Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: NC-17 |
Pairing: KraalXSoren |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Magia e sentimenti
di Bombay
XIII.
Il silenzio avvolgeva quella stanza rischiarata dal camino acceso e da una
candela, Soren era così debole che non riusciva nemmeno a tenere un cucchiaio in
mano.
Kraal si sedette sul bordo del letto e lo imboccò con pazienza.
“Alla fine sei diventato un mago?” gli chiese all’improvviso.
“Sì, tre anni dopo che tu te ne sei andato” mormorò flebilmente non voleva
rivangare il passato era troppo doloroso.
“Ho esercitato le mie arti qui al castello e al paese, fino a quando non è
scoppiata la guerra, un anno fa, ma per quanto mi sono adoperato non ho potuto
fare molto: è morta tanta gente, tra cui mia madre, non ho potuto fare nulla per
lei se non tenerle la mano mentre esalava l’ultimo respiro” sussurrò
tristemente.
“Mi dispiace” mormorò Kraal sapendo che non poteva certo bastare.
Soren strinse i pugni lottando per non mettersi a piangere.
“Quindi nel castello siete rimasti solo tu, tua sorella e l’altro tuo fratello”
“No, mio fratello Iker è morto nel tentativo di raggiungere nostro padre ai
campi di battaglia, ci siamo solo Nelia ed io, anche le guardie sono ridotte al
minimo”
“Sì, l’ho notato” mormorò Kraal pensieroso.
“Sono stanco” sussurrò Soren chiudendo gli occhi.
Dopo poco dormiva profondamente, Kraal riattizzò il fuoco e poi si accomodò
sulla poltrona accanto al letto.
Nelia entrò nella stanza del fratello, Kraal si era assopito sulla poltrona e
quando gli si avvicinò si svegliò di soprassalto.
“Scusa, non volevo svegliarti. Come sta Soren?”
“Meglio” mormorò Kraal stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
La donna si sedette su bordo del letto ed accarezzò il viso del fratello.
“Non è giusto tutto quello che ha dovuto passare” mormorò sollevando i suoi
occhi chiari su Kraal.
“Sono felice che tu sia tornato, forse Soren tornerà ad essere felice, era così
disperato ti ha sempre amato”
Kraal spalancò gli occhi incredulo “Voi sapete”
Nelia annuì “Sì, ho sempre saputo, dapprima lo avevo solo intuito, ma poi Soren
si è confidato con me, non mi ha mai nascosto nulla” spiegò.
Il mago si alzò sospirando e si affacciò alla finestra.
“Ti prego Kraal, non farlo soffrire ancora, non credo che lo sopporterebbe ed io
non voglio perdere un altro fratello”
Kraal rimase fermo immobile a fissare il tramonto poi si volse e si accostò
nuovamente a Soren.
“E’ cambiato” sussurrò.
“Sì, sono successe cose che lo hanno segnato profondamente” disse tristemente
scuotendo la testa.
“La morte di vostra madre e vostro fratello”
Nelia annuì “Sì, ma non solo: il tuo distacco improvviso da lui, poi la morte di
nostra madre e di Iker e poi mi ha protetta, ma…”
“Ma?” volle sapere Kraal.
La donna scosse la testa “Non è giusto che te ne parli io”
Kraal annuì.
Il mattino seguente Soren si svegliò si sentiva decisamente meglio.
Si sollevò a sedere e vide Kraal profondamente addormentato, con la testa
appoggiata al materasso, sorrise allungando una mano accarezzò la guancia di
Kraal che si mosse e si svegliò.
“Ben svegliato” mormorò sbadigliando “Come ti senti?”
“Decisamente meglio” disse Soren con un grande sorriso che gli illuminava il
viso pallido.
Kraal sorrise lievemente, non voleva turbare il buon umore di Soren porgendogli
domande che lo avrebbero fatto soffrire avrebbe atteso.
Dovette obbligare Soren a stare a letto assicurandogli che si sarebbe occupato
delle faccende al suo posto insieme a Nelia, così seppur controvoglia Soren fu
costretto a starsene a letto.
Solo a pomeriggio inoltrato decise di alzarsi, ma dovette desistere perché le
gambe non lo reggevano così optò per spostarsi sulla poltrona. Si accoccolò
avvolgendosi in una calda coperta di lana.
Finalmente Kraal lo raggiunse, gli baciò la fronte e sorrise “La febbre sta
scendendo”
Soren sorrise stancamente, mentre Kraal prendeva un pettine e gli districava i
capelli arruffati.
“Cosa hai fatto in tutti questi anni, Kraal?”
“Ho viaggiato” rispose restando molto vago.
“Nelia mi ha detto che ti sei addossato molte responsabilità e che l’hai anche
protetta anche se non ha voluto dirmi da chi o da cosa”
Soren si irrigidì e Kraal se ne accorse.
“Non sono cose che ti riguardano” tagliò corto freddamente.
Kraal si accigliò, Soren non gli aveva mai parlato così duramente.
Il principe si strinse addosso la coperta, raccogliendo le gambe al petto
facendosi piccolo piccolo sulla poltrona.
Kraal gli si mise davanti “Cosa mi nascondi, Soren?”
“COSA TI NASCONDO? COSA TI NASCONDO? COSA MI NASCONDI TU!” gridò in preda alla
collera.
“Non so nulla di te. Te ne sei andato e non ti ho più visto per quattro anni. Ti
rendi conto? Quattro lunghissimi
anni, se ti faccio una domanda la tua risposta è evasiva e tu pretendi che ti
dica tutto quello che mi è successo?”
Kraal reclinò la testa in avanti, Soren aveva perfettamente ragione, ma voleva
sapere.
“Come hai protetto tua sorella?” insistette.
“Ho usato… la magia…” balbettò.
“Stai mentendo”
“Anche fosse a te cosa importa? Tu non c’eri!” lo accusò duramente.
Kraal chiuse gli occhi un istante colpito, come uno schiaffo, dall’amarezza di
quelle parole.
“Dimmelo” incalzò ancora.
“Perché mi stai processando? Perché? Io non l’ho mai fatto” mormorò Soren fra i
singhiozzi. “Perché vuoi sapere una cosa che è successa tanti giorni fa? Sto
cercando di dimenticare” singhiozzò tremando come una foglia.
A Kraal si strinse il cuore e si pentì di essere stato tanto indelicato, mentre
Soren fissava un punto del pavimento con occhi vuoti e privi di espressione.
“Abbiamo dato asilo a molte persone, come stiamo facendo tuttora, quella sera
tre uomini sbarrarono la strada a me e a Nelia, dicendo che quello che avevano
ricevuto non bastava e che volevano di più. Ho capito subito a cosa alludevano,
non potevo permettere che toccassero Nelia, così sono andato io al suo posto,
per quei tre, donne o uomini non facevano differenza. Così per tutta la notte ho
permesso loro di usare il mio corpo ed ho fatto tutto quello che mi chiedevano”
raccontò tremando al terribile ed umiliante ricordo.
Kraal lo fissò inorridito, non poteva credere a quello che aveva appena sentito
lo afferrò per le spalle e lo scosse con impeto.
“Perché non hai usato la magia, avresti potuto incenerirli con un gesto”
Soren scosse la testa “All’inizio ho attaccato e mi sono difeso, ma loro mi
hanno immobilizzato, minacciandomi, dicendo che se avessi fatto scherzi
avrebbero violentato anche mia sorella”
“Potevi ucciderli con una parola prima che traessero un altro respiro” dichiarò
incredulo.
“No” sussurrò Soren spalancando gli occhi inorridito da una tale proposta.
“Perché? Dannazione perché?” gridò scuotendolo, fissò quegli occhi verdi colmi
di lacrime, ma sapeva la risposta: Soren non avrebbe fatto mai del male a
nessuno a costo di soffrire e non avrebbe mai usato la magia per uccidere, solo
per difendersi forse.
“Stupido” sussurrò Kraal stringendolo a sé “Sei solo uno stupido” mormorò
accarezzandogli la nuca sentiva le lacrime di Soren bagnargli il collo.
“Sono solo un vigliacco” mormorò tra i singhiozzi.
“No, non sei un vigliacco, non so quanti avrebbero fatto la stessa cosa per la
propria sorella” mormorò “Perdonami se non ero qui a proteggerti, perdonami se
ti ho fatto ricordare cose così spiacevoli.
Perdonami” mormorò.
Soren si sollevò, si asciugò le lacrime con un lembo della coperta, Kraal gli
baciò le labbra teneramente, quindi trasse un profondo sospiro ed iniziò a
parlare accoccolato di fronte a Soren.
“Non sono più quello di una volta, Soren. E’ passato tanto tempo e sono successe
tante cose e di conseguenza io sono cambiato; ho viaggiato a lungo, ho
combattuto, ho ucciso: con la spada e con la magia, ho continuato a studiare ed
apprendere, la mia ambizione è cresciuta. Sono stato apprendista di un mago, una
notte ha cercato di uccidermi, non so nemmeno il perché, ma non ha più
importanza, l’ho ucciso. Oramai la mia magia non è più bianca è nera…” disse
abbassando lo sguardo.
Soren scosse la testa e aprì la bocca per parlare, ma Kraal gli posò un dito
sulle labbra, non voleva essere interrotto.
“Poi è scoppiata la guerra, avevo bisogno di soldi così ho lavorato come
mercenario al soldo di chi mi pagava meglio, non mi importava in quale fazione,
l’importante era che la mia borsa fosse piena”
Soren lo fissava a bocca aperta incredulo e scosso da quelle rivelazioni.
“Non ti ho detto nulla per paura che mi disprezzassi per quello che sono
diventato, sicuramente ti ho deluso”
Il principe scosse la testa “Non mi importa la natura della tua magia,
l’importante e che tu sia qui con me, ora…” sussurrò chinandosi per baciare
Kraal sulle labbra.
Si appoggiò alla spalla del mago, la testa gli faceva male e gli girava, ma non
voleva far preoccupare ulteriormente Kraal.
Il giovane mago lo scostò da sé con gentilezza e lo guardò preoccupato, gli posò
la mano sulla fronte “Ti è risalita la febbre” mormorò, Soren annuì troppo
stanco per obbiettare, si lasciò condurre al letto docilmente.
Quando fu comodamente sistemato tra i cuscini domandò: “Dimmi, Kraal, sei stato
con qualcun’altro?” era una domanda che lo tormentava da qualche giorno.
L’altro mago abbassò la testa senza rispondere.
“Kraal…” sussurrò Soren con il cuore in gola, temeva la risposta, ma odiava quel
silenzio.
“Sì…”
Il giovane non poteva crederci, ma in fondo cosa si era aspettato?
“Per denaro” aggiunse in un sussurro, Soren lo scrutò non sicuro di aver capito
bene.
“Cosa?”
“Hai capito benissimo” rispose gelido.
“Ti sei venduto? Per denaro?”
“Squallido e patetico, non è vero? Tu non sai cosa significa avere fame” affermò
con amarezza.
“Lo so invece” ribatté Soren piccato, l’aveva sperimentato in quei mesi di
guerra.
Kraal scosse la testa con un sorriso triste “No, credo proprio di no”
Il mago si diresse alla finestra, scrutando il buio, tanto valeva dire la
verità.
“Non è stata la prima volta” disse stringendo il davanzale di marmo.
Soren sgranò gli occhi sconvolto e sorpreso da quella rivelazione.
“Perché non me lo hai mai detto?”
“Non è una cosa di cui vado fiero” disse stringendo gli occhi.
“Quando è morto l’anziano mago del villaggio…” iniziò con un filo di voce.
“Sei entrato alla scuola di magia” lo interruppe ricordando il racconto di Kraal
quel lontano giorno.
L’altro scosse la testa, i suoi capelli ondeggiarono e la luce della candela li
rendeva lucenti come l’ala di un corvo.
“No, non subito, lavorai per due anni in una locanda: servivo ai tavoli, lavavo
i piatti ed i pavimenti, compiacevo i clienti” Kraal tacque per un momento
“Ricordo ancora la prima volta” scosse la testa e la sua voce, solitamente salda
e sicura, tremò leggermente.
“Quell’uomo era grande e grosso. Piansi per tutta la durata dell’amplesso,
quando se ne andò, lasciandomi in lacrime e dolorante, mi gettò una moneta
d’oro. Non mi sembrava vero” tacque ancora e si volse verso Soren, sebbene la
sua voce fosse un poco incrinata il suo viso non tradiva nessuna emozione.
“Quando racimolai denaro a sufficienza me ne andai ed entrai alla scuola di
magia di Nicodemus” strinse con forza il pugno davanti a sé.
“Giurai a me stesso di diventare tanto potente che la gente si sarebbe inchinata
al mio passaggio, mi avrebbero temuto…” i suoi occhi lampeggiarono e per la
prima volta Soren ebbe paura di lui.
“Giurai che non avrei mai più dovuto prostituirmi per mangiare, ma non è stato
così” rise, ma era una risata priva di allegria secca e nervosa colma di
rancore, poi calò il silenzio.
Il principe si agitò a disagio sotto le coperte, Kraal aveva ragione era
cambiato ed in quel momento a Soren parve che quello che aveva davanti fosse uno
sconosciuto. Che fine aveva fatto il Kraal che conosceva? Il mago gli si
avvicinò e si sedette sul bordo del letto, gli posò la mano sul viso ed
istintivamente il principe si ritrasse. Alla fine posò le sue labbra su quelle
di Soren in un lungo e dolcissimo bacio.
No, non era cambiato si era solo nascosto, ma lui lo aveva ritrovato.
***
La neve ricopriva tutto con il suo soffice manto bianco, silenziosa e lenta.
Soren sedeva sul davanzale della finestra avvolto in una coperta, fissava i
candidi fiocchi cadere lievi. Era così assorto nei suoi pensieri che non si
accorse di Kraal al suo fianco, fino a quando questi non parlò: “Fa freddo, è
tardi e tu non dovresti alzarti” lo rimproverò scostandosi da lui solo per
riattizzare il fuoco.
“Sono passati quattro giorni, sto bene, davvero”
Kraal scosse la testa rassegnato “Sei testardo”
Soren fece un pallido sorriso avvicinandosi al fuoco per scaldarsi.
“La neve è arrivata prima quest’anno” mormorò mentre Kraal gli circondava la
vita con le braccia, Soren reclinò la testa di lato esponendo il collo sottile
ai baci del mago facendolo rabbrividire, si voltò e catturò le labbra di Kraal
con le sue affondando le dita nei suoi capelli morbidi e neri lasciando cadere a
terra la coperta.
Kraal lo sollevò e Soren si avvinghiò con le gambe alla vita del compagno
arrivarono al letto e vi crollarono sopra pesantemente.
Soren scoppiò a ridere mettendosi a cavalcioni su Kraal che gli sfiorò il viso
con una mano.
“Mi sono mancate le tue risate” mormorò.
Soren smise di ridere, ma continuò a sorridere guardando Kraal come se fosse la
prima volta che lo vedeva.
“Mi sono mancati i tuoi capelli, i tuoi occhi, le tue labbra, la tua pelle…
tutto” proseguì attirandolo a sé per baciarlo ancora.
Soren si sollevò, trafficò con i lacci della camicia di Kraal e l’aprì. Rimase
immobile per un lunghissimo istante con gli occhi sbarrati a fissare la lunga
cicatrice che attraversava il petto del giovane.
“Cosa ti è successo?” bisbigliò turbato, sfiorò la cicatrice con un dito e lui
rabbrividì.
“E’ stato quel tuo maestro”
“Sì…” sussurrò Kraal impossessandosi nuovamente delle labbra morbide del
principe.
Soren gli lambì un capezzolo, lo succhiò piano poi risalì verso il collo.
Kraal gli sollevò la camicia da notte, gliela tolse gli accarezzò la schiena
facendolo scivolare al suo fianco.
Con brevi e rapidi gesti si tolse i vestiti facendoli cadere ai lati del letto,
attirò il corpo caldo di Soren contro il suo accarezzandolo ovunque facendolo
gemere e rabbrividire, voleva che tutto quello durasse il più a lungo possibile.
Il fuoco del camino rischiarava la stanza gettando riflessi rossi, creando ombre
e riscaldando l’ambiente.
Le labbra di Kraal scesero piano sul corpo di Soren tracciando caldi ed umidi
sentieri, facendolo inarcare per cercare più contatto con il corpo nudo del
compagno; quasi urlò quando il giovane mago lo prese tra le labbra e prese a
succhialo lentamente.
“No… Kraal… voglio… venire con te…” ansimò ormai al limite.
Kraal raggiunse le sue labbra continuando il lavoro con la mano “Dopo…” sussurrò
massaggiandolo con forza.
“Kraal…. ahhhh…” gemette inarcandosi violentemente spargendo il suo seme nella
sua mano.
Sospirò profondamente attirando Kraal verso di sé, socchiuse gli occhi e gli
sorrise.
“Ho aspettato tanto… voglio sentirti dentro di me… ancora… ancora… ancora…”
La mano di Kraal raggiunse la sua apertura e vi inserì un dito, poi un secondo
ed un terzo. Poi si stese sopra Soren ed entrò in lui lentamente, completamente.
Soren gemette accarezzando piano la schiena liscia di Kraal che prese a muoversi
avanti e indietro strappando al principe ansiti di piacere che si mescolavano
con i suoi.
Si aggrappò a Kraal: un piacere violento lo travolse, assecondando i suoi
movimenti lo sentì venire dentro di sé e tanto bastò per raggiungere nuovamente
l’orgasmo.
Kraal si stese al fianco di Soren circondandogli la vita con un braccio coprendo
entrambi ed aspettando che i loro respiri tornassero normali.
“Dormi, piccolo amore mio” sussurrò dolcemente baciandogli i capelli.
Soren si accoccolò tra le sue braccia godendosi quel calore, socchiuse gli
occhi, non gli sembrava ancora vero, Kraal era lì, con lui, avevano appena fatto
l’amore, ed era stato bellissimo, dopo tanto, troppo, tempo.
“Non te ne andrai di nuovo, senza dirmelo” sussurrò flebilmente con la voce
venata di stanchezza.
“Non me andrò, ti amo”
Soren spalancò i suoi grandi occhi verdi “Non me lo avevi mai detto prima d’ora,
anch’io ti amo”
“Lo so, Soren, l’ho sempre saputo”
Kraal aprì gli occhi, era ancora buio, si mosse piano per non svegliare Soren,
il quale dormiva accoccolato tra le sue braccia prese una ciocca di capelli
color rame e l’arricciò sul dito, lasciandola andare per poi riprenderla.
Il principe rabbrividì nel sonno e mugolò una protesta. Kraal scese dal letto
senza curarsi di indossare qualcosa tremando, si avvicinò al fuoco ed aggiunse
della legna, poi avvicinandosi alla finestra tirò la pesante tenda.
Tornò nel tepore del letto stringendosi ancora addosso Soren, riprese ad
osservalo: probabilmente stava sognando, visto che le sue labbra erano curvate
in un dolce e sereno sorriso. A Kraal parve di rivedere sé stesso e Soren
durante i giorni trascorsi alla scuola di magia.
Il principe si mosse ed uno sospiro più profondo fece capire a mago che si stava
svegliando, posò le labbra su quelle calde di Soren e lo baciò piano
lasciandogli il tempo di capire.
Le sue labbra si schiusero mentre la sua mano si intrecciava ai capelli scuri di
Kraal.
Soren socchiuse gli occhi e sorrise.
“Non è ancora l’alba” mormorò Kraal baciandogli la guancia.
Un mugolio fu la risposta che ottenne mentre Soren si appoggiava a lui con la
schiena.
Kraal gli scostò i capelli dal collo e lo baciò succhiando e mordicchiando, la
sua mano percorreva lentamente la schiena del suo giovane amante, lo sentiva
rabbrividire, sorrise risalendo e ridiscendendo poi sul petto gli sfiorò i
capezzoli facendoli indurire poi scese sul ventre piatto fino a sfiorare la
morbida peluria del pube.
Soren sospirò profondamente prendendo la mano di Kraal e guidandola fra le
proprie gambe, gemette piano voltando la testa un po’ per vederlo in viso, aveva
gli occhi chiusi e stava sorridendo.
Il principe si girò sulla schiena, lo baciò sulle labbra prendendogli il viso
fra le mani lo fece stendere su di sé divaricando le gambe.
Kraal aprì gli occhi e lesse in quelli di Soren una muta richiesta.
Il giovane inarcò la schiena sentendolo entrare, un lamento uscì dalle sue
labbra, ma fu soffocato dalla bocca di Kraal, poi le spinte lente e profonde lo
portarono verso l’estasi, facendogli dimenticare tutto: la solitudine, la
disperazione, l’umiliazione, l’infelicità di quegli anni e degli ultimi mesi.
Soren si morse le labbra per non gridare o avrebbe svegliato tutto il castello.
Kraal di immerse in lui con un'altra vigorosa spinta sciogliendosi nel suo corpo
caldo ed accogliente ed egli, a sua volta, raggiunse l’apice del piacere
spargendo il seme caldo tra i loro corpi uniti.
Kraal scivolò fuori e baciò il corpo di Soren leccando via il seme bianco dal
suo corpo, il ragazzo sorrise sospirando abbracciandolo.
“E’ un magnifico modo di iniziare la giornata” sussurrò posando la testa sul
petto di Kraal, poteva sentire il battito del suo cuore ed il respiro fra i suoi
capelli.
“Sì, hai ragione. Sai, temo che dovrò svernare qui. Con tuo grande dispiacere”
disse con enfasi.
“Mi scalderai tutte le notti che vorrò?” domandò Soren sollevando la testa le
guance ancora arrossate.
“Tutte le notti che vorrai, anche di giorno, se sarà necessario”
Soren rise e si mise a sedere.
“Sta albeggiando” disse vedendo la luce grigia filtrare dalle tende “Forza, c’è
un castello da mandare avanti” aggiunse scendendo dal letto, cominciando a
vestirsi sotto gli occhi attenti di Kraal.
“Soren, voglio aiutarti, so fare molte cose manuali, chiedimi qualunque cosa ed
io la farò” disse scendendo dal letto.
Soren fissava il suo corpo nudo arrossì “Qualunque cosa?” chiese maliziosamente.
“Hai capito benissimo cosa intendo”
Soren scosse la testa sorridendo “Sarai mio ospite quindi…”
Kraal gli posò un dito sulle labbra “No, in tempi come questi non puoi fare
certe distinzioni, devo ripagare la tua ospitalità e lo farò lavorando, come ho
visto fare a tutti quelli che hai dato asilo, che siano essi contadini, soldati,
nobili o maghi. Sono un uomo come
tutti gli altri e voglio rendermi utile, va bene?”
Soren annuì e lo strinse forte “Va bene, come desideri, ma ora vestiti o ti
ammalerai” mormorò baciandogli la guancia.
“Le ore di luce sono poche e c’è molto da fare!”
Nelia sorrise cardando la lana con rapidità, Soren era tornato il ragazzo di un
tempo, sembrava che la presenza di Kraal avesse spazzato via tutti gli anni di
solitudine e disperazione, era così felice ora, si volse verso il mago che, in
quel momento, stava trasportando delle assi di legno fuori dalla stanza, sperava
ardentemente che il giovane non abbandonasse nuovamente suo fratello.
Era stata immensamente felice quando Soren le aveva detto che il mago avrebbe
passato l’inverno con loro, ma con la primavera cosa avrebbe fatto?
Scosse la testa, non era il momento di pensarci, sollevò ancora lo sguardo dal
lavoro che stava eseguendo, Soren e Kraal erano nell’angolo della stanza e si
stavano baciando.
Nelia abbassò gli occhi arrossendo sbirciando intorno: c’erano solo loro tre in
quel momento, timidamente sollevò lo sguardo sui due amanti, ma lo calò subito
troppo imbarazzata.
Li rialzò solo quando sentì la risata tintinnante del fratello allora si rilassò
vedendo Soren avanzare verso di lei.
“Nelia, sei tutta rossa, come mai?”
La donna gli tirò una manciata di lana “E’ colpa tua, anzi vostra” brontolò.
Soren la fissò senza capire.
“Dovreste stare attenti a dove vi scambiate le vostre effusioni” gli disse con
un sorriso.
Soren avvampò, si erano completamente dimenticati della presenza di Nelia.
“Scusa” balbettò.
“Non importa, però fate più attenzione, va bene?”
Soren annuì, lasciò la stanza seguito poco dopo da Kraal, la giovane donna
sospirò sperava che Galder tornasse presto, gli mancava tantissimo, non aveva
ricevuto più sue notizie ed era preoccupata, sia per lui che per suo padre, ma
poteva solo aspettare.
Si alzò e si affacciò alla finestra, uno spettacolo magnifico le si presentò
agli occhi, tutto era candido e puro, la neve aveva ricoperto gli orrori della
guerra.
Nelia si sedette e riprese a lavorare, forse i giorni felici sarebbero presto
tornati.
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