Genere: non-yaoi, fantascienza |
Raiting: angst |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Genesis
di Bombay
Missione #03#
Pioveva a dirotto da ore, mezza città era allagata, ed ora
anche il blackout.
“Grazie giovanotto, è stato davvero gentile, passi a prendere
il the uno di questi giorni”
“Volentieri signora Rose, e si figuri l’aiuto volentieri”
rispose Gary posando due borse della spesa sulla tavola della signora. Fece
un’altra rampa di scale ed entrò nel suo appartamento.
Era piccolo, ma accogliente.
Facendosi strada a tentoni arrivò in cucina,
accese una candela poi si tolse gli
abiti fradici ed indossò una tuta da ginnastica grigia e rossa, accese delle
altre candele e si preparò un panino.
“Speriamo che torni presto la corrente o tutto quello che ho
in freezer sarà da buttare” constatò chiudendo l’anta del frigorifero.
Si sedette sul divano gustandosi il panino e la birra, non
poteva nemmeno ascoltare la segreteria. Portò in cucina piatto e bottiglia e
tornò in salotto, prese un libro e dopo aver aggiunto un paio di candele si mise
a leggere.
Un bussare deciso lo fece trasalire, si era appisolato, la
luce elettrica non era ancora tornata.
Bussarono ancora, questa volta più forte.
“Arrivo…
arrivo…” brontolò, aprì la porta convinto che fosse un vicino che veniva a
chiedere notizie del blackout ed invece si trovò davanti Jennifer, fradicia,
infreddolita e sanguinante.
“Oh mio Dio, Jennifer, cosa ti è successo?”
La ragazza non rispose, ma si accasciò tra le braccia di
Gary, che la sostenne e chiuse la porta.
“Gary…”
“Sono qui piccola, sei al sicuro ora” la tranquillizzò.
“Lo so” rispose lei, mentre la portava in bagno, aprì l’acqua
della doccia e la spinse sotto il getto caldo. Si tolse felpa, pantaloni e la
raggiunse sotto l’acqua calda.
Le sfilò la tuta e gli indumenti, le frizionò il corpo gelido
senza toccarle i lividi o le abrasioni.
“Missione finita male” disse con un misto di ironia e
preoccupazione.
Jennifer si limitò ad annuire, non c’era bisogno di altre
spiegazioni, trasalì quando Gary le sfiorò una taglio sul braccio.
“Non è profondo, basta pulirlo bene e poi tenerlo asciutto”
disse esaminandolo.
“Voltati”
Lei obbedì docile, le lavò i capelli e la schiena prendendosi
cura dei lividi che le solcavano la pelle chiara come l’alabastro.
L’acqua stava diventando fredda e senza corrente non se ne
sarebbe scaldata altra.
L’avvolse nel suo accappatoio, sembrava una bambina
nell’accappatoio del padre, sorrise a quel pensiero.
Si asciugò alla meglio e si rivestì. La sollevò e la portò
nella stanza da letto, l’adagiò nel letto singolo dove lei si rannicchiò per
fargli spazio.
“Perché sei venuta qui?” chiese curioso.
“Non sapevo dove altro andare”
Alla tremolante luce delle candele era ancora più bella.
Senza riflettere si chinò a baciarle la guancia e la sentì rabbrividire.
“Hai freddo?”
“Sì”
Gary le si fece più vicino e l’attirò a sé. Un’onda di
desiderio percorse la schiena del giovane. In quel momento tornò la luce.
Automaticamente la segreteria si attivò.
“Ciao, Gary, sto ancora aspettando che tu mi offra il caffè ”
disse l’allegra voce di una donna.
“Ciao, Gary, richiamami!” sempre la stessa voce.
“Chi è?” mormorò Jenny.
“Susan, una collega” spiegò a disagio “Non è come pensi” si
affrettò ad aggiungere.
“Io non penso niente” rispose con voce piatta.
Rimasero in silenzio per un po’.
“Gary?”
“Mh?”
“Niente, non sono fatti miei”
Il ragazzo sorrise “Avanti sentiamo” la esortò.
“Hai avuto altre ragazze?”
“Sì, prima di te, qualcuna, non molte. Dopo… nessuna”
Jennifer sorrise e sembrò quasi arrossire.
“Sulla nave… perché hai reagito così?”
Il giovane sogghignò “Perché? Perché ero geloso! Ammetto di
aver esagerato, ma ero geloso”
“Tra noi non c’è nessun legame” sottolineò lei.
Gary sospirò muovendosi a disagio. Nessun legame, già.
“Sì, hai ragione, sono uno sciocco”
Il suo interesse per Jennifer era andato ben oltre
l’amicizia, per lui era qualcosa di molto più profondo. E per lei? Non lo
sapeva.
Quello che sapeva per certo era che lei non si comportava con
tutti così. Non dava confidenza a nessuno, nemmeno a quelli della sua squadra.
Si fidava di lui, non sarebbe andata a casa sua se così non
fosse.
Quel giorno, quando erano stati a letto insieme, avevano
fatto l’amore, ne era più che certo, non era solo stato fare sesso.
Jennifer si era donata completamente a lui, mentre era tra le
sue braccia era una creatura diversa non più fredda e controllata.
“Cosa stavi facendo prima che arrivassi?”
“Mi ero appisolato sul divano leggendo
Giulietta e Romeo” spiegò.
“Shakespeare”
“Sì, è una tra le mie opere preferite, l’hai letta?”
“No, ma ho visto la rappresentazione a teatro ed il balletto”
spiegò “E’ molto triste”
“E’ una tragedia” rise lui.
“Già”
Il cellulare di Gary suonò.
“Pronto? Sì… Sì… ho capito. Sì, va bene” chiuse la
comunicazione. Facendo come se lei non ci fosse, si spogliò ed indossò
l’aderente tuta nera.
“Una missione”
“Sì più o meno” rispose evasivo “Puoi restare finché vuoi. Il
frigo è ben fornito, ho fatto la spesa ieri. Non dovrei impiegarci molto”
Jennifer annuì.
Quando Gary rincasò, se ne era andata.
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