prigionieri dai russi e mandati in Siberia ( 3 ).
Il bel corpo di Francesco Nullo, rimasto preda del nemico che ne ha fatto scempio 4 ), all'indomani del fatto d'arme di Krzykawka, per volere del Principe russo Szachowskoi ( 5 ), venne sepolto, con onori militari, nel piccolo cimitero di Oikusz, dove ancor oggi riposa, sotto un cippo di basalto, mentre il suo grande spirito aleggia nell'azzurro ciclo d'Italia, nel cui nome egli ha saputo morire ( 6 ) per la libertà di un altro popolo ( 7 ), legato al nostro da una comunità di ideali ( 8 ).

22. - Francesco Nullo nella poesia.
Compiuto il nostro lavoro di storici, preoccupati di non indulgere ne all'estro individuale ne al capriccio della fantasia, lasciamo, ora, che la voce dei poeti dispieghi il suo canto armonioso e libero su quella che lo stesso Carducci definì « una delle più belle figure dell'epoca garibaldina» ( 9 ).
CANTO IN MEMORIA DEL GENERALE NULLO
di Laura Beatrice Mancini ( 10 )

O donne, in cui di patria
Vive pietoso affetto,
E voi, cui serve libera
Alma non doma in petto,
Un altro Eroe morì!
E dove corri, o intrepido
Campion di libertade?
Pel suoi natìo là pugnano,
Odi un cozzar di spade;
L'alma vi corse e rapida
L'opra al voler si unì.
Questi che altero un popolo
Fra i Mille forti onora,
Oliai dono a tè, Polonia,
Invia l'amante suora, Qual sangue in sacro vincolo
Stringa la mutua fè.
Come solca quel fervido
Co' pochi suoi si scaglia
Dove con lotta orribile
Più fiera è la battaglia;
Che vai dell'oste il numero?
Possa infinita ha in sé.
O nostra speme, o itali
Amati giovinetti,
Secura morte colsevi

Lungi dai cari tetti?
Ma pur cadendo il patrio
Valor per voi brillò.
E vostro Duce?... ahi!... spegnesi
Nel fior l'ardente vita!
Del Russo il ferro apersegli
Ampia nel sen ferita...
Polonia, Italia... uditelo,
Amando in voi spirò.
Nell'apparir fuggevole
Di quel supremo istante,
E madre, e patria, e gloria
Gli balenar dinante,
E ad un solingo indomito
Forse volò il sospir.
O giorni di vittoria,
Quando a quel grande allato,
Fugò superbi eserciti,
Vinse poter malnato,
E di Palermo Vangelo
Fulgea su l'avvenir!
Allor che in tai memorie
L'anima aperse l'ali,
Bella del suo martirio
Volando agl'immortali,
Fin del nemico il gelido

Petto sentì pietà.
Che riverente resegli
L'onor dovuto a' prodi,
E tu pietosa Bergamo,
Piangi in un punto e godi;
Questa è tua luce e fulgida
Nel nostro del vivrà.
O Donna della Vistola,
In questa nobil terra
Novelli eroi si accingono
Alla tua santa guerra,
L'ardito sacrificio
Sprone è de' forti al cor.
Il mondo intero un fremito
Di plauso e amor ti dona;

Se non potrai ricingere
La tua natìa corona,
Sarai d'esempio a' popoli,
A' despoti terror.
Fra pugna è divo incendio,
Ch'ove languia ridesta
La fiamma inestinguibile
Agli oppressor funesta
Quest'ombra a gara vindici
A' tuoi guerrieri unì.
Deh! torni a noi la funebre
Diletta spoglia almeno!
La bagncrem di lacrime
Fin che avrem l'onta in seno,
Di fior la covra Italia
Nel trionfai suo dì.


IN MORTE DI F. NULLO
di G. C. Abba ( 11 )

Alfin tu trionfasti
Pallida morte, e il non temuto artiglio,
Del tiranno Ministra, avviluppasti
Nella chioma del Grande,
Cui fu luce la gloria, e fu consiglio
L'amor dei servi e un'alta ira pEI troni
Donde la mala signoria si spande!
Ad uno ad un da queste orgie nefande
Fuggon sdegnosi gli incorrotti e i forti,
E anch'ei s'invola il Prode.
Nelle natie canzoni
Per voi largo ristoro abbia di lode
O Lombarde fanciulle il chiaro nome...

E come ai guadi d'un torneo chiamate
Corron falangi d'ogni terra ai forti
Nepoti di Sobiesky affratellate,
Se là dalle Rutene
Alle foreste Lituane un suono
S'ode di ceppi infranti e di catene,
Che fa il tiranno impallidir sul trono.

Come desio ti punse
Tu pur corresti; ed il conteso vallo,
Furtiva guida d'altri eroi, raggiunse
L'ugna del tuo cavallo;
Percosse appena quella sacra terra
Che il fervido leardo
Nitrì di gioia ed odorò la guerra:
E a tè nel petto urtò con più gagliardo
Moto e ai tuoi prodi il core.
Il terzo anno volgea recando il giorno
Che d'immortal splendore
Avvolgerà nei secoli le ignude
Rocce di Quarto ove s'accolse tanto
Valor, tanta virtude,
Tanto amor di battaglie alla vendetta
Del siciliano pianto.
E tu come in quel dì sempre fidando
Nell'astro tuo fatale,
E nel tuo Dio, laggiù sotto il brumale
del di Sarmazia denudasti il brando,
E alto l'aer di voci
Sonò qual suoi se per tempesta freme :
Come rapida in ciclo e la saetta
Volò la fama, e quando si diffuse
Fra questi oppressi il nome tuo, di speme
Ivi gran raggio balenando arrise;
Ed all'orde feroci
Si strinse il cor sotto l’odiate assise,

VI

Poi dalla lunga e truce
Orgia di sangue e dalla rea rapina
Sceser sul campo, ove nel gran periglio
Brillasti, anima fiera,
Come Cometa che per l'aer trascina
Sua criniera di luce
Allor simile all'Aquila che il ciglio
Figge nel sole altera,
La triplice guatasti orrida schiera
Tartara che invadea l'ampia campagna;
Indi alla fiera gioventù compagna
Interrogato il coro
Il tuo spirito esultò; ti colorasti
Di magnanimo ardire e spaventoso
« ALLA PUGNA » — gridasti! —
Arde la pugna — Irrompe ruinoso

Il tuo destrier, colla ferrata zampa
Dalla percossa silice sprigiona
Faville: intorno avvampa
La terra, il pauroso
Aere commosso orribilmente suona;
S'addoppian l'ire, avanzano anelando
Le feroci coorti
Avvolte in densi nugoli di fumo,
E già ingombrano il suoi feriti e morti.

Ahi quale e quanto si diffonde invano
Nobil sangue! — Precipita più densa
La nordica falange,
Qual procelloso irrompe l'Oceano
Ch'ogni riparo infrange.
Ormai si piega il volo
Della vittoria sulle ree bandiere,
E colla febbre del Lion s'avventa
L'Itala schiera, e poco intorno avanza
A lei terra cruenta,
E poco raggio splende di speranza.
Ma è vil la fuga, ne l'eletto stuolo
Onde già il fior si spense
In faccia a morte ha di fuggir costume.
Libertà, libertà, splenda il tuo lume
A consolar gli istanti
Ultimi di quel pugno di giganti! —
Ei misurò col ciglio
De' suoi prodi la strage, e nell'ardita
Anima accolse di morir consiglio;
Gloriosa agonia! Piomba il corsiero
Per mortale ferita
E nell'immonda polvere balestra
Il giovin cavaliere:
Dall'orrenda caduta
Ei sorge, tende la possente destra
E la morte saluta.

IX

E la morte l'udi — L'inconscia mano
D'un combattente Scita
Troncava il fil de la gloriosa vita!
Fulminato nel petto e nella fronte
Cadde e spirò l'Eroe, ma collo spento
Occhio rivolto all'irrompente coorte,

Che un istante sostò quasi atterrita
Da tanto eroica morte —
Così scende la folgore dal cielo
E terrore e spavento
Spande morendo intorno in chi l'intese.
Allor fu un urlo di dolor che ascese
Fino alle nubi, e dall'angoscia vinto
In quegli irrisi dalla rea fortuna
Tacque il pensier dell'ultime difese.
E mentre ad una ad una
Le passate battaglie ivan pensando
Ove brillò del capitano estinto
Sempre fra primi il brando;
Scendere si sentian nei sacri petti
Delle lance casacche i ferri immondi...

XII

Tale è il destino degli Eroi — Frattanto
Qui la virtù combattè
E vinta quasi sull'immensa arena
Si prostra, e il petto ha lacerato e il manto.
Ma talor le presaghe alme dei vaii
Nell'ore dei possenti estri rapite
A divinare i Fati
Cui son le stirpi del dolor sortite,
Veggiono un tempo, che non fio lontano,
All'universa terra
Portar la luce dell'amar che Cristo
Diffuse dal patibolo pagano.
Allor fia muto il tristo
Genio che scinde in vergognosa guerra
D'invidie il mondo, e sui pugnati campi
Scenderanno i nepoti ai sacri riti
Come l'amor consigli e la pietate
Liberi petti — Avventuroso il vate
Che tè cantando alle festose genti
E tue molte battaglie, e del tuo core
I divini ardimenti,
Sublime l'inno scioglierà siccome
Fu sublime tua morte:
Però che i tempi varcherà il suo nome,
E la sua gloria nella tua confusa
Fia; come gli estri ai sacri vati, e ai forti
Un'austera dispensa unica musa. —


DAL POEMA: « ARRIGO »

di G. Cesare Abba ( 12 )

«...In quel momento dal petto tonando
Come la sua divina ira il rapia,
Sovra l'irta serraglia insanguinata
La spada in pugno e l'Itala bandiera,
Nulla apparve; terribile siccome
i fantasmi, che agli egri artan la mente
Nelle febbri notturne o in mezzo ai sogni.
La sua lieta fortuna: oggi lo copre
Una povera gleba in un oscuro
Cimitero Polacco; e di sua morte
Con barbariche noci, entro le tane
natìe, racconta il tartaro soldato
Che lo vide morir! Sfa in quell'istante
Per le vie di Palermo i fuggitivi;
Qual fra' tanti nemici ardì ritroso
Torcere il ciglio, e non provò nel petto
Uno slancio d’amore e di desìo
Per quel guerrier?...»


NULLO IN POLONIA

di Francesco Sartorelli ( 13 )

II

Ferve la pugna, mille bocche a gara
Vomitan morte sulle ardite file.
L’aere è di fuoco, - l’orizzonte è avvolto
D'un denso fumo che le lotte streme
Sovra un corsiero rapido, animoso
S'avanza il prode di Marsala; è un figlio
Dell'Italia risorta e ancora ancella!...
Al suo apparir prorompe dalle schiere
Un plauso interminabile di « evviva »
Che alla turba nemica un'eco porta
Come grido di morte. Dalle trombe
Parte lo squillo segnai dell'assalto; —
Un polverio s'innalza e si protende
Come striscia nell'aere che segnala

Dei generosi cavalier la corsa; —
A petto a petto si combatte e il sangue
Scorre a torrenti straripando i solchi
Del campo contrastato. — E' un incessante
Fischiar di palle; — è un rovinìo di falci
Percosse e ripercosse; — è un urlo immenso
Di fanti insanguinati; — e una continua
Pioggia di fuoco che percuote e uccide,
Rischiarando la via del firmamento
Ai prodi che abbandonano la terra
Per la quiete infinita che li attende
Lassù nei Cieli, fra i superni spirti;
Ma dov'è il Condottier?.. dov'è sparito
Quel fulmine di guerra che al Cosacco
Fé mordere il terren? Uno straziante
Gemito s'ode,... di dolore un grido
S'alza nel campo, che soverchia il rombo
De' mortiferi bronzi. Egli è caduto...
Povero Nullo! tu corresti il primo
Alla battaglia, e tu primo cadesti
Per la polacca libertà nascente.
Povero Nullo! il sacrificio tuo
La Polonia porrà nelle sue storie
Eternandoti prode.
Or le feroci
Pugne continuan, poiché il fuoco sacro
Brucia ogni zolla rischiarando l'aere
D'una vermiglia, inestinguibil luce.
Ma allor che ogn'orma di straniera gente
Fia cancellata e i sanguinosi giuochi
Saran cessati; allor che le ricurve
Falci e le spade e l'aborrite insegne
Sieno appese agli ostelli del Signore
Come voti di stragi vendicate,
Come ricordi del servaggio infranto,
Noi verremo a quel solco peregrini
Che inaffiava il tuo sangue, e sulla terra
Della orribile mischia una modesta
Croce alzeremo, ed il commosso petto
Un inno scioglierà, mentre il pensiero,
Veleggiando pei Cicli, al sommo lito
Toccherà riverente ove gloriosa
E libera passeggia l'immortale
Anima tua, che l'infinita festa
Gode e divide nella eternitade
Vegliando al bene de' fratelli suoi.


Da: « LA SPEDIZIONE IN SICILIA »

di M. Pellegrini( 14 )

« ... E Nullo vien da' veneti confini
di bella cinto gioventù pugnace,
Nullo che poscia ardir soverchio, ahi, tragge
d'Italia, e muor su le pannonie piagge... ».


DA: « LA CANZONE DI GARIBALDI »

di G. D'Annunzio ( 15 )

« e poi l'alba, e nell'alba il tonante
impeto, l'urlo, la furibonda strage,
l'inferno al ponte dell'Ammiraglio; il maschio
Nullo a cavallo oltre la barricala
con la sua rossa torma, ferino e umano
Eroe, gran torso inserto nella vasta
groppa, centàurea possa, erto su la vampa
come in un vol di criniere... ».


NEL PRIMO CINQUANTENARIO DELLA MORTE DI F. NULLO

di G. Bertacchi ( 16 )

«...Nullo!
Bel nome da pronunciare così,
scevro di aggiunte,
nudo nella fierezza sua come una spada.
Nullo!
Nome forte e dolce... »

Era di quell'Italia epica e artiera
che la celata avea sotto il cappuccio;
pronto all'opera industre, alla guerriera,
come Ferruccio.

Fu il risveglio d'Italia un'alba sola
co' suoi vent'anni. Giovinezza indoma,
dai fieri giorni di Milano ci vola
baldo su Roma.

E sempre apparve, poi, dovunque fosse
il suo fatato eroe; giù da S. Fermo,
guida un tumulto di camicie rosse
dentro Palermo.

Ma l'impeto superbo, onde dal fronte
de' suoi si spicca e, primo allo sbaraglio,
è veduto balzar di là dal ponte
dell'Ammiraglio,

durerà, lo trarrà con l'errabondo
sogno ribelle verso la tua luce,
schiava Polonia, cavalier del mondo

come il suo duce.
Dai paduli di Olkusz fulmina intorno
il moscovita in curvo ordine sparto;
Nullo sprona sull'alto argine; è il giorno
sacro di Quarto.
Chiudi in tè stesso la tua gloria estrema,
o temerario, che cadrai colpito!
Qui sul cuor della Slavia il tuo poema
oggi è finito.


DA: « LE RAPSODIE GARIBALDINE - I MILLE »

di G. Marradi ( 17 )

II

C'era
l'ardente d'aquilini ardori
ansia
eroica di Nullo...

V

Lanciasi,
primo dello stuol pugnace
l'ardente
Nullo, che i ripari invade,
stupendo
come il Telamonio Aiace,
come
se, ritto in sella, cento spade
rotei
scagliandosi agile e sicuro
via
sul cavai che sanguina e non cade...


PER LA VISITA ALLE TOMBE DI NULLO E MARCHETTI

di G. Gambirasio ( 18 )

Non da veloce gara sono spinti,
Bergamo, i figli tuoi
verso terre remote. Degli eroi
il sangue sparso per l'eguale fine,
divelto ogni confine,
tiene in perenne comunione avvinti,
popoli vari di linguaggio e storia.
E la santa memoria
che quivi attrasse in rapido tragitto
i figli di quel Nullo
che un dì cadde trafitto
per la polacca libertà, siccome
il ricordo di tanti che nel nome
della Polonia, per l'Italia il sangue
versarono, affratella
le
due stirpi; nè langue
tale
memoria per volger di eventi...

Te
stringean i rapaci
rostri
di tre, non aquile, avvoltoi,
Polonia,
e i figli tuoi
a
migliaio languivan nelle 'steppe
gelide
di Siberia; non i baci
del
sacrificio di Maria Walewska
valser,
Polonia, a intenerire il core
del
Corso Imperatore
sul
tuo crudo destino.
Pure,
all'inizio del nefando regno
di
Francesco Giuseppe,
sul
varcato Ticino
i
giovani polacchi combattevano
per
Dnieper e Vistala. Rendevano,
fatta
una l’Italia, il santo pegno
coloro
stessi che all'audace schiera
dei
Mille aveano appartenuto: v'era
fra
essi il valoroso
Nullo,
il Marchetti ed il Caroli e tanti
altri
Italiani che, con generoso
gesto,
fecero dono
alla
Polonia di lor vita, e sono
per
le due Patrie in egual modo santi.


RAPSODIA OROBICA
di E. Sornaga ( 19 )

Camminarono
a lungo travestiti
da
borghesi, decisi a tutto. In alto
la
chiarità del ciclo li seguiva
colma
di gioia e di sbigottimento;
nell'umido
velluto della valle.
i
grilli trivellavano il silenzio.
Cumuli
d'ombra, intrichi di boscaglie,
solitudine,
voci senza volto.
E
vanno, vanno i tre garibaldini.
In
petto al Nullo giganteggia un nido,
la
sua Bergamo... e il mondo sconfinato
che
si dilata verso l'infinito.
Oh!...
Libertà, giustizia, ecco vi porto

alle mie zolle come un seme nuovo;
non nutriste sacrileghi fantasmi
suscitati dall'angelo ribelle,
ma il sangue d'una razza clic risorge
e impone il suo destino. Il Nullo pensa
ai dotti professori di Celana
larve insepolte. E gli sorride il primo
sogno d'amore che del ciclo ha il nome
e la purezza. Vanno, vanno, vanno...
con brevi tonfi d'ombre mute. In alto
la chiarità del cielo li accompagna
colma di gioia e di sbigottimento.
Dita enormi su labbra di giganti astrali,
i campanili rivestiti di cristallo sgomentano il silenzio.
Stanno a l'erta i Croati... e i valorosi vanno
a sondarli. L'anima si dona ai fratelli, ai compagni, al vecchio borgo
S. Leonardo, alla ridente scuola dei
Tre Passi, agli amici del Caffè
Zenoni, al Condottiero prodigioso che,
accampato sui colli, aspetta. E vanno...
orbite nere... Colle S. Giovanni...
il Castello. Ecco sorgere le Torri
vetuste, la Basilica, la Rocca e
le mura ciclopiche scolpite in
un'accesa immensità di quarzo!
Marcia l'Eroe e al fianco suo la morte
scandisce i passi dell’eterna gloria.
O popolo gagliardo! Ecco veniamo!
fecondo è il tuo dolore, o Patria!... E uscito
dall'ombra, coi compagni, fu rubato da
broccia amiche e benedette; e il pianto
lavò la sua fatica. Chi vi accolse?...
Chi disse: « In ogni cuore c'è un'attesa...
in ogni casa è pronto il tricolore?... »
E
vennero. E fu nuova primavera.
Con
rotti i lombi e cenere nel fiato
fuggirono
i Croati. Sorse l'alba.
E
fu come se il sangue dalle arterie
tornasse
al cuore e poi ne prorompesse
in
impeto oceanico a rifarsi
un
cuore immenso nell'immenso spazio.

23. - Stato di servizio militare e medaglie di Francesco Nullo.
Marzo 1848: Volontario alla difesa di Milano.
Aprile, maggio, giugno 1848: Sottotenente di Infanteria Milanese, artigliere volontario alla difesa di Treviso.
Luglio, agosto 1848: Artigliere volontario alla difesa dello Stelvio.
Settembre 1848: Ammesso, con decreto 8 settembre '48, nella R. Armata Sarda, destinato al Deposito di Cuneo.
Maggio 1849: Dietro sua domanda, dispensato dal servizio nella R. Armata Sarda (17 maggio 1849).
Giugno 1849: Ufficiale di Cavalleria nella Compagnia dei « Lancieri » del colonnello A. Masina, alla difesa della Repubblica Romana.
Luglio 1849: Tenente quartiermastro, durante la ritirata verso il M. Titano.
29-7-1849: Ambasciatore di Garibaldi ai Reggenti della Repubblica di S. Marino.
1-5-1859: Volontario garibaldino nella squadra delle Guide del capitano Simonetta.
16-9-1859: Ottiene il congedo assoluto, dietro sua istanza del 23
agosto 1859. Raggiunge Garibaldi in Romagna.
5-5-1860: Volontario nel Corpo delle Guide dell'Esercito Meridionale.
15-5-1860: Ferito ad una gamba alla battaglia di Calatafimi.
27-5-1860: Aiutante di campo di Garibaldi
4-6-1860: Luogotenente delle Guide al Quartier Generale di Garibaldi a Palermo. E' promosso capitano.
8-7-1860: E' di nuovo a Bergamo per preparare un altro contingente di volontari per la Spedizione di Sicilia.
22-7-1860: S'imbarca a Genova per la Sicilia.
8-8-1860: E' tra i pionieri dello sbarco in Calabria.
21-8-1860: Costringe il forte di Reggio C. alla resa. E' promosso maggiore.
22-8-1860: Fa arrendere un'intera Brigata borbonica a Villa San Giovanni.
1-2 ottobre 1860: Si batte eroicamente al Volturno. E' promosso Luogotenente colonnello di Cavalleria, con Decreto Dittatoriale 10 ottobre 1860.
12-20 ottobre 1860: Comandante con «pieni poteri» della Spedizione nel Sannio.
30-31 ottobre 1860: Ambasciatore di Garibaldi al Rè Vittorio E. II a Sessa.
12-12-1860: A Bergamo con licenza di 60 giorni.
15-2-1861 : Raggiunge il Deposito di Torino. E' nominato membro della Commissione della Medaglia.
12-6-1861: Nominato «Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia».
11-8-1861: Confermato Luogotenente colonnello di Cavalleria nell'Arma stessa del Corpo dei Volontari Italiani.
29-4-1862: E' dispensato dal servizio, dietro sua domanda.
1-30 agosto 1862: Partecipa alla Campagna di Aspromonte a fianco di Garibaldi .
19-4-1863 : Parte per la Spedizione in Polonia.
5-5-1863 : Riconosciuto generale sul campo. Muore in combattimento, a Krzvkawka (Polonia).


1848: Medaglia di Bronzo per aver preso parte ai gloriosi fatti della Venezia.
1849: Medaglia d'Argento con «la lupa che allatta i gemelli» per la difesa della Repubblica Romana.
1859: Medaglia d'Argento istituita da Napoleone III per la Campagna d'Italia del '59.
1860: Medaglia d'Argento istituita dal Municipio di Palermo per i Mille di Garibaldi .
1860: Medaglia di Bronzo perché benemerito della liberazione della Sicilia (Decreto di S. M. il Re Vittorio Emanuele II ).

N.B. E' stato possibile compilare il suddetto Stato di servizio militare in seguito alla consultazione di documenti autografi del Museo del Risorgimento di Bergamo e dell'Archivio di Stato di Torino e di Roma.

24. - Bibliografia
G. C. ABBA - Ritratti e profili, S.T.E.N., Torino, 1907-'12.
G. C. ABBA - Da Quarto al Volturno - Noterelle di uno dei Mille, Ed. Zanichelli, Bologna, 1891.
G. C. ABBA - Storia dei Mille, Bemporad, Firenze, 1904.
G. C. ABBA - Canto in morte di F. Nullo, St. Art. Tip. Genova, 1863.
G. ADAMOLI; Da S. Martino a Montana, Milano, Treves, 1892.
C. AGRATI: I Mille nella storia e nella leggenda, Milano, Mondadori, 1933,
C. AGRATI: Da Palermo al V allumo, Milano, Mondadori, 1937.
C. AGRATI: G. Sirtori, il primo dei Mille, Bari, Laterza, 1940.
F. ALBORGHETTI : La spedizione degli Italiani in Polonia nel 1863 (Ricordo storico), Tip. Pagnoncelli, Bergamo, 1863.
Antologia degli Scrittori Garibaldini, a cura di R. GIUSTI, Casa Ed. D'Anna, Firenze, 1959.
C. BARONI: I Lombardi nelle guerre italiane del ’48-‘49, Torino, Cassone, 1856.
G. BANDI: I Mille, Firenze, Salani, 1903.
B. BELOTTI: Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Ceschina, Milano, 1940, Vol. III.
Bergamo e i Mille: a cura del Liceo « P. Sarpi » di Bergamo, Ist. It. Arti Grafiche, Bergamo, 1932.
K. BIELANSKA: Nullo - Volume dedicato alla città di Bergamo, Varsavia, 1923 (in polacco).
A. BIZZONI: Garibaldi nella sua epopea, Milano. Sonzogno, 1905-1907.
I. CANTU’: Bergamo e il suo territorio, 1860.
F. CARRANO: I Cacciatori delle Alpi . Torino, Un. Tip. Ed, 1860.
G. CASTELLINI: Eroi Garibaldini, Zanichelli, Bologna, 1911.
C. CAVERSAZZI: Numero unico per F. Nullo, Arti Grafiche, Bergamo. 1907.
C. CESARI: Memorie storiche e militari - Il Sannio: 1860, Città di Castello, 1912.
F. CRISPI - Il diario dei Mille, Fr. Trevess Ed., 1911.
A. COMANDINI-A. MONTI: L'Italia nei cento anni del secolo XIX giorno per giorno illustrata, Milano, Vallardi 1900.
F. CUCCHI - Garibaldi e Bergamo - Numero Unico commemorativo del 27 maggio 1860, Palermo, 1885.
E. DANOLO: I Volontari ed i Bersaglieri Lombardi nel '48-'49-, annotazioni storiche, Milano, Ed. G. Brigola, 1860.
L. DE-MICHELI: Un festeggiamento (op.). Ed. Perelli, Milano, 1869.
E. DELLA-ROCCA: Autobiografia di un veterano (1860), Zanichelli; Bologna, 1898.
A. DUMAS: Il poema dei Mille, ricordi di un testimonio oculare, Milano. Ed. A. De Mohr & C.
Elenco Ufficiale dei Mille di Marsala, Tip. C. Bartoli, Roma, 1870.
A. ELIA: Ricordi di un Garibaldino, Roma, Tip. Lit. Genio Civile, 1904
A. FACONTI: Le cinque giornate di Milano - Morti, feriti, benemeriti,. Milano, 1895.
F. FOGACCIA: Clusone nei nomi delle sue vie (cenni storici raccolti da Baradello), Clusono, Ed. D. Giudici, 1905.
P. FRANCIOSI: Garibaldi e la Repubblica di S. Marino, Zanichelli,, Bologna, 1891.
G. GARIBALDI - I Mille, Ed. Cappelli, Bologna, 1933.
G. GARIBALDI - Memorie, Ed. Cappelli, Bologna, 1872.
G. GARIRALDI: Scritti e discorsi. Ed. Naz. Cappelli, Bologna, 1937.
G. GUERZONI: Vita di Garibaldi , Ed. Barbera, Firenze, 1882.
E. JAEGER: Storia documentata dei Corpi militari Veneti e di alcuni alleati e milizie di terra negli anni 1848-‘49 (Venezia 1880).
M. JASTRUNG A. Mickiewicz, Ed. Polonia, Varsavia, 1955.
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G. LOCATELLI-MILESI: Per F. Nullo - Numero Unico, Arti Grafiche, Bergamo, 1907.
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S. LOCATELLI-MILESI: Bergamo vecchia e nuova, Ediz. Orobiche, 1945, Bergamo.
E. LOEVINSON: Garibaldi e la sua Legione nello Stato Romano, Roma, Dante Alighieri, 1902-1907.
L. MARCHETTI-M. PARENTI: II '48 Milanese, Ed. De Agostini, Novara, 1948.
V. MARCHESI: Storia documentata della rivoluzione della difesa di Venezia negli anni 1848-'49 tratta da fonti italiane ed austriache.
J. W. MARIO: Garibaldi e i suoi tempi, Milano, Treves, 1892.
A. MARIO: La Camicia Rossa, Ed. Univ. Econ, Milano, 1954.
G. MAZZINI - Edizione Nazionale degli Scritti (Italia e Polonia), Vol. XXV, Tip. Galeati, Imola, 1936-1937.
G. MAZZINI - Epistolario, Vol. VL. Memorialisti del 1800, a cura di G. TROMBATORE, Ed. Ricciardi, Mil. Nap., 1953. Memorie al Parlamento Nazionale, marzo 1861.
A. NOARO: Dei Volontari in Lombardia e nel Tiralo, Torino, 1850.
A. OMODEO: L'età del Risorgimento Italiano, Ed. Scient. Ital., Napoli, 1948.
C. PAGANI: Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848, Ed. Cogliati, 1906, Milano.
G. PETELLA: La Legione del Matese durante e dopo l'epopea Garibaldina, Città di Castello, Lapi, 1910.
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V. RIVA: Adamo Mickiewicz, op. 1955.
M. Rosi: Dizionario del Risorgimento Nazionale, Milano, Vallardi, 1931.
E. ROTA: Spiritualità ed economismo nel Risorgimento Italiano - (MARZORATI: Questioni di Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia), Milano, 1951.
G. SACERDOTE: La vita di Garibaldi , Ed. Rizzoli, Milano, 1933.
D. M. SMITH: Garibaldi e Cavour nel 1860, Ed. Einaudi, 1958.
A. SOLMI: Discorsi sulla Storia d'Italia, Ed. La Nuova Italia, Firenze, 1933.
G. B. SPINELLI: Memoriale (dattiloscritto) inedito della guerra 1848-'49; fatti principali del Corpo Volontari Bergamaschi brevemente descritti da un Volontario.
C. SPELLANZON: Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, Milano, Rizzoli, 1933-1938.
L. STEFANONI: F. Nullo martire in Polonia, Milano, Ed. C. Barbini, 1863, 2°edizione 1867.
G. SYLVA - Cinquant'anni dopo la prima spedizione in Sicilia, Ed. Isnenghi, 1910 - L'VIII Compagnia dei Mille, a cura di A. AGAZZI, S.E.S.A., Bergamo, 1959, 2° edizione.
C. TESI: Storia della rivoluzione polacca, Firenze, Martini, 1864.
G. TIGRI: Il Montanino Toscano, Le Monnier, Firenze, 1860, 2° ediz. 1959.
G. TOMA: Ricordi di un orfano, Napoli, 1886.
G. M. TREVELYAN: Garibaldi e i Mille, Zanichelli, Bologna, 1910.
A. VAIANA: F. Nullo (un precursore dell'Unità Europea), Ed. S. Alessandro, Bergamo, 1957, 2° edizione.
A. ZANCHI: Il dramma di L. Caroli, Arti Grafiche, Bergamo, 1936.
E. ZASIO: Da Marsala al Volturno, Padova, Tip. Sacchetto, 1868.

PERIODICI CONSULTATI

Atti del XXIII Congresso di Storia del Risorgimento, Bologna, 1935.
Atti del Parlamento Italiano - Sessione 1861-'62, Roma, 1881.
Bergomum: 1932 (n. 4).
»   1937 (» 1).
»   1938 (» 2-3).
»   1939 (» 1-3-4).
»   1940 (» 2-3-4).
»   1945 (» 1-2).
»   1947 (» 1-2-3-4).
»   1948 (» 1-2).
»   1952 (» 4).
»   1955 (» 1).
Bollettino Ufficiale Storico, anno 1927.
Celana n. 13, maggio 1959.
Conoscersi: Riv. Ass. Ital. per i rapporti culturali con la Polonia, giugno 1956, n. 21, Roma.
Diario Guida (Notizie Patrie): 1894.
Magazin fur die Literatur des In-nnd-Auslandes-1888.
Notizie Patrie: anni 1860, 1863, 1864, 1883.
Nuova Rivista Storica (marzo-giugno 1926).
(Il) Pronipote del Vesta Verde: Almanacco 1849, VALLARDI, Milano, 1849, Tip. Guglielmini.
Rassegna Storica del Risorgimento, ottobre 1938, ottobre-dicembre 1953.
Rivista di Bergamo: maggio 1922, maggio 1923, gennaio-febbraio 1926, agosto 1927, febbraio 1929, luglio 1930, settembre 1931, giugno 1932, marzo 1937, maggio 1939.
Rivista Storica del Sannio, anni 1915-1917.
Rivista Tridentum, anno XII, fase. I-II, 1910.
Giornale di Bergamo, 1848.
L'Unione (aprile-maggio-giugno '48).
Gazzetta di Bergamo, 1859.
Bergamo Patriottica (1859, foglio a stampa).
Gazzetta di Bergamo (giugno 1862-maggio 1863).
Gazzetta di Milano (18 maggio 1862).
Il Diritto (8 marzo 1863).
La Provincia di Bergamo (23 gennaio-4 agosto 1869).
Il Secolo (5 maggio 1913).
Il Corriere della Sera (6 maggio 1926, 2 ottobre 1931).
La Voce di Bergamo (13 giugno 1931).
Il Resto del Carlino (16 maggio 1932).
L’Eco di Bergamo (22 settembre 1932, 2 maggio 1933).
La Voce di Bergamo (2 maggio 1933, 16 gennaio 1935, 18 dicembre 1937).
L'Eco di Bergamo (8 giugno 1938).
Il Popolo d'Italia (26 febbraio 1939).
La Voce di Bergamo (27 febbraio 1939).
L'Eco di Bergamo (9 gennaio 1959).

ARCHIVI CONSULTATI

Archivi dei Musei del Risorgimento di: Bergamo, Milano, Roma, Bologna

»  di Celana (Collegio).
»  Comunale (Civica Biblioteca Mai, Bergamo).
»  Comunale di Clusone.
»  Gamba, Civica Biblioteca Mai, Bergamo.
»  Notarile di Bergamo.
»  Parrocchia di S. Alessandro in Colonna (Bergamo).
»  Pretura di Almenno S. Salvatore (Bergamo).
»  Romelli-Gervasoni (Clusone).

Archivi di Stato di: Roma, Torino, Milano, Venezia, Bologna.
Archivio Tribunale di Bergamo (Palazzo di Giustizia, Bergamo).
Archivi dei Musei del Risorgimento di: Bergamo, Milano, Roma, Bologna,Como.
Ufficio Anagrafe del Comune di Bergamo.
Archivio del Tribunale di Bergamo, Palazzo di Giustizia.

GIULIANA DONATI PETTENI

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NOTE
(1) Il cinturone del Nullo fu portato a Bergamo dal Mazzoleni.
(2) Nella Galizia incorporata all'Austria.
(3) Vedi atti del processo di Varsavia, Ms. alla Civica Biblioteca « Mai », Gab. A 7; 14 (35/2). Vedi: G. LOCATELLI-MILESI: Nella Siberia orrenda. « I condannati a morte nella cittadella di Varsavia ottennero dalla magnanima clemenza del Granduca Costantino, fratello dello Zar, la commutazione della pena con i lavori forzati per dodici anni e l'esilio perpetuo da scontare in Siberia ». L. Caroli morirà nella galera di Kadaya, L'8 giugno 1865 « per infiammazione cerebrale ». Gli altri potranno tornare in Patria, in seguito alle varie suppliche presentate dai parenti all'Imperatore russo e alla tenacia dell'Ambasciatore d'Italia a Pietroburgo. Il decreto di amnistia è del 7 dicembre 1866.
(4) « Era quasi irriconoscibile; una larga ferita gli solcava il volto dall'alto al basso... era avvolto in un panno ch'era proibito sollevare, perché era stato crivellato di ferite dai Cosacchi... », così scrive il Caroli nella sua relazione sulla morte del Nullo (vedi A. ZANCHI, Il dramma di L. Caroli, pag. 27).
(5) Comandante dei Cosacchi che si scontrarono con la colonna del Nullo, a Krzykawka.
(6) Così lasciò scritto F. Nullo « nell'Estremo Messaggio » (lettera-testamento scritta nella vigilia della battaglia di Krzykawka) comunicato in copia da Sante Emanuele Bonfanti (in data 27 maggio 1863) alla contessa Elisa Agliardi (sorella di L. Caroli). E' pubblicato nella biografia curata da G. GERVASONI pag. 100 di: Bergamo e i Mille, a cura del Liceo Sarpi, 1932 e sul « Bergomum », 1038, n. 2-3, pag.77. E' un documento denso di carità umana; pertanto lo riportiamo: «Amici fratelli d'Italia! Volgete un pensiero a noi, che qui (sic) combattiamo per la Polonia, sorella infelice della nostra terra. Non ci chiamate con nomi di sprezzo, se. Italiani, noi abbiamo abbandonato l'Italia, con Roma e Venezia ancora schiave; ciò facemmo per amore di libertà, per dare un ricordo d'amicizia a Polonia che mandò i suoi figli a mischiare il loro sangue col nostro sui campi meridionali. Abbiate fede che Dio protegge gli sforzi d'un popolo che vuole essere libero; state uniti e concordi alla bandiera della democrazia che ha levato Garibaldi . Se io morrò, ricordatevi per qual causa sono morto, e il mio ultimo grido, anche in Polonia, sarà: Viva l'Italia!».
(7) Una delle testimonianze più importanti della grandezza del sacrificio di F. Nullo, è la seguente lettera scritta da Garibaldi alla Madre dell'Eroe: « Alla Madre del generale Nullo ».
«Donna! Cui devo affetto di fratello - perdonatemi se mi addentro nel santuario del vostro dolore - perdonatemi s'io vengo ad immischiarmi nell'amor vostro di Madre - che un'uomo (sic) non può apprezzare - ma che mi sento il diritto di condividere - perché anch'io amavo il nato dalle vostre viscere.
Io amavo sì, e stimavo giustamente il Prode dei Prodi d'una falange - per cui l'Italia sentirà meno, certamente, il peso delle sue vergogne! Egli è caduto da valoroso per una causa santa - e quando gli uomini capiranno - tutta l'altezza del sacrificio del vostro Francesco - oh allora l'Umanità potrà decantare senza sacrilegio - Libertà, Virtù, Eroismo. Sono con tutto l'affetto dell'anima mia vostro G. Garibaldi .
Caprera, 27 maggio '63 ». (Autografo al Museo del Risorgimento di Bergamo, vetr. n. 30-509).
(8) Vedi testamento spirituale di Francesco Nullo, riportato nella nota( 6 ).
E' opportuno ricordare che: monumenti, palazzi, chiese, opere d'arte d'ogni genere, costruite in epoche varie, da artisti italiani, parlano perennemente in Polonia della nostra terra.
(9) Nelle lettere a Louise Grace Bartolini, da Bologna il 7 giugno 1863, e a Pietro Dazzi, da Bologna, il 26 luglio s. a. (Voi. III dell'Epistolario, n. 561 ;n. 571) il CARDUCCI scrive: «...appena finite le lezioni, sento il bisogno di scrivere una poesia che ho composto in mente già da qualche tempo in morte di Francesco Nullo. Bisogna che la scriva !».. E in calce: « Fu una delle più belle figure dell'epoca garibaldina ». « La prefazione al Poliziano m'ha tolto di scriver pure un verso della canzone già tutta pensata ed immaginata ».
(10) In appendice al vol. F. Nullo di L. STEFANONI, Barbini, Milano, 1863.
(11) Stab. Artisti Tipografi, Genova, 1863.
(12) Canto III; pagg. 105-106. Pisa, tip. Nistri, 1866.
(13) Tip. Guglielmini, Milano, 1863.
(14) Lucca, 1867.
(15) Fr. Trcves, Milano, 1901.
(16) Da « Il Secolo » del 5 maggio 1863; da: Riflessi di orizzonti, BALDINI e CASTOLDI, Milano, 1921.
(17) Barbera, Firenze, 1923.
(18) Da: «Rivista di Bergamo», settembre 1931.
(19) « Cenacolo Orobico», settembre 1959. Per gentile concessione dell'Autore.
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