Genere:
fantasy, yaoi 
Raiting:
PG-13
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

Magia e sentimenti

di Bombay

VII.

Kraal dormì poco quella notte ed all’alba sgusciò fuori dal groviglio di mantelli rivestendosi lentamente. Non avrebbe voluto lasciare solo Soren, non quella mattina, non dopo quello che avevano condiviso. Avrebbe voluto parlare con lui ed invece si ritrovava a dover lasciarlo all’alba come un amante clandestino.

Come se non bastasse aveva un prova e non si sentiva per nulla preparato: era la prima volta che gli succedeva ed era una sensazione orribile, ma di quello poteva rimproverare solo sé stesso, aveva sottratto ore allo studio ed agli esercizi per stare con Soren.

Guardò nuovamente il ragazzo addormentato – però ne è valsa la pena – pensò tra sé.

Si inginocchiò a terra e tracciò con mano sicura un messaggio in rune magiche sul pavimento, avrebbe potuto leggerlo sono Soren ed appena lo avesse fatto sarebbero scomparse.

Baciò le labbra addormentate del ragazzo e silenziosamente lasciò la stanza.

 

Soren si svegliò che il sole era già alto.

Era solo.

Kraal lo aveva lasciato solo dopo quello che era successo tra loro, era così confuso. Non che fosse pentito di quello che aveva fatto, ma avrebbe preferito trovare Kraal al suo fianco, ecco tutto.

Si mise a sedere e la sua attenzione fu catturata da qualcosa che brillava sul pavimento.

Si avvicinò gattoni, era un messaggio, vergato in rune d’argento:

 

“Perdonami se non ti sarò accanto quando ti sveglierai, ma ho una prova, non posso sottrarmi anche se vorrei restare qui con te. E’ stato meraviglioso svegliarsi con te accanto.

Purtroppo sarò impegnato per tutta la giornata, non sai quanto mi dispiace… a presto Kraal”

 

Appena finì di leggere, il messaggio scomparve. Soren si stese rannicchiandosi su se stesso.

Che sciocco si era completamente dimenticato della prova del compagno; lui al contrario aveva tutta la giornata libera visto che i Maestri erano impegnati con le prove dei ragazzi più grandi.

Sospirò chiudendo gli occhi, ripensando alla notte appena trascorsa alle sensazioni che aveva provato sentendo Kraal dentro di sé: il dolore e poi il piacere.

Un brivido gli percorse la schiena, provando l’ardente desiderio di ripetere quell’esperienza.

 

Dopo cena si recò dritto nella stanza di Kraal. Era preoccupato. Il giovane mago non si era presentato a cena, così Soren nascose sotto il mantello un fagotto con dentro del pane, del formaggio e della frutta.

Bussò più volte alla porta, ma non ottenne nessuna risposta, scivolò dentro la stanza buia ed accese una candela con la magia.

“Kraal” chiamò, ma un mugolio fu la risposta che ricevette.

Soren si inginocchiò accanto alla figura rannicchiata sul giaciglio, non aveva mai visto Kraal in quelle condizioni, anche quando aveva sostenuto le prove precedenti era stanco, ma non così.

Avvicinò la candela per vederci meglio: era pallidissimo, la fronte imperlata di sudore.

“Cos’è successo? Come stai? Sei ferito?” domandò a raffica posandogli una mano sulla fronte: era fredda e si accorse che stava tremando.

“Ho superato la prova, sto bene e non sono ferito. Sono solo stanco ed ho molto freddo…” sussurrò chiudendo stancamente gli occhi.

Soren lo fissò per interminabili istanti. Per quanto tempo era rimasto da solo in quelle condizioni? Doveva fare qualcosa, doveva scaldarlo e conosceva un unico modo per farlo.

Si tolse in fretta tutti i vestiti e poi si chinò su Kraal aprendogli la tunica e svestendolo. Il giovane non oppose resistenza, assecondava semplicemente le richieste di Soren.

Il ragazzo si stese al fianco del compagno coprendo entrambi con i loro mantelli cinse il corpo di Kraal con le braccia e lo strinse a sé frizionandogli delicatamente la pelle con le mani.

Il corpo del giovane era gelido e continuava a tremare in modo incontrollato.

Kraal si mosse aderendo meglio al corpo caldo di Soren affondò il viso nell’incavo della sua spalla e bisbigliò: “Grazie”

Il ragazzo più giovane lo strinse a sé, gli sembrava così fragile e vulnerabile in quel momento, dopo lunghi interminabili minuti, i tremiti di Kraal si placarono e poi si estinsero, Soren sospirò di sollievo.

“Ti ho portato qualcosa da mangiare, hai fame?”

“Sì, un po’…”

Soren si allungò per prendere il fagotto che aveva abbandonato sul pavimento e lo porse a Kraal che si sedette, lo aprì ed iniziò a mangiare.

Soren lo osservò sostenendosi la testa con una mano “Mi sono spaventato” disse in un sussurro appena percettibile.

Kraal accartocciò i resti del suo pasto e posò una mano sul viso di Soren, posò la bocca su quella chiusa dell’altro, gli leccò lentamente le labbra fino a quando Soren non l’aprì e la sua lingua incontrò quella di Kraal, duellarono finché non dovettero ricominciare a respirare.

Rimasero abbracciati e Soren l’osservò addormentarsi sfinito tra le sue braccia, spense la candela e rimase con gli occhi aperti nel buio, l’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola e poi si sarebbero divisi per la pausa estiva, come avrebbe fatto a stare lontano da Kraal per due mesi? Non avrebbe mai potuto, doveva trovare una soluzione!

 

Il giorno seguente tutti gli allievi della scuola furono riuniti nel grande cortile. L’Arcimago Nicodemus prese la parola: “Come di consueto i mesi estivi li passerete con le vostre famiglie, chi non ha dove andare può naturalmente restare qui”

Soren si volse e guardò Kraal, ma il suo viso era nascosto dalle pieghe del cappuccio.

Quando il mago finì di parlare e ad i ragazzi fu concesso di allontanarsi, Kraal si inoltrò nel bosco.

Soren lo chiamò, ma il giovane proseguì per la sua strada, così l’altro gli andò dietro.

Lo raggiunse alla cascata dove Kraal era seduto sull’erba e fissava l’acqua limpida.

Nonostante non avesse fatto nessun rumore Kraal si girò verso Soren.

“Perché non vai a preparare la tua roba?” domandò, nella sua voce traspariva una profonda amarezza e Soren ne fu ferito, ma gli si avvicinò “Vieni con me.” Propose “I miei genitori saranno felici di ospitarti e poi…”

“No, Soren, grazie, ma è meglio di no…” sussurrò abbassando la testa incappucciata.

Soren gli si inginocchiò accanto “Non devi preoccuparti di nulla e poi non riuscirei mai a stare lontano da te così a lungo, per favore…”

Kraal fissò quegli occhi verdi e imploranti, scostò una ciocca di capelli ramati da quel viso perfetto; anche per lui sarebbe stato difficile sopportare quei mesi di lontananza, però restando avrebbe potuto continuare a studiare indisturbato, gli mancava poco per raggiungere la sua meta, cosa doveva scegliere, la magia, al quale aveva votato la vita, oppure i sentimenti che nutriva per il principe.

“Kraal, ti prego…” sussurrò con voce tremante e gli occhi brillanti.

Il giovane gli si avvicinò e gli posò un lieve bacio a fior di labbra, capitolando alla richiesta del compagno.

“E’ un si?” domandò speranzoso.

Kraal annuì lentamente, Soren lo abbracciò e lo strinse forte.

 

Cavalcarono affiancati per molte ore “Siamo quasi arrivati” mormorò Soren indicando il castello davanti a loro.

“Io non faccio parte di quel mondo” sussurrò Kraal fermando il cavallo.

“Ma fai parte del mio”

Kraal sorrise e si affiancò a Soren “Sei sicuro che, per tuo padre, non sia un problema? Non lo abbiamo nemmeno avvisato…”

“Fidati di me…” disse Soren spronando il cavallo al galoppo fino al ponte.

“Ben tornato principe Soren” lo salutò la guardia.

Scesero entrambi dai cavalli ed entrarono nel cortile del castello ed immediatamente un ragazzo prese i due animali portandoli alle stalle.

“Soren!”

Una donna si avvicinò a loro, una donna bellissima, dai lunghi capelli rossi che le ricadevano sulla spalla acconciati a treccia, avvolta in un semplice abito vermiglio con i bordi e la cintura d’orate che facevano risaltare ancora di più la sua pelle chiara.

“Madre…”

I due si abbracciarono.

“Questo è Kraal, un mio compagno di studi può restare qui per il periodo di pausa vero?”

“Ma certo tesoro”

Kraal si riscosse dalla contemplazione, abbassò il cappuccio, prese la mano della madre di Soren e vi posò le labbra “Piacere di conoscervi, mia signora”

La donna sorrise.

“Flavie!” i tre si volsero mentre un uomo giungeva a cavallo “Soren, sei già qui” disse smontando al volo dal cavallo “Fatti vedere, sei cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto”

“Non è possibile è passato solo un mese” ribatté Soren sorridendo.

Kraal osservò la scena, com’erano felici, lui era di troppo, lo sapeva e si sentiva a disagio.

“Questo è Kraal…” sentendo il proprio nome il giovane si riscosse, fece un inchino.

“Benvenuto! Gli amici di mio figlio, sono nostri amici” disse stringendogli la mano, un stretta salda e forte.

“Può restare qui per la durata della mia permanenza?”

“Ma certo!”

“Vi ringrazio per la vostra ospitalità”

 

“Hai visto? Tu che ti preoccupavi tanto” lo canzonò Soren trascinandolo lungo i corridoi del castello.

“Ecco questa è la tua stanza. La mia è in fondo al corridoio”

Kraal rimase a bocca aperta, la stanza era grande e luminosa. Un letto immenso a baldacchino, il camino occupava una parete e sull’altra una grande finestra ornata di pesanti tende di velluto, una cassettiera con uno specchio ovale ed un baule ai piedi del letto completavano l’arredamento.

Kraal si avvicinò al letto e sfiorò con la punta delle dita le lenzuola di lino candide.

“Va tutto bene?”

Il giovane si volse e gli sorrise “Scusa, ti sembrerò un ingrato, è che non sono abituato a tutto questo…” mormorò guardandosi intorno.

Soren gli posò un dito sulle labbra “Non devi sentirti a disagio, è vero che mia madre e mio padre sono i regnanti di questo feudo, ma nonostante tutto sono persone semplici e giuste…”

Kraal prese la mano di Soren e l’intrecciò con la propria annuendo piano si chinò a sfiorargli le labbra con le proprie.

Un lieve bussare li fece staccare repentinamente “E’ permesso?”

Una ragazza entrò senza attendere una risposta.

“Ho sentito che abbiamo un ospite e tu non me lo presenti” esordì fissando il fratello.

“Non ti ho visto da nessuna parte e non avevo voglia di cercarti…” si scusò lui, immaginando peraltro dove potesse essere sua sorella.

“Ho avuto da fare….” mormorò arrossendo poi si volse verso Kraal.

“Mi chiamo Kraal” le disse baciandole la mano “Il mio nome è Nelia”

“Un nome incantevole come voi”

La ragazza sorrise poi si volse verso il fratello e suoi occhi si fecero tristi “Vorrei parlarti, più tardi, Soren”

“Certo”

“Scusate, spero di non aver interrotto niente di importante” disse schioccando un bacio sulla guancia di Soren, il ragazzo le fece la linguaccia mentre lei chiudeva la porta.

“Quella, se non lo avessi capito, è mia sorella”

Kraal annuì sedendosi sul letto continuando a guardarsi intorno incuriosito “Ti troverai bene qui da noi ne sono sicuro” mormorò Soren baciandolo sulle labbra.

 

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