Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: NC-17 |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Magia e sentimenti
di Bombay
V.
Soren si svegliò lentamente, aprì piano gli occhi e vide Kraal addormentato al
suo fianco, sentì il proprio cuore accelerare i battiti, poi si ricordò di
quello che era accaduto e di come Kraal era intervenuto e si era preso cura di
lui. In quei giorni per un motivo o per l’altro non era riuscito a parlargli.
Allungò una mano, gli scostò una ciocca di capelli dal viso e poi indugiò con
una lieve carezza sulla guancia chiara del giovane. Avvicinò un po’ di più il
viso a quello dell’altro e, mosso da qualcosa di non ben definito, sfiorò le
labbra di Kraal con le sue.
Si ritirò lentamente, gli occhi chiusi per mantenere la sensazione che aveva
provato a quel contatto.
Aprì gli occhi e si specchiò in quelli azzurri di Kraal, rimase immobile per
interminabili secondi finché l’altro non parlò “Ben svegliato…” lo salutò con
leggerezza come se nulla fosse accaduto.
Soren avvampò, ponendosi un sacco di domande: era già sveglio, oppure… che cosa
sciocca aveva fatto, aveva rovinato la loro amicizia per seguire il suo istinto.
E adesso?
Le sue riflessioni furono bruscamente interrotte quando la mano di Kraal si posò
sulla sua guancia e le loro labbra si incontrarono di nuovo.
Il bacio fu diverso, non più un semplice contatto, perché Kraal succhiò
lentamente le sue fino a quando non le schiuse e rispose timidamente al bacio.
Soren si sentiva così inesperto ed insicuro, sollevò una mano e la passò tra i
capelli scuri del suo compagno.
Kraal si sollevò quel tanto che bastava per parlare “Allora sai cosa significa?”
“Sì… credo di si… non… è più semplice amicizia… vero?” balbettò arrossendo.
“No, non più… è qualcosa di molto più grande e complesso”
Soren si appoggiò contro il petto di Kraal e sospirò, si rese conto solo in quel
momento che a coprirlo era solo il mantello di Kraal, arrossì ancora di più e
nascose il viso tra le pieghe della sua veste sfregando la guancia sul velluto
morbido della sua tunica. Alla sua mente ritornarono le immagini della notte
passata: i tre ragazzi, lo avevano picchiato e poi, rabbrividì, volevano…
volevano… strinse forte gli occhi per allontanare quel ricordo, Kraal era
arrivato e lo aveva sottratto alle loro angherie, ma come faceva a saperlo?
“Kraal… come facevi a sapere dov’ero e cosa mi stava succedendo?”
“Beh non lo sapevo… stavo dormendo quando all’improvviso mi sono svegliato ed ho
sentito la tua voce che mi chiamava, ho seguito il mio istinto e ti ho trovato,
sapevo esattamente dove andare, non chiedermi come ho fatto perché non lo so
nemmeno io” confessò con un sorriso.
Soren lo fissava a bocca aperta “Io… io… ho solo pensato al tuo nome… avevo
bisogno del tuo aiuto… e tu… sei arrivato” balbettò incredulo.
“Per te ci sarò sempre” gli sussurrò accarezzandogli i capelli.
Rimasero abbracciati per un po’, poi Kraal si alzò “Il maestro erborista ha
detto che guarirai in pochi giorni, questa mattina riposati. Dirò ai Maestri che
non stai bene poi andrò nella tua stanza per prenderti anche i vestiti”
Soren si mise seduto “Sto bene non… ahi!”
Kraal scosse la testa e si ricordò dell’unguento che gli aveva dato il maestro
lo prese e inginocchiandosi nuovamente accanto a Soren glielo applicò
delicatamente sugli ematomi.
Soren chiuse gli occhi, sospirò profondamente “Grazie” sussurrò.
“Ci vediamo più tardi” gli disse alzandosi e lasciando la stanza.
Come immaginava nel corridoio incontrò uno studente che gli disse di recarsi
immediatamente da Nicodemus.
Fermo in mezzo alla stanza Kraal fissava i maghi davanti a sé. Gli avevano
chiesto di raccontare la sua versione dei fatti accaduti la notte precedente e
così aveva fatto ed ora era in attesa.
“Sai che non puoi usare la magia a tuo piacimento all’interno della scuola
eppure hai infranto questa regola e nel peggiore dei modi usandola contro i tuoi
compagni”
Kraal spostò il proprio peso da una gamba all’altra e strinse i pugni “Mentre
picchiare un compagno più giovane è consentito!” affermò fissando l’arcimago
negli occhi.
L’uomo si alzò rosso in viso per la rabbia “Come ti permetti, lo sai cosa hai
causato?”
“No, e poco me ne importa… potevano fare a meno di prendersela con Soren”
ribatté stringendo i pugni.
“Hai quasi ucciso uno di quei ragazzi” proseguì un altro Maestro.
“E loro avrebbero potuto massacrare Soren di botte fino ad ucciderlo… perché
incolpate solo me dell’accaduto?” disse con fermezza senza mai abbassare lo
sguardo.
“Ho già interrogato gli altri e saranno puniti, ma non pensare di farla franca
sarai punito anche tu: per la tua avventatezza: trenta scudisciate”
Kraal uscì dalla sala e fu immediatamente seguito dal Maestro erborista “Ho
fatto il possibile prima che tu arrivassi, mi dispiace”
“Non ha importanza” disse continuando a camminare.
“Tieni molto a quel ragazzo, a Soren, vero?”
Kraal si bloccò e si volse verso il maestro “Sì, tengo molto a lui” ammise
“Grazie per quello che avete fatto stanotte e quello che avete fatto oggi”
Il giovane apprendista entrò nella stanza dove venivano eseguite le punizioni.
Da un lato c’era Nicodemus, dall’altro un alto e dinoccolato Maestro con in mano
un lunga verga di legno chiaro. Senza una parola Kraal si tolse la tunica e si
inginocchiò a terra al centro della stanza scostando i capelli dalla schiena.
Tenne i suoi occhi azzurri fissi in quelli dell’Arcimago mentre l’altro Maestro
gli si posizionava a fianco. “Conta!” ordinò colpendolo con forza sulla schiena.
“Uno” disse a voce alta e chiara.
“Due… tre… quattro…” i colpi si abbattevano precisi sulla sua schiena
togliendogli il fiato ogni volta.
“Dieci” sussurrò mordendosi le labbra, ma ostinandosi a non far trapelare la sua
sofferenza.
“Quindici” la pelle gli bruciava in modo insopportabile ed in alcuni punti
doveva essersi anche lacerata, poteva sentire il sangue scivolare caldo.
“Venti” strinse i denti ed i pugni. Era assurdo perché veniva punito? Lui aveva
solo salvato Soren. Era colpevole di aver protetto un compagno più giovane.
“Venticinque” gemette stava per cedere posò le mani sul pavimento e reclinò il
viso in avanti stringendo con forza gli occhi.
“Vent’otto” sussurrò così piano che temette di non essere udito… un altro colpo
si abbatté sulla sua schiena martoriata e poi l’ultimo.
“Trenta!” disse con voce rauca, ansimando.
“Spero che la lezione ti sia servita Kraal” esclamò Nicodemus alzandosi e,
seguito dall’altro Maestro, lasciò la stanza.
Kraal si lasciò scivolare sul pavimento di pietra freddo a pancia in giù,
cercando di respirare normalmente ricacciando indietro lacrime di rabbia e
frustrazione. Aveva la schiena in fiamme e tutto questo per aver fatto una buona
azione, ma non gli importava quello che contava per lui era che Soren stesse
bene. Di quei tre idioti poco gli interessava, ma che provassero a mettere
nuovamente le loro luride mani su Soren e li avrebbe uccisi.
Ore dopo, poco prima dell’ora di pranzo, Kraal tornò da Soren, lo trovò ancora
addormentato. Gli posò accanto i vestiti, si sedette ed attese per un po’
mangiando una mela.
Soren si svegliò e si mise a sedere sbadigliando.
“Vedo che stai meglio”
Il ragazzo annuì abbracciando Kraal, il giovane si irrigidì ed un lieve lamento
gli uscì dalle labbra.
“Cosa c’è, Kraal?” domandò Soren fissandolo preoccupato.
“Nulla” mentì mordendosi le labbra.
Soren lo scrutò a lungo e poi inaspettatamente gli sfilò la tunica dalla
cintura, Kraal lo afferrò per i polsi, ma era troppo tardi l’altro aveva
intravisto i segni rossi sulla sua pelle.
“C-cosa è successo? Chi… chi è stato?”
Kraal sospirò scuotendo la testa, sistemandosi i vestiti.
“Dimmelo…” lo implorò il più giovane fissandolo preoccupato.
Sconfitto Kraal abbassò lo sguardo e gli spiegò tutto.
“E’ tutta colpa mia…” disse chinando il capo.
“Non pensarlo nemmeno…” obbiettò prendendogli il viso tra le mani “Avrei dovuto
essere meno impulsivo, ma non mi pento di quello che ho fatto e sarei disposto a
farlo ancora se necessario…” sussurrò sfiorandogli le labbra con le proprie in
tenero bacio.
“Riesci ad alzarti per venire in refettorio o preferisci che ti porti qui
qualcosa da mangiare”
Soren sorrise “No grazie, ce la faccio!”
I giorni passavano tranquilli uno dopo l’altro. Soren e Kraal trascorrevano
tantissimo tempo insieme e Soren stava migliorando molto grazie anche all’aiuto
di Kraal.
Come molti altri giorni, i due giovani maghi erano intenti a perfezionare un
incantesimo all’aperto quando un temporale li colse alla sprovvista!
Kraal afferrò Soren per un polso “Seguimi! C’è un grotta poco distante da qui”
disse sollevandosi il cappuccio sopra la testa. Corsero sotto l’acqua battente e
raggiunsero l’anfratto, si tolsero i mantelli fradici e Kraal accese un fuoco.
Soren si guardò intorno rabbrividendo quel luogo trasudava umidità.
“Vieni più vicino ti scalderai più in fretta” gli disse attirandolo a sé e
facendogli appoggiare la schiena al suo petto.
Il ragazzo sospirò sentendo il calore del fuoco e del corpo di Kraal.
“Cosa c’è, Soren? Sei molto silenzioso oggi”
Soren scrollò le spalle “Nulla”
“Se non vuoi parlarne fa lo stesso, però sei strano” sussurrò accarezzandogli i
capelli.
Soren si voltò un poco per guardarlo in viso.
“Io non so niente di te”
Kraal si irrigidì “Cosa vuoi sapere?” disse con quel tono freddo e distaccato
che rivolgeva agli altri e Soren ne fu colpito e abbassò la testa.
“Non lo so, di te, della tua famiglia, della tua terra, perché hai deciso di
diventare un mago, ma in fondo non sono fatti miei”
La pioggia continuava a cadere violenta, il fuoco scoppiettava davanti a loro,
dopo un lungo silenzio Kraal prese a raccontare a bassa voce: “Sono nato nelle
terre del Nord… la mia famiglia era composta da me, mia madre, mio padre e una
sorella di un anno più grande. Sono tutti morti durante un attacco da parte dei
briganti al mio villaggio. Non eravamo ricchi ma almeno eravamo felici. Avevo
dodici anni, mi salvai per miracolo, mi credettero morto e diedero fuoco alla
casa, sgattaiolai fuori da una specie di botola che mia sorella ed io usavamo
per giocare. Mi raccolse e diede una casa il mago del villaggio che sapeva delle
mie naturali doti magiche. Era un uomo buono e saggio, ma molto anziano, quando
è morto mi ha lasciato un libro di magia ed un lettera che mi raccomandava a
questa scuola.
Da allora ho dato tutto me stesso per diventare un mago. Non voglio più vedere
soffrire le persone a cui voglio bene, non voglio che quello che è accaduto alla
mia famiglia si ripeta ancora sotto i miei occhi, senza che io possa impedirlo.
La magia… la magia è un mezzo molto potente ed è temuta da tutti, ricchi o
poveri, nobili o mendicanti…”
Soren si era sollevato per ascoltare meglio le parole del compagno e, nonostante
la voce di Kraal rimanesse calma e non tradisse alcuna emozione, i suoi occhi
mutavano ed esprimevano il suo dolore, la sua rabbia, la sua tristezza.
Soren deglutì il nodo amaro che gli chiudeva la gola, le lacrime gli pungevano
negli occhi e si vergognava profondamente di sé stesso, lui aveva sempre vissuto
nel suo castello, con i suoi genitori e i suoi fratelli, amato e protetto da
tutti.
“Mi dispiace non…”
Kraal gli posò un dito sulle labbra sorridendo tristemente.
“Non voglio la tua compassione, non ne ho bisogno. Il passato è passato, non
posso farmi influenzare da esso, ma non voglio dimenticare non sarebbe giusto.
Mi serve per vivere al meglio il presente”
Soren annuì cercando di sorridere a propria volta… “Ora basta parlare…” sussurrò
posando le labbra su quelle di Kraal.
Le mani dell’apprendista scesero ad accarezzargli la schiena, mentre con le
labbra gli sfiorava il collo e la pelle che la tunica lasciava scoperta. Soren
rabbrividì piagando la testa indietro appoggiandola alla spalla di Kraal.
Senza smettere di baciarlo il giovane gli slacciò la tunica ed andò sotto di
essa ad accarezzare la pelle calda e morbida di Soren che mugolò di piacere,
mentre mille brividi gli attraversavano la schiena.
Gli sfiorò con la punta delle dita il ventre piatto e risalì piano fino ad una
capezzolo, lo torturò dolcemente facendolo indurire. Il respiro di Soren si fece
più rapido e irregolare.
Kraal sorrise andando a pizzicare l’altro capezzolo.
“Ti piace…” gli chiese fermandosi un istante.
“Sì, continua… ah… Kraal…”
Soren inarcò la schiena ed il compagno posò la sua mano sul tessuto teso delle
sue brache massaggiandolo piano, in modo esasperante.
Soren perse la mano di Kraal guidandola sotto il tessuto, muovendola insieme
lui, era così eccitato che non gli ci volle molto a venire.
Si rilassò completamente contro Kraal sospirando, rendendosi così conto che
anche Kraal era eccitato. Si sistemò i vestiti e gli si inginocchiò davanti, gli
leccò le labbra e poi lo baciò ed intanto la sua mano scese ad accarezzarlo come
aveva fatto lui pochi istanti prima.
Kraal chiuse gli occhi e si morse le labbra, un lungo gemito sfuggì da esse
mentre raggiungeva l’orgasmo.
Soren sorrise e si pulì la mano sulla tunica, poi si accoccolò tra le braccia di
Kraal e fissò la pioggia, che continuava a scrosciare fuori. Senza rendersene
conto si addormentò, pensando solo a quanto stava bene in quel momento.
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