Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: NC-17 |
Pairing: DallianXHasad, HasadXDalian |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Il bordello
di Bombay
II.
Dalian si trascinò fino al suo alloggio,
sfinito e dolorante. Si lasciò cadere sul pagliericcio a pancia in giù. Grazie
agli Dèi quella giornata era finita.
A causa del torneo e della fiera la
città era piena di gente e le attività fervevano come non mai, come la sua.
A lui, quel giorno, erano toccate due
donne e quattro uomini. L’ultimo di questi era una montagna, con un fallo enorme
proporzionato alla sua corporatura massiccia e dall’enorme vitalità ed
insaziabilità.
Lo aveva posseduto tre volte, con delle
brevi pause per gustare una coppa di vino e riprendersi.
La terza volta lo aveva cavalcato con
tale impeto da farlo sanguinare.
Dalian non riuscì a trovare la forza di
prendere l’unguento che aveva nascosto tra i vestiti.
Doveva alzarsi, lavarsi e medicarsi o il
giorno seguente non avrebbe potuto lavorare o meglio avrebbe lavorato lo stesso,
ma soffrendo il doppio.
Aveva anche lo stomaco in subbuglio, ma
quello era l’ultimo dei suoi problemi. Bastava che si ficcasse due dita in gola
ed avrebbe vomitato tutto, lo aveva già fatto altre volte.
Una mano fresca gli sfiorò il viso
sudato strappandolo ai suoi pensieri: socchiuse gli occhi ed alla tremolante
luce della candela vide Iana inginocchiata al suo fianco.
Non l’aveva sentita entrare, forse,
senza volerlo si era assopito.
Si sollevò e venne colpito dalle
vertigini e dalla nausea. Iana gli scostò i capelli dal viso ed attese che si
riprendesse da quel malessere.
“Ho visto il tuo ultimo cliente” mormorò
facendolo sdraiare.
Dalian sogghignò “Un colosso in tutti i
sensi”
La ragazza gli sfilò prima la camicia e
poi i calzoni, quindi iniziò a passargli un panno sul corpo.
“Posso fare da solo” disse, ma sapeva
che non era vero.
“Bugiardo” sorrise lei continuano
imperterrita il suo lavoro.
Dalian chiuse gli occhi sorridendo un
po’. A volte le parti erano invertite: lui si prendeva cura di lei o viceversa
come in quel momento.
La ragazza prese l’unguento e lo mise
con attenzione e delicatezza, poi lo coprì con la vecchia e logora coperta e gli
baciò la fronte.
“Grazie” bisbigliò lui prossimo al sonno
“A te come è andata?”
Lei scrollò le spalle “Quattro uomini
nerboruti e volgari, tranne l’ultimo. E’ stato quasi gentile e mi ha lasciato
cinque monete di rame solo per me” spiegò.
Dalian annuì e chiuse gli occhi, la
ragazza spense la candela e se ne andò.
Il mattino seguente Dalian stava anche
peggio del giorno prima. Riusciva a stento a camminare dritto e la prospettiva
della lunga giornata, molto simile alla precedente, lo avviliva parecchio.
Fece colazione svogliatamente, una tazza
di latte caldo ed una fetta di pane con sopra il miele.
“Cos’hai Dalian?” lo interrogò Irbuk.
“Ho dormito male” ribatté seccato,
l’oste sapeva benissimo perché stava
così.
“Ti hanno aperto in due come una mela,
eh?” disse in tono sprezzante Hasad.
Dalian sospirò senza rispondere, non
aveva voglia di attaccare briga di prima mattina. Hasad aveva la sua età ed era
stato venduto a Irbuk da un mercante di schiavi. Bello e sfrontato dalla
carnagione scura i capelli neri lucidissimi, gli occhi altrettanto neri e
profondi. Sorrideva sempre in maniera irritante e tra loro non era mai corso
buon sangue. Fino a quel momento non era mai stato a letto con un uomo, ma prima
o poi sarebbe successo ed allora Dalian gli avrebbe riso di gusto in faccia.
Dalian rientrò passando per la cucina
riuscendo a rubare una ciambella e sgattaiolò lungo il corridoio.
Sentì dei singhiozzi provenire dal
sottoscala che portava alla soffitta. In due bocconi finì la ciambella, si
avvicinò e si stupì nel trovare Hasad accoccolato li sotto in lacrime.
“Va tutto bene?” domandò in un sussurrò.
Hasad sollevò la testa di scatto e si
asciugò le lacrime con rabbia, quindi scattò in avanti e sbatté Dalian con
violenza contro il muro.
“Ehi, che ti prende?” sbottò colto alla
sprovvista strattonandogli il polso.
In quel momento Irbuk passò loro accanto
sogghignando verso Hasad “Rallegrati Dalian, adesso potrete spartirvi il lavoro”
disse dando una pacca sul sedere a Hasad che lo guardò con occhi ardenti di
rabbia.
Quando il locandiere si fu allontanato
Dalian sussurrò: “Mi dispiace…”
Il ragazzo lo fissò con occhi feroci
“Non me ne faccio niente della tua compassione” sbottò.
“Ci farai l’abitudine” disse tristemente
Dalian.
Hasad scattò e gli assestò un pugno in
pieno stomaco, Dalian si piegò su sé stesso
boccheggiando in cerca d’aria.
“No! Io non sono come te! Hai capito?
Hai capito?”
Dalian annuì barcollando si rimise in
piedi, ma Hasad gli fu nuovamente addosso, gli sferrò un pugno in viso. L’altro
si coprì il volto con le braccia, ma i colpi cessarono quasi subito e Hasad si
accasciò su di lui singhiozzando.
Dalian non sapeva cosa fare, si limitò a
circondargli le spalle con le braccia aspettando che si calmasse, sapeva come si
sentiva, lo sapeva fin troppo bene.
Hasad si acquietò e si asciugò il viso,
quindi, senza una parola, si allontanò.
A sua volta Dalian si rimise in piedi
avviandosi nella sua stanza.
L’oste risalì la scala che portava alla
soffitta trascinando dietro di sé un riluttante Hasad. Dalian spalancò gli occhi
quando Irbuk irruppe nella piccola stanza spingendo malamente il ragazzo ai
piedi del pagliericcio.
“Insegnagli qualche trucco del mestiere:
è un incapace!” esclamò sbattendosi la porta alle spalle.
Hasad si rannicchiò sulla parete più
lontana da Dalian.
“Non toccarmi” ringhiò. L’altro ragazzo
scrollò le spalle incurante “Peggio per te” bisbigliò.
Hasad sollevò i suoi occhi scuri su di
lui interrogativo poi con un sospiro sconfitto si avvicinò,
“Cosa devo fare?” mormorò stringendosi
nelle spalle.
Dalian si alzò in piedi e gli tese la
mano issandolo in piedi, quando furono uno di fronte l’altro sussurrò:
“Spogliami”
Con mosse goffe ed impacciate Hasad
districò i lacci della camicia.
Dalian scosse la testa e facendo un
passo avanti gli posò una mano sulla nuca scese sul collo e poi sulla linea
della gola per poi aprire i lacci continuando a sfiorargli la pelle con mosse
studiate e lente, infine, gliela sfilò.
“Fallo tu ora”
Hasad fece esattamente i medesimi gesti,
ma dall’espressione di Dalian capì che c’era qualcosa che non andava bene.
“Cos’ho sbagliato?” domandò avvilito.
Dalian scosse la testa: “Niente con il
tempo imparerai a fingere che la cosa ti piaccia” spiegò.
“Andiamo avanti” disse prendendogli il
viso tra le mani, cercando di baciarlo.
“No” scattò, facendo un passo indietro.
“Cosa farai quando un cliente ti
chiederà di baciarlo, anzi no, non lo chiedono quasi mai, lo fanno e basta!”
“Gli dirò che non voglio” ribatté con
decisione.
Dalian scosse la testa “Ti consiglio di
non farlo se non vuoi essere frustato a sangue” lo ammonì avvicinandosi ancora.
Con riluttanza Hasad si fece baciare
mentre quest’ultimo gli apriva le brache.
Quando furono nudi Dalian lo fece
sdraiare mettendosi al suo fianco: accarezzandolo, baciandolo e spiegandogli
come solleticare i punti più sensibili.
Infine lo prese tra le labbra suggendolo
con forza e maestria fino a quando non raggiunse l’orgasmo.
Lasciò che si riprendesse e spiegò “Non
capiterà mai che un cliente faccia qualcosa del genere”
“Beh vorrà dire che verrò a farmelo fare
da te” disse con un ampio sorriso beffardo.
Dalian scosse la testa sospirando ora
veniva la parte più difficile.
“Voltati”
Hasad obbedì e l’altro ragazzo gli posò
un bacio tra le scapole scese e con una mano gli sfiorò le natiche avvertendolo
irrigidirsi all’istante.
“Rilassati” mormorò sollevandogli i
fianchi “Non farò nulla che Irbuk non abbia già fatto”
“No io non ho mai… lui non ha…” balbettò
Hasad.
Dalian si fermò un attimo: Irbuk lo
faceva sempre sia con i ragazzi che con le ragazze.
Scese piano e bagnò la piccola fessura
con la lingua e con attenzione lo penetrò con un dito.
A quell’intrusione Hasad contrasse tutti
i muscoli impedendo a Dalian di avanzare.
“Rilassati”
“Non ci riesco, fa male”
“E’ solo un dito” lo rassicurò
accarezzandolo cercando di entrare nuovamente, ma ancora Hasad si contrasse.
Dalian si masturbò un poco poi si
accostò al ragazzo posando il petto sulla sua schiena: Hasad stava tremando.
“Lo senti” domandò spingendo il sesso
tra le natiche di Hasad che gemette “S-sì. Non entrerà mai” mormorò sull’orlo
delle lacrime.
“Se al mio posto ci fosse Irbuk ti
starebbe già montando, fregandosene se ti fa male o meno” gli disse
all’orecchio.
“So cosa stai provando, Hasad. Per una
volta fidati di me”
Lo sentì singhiozzare con il viso
premuto contro il cuscino, gli diede piccoli baci lungo la spina dorsale fino ai
lombi li separò e leccò a lungo il piccolo orifizio per poi forzarlo con un
dito.
Incontrò un po’ di resistenza, ma poi
scivolò dentro e lo mosse con cautela per poi aggiungere un secondo dito, mentre
con la mano libera stuzzicò il fallo di Hasad facendolo indurire.
Ad ogni sua mossa il ragazzo sotto di sé
sussultava e gemeva aggiunse un altro dito ed attese che vi si abituasse il più
possibile.
Tolse le dita e si manipolò a lungo,
quando fu pronto posò la punta del suo sesso sull’apertura di Hasad e spinse.
Il giovane gridò e Dalian si arrestò, ma
dopo pochi istanti riprese ad avanzare.
Hasad ansimava pesantemente “Dalian,
fallo e basta” disse.
“Non è una buona idea” lo ammonì
avanzando ancora senza arrestarsi, fino a quando il suo pube non si appoggiò al
bacino di Hasad.
Dalian mosse la mano allo stesso ritmo
delle sue spinte.
Quando il seme di Hasad gli bagnò la
mano uscì dal suo corpo e si sdraiò al suo fianco.
Il ragazzo era rannicchiato, gli occhi
serrati con forza.
Dalian attese che si riprendesse.
“Stai bene?”
Hasad aprì gli occhi “Sì, credo di sì”
“Vieni” lo invitò prendendogli il volto
tra le mani chiuse gli occhi quando le labbra del ragazzo si posarono sulle sue.
Lo guidò sul proprio corpo, si morse le labbra “Fermo” gli disse voltandosi
“Continua” ordinò secco.
Hasad si spinse in lui con un’unica
spinta dopo averlo preparato come gli aveva insegnato.
Vennero entrambi con un sussulto.
Hasad si rannicchiò al fianco di Dalian
con un sospiro poi si volse e lo fissò.
“Grazie” bisbigliò così piano che Dalian
lo sentì appena.
“A te l’ha fatto Irbuk, vero?” domandò.
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