Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: NC-17, R |
Pairing: AbethXDalian, DalianXAbeth |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Il bordello
di Bombay
III.
Continuava a chiedersi cosa diavolo ci faceva li, in quel posto un cavaliere del
suo rango. Era ridicolo. Ridicolo e patetico. Se il cavalierato lo avesse saputo
avrebbe passato dei grossi guai, ma non voleva pensarci. Sposto lo sguardo sulla
sala, non aveva idea di come comportarsi, poi il suo sguardo venne catturato da
un ragazzo che si muoveva tra i tavoli. Il giovane si sentì osservato e si volse
incontrando gli occhi dell’uomo.
Era un
uomo alto ed imponente, probabilmente un guerriero.
Dalian
rimase per un momento incantato, poi si riscosse.
L’uomo
puntò i suoi occhi verdi in quelli di Dalian che si senti catturare da quegli
occhi profondi ma limpidi.
L’uomo
parlò a lungo con l’oste che alla fine gli indicò Dalian e gli fece cenno di
accostarsi.
Timoroso
come non lo era mai stato Dalian di avvicinò e venne presentato.
Dalian
sorrise all’uomo che aveva davanti, sembrava un pesce fuor d’acqua.
Gli si
avvicinò sinuoso e gli toccò la guancia con la punta delle dita, riscuotendolo
da chissà quali pensieri.
L’uomo
era più alto di lui di una spanna e mezza, dai lineamenti marcati ma non
sgradevoli, tutt’altro.
Morbidi
riccioli castani scuri gli arrivavano appena sotto le orecchie, i suoi occhi
verdi erano mobili ed attenti.
“Qual è
il vostro nome” chiese Dalian per rompere il ghiaccio.
“Abeth”
rispose mentre il ragazzo slacciava le fibbie del suo farsetto. L’uomo lo
afferrò per il polso attanagliandolo un una morsa di ferro.
“Cosa
stai facendo?” sibilò a denti stretti. Dalian non fu per nulla intimorito dal
suo modo di fare.
“Il mio
lavoro” rispose con voce melliflua “Mi hai pagato per questo” spiegò continuando
a sorridere.
Abeth
sospirò e si mise a sedere sul bordo del letto prendendosi la testa fra le mani:
già lo aveva pagato, che cosa squallida.
Alzò il
viso ed incontrò gli occhi grigi del ragazzo che lo fissavano attenti.
Si passò
la lingua sulle labbra secche “Ecco… per me… è la prima volta…” confessò.
Dalian
scrollò le spalle “Prima volta in un bordello, eh? Non è poi così terribile”
disse.
“No…
cioè… sì… ma, ecco è la prima volta con un uomo” aggiunse distogliendo lo
sguardo.
Dalian
sollevò un sopracciglio, quell’uomo avrà avuto ad occhio e croce una decina
d’anni più di lui eppure era sprovveduto e quasi spaventato, gli faceva
tenerezza.
“E cosa
vi ha spinto sino a qui allora?” chiese avvicinandosi.
“Non lo
so” bisbigliò.
“Siete
ancora in tempo ad avere una donna e…”
“No io
voglio te” esclamò precipitosamente.
Dalian reclinò la testa di lato sorpreso. Quella situazione
stava diventando sempre più buffa. Di clienti ne aveva avuti parecchi di tutti i
tipi: belli, brutti, gentili, rudi, volgari e quant’altro alcuni con richieste
strane, ragazzi inesperti e uomini che volevano provare qualcosa di
proibito per una volta, ma Abeth non
rientrava in nessuno di questi si rese conto.
“Quando
sono entrato qui, volevo una donna, poi…ti ho visto, non so cosa mi abbia spinto
a sceglierti” spiegò senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
“Però ora
non so cosa fare” confessò.
Dalian
gli prese il viso tra le mani e si chinò su di lui.
“Lascia
fare a me” bisbigliò ad un soffio dalle sue labbra per poi coprirle con le sue.
Raramente
baciava i clienti di sua iniziativa, se poteva lo evitava anche perché erano
sempre baci ruvidi e privi di dolcezza, ma quella volta fu diverso, lo baciò
appena tocchi lievi e furtivi, prima con le labbra e poi con la lingua.
Chiedendo un tacito invito ad entrare.
Abeth
socchiuse la bocca e rispose timoroso percepì Dalian sorridere allora gli passò
una mano tra i capelli ed il bacio divenne più profondo.
Dalian
avvertì un lungo brivido attraversagli la schiena, le sue mani scesero a cercare
la fibbia del farsetto e le slacciarono ad una ad una.
Abeth
sollevò il viso e lasciò cadere a terra l’indumento quindi fu la volta della
camicia.
Le mani
del ragazzo danzarono sulla sua pelle abbronzata sfiorando le cicatrici che
creavano bianchi sentieri.
“Sei un
guerriero?” domandò sospingendolo a sdraiarsi.
“Sì,
qualcosa del genere” sospirò mentre Dalian gli sfilava gli stivali per poi
tornare a dedicarsi a lui posandogli lunghi ed umidi baci sul petto.
L’uomo
districò l’unico laccio che teneva chiusa la camicia del giovane e gliela tolse.
Dalian
gli si mise a cavalcioni e lo sentì sussultare quando le sue natiche si posarono
sul suo pube.
Si chinò
in avanti tanto che i suoi capelli sfiorarono il viso di Abeth “Toccami”
sussurrò sensuale e socchiuse gli occhi quando le mani grandi e ruvide gli
carezzarono la schiena e poi il petto, per poi tornare sulla sua schiena ed
infine a posarsi sui suoi glutei.
Dalian
sorrise avvertendo il turgore di Abeth sotto di sé, gli leccò le labbra “Ti
eccito?” domandò baciandolo profondamente.
“S-si”
sussurrò.
Un altro
brivido percorse la schiena di Dalian era da molto tempo che non si sentiva così
coinvolto. Scacciò quel pensiero e si inginocchiò al fianco di Abeth armeggiando
con le sue brache, sfilandole, mettendo a nudo la sua virilità eretta tra i
ciuffi scuri.
Dalian si
liberò a propria volta dell’indumento e si stese al suo fianco reggendosi la
testa con la mano mentre con l’altra sfiorava il sesso di Abeth.
Il
ragazzo dovette resistere all’impulso di penetrarlo e possederlo con forza. Il
cliente era Abeth era a lui che spettava decidere quale ruolo ricoprire.
“Allora…”
iniziò “Cosa preferisci?” chiese continuando a giocare con il suo sesso mentre
Abeth gemeva e sussultava.
“Non
capisco” disse voltando il capo. Gli riusciva difficile pensare con la mano di
Dalian tra le gambe ed il ragazzo nudo steso al suo fianco.
“Beh vuoi
che sia io ad accogliere te oppure il contrario…”
Dalian
lesse l’indecisione e l’inesperienza negli occhi di Abeth.
“Lascia
fare a me!” esclamò baciandogli le labbra mentre la sua mano avvolgeva
completamente la virilità di Abeth ed iniziava un massaggio lento ed esperto. La
sua bocca abbandono quella di Abeth e scese a sempre più giù, fino a sostituirsi
alla sua mano.
Abeth
sussultò ed emise un lungo gemito soddisfatto; istintivamente divaricò un poco
le gambe. Dalian si insinuò tra esse con un dito alla ricerca del piccolo ed
inviolato pertugio.
Lo trovò
e lo forzò con la punta del dito scivolando in lui e lo mosse sentendolo gemere,
sollevò la testa e lo osservò un momento sorrise nel leggere il piacere nei suoi
lineamenti marcati.
Con
cautela aggiunse un secondo dito al primo, e li spinse in profondità: una, due,
tre volte. Lo sentì quasi gridare.
Risalì
lentamente lungo il suo corpo coprendolo di baci e di carezze.
Abeth lo
fissò con occhi lucidi ed il fiato corto Dalian sorrise scostandogli una ciocca
dal viso sudato.
“Se vuoi
puoi farlo a me” sussurrò “Ed andare fino in fondo” suggerì.
Abeth
chiuse gli occhi, sembrava combattuto o forse solo sorpreso dalle emozioni che
provava, dopo poco si sollevò ed iniziò a toccarlo ed esplorarlo, provocandogli
un piacere sottile e profondo.
Le sua
mani erano grandi e ruvide, sicuramente abituate a maneggiare la spada, eppure
sapevano essere gentili ed audaci.
Una gli
avvolse il membro l’altra gli scivolò tra le gambe.
Dalian si
morse le labbra era tanto che non godeva così ed ebbe paura. Posò la sua mano su
quella di Abeth fermandolo o sarebbe finito tutto troppo in fretta.
Dalian lo
guidò dentro di sé, l’uomo si trattenne timoroso di fargli male.
“Non
temere” lo rassicurò attirandolo a sé.
Dopo un
lungo momento di esitazione Abeth prese a muoversi in lui con spinte regolari e
profonde, portando Dalian sull’orlo dell’abisso, ma senza farlo precipitare.
Abeth
esplose in lui con un grido appagato quindi si lasciò cadere al suo fianco.
Istintivamente Dalian portò la mano verso il proprio membro per mettere fine a
quella pressione piacevole e tormentosa, ma Abeth lo fermò girandosi supino lo
attirò sopra di sé.
“Finisci
quello che hai iniziato” lo spronò dolcemente.
Dalian
annuì intontito, tornò a prepararlo con le dita, ma Abeth lo fermò ancora.
“Proverai
dolore” lo avvertì appoggiandosi a lui.
“Non
importa”
Dalian si
mosse in avanti affondando inesorabilmente in quel canale bollente e stretto.
Abeth si
morse le labbra ma non emise un lamento.
Il
ragazzo venne travolto dalle emozioni e dalle sensazioni, si dimenticò di tutto,
la sua mente affogò nel piacere e tutto il suo corpo vibrò nell’orgasmo.
Si
accasciò tra le braccia di Abeth che lo strinse dolcemente a sé.
Quando
Dalian tornò conscio del mondo che lo circondava si accorse di qualcosa di
appiccicoso tra lui e l’uomo.
Sorrise
capendo che Abeth era venuto di nuovo.
La sua
virilità, oramai morbida era ancora custodita nel suo corpo.
Il
ragazzo si sollevò strappando una smorfia di dolore dal viso di Abeth, il quale
lo trasse di nuovo a sé quando si fu sdraiato al suo fianco.
L’uomo
prese ad accarezzargli lentamente i capelli in attesa che i loro respiri
tornassero regolari.
La
carezza di Abeth divenne più lenta e poi si estinse.
Dalian
sorrise, con altri clienti sarebbe sgattaiolato via, ma non questa volta che
Irbuk aspettasse pure: non gli importava.
Abeth
aprì occhi e si trovò a fissare quelli grigi e ridenti di Dalian.
“Credevo
che te ne fossi andato” disse stropicciandosi pigramente gli occhi.
“Vuoi che
me ne vada?” domandò.
“No!”
Dalian
sorrise mettendosi a cavalcioni su di lui: desiderava fare ancora l’amore con
lui.
Abeth
sospirò posandogli le mani sui fianchi, le natiche del ragazzo stuzzicavano la
sua virilità a riposo, destandola.
Dalian si
chinò su di lui, i suoi capelli gli accarezzavano il petto e lesse negli occhi
di Abeth l’incertezza di poche ore prima.
Dalian
sorrise baciandogli le labbra dolcemente.
“Sei
bellissimo” gli disse accarezzandogli il volto giovane e liscio.
“Essere
bello è la mia condanna” mormorò ed i suoi occhi grigi si colmarono di
tristezza.
Dalian si
stese con un sospiro fissando le travi del soffitto sopra di loro.
Abeth si
sistemò su un fianco e l’osservò sorridendo.
“Da
quanto lavori in questo posto?”
“Da
sempre”
L’uomo
corrugò la fronte “Non è possibile”
Il
ragazzo volse la testa “Oh sì, invece, basta nascere qui” disse con un sospiro.
“Mio
padre era uno dei clienti di mia madre. Fino a quando lei era in vita ho
lavorato come sguattero, quando è morta ho preso il suo posto” raccontò con un
filo di voce.
Abeth lo
attirò a sé e gli baciò la fronte “Mi dispiace”
“Non è
poi così terribile, basta farci l’abitudine”
Rimasero
in silenzio per lungo tempo poi Dalian si tirò a sedere, ma l’uomo lo afferrò
per un polso impedendogli di alzarsi.
“Quanti
clienti hai ogni notte?”
“Dipende
a volte uno a volte tre o quattro” rispose con leggerezza.
Abeth si
rabbuiò, ma d’altronde cosa si era aspettato? Il ragazzo lo stava fissando.
“Voltati”
gli ordinò l’uomo.
Il ragazzo ubbidì avvertì le sue grandi mani
sulla schiena. Gli posò tanti baci lungo la spina dorsale. Gli separò le
natiche e lo stuzzicò con le dita per un po’.
Dalian sospirò sollevandosi carponi e Abeth si strusciò
contro di lui con un movimento furono uniti.
L’uomo
gli avvolse il membro con la mano frizionandolo con forza.
“Piano…
piano” lo pregò il ragazzo sentendosi già al limite.
Abeth
fermò la mano, ma non il movimento dei suoi fianchi. Per un momento immaginò
Dalian con un altro uomo. In quella stessa posizione. Questo lo fece adirare e
si mosse con più violenza.
Dalian si
morse le labbra, ma non protestò.
Con un gemito Abeth si liberò in lui e Dalian sparse il
proprio seme sulle lenzuola sfatte.
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