Genere:
fantasy, yaoi 
Raiting:
PG-13
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

Magia e sentimenti

di Bombay

III.

Era bello tornare a casa, sentiva sempre la mancanza dei suoi genitori e dei suoi fratelli.

Scese da cavallo e proseguì a piedi, arrivato in prossimità del ponte levatoio vide una ragazza corrergli incontro era sua sorella Nelia: “Ti ho visto arrivare e ti sono venuta incontro” gli disse abbracciandolo! “Mi sei mancato, fratellino”

“Anche tu, ma vedo che i preparativi fervono” mormorò Soren guardandosi intorno, un giovane scudiero prese le redini al principe e portò il cavallo verso la stalla.

“Già nostro padre è al settimo cielo! Ma vieni sarai stanco, ho fatto pulire e sistemare la tua stanza”

Soren sorrise “Ho tante cose da raccontarti”

“Stasera, ce la fileremo dal banchetto come quando eravamo piccoli, verrai in camera mia e mi racconterai tutto”

Il ragazzo annuì. Sì era proprio bello essere di nuovo a casa!

 

Non appena varcò la soglia della sala del trono tutti si voltarono verso di lui, sua madre, suo padre e i suoi due fratelli maggiori Encard e Iker.

La madre lo abbracciò “Bentornato!” altrettanto fecero suo padre e i suoi fratelli.

“Come procedono i tuoi studi figliolo” domandò il re.

“Bene, ma non parliamo di me…” mormorò arrossendo era molto più curioso di parlare della futura sposa del fratello che di magia, anche perché voleva prendersi una pausa e non pensare alla magia e a Kraal.

Ma perché gli era venuto in mente proprio in quel momento, mentre lui si trovava con la sua famiglia Kraal era solo, scosse lievemente la testa: Kraal sapeva badare a se stesso, non aveva bisogno di lui.

“Soren, mi stai ascoltando…”

Il ragazzo si concentrò sulle parole del padre, ma con scarso successo.

“Va a riposarti un po’ ti faremo chiamare”

Soren annuì e si allontanò a grandi passi verso la propria stanza, chiuse la porta e si lasciò cadere con un sospiro sul letto.

 

Kraal chiuse il libro; era inutile non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare a Soren.

“Chissà cosa starà facendo?” mormorò tra sé.

Sollevò lo sguardo nella biblioteca c’erano altri ragazzi di varie età che studiavano da soli o in gruppetti di due o tre.

Quel posto sembrava molto più cupo del solito senza Soren, così diverso dagli altri ragazzi; se lo ricordava ancora quando l’aveva visto la prima volta, sembrava così piccolo ed indifeso, un pulcino in un posto sconosciuto e spaventoso, però nei suoi occhi brillava la determinazione e la voglia di imparare.

Il suo alloggio era accanto a quello di Soren e l’aveva sentito piangere quella notte ed altre notti ancora. Aveva provato il desiderio di andarlo a consolare, ma sarebbe stato un errore aveva visto come lo guardava: sicuramente i maestri gli avevano detto di stargli alla larga, poi un giorno, nel refettorio Soren si era avvicinato ed aveva chiesto se poteva sedersi li con lui dato che era isolato dagli altri. Così mangiarono in silenzio lanciandosi occhiate curiose e studiandosi a vicenda fino a quando Soren non si era presentato a bassa voce: “Mi chiamo Soren”

“Kraal” aveva risposto lui, quasi seccato, ma inaspettatamente il ragazzo gli aveva sorriso, un sorriso dolce e solare. Erano entrambi soli in quel posto e da lì era nata la loro amicizia che con il tempo si era consolidata e per Kraal si era trasformata in qualcosa di più profondo.

Kraal scosse la testa scacciando quei ricordi, non era il momento, ripose il libro di incantesimi e seguì gli altri studenti in refettorio.

 

Soren sbuffò si stava annoiando, lanciò un’occhiata significativa alla sorella la quale gli strizzò l’occhio!

“Scusateci, Soren ed io ci ritiriamo, mio fratello è molto stanco e lo sono anch’io, vogliate scusarci” disse rivolta ai genitori e agli altri commensali.

 

I due ragazzi corsero lungo i corridoi, fino alla stanza di lei, sdraiandosi scompostamente sul letto.

“Allora, mi hai tenuto sulle spine tutto il tempo, vuoi dirmi a chi pensi in continuazione, dai a me puoi dirlo”

Soren arrossì “A nessuno…” mentì.

“Certo, certo non me la racconti giusta caro mio. Si vede chiaramente che sei innamorato!”

“Inn… na… mora… to… ma, ma che dici Nelia?!?!” balbettò arrossendo ancora di più.

“Non sono innamorato di nessuno” – o forse si – nascose il viso nel cucino cercando di calmare il battito del proprio cuore.

“Va bene, va bene, puoi negarlo a me, ma lo vuoi un consiglio? Non negarlo a te stesso” gli disse abbracciandolo.

“E’ sbagliato” sussurrò Soren la voce attutita dal cuscino.

La sorella gli accarezzò i capelli come faceva quando era piccolo: “L’amore non puoi mai essere sbagliato, ricordalo Soren, mai!”

 

Soren osservò il cielo stellato ripensando alle parole della sorella. Cosa provava realmente per Kraal? Non lo sapeva, era così confuso non sapeva cosa fare, cosa pensare.

Si stese sul letto fissando il baldacchino sopra di sé. Chiuse gli occhi e le immagini di Kraal, il suo viso, il suo corpo, gli vennero in mente ed un brivido di piacere gli percorse la schiena sfociando nel suo basso ventre, procurandogli un’erezione. Spalancò gli occhi incredulo e si morse le labbra non riuscendo a smettere di pensare al giovane amico, al suo corpo nudo contro il proprio, quando erano nell’acqua e quando lo aveva spiato da dietro l’albero.

La sua mano si mosse da sola, prima lungo il petto, sfiorando i capezzoli inturgiditi sotto la stoffa della camicia da notte, quindi fino al proprio sesso. Si accarezzò dapprima lentamente poi più rapidamente fino all’orgasmo. Rimase stordito a fissare il vuoto, non gli era mai successo, prima di allora, di eccitarsi così pensando ad un ragazzo. Ora che aveva compreso cosa avrebbe fatto?

 

“Mi sembri parecchio distratto, Soren, qualcosa non va?” domandò Nelia.

Il ragazzo si riscosse dai propri pensieri “Non ho dormito molto bene, sarà che non sono più abituato ad un morbido letto di piume” le disse sorridendo dissimulando il disagio che provava.

La ragazza lo fissò dubbiosa “Sarà, ma non me la racconti giusta” sbuffò.

Soren scosse la testa riportano la sua attenzione su Encard e la sua sposa cercando di pensare solo a quello.

Finita la lunga cerimonia, Soren si incamminò fuori dal castello, non gli erano mai piaciute le feste ed i banchetti, li trovava noiosi e decisamente troppo lunghi, paradossalmente preferiva la quiete e la tranquillità della scuola di magia. Era molto più facile isolarsi e riflettere ed era di quello che aveva bisogno: riflettere su quello che provava, quali sentimenti si agitavano nel suo animo. Fino a quel momento non si era mai preoccupato dell’amore, aveva dedicato anima e corpo allo studio della magia. Tutto era rivolto ad essa, ma ora sembrava non essere più così.

Kraal era entrato prepotentemente nel suo cuore e lui non se ne era nemmeno accorto fino a quando non glielo aveva fatto notare sua sorella. Possibile che fosse così evidente? Ma se lui nutriva questo per Kraal, il suo compagno cosa provava nei suoi confronti?

Scosse la testa, non serviva a nulla continuare a pensare a quel modo, se non a farsi venire mal di testa. Di una cosa però era certo: Kraal gli mancava terribilmente!

Si volse indietro, doveva tornare al banchetto anche se non ne aveva nessuna voglia. Non aveva nemmeno particolarmente fame.

Lentamente ritornò sui propri passi quando delle risate attirarono la sua attenzione. Senza far rumore si avvicinò e vide Nelia parlare e ridere con Ween uno dei garzoni, non l’aveva mai vista così felice e sorridente. I due non sapendo di esser osservati si abbracciarono e si baciarono.

Soren trattenne il respiro, suo padre non lo doveva sapere, aveva già pianificato le nozze di sua figlia con un giovane principe: Galder.

I nobili non si sposavano quasi mai per amore ed adesso Soren comprendeva il senso delle parole della sorella la notte precedente. Indietreggiò piano senza essere scoperto, si avviò verso il castello con un ampio sorriso sulle labbra. Il segreto di Nelia era al sicuro con lui non ne avrebbe fatto parola con nessuno nemmeno sotto tortura!

Trotterellò allegramente fino alla sala dove si teneva il banchetto di nozze. Ancora qualche giorno ed avrebbe rivisto Kraal: doveva solo avere un po’ di pazienza!

 

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