Genere:
fantasy, yaoi
Raiting:
NC-17, R
Pairing:
DalianXIana
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

Il bordello

di Bombay

IV.

 

Iana era per lui come una sorella, aveva un anno meno di lui. Ricordava ancora quando era arrivata in quel luogo.

Le voleva un gran bene ed avrebbe fatto qualunque cosa per lei ed era l’unico che riusciva a farla sorridere.

“Dalian, Dalian svegliati!”

Il ragazzo si desto di colpo. “Cosa c’è?” domandò annaspando nel buio.

“Sono io” bisbigliò Iana con la voce che le tremava di pianto.

“Iana?” domandò ancora stordito dal sonno e dal brusco risveglio.

“Sì”

Il ragazzo si mosse alla ricerca di una candela

“No, ti prego. Niente luce”

Dalian vedeva la sua sagoma scura accucciata accanto al suo giaciglio.

“Posso dormire, qui, con te?” domandò in un sussurro.

Un lampo illuminò il viso di Iana e lui poté vedere le lacrime che le solcavano le guance.

“Sì, certo” le rispose scostandosi di lato.

Iana scivolò sotto la coperta lisa e lui si accorse che tremava.

Un lampo squarciò l’oscurità seguito un instante dopo dal fragore tuono.

La ragazza si strinse maggiormente al corpo caldo di Dalian, che le passò le dita tra i capelli sottili e sulla schiena.

“Non avere paura ci sono io qui con te” sussurrò baciandole la fronte, le guance umide che sapevano di sale, infine, esitò un momento e le sfiorò le labbra socchiuse con le sue in un bacio casto e goffo, tirandosi subito indietro, stupito dal proprio gesto.

Iana sospirò piano a quel tocco lieve gli accarezzò il viso con le dita.

Dalian le si accostò posando ancora le sue labbra su quelle di lei, muovendole un poco, sfiorandole appena con la lingua, chiedendole il permesso di varcare quella dolce soglia.

Continuò a baciarla, così, con tocchi lieve. Con tutta la dolcezza che era loro negata.

Il ragazzo le sollevò piano la veste che indossava e lei alzò le braccia permettendogli di sfilarla.

Le accarezzò il corpo nudo scoprendola con le mani ed osservandola alla luce intermittente dei lampi.

Iana sciolse il cordone delle sue brache e gliele abbasso, ghermendogli le natiche.

Dalian sospirò tornando a baciare la bocca socchiusa di lei, l’eccitazione scorreva nelle sue vene fino ad indurire la sua carne.

Tra loro c’era sempre stato un legame profondo, ma sapeva bene, che entrambi avevano bisogno di quanto stava per accadere fra loro.

Scese a baciarle il collo succhiandolo piano, la sua pelle profumava di lavanda. Scese ancora fino al seno piccolo e sodo. Le catturò un capezzolo tra i denti lo titillò con la lingua fino a quando si indurì, allora lo succhiò goloso.

Con una mano scese ancora, sfiorandola appena, era calda ed umida, la sentì sospirare appena e cingergli la testa con le mani mormorando il suo nome.

L’accarezzò a lungo penetrandola di tanto in tanto strappandole gemiti e sospiri di piacere.

Dalian percorse con le labbra lungo il corpo di lei fino al fiore nascosto e la baciò con intensità.

Iana lo fece risalire esigendo la sua bocca sulla sua. Lo sospinse sul giaciglio gli filò del tutto le brache ed esplorò il corpo di Dalian con le mani e con le labbra.

Si erano visti nudi un’infinità di volte eppure sembravano scoprirsi solo ora.

Dalian la fece sdraiare e mentre la baciava la penetrò lentamente mente lei inarcava la schiena. Si mossero piano con un ritmo lento e cadenzato; la pioggia ed i tuoni coprirono i loro gemiti.

Iana gettò indietro la testa aggrappandosi a lui che si immobilizzò per un momento sostenendosi sui gomiti per non schiacciarla poi le si sdraiò accanto ansimando.

La ragazza gli si strinse addosso posandogli la testa sul petto.

 

Il giorno seguente tornando dal mercato Dalian entrò nella stanza sul retro della locanda e la scena che vide gli gelò il sangue nelle vene.

Iana era sdraiata su un tavolo, uno straccio tra i denti per soffocare le urla, le gambe divaricate ed una anziana donna le stava davanti con un ferro adunco e frugava dentro di lei, per terra c’era una pozza di sangue. Krisha teneva la mano di Iana che in quel momento perse conoscenza e la corpulenta donna si accorse di lui.

“Vattene Dalian” gli urlò.

“Cosa state facendo?” volle sapere avvicinandosi e vedendo quello che la vecchia stava facendo.

“Un aborto” tagliò corto la vecchia con voce tranquilla.

Dalian sentì lo stomaco contrarsi scappò fuori e vomitò in un angolo. Si lasciò cadere contro il muro e scoppiò in singhiozzi.

Krisha lo venne a chiamare qualche ora più tardi.

“Iana vuole te” gli disse facendogli strada.

L’avevano sistemata in un letto, ma appena Dalian la vide capì che c’era qualcosa che non andava.

Si sedette sul bordo del letto e le sfiorò la fronte: scottava. A quel contatto la ragazza aprì gli occhi e sorrise debolmente.

“Sei arrabbiato?” domandò, la voce appena udibile.

“No, perché dovrei?”

“Perché non ti ho detto di essere incinta” mormorò.

“Non preoccupati, ora pensa solo a riposarti e guarire” rispose.

“Abbracciami” bisbigliò lei e Dalian la sollevò un poco e la tenne stretta contro il suo petto.

“Ti voglio bene…” sussurrò lei.

“Anche io te ne voglio… tanto…”

Dalian avvertiva il respiro di lei sul suo collo, poi non lo sentì più.

“Iana?” la chiamò, ma la ragazza non ripose “Iana?” disse ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Iana!!!” gridò scuotendola dolcemente.

Al suo grido accorsero Krisha e Irbuk.

Dalian spostò i suoi occhi su di loro “E’ morta” disse adagiandola con cura sul cuscino e scostandole i capelli dal viso.

Krisha posò una mano sulla spalla del ragazzo che scattò come una molla.

“Non mi toccare” ringhiò “Voi l’avete uccisa. Voi!” urlò.

“Ora calmati” cercò di rabbonirlo la donna.

“Assassini!”

L’oste lo afferrò per un braccio e gli assestò un man rovescio in pieno viso.

Dalian si divincolò pieno di furia e fuggì via.

“Tornerà” disse Irbuk con una scrollata di spalle.

 

Dalian corse a perdifiato per le vie della città incurante di chi urtava. Continuò a correre fino ad oltrepassare le mura inoltrandosi nella foresta.

Ruzzolò a terra stremato, cercò di rialzarsi, ma non ci riuscì. Rimase a terra con la faccia premuta contro lo strato di foglie morte. Quando recuperò un po’ di fiato urlò con tutto se stesso, sciogliendosi poi in un pianto dirotto.

Rimase lì per tutto il pomeriggio stordito, meditando trame di vendetta o più semplicemente di non tornare alla locanda.

Ma alla fine come era già successo altre volte tornò sui suoi passi mestamente, non aveva altro posto dove andare.

Irbuk lo degnò appena di un’occhiata e gli disse che un cliente lo stava già aspettando disopra.

Come se ad agire fosse qualcun altro si ripulì, si cambiò gli abiti e si pettinò. Come un sonnambulo raggiunge la stanza.

Quando entrò si sentì sollevato nel constatare che il cliente era Abeth il quale si alzò da dove era seduto e gli andò incontro preoccupato.

“Cosa ti è successo?” domandò.

A quelle parole Dalian non riuscì a trattenersi e scoppiò nuovamente in singhiozzi.

L’uomo chiuse la porta e lo attirò a sé ed attese pazientemente che si calmasse. Impacciato cercò di consolarlo come meglio poteva e piano piano quel pianto disperato cessò.

“Vuoi dirmi cosa ti è successo? Parlare ti aiuterà”

Dalian scosse la testa e si divincolò da quell’abbraccio sicuro. Si slacciò la camicia la tolse e la gettò di lato.

“Ehi…” lo fermò afferrandolo per i polsi.

“Lasciami… devo… lavorare…” disse, ma la morsa sulle sue braccia non si allentò.

Abeth scosse la testa: “Non in queste condizioni”

“Se il padrone…”

“Shhh non gli dirò nulla sta tranquillo” disse e, per rassicurarlo ulteriormente, mise una sedia davanti alla porta sbarrandola.

“Raccontami cosa è successo” lo spronò dolcemente facendolo sdraiare al suo fianco.

“Iana è morta” disse come se questo spiegasse tutto.

Abeth attese e poco dopo Dalian gli raccontò tutto. disgustato il cavaliere lo ascoltava.

“Perché sei tornato?” domandò.

“Non ho un posto dove andare, non ho niente di mio, nemmeno i vestiti che indosso, non sopravvivrei a lungo…”

L’uomo lo strinse a sé “Ora dormi troveremo una soluzione”

 

La settimana che seguì fu per Dalian un vero inferno. Irbuk non gli lasciava un momento libero e lo teneva continuamente sotto controllo. Tutti gli altri lo evitavano e lui non aveva molta voglia di stare con loro quindi gli andava bene così.

Abeth non si vedeva da giorni e questo deprimeva ancora di più Dalian, ma che cosa si era aspettato? Comprensione? Amore? Era solo uno sciocco.

Seduto nella sala comune attendeva che Irbuk lo chiamasse e lo mandasse  di sopra con qualcuno, quando Abeth fece il suo ingresso nel bordello.

Indossava abiti di ottima fattura che contraddistinguevano chiaramente il suo lignaggio.

L’oste gli si avvicinò ed iniziarono a parlare fitto fitto, Dalian era troppo lontano per sentire quello che si dicevano, ma dall’espressione dell’uomo sembrava nulla che gli piacesse.

Dopo un po’ nella discussione venne introdotta anche Krisha, il ragazzo moriva dalla voglia di sapere cosa stesse accadendo e fu Hasad a dirglielo.

“Pare proprio che quel tizio abbia perso la testa per te, ti vuole comprare e portare via da qui”

Dalian non poteva crede alle sue parole sarebbe stato troppo bello se fosse stato vero.

Dopo un’accesa discussione, che a Dalian parve durare un eternità, lo chiamarono.

“Raduna le tue cose… sei libero” disse con disprezzo Irbuk e lo lasciarono li con Abeth che sorrideva compiaciuto.

“Andiamo a casa” disse cingendogli le spalle con un braccio. Dalian annuì con gli occhi colmi di lacrime. Uscì dal bordello senza mai voltarsi indietro.

 

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