Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: PG-13 |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Magia e sentimenti
di Bombay
XV.
Si guardò intorno, tenebre, solo
tenebre, non distingueva nulla ad un palmo dal proprio naso.
Recitò una formula: non accadde nulla.
Si mosse a tentoni nel buio, si sentiva
osservato da quell’ombra. Era ancora lì e lui era in trappola. Non poteva
fuggire.
“Hai mentito” sentenziò.
Kraal si girò in direzione della voce ed
attese.
“Qualcosa… anzi qualcuno a cui sei molto
legato”
Il giovane mago indietreggiò “La tua
mente può rinnegarlo, ma il tuo cuore no” una risata crudele riecheggiò
nell’oscurità.
“Non importa, te lo farò dimenticare.
Abbiamo tempo, tu ora sei mio”
Una fioca luce prese a brillare nelle
tenebre.
Kraal indietreggiò ancora andando a
sbattere contro il muro, l’ombra fu su di lui.
Un grido strozzato, il giovane cadde
carponi ansimando gli occhi serrati, i pugni chiusi.
Un sorriso sbieco gli incurvò le labbra,
aprì gli occhi: neri. Neri come la notte senza luna.
***
Un mese e dieci giorni. Soren sospirò
scendendo dal letto prese la brocca e versò nella bacinella l’acqua, vi tuffò le
mani e si lavò il viso asciugandoselo poi con un panno di lino.
Prese la spazzola e districò i capelli
infine si vestì e scese nel salone per fare colazione anche se non aveva molta
fame.
Arrivo nella sala c’era una strana
euforia nell’aria.
“Buongiorno Soren” lo salutò il re.
Soren fece un pallido sorriso “Cosa
succede?” domandò sedendosi accanto alla sorella.
“Fattelo dire da Nelia e Galder”
Soren sollevò un sopraciglio e guardò i
due sposi in attesa di chiarimenti.
Nelia arrossì lievemente poi guardò
Galder che annuì.
“Aspetto un bambino”
“Non è meraviglioso!” esclamò suo padre
al settimo cielo.
Soren sorrise “Sì lo è, sono felice per
voi” era vero anche se forse non lo dava a vedere come suo padre.
Nelia e Galder si tenevano per mano
ascoltando il genitore di lei che faceva progetti sul futuro nipotino.
Soren li osservava, si sentiva estraneo
alla loro felicità, all’improvviso gli venne una gran voglia di piangere, era
tutto così perfetto per loro, lo sarebbe stato anche per lui se… se…
Solo Nelia parve accorgersi del suo
stato d’animo gli posò un mano sul viso e gli sorrise, un sorriso comprensivo
che racchiudeva in se mille significati noti solo a loro.
Soren sorrise a sua volta abbracciando
la sorella “Sono felice per voi” sussurrò.
Galder gli posò una mano sulla spalla
“Oggi ho intenzione di andare a caccia con i falconi, vuoi venire con me?”
Il principe scosse la testa “No, grazie
per l’invito. Ho trovato dei testi interessanti di magia e vorrei studiarli…”
Galder annuì, ma il re intervenì…
“Suvvia, puoi sempre studiare in un altro momento, stai sempre chiuso nel
castello, va con Galder all’aria aperta… è quasi estate…”
Soren sospirò “Va bene, fa sellare il
mio cavallo ti raggiungo nelle stalle” mormoro rassegnato.
Soren seguiva Galder a pochi passi di
distanza, con il suo cavallo, i falchi volavano alti nel cielo, ma a Soren non
interessava più di tanto era andato con il guerriero solo per fare un piacere a
suo padre.
Galder si fermò e scese da cavallo:
“Nelia è preoccupata per te”
Soren sollevò la testa “Riesco sempre a
farla stare in pena, anche se non è nelle mie intenzioni” mormorò.
“Dai scendi da cavallo e vieni qui che
parliamo un po’”
Soren smontò dall’animale cavallo lo
legò ad un albero e si avvicinò all’uomo.
“Mi chiedo perché ti fai trattare così”
disse Galder di punto in bianco.
Soren sollevò un sopracciglio “Scusa, ma
non ti seguo…”
“Soren, tu non sei così ingenuo come
sembri, ho imparato a conoscerti ed a capire cosa c’è dietro ai tuoi tristi e
rari sorrisi” mormorò.
Il principe si sedette sull’erba a gambe
incrociate e Galder fece altrettanto mettendosi di fronte a lui.
“Mi riferisco a Kraal, perché ti lasci
trattare così da lui, non ne ha il diritto”
Soren tacque, in parte Galder aveva
ragione, ma lui era innamorato di Kraal e non aveva nessun mezzo per farlo
restare al castello con lui, Kraal doveva trovare quello che cercava o la sua
ansia di conoscere non si sarebbe mai esaurita.
“Tu non puoi capire…”
Galder sorrise “Forse, ma ho visto come
vi guardavate, non mi sono certo scandalizzato…”
Soren avvampò quindi anche Galder
sapeva.
“Te lo ha detto Nelia?”
“No, me lo ha solo confermato quando
gliel’ho chiesto” ribatté posandogli una mano sulla spalla.
“Guarda il mio falco sta scendendo in
picchiata” disse alzandosi alleviando la tensione che si era creata.
Soren lo fissò allontanarsi, sospirò, su
una cosa era certo: non poteva andare avanti così. Stava soffrendo e faceva
preoccupare le persone che gli erano accanto.
Quando Soren tornò al castello il padre
gli andò incontro “Ti sei divertito?”
Il principe annuì.
“Vieni ti devo parlare”
“Fatemi rinfrescare e cambiare”
Il re fissava il figlio di fronte a lui
era sicuro che Soren sarebbe stato felicissimo della notizia.
“Di cosa volete parlarmi?”
“Ho pensato, ora che tutto è tornato
tranquillo, che la guerra è solo un ricordo, potresti prendere moglie”
Soren impallidì, non aveva mai pensato a
quell’eventualità, come poteva sposarsi con una fanciulla, che fra l’altro non
conosceva, anche se quello era il minore dei problemi.
“Cosa?” sussurrò, ma suo padre parve non
sentirlo.
“C’è una fanciulla, figlia del re delle
Terre del Nord che…”
“No!”
Il re fissò il figlio che lo aveva
interrotto bruscamente, non si aspettava certo un rifiuto.
Soren sollevò il viso e fissò il padre
negli occhi.
“No” ripeté con fermezza “Non ho
intenzione di sposarmi”
L’uomo sorrise “Posso capire il tuo
timore, ma…”
Soren scosse la testa, doveva dirgli la
verità, ma come avrebbe reagito.
“E’ una fanciulla splendida, sono sicuro
che te ne innamorerai appena la vedrai”
“E’ questo il punto, io non posso
amarla, la renderei infelice e lo sarei io stesso”
Il re aggrottò la fronte si alzò da dove
era seduto e posò una mano sulla spalla del figlio.
“Sciocchezze! Vedrai, quando ti troverai
nell’intimità del letto”
Soren arrossì, se solo suo padre avesse
saputo.
“Non capite, io non posso amarla ne ora,
ne mai, non amo le fanciulle” sussurrò.
Il re lo scrutò cercando negli occhi
verdi del figlio la verità.
Il sovrano si sedette pesantemente sul
trono.
Soren strinse i pugni “Il mio cuore
appartiene già a qualcun altro” mormorò piano, più a sé stesso che per il
genitore.
“Kraal” sibilò il re a denti stretti
alzandosi con furia sollevò la mano, Soren chiuse istintivamente gli occhi
aspettando il colpo che però non arrivò, apri un occhio, poi l’altro con
cautela.
Sua padre si reggeva al trono e fissava
il pavimento.
“Ora capisco molte cose” sussurrò.
“Padre…”
“Sta zitto!” disse sollevando la testa
di scatto “Vattene…”
Soren si senti mancare, lo stava
cacciando.
“Vattene nella tua stanza e restaci,
fino a nuovo ordine, devo… riflettere!”
Il principe volse le spalle al padre e
corse via, raggiunse la sua stanza chiuse la porta e vi si appoggio contro,
scivolando lentamente a terra, cosa avrebbe deciso? Cosa sarebbe accaduto?
Adesso che sapeva.
Raggiunse il letto e si stese
nascondendo il viso nel cuscino ed attese.
Era ormai sera, l’ora di cena era
passata da un pezzo, quando il re lasciò la sala del trono per percorrere i
lunghi corridoi del castello fino alla camera di Soren, bussò, ma non ottenne
risposta così entrò.
Suo figlio era coricato sul letto tutto
rannicchiato, le guance ancora umide di lacrime, constatò il re sfiorandogliela
con una carezza sedendosi sul bordo del letto.
Soren era il più tranquillo dei suoi
figli, non aveva mai dato problemi né a lui né alla sua adorata moglie o a
chiunque altro, anche perché tutti lo consideravano il piccolo della famiglia,
Intelligente e sveglio, gentile e buono
con tutti, incline per lo studio anche se non disdegnava di imparare l’arte
della spada o qualunque altra il re volesse insegnargli.
Poi era partito per la scuola di magia e
quando tornava era una gioia riaverlo al castello per tutti quanti.
Gli scostò i capelli dal viso e sorrise,
poi era arrivato Kraal e Soren era cambiato: fino all’estate in cui il mago se
ne era andato senza dare spiegazioni.
Soren aveva sofferto ed il re non ne
aveva capito il motivo, erano amici, non avrebbe mai immaginato altro ed invece.
Poi Kraal era riapparso nella vita del
figlio e Soren era tornato il ragazzo spensierato di un tempo, anche se nei suoi
occhi non c’era più l’innocenza strappata da qualcosa di terribile come la
guerra e forse non solo quello.
Soren sospirò e schiuse le palpebre,
fissò il padre, fece per mettersi a sedere, ma il re lo fermò con un sorriso.
“Mi dispiace…” sussurrò il principe,
mentre i suoi occhi si velavano di lacrime “Vi ho deluso”
“No, Soren, non mi hai affatto deluso,
solo sorpreso…”
Soren si mise a sedere ed il padre lo
abbracciò.
“Ti voglio bene Soren, non vorrei mai
vederti piangere e soffrire. Accetto la tua singolare scelta, è la tua vita e
devi essere tu a viverla”
Soren si strinse maggiormente al padre,
non sperava in tanta comprensione ed invece tutto il timore che aveva provato in
quelle ore stava svanendo lasciandolo spossato.
“Tua sorella sa già tutto vero? E da
molto tempo immagino”
Soren annuì sfregando la testa sul petto
del padre.
“Perché sono sempre l’ultimo a sapere le
cose? Dopo tutto sono il re di questo feudo” brontolò arruffando i capelli ricci
del figlio.
Soren rise sollevandosi ed il re gli
posò la mano sulla guancia “Assomigli a tua madre, hai i suoi occhi, la sua
espressione e non sei più un bambino” constatò dolorosamente lo strinse
nuovamente a sé.
“Sei un uomo ed un mago. E’ ora che
anch’io ti consideri tale, non credi?”
Soren annuì “Vi voglio bene” sussurrò
facendosi cullare in quell’abbraccio così diverso da quello di Kraal, ma non
meno intense erano le emozioni che provava.
Altri giorni trascorsero e Soren prese
una decisione!
“Sei davvero sicuro figlio mio”
Il giovane mago annuì “E’ tempo che
anch’io lasci il nido ed impari a volare da solo”
“La tua decisione mi addolora”
Soren sorrise “Non me ne vado per
sempre, tornerò prima che il bambino di Nelia nasca, voglio esserci quando
questo accadrà”
Nelia era seduta alla finestra della sua
stanza, stava ricamando e conversava con il marito intento a lucidare la sua
spada.
“Nelia…”
La donna si volse alla voce del fratello
e gli sorrise.
“Allora è deciso, partirai”
“Sì, ho il permesso di nostro padre,
partirò domani all’alba”
Nelia posò il ricamo e si alzò abbracciò
il fratello “Fa attenzione” sussurrò.
Soren annuì “Tornerò prima che il tuo
bambino nasca, te lo prometto” mormorò posandole una mano sul ventre leggermente
rigonfio.
La giovane donna posò la mano su quella
del fratello, Soren non avrebbe voluto lasciarla in un momento così importante.
“Mi mancherai” sussurrò Soren baciandole
la fronte.
“Anche tu, aspetta” disse lei aprendo un
baule e ne tirò fuori un mantello di velluto blu, lo drappeggio sulle spalle del
fratello.
“Anch’io ho qualcosa per te” disse
Galder porgendo a Soren un pugnale con l’elsa d’oro finemente lavorata. Soren
fece per protestare, ma Galder sollevò una mano “Usalo se necessario, potrebbe
salvarti la vita. Torna presto, qui troverai sempre qualcuno ad aspettarti”
“Grazie” sussurrò legandosi il pugnale
alla cintura.
Il sole non era ancora sorto quando
Soren lasciò il castello in groppa al suo cavallo.
La sua prima destinazione era la scuola
di magia, aveva bisogno di informazioni ed era sicuro che li le avrebbe trovate
senza difficoltà.
La scuola di magia non era cambiata,
grande e maestosa come la ricordava, era strano tornarci dopo tanto tempo.
Lasciò il cavallo al paese sottostante e
proseguì a piedi, varcò il cancello e chiese al custode del rettore.
“Sapevo che saresti venuto”
Soren si girò. Nicodemus era a pochi
passi da lui e lo guardava sorridendo.
“Bentornato Soren”
Soren fece un inchino e sorrise.
“Vieni seguimi, avremo tempo per parlare
ed ora sarai stanco per il viaggio”
Soren seguì l’Arcimago lungo i corridoi
della scuola, di tanto in tanto incontravano degli apprendisti che si fermavano
e si inchinavano in segno di saluto.
Soren fu condotto nell’ala della scuola
riservata ai Maestri.
“Questa sarà la tua stanza per la tua
permanenza qui, quando ti sarai sistemato raggiungimi nel mio studio”
“Sì, grazie”
Soren si guardò intorno, da ragazzo era
convinto che le stanze dei maestri fossero calde e confortevoli ed invece si
sbagliava, a differenza degli apprendisti avevano un letto e non un giaciglio di
paglia, ed un piccolo camino, ma per il resto erano uguali, un tavolo con una
sedia sotto la finestra con una candela su un lato, inchiostro e penna
dall’altro.
Depositò la sacca sul letto e raggiunse
Nicodemus nel suo studio.
“Accomodati pure” lo invitò l’arcimago
facendo segno di sedersi.
Soren scosse la testa “Preferisco
rimanere in piedi. Kraal è andato alla Torre Nera”
“Lo so” mormorò l’Arcimago per nulla
sorpreso della notizia “Ha risvegliato il male che in essa era rinchiuso”
“Non capisco” mormorò Soren facendo un
passo avanti.
L’uomo sospirò ed intrecciò le mani
davanti a sé.
“Kraal è stato corrotto dal male”
Il principe sbatté le mani sul scrivania
di legno.
“No! Non lui, non Kraal, lui è andato là
solo per studiare”
Nicodemus scosse lievemente la testa
“Cosa sai a riguardo della Torre Nera?” domandò.
“Non molto, in verità. So che è un luogo
proibito e chi vi si è recato non è più tornato, nei libri che possiede mio
padre non c’è scritto molto, sono venuto qui per questo…”
“
Soren fissava il maestro “Allora Kraal è
in pericolo”
Nicodemus sospirò “Non hai capito o non
vuoi capire. Quando hai visto Kraal l’ultima volta?”
“Quasi due mesi fa…”
“Kraal sapeva esattamente a cosa andava
incontro, la sua sete di potere lo ha condotto là” spiegò fissando il principe
che scuoteva la testa.
“No, non può essere…” sussurrò
lasciandosi cadere sulla sedia, prendendosi il volto tra le mani.
L’Arcimago si alzò e si mise davanti a
Soren “Credo che tu sia l’unica persona che può ricondurre Kraal alla luce e
scacciare definitivamente Atrebos dal nostro mondo”
Soren scosse la testa “Non credo, Kraal
mi è sempre stato superiore”
“Questo non è vero. La vostra forza è
pari, solo che tu hai poca fiducia in te stesso, credi a quel che dico”
Soren scosse la testa, fissò gli occhi
chiari del mago “Chi era il mago che ha imprigionato Atrebos nella torre?”
domandò.
Nicodemus fece un pallido sorriso e
distolse lo sguardo dal viso di Soren si volse guardando il cielo fuori dalla
finestra.
“Voi…” sussurrò il principe e l’uomo
annuì.
Soren rimase alla scuola di magia per
due settimane, sarebbe andato alla Torre Nera, doveva trovare Kraal a qualunque
costo, studiò nuovi incantesimi, doveva essere preparato, non aveva idea di cosa
avrebbe trovato là.
I rintocchi di una campana lo scossero
dalle sue letture: era ora di cena. Raggiunse il refettorio con gli studenti, si
mise in un angolo, mangiando la zuppa osservava i giovani apprendisti, si chiese
se tra loro due, stessero vivendo quello che aveva sperimentato lui con Kraal.
Finì di mangiare e si lasciò il
refettorio alle spalle, raggiunse la propria stanza. Doveva dormire il giorno
dopo aveva deciso di partire. Per raggiungere
Il mattino seguente, quando Soren fu
pronto a partire, Nicodemus lo chiamò nel suo studio, gli porse una pergamena.
“Studia questo incantesimo, fallo tuo.
E’ molto potente, in pochi sono in grado di usarlo e tu sei uno di quelli…”
Soren prese la pergamena “Cos’è
esattamente?”
“La Luce che scaccia le Tenebre”
Soren spalancò gli occhi fissando la
pergamena, aveva sentito parlare di quell’incantesimo, ma non credeva che un
giorno se ne sarebbe servito “Grazie” riuscì solo a sussurrare.
Nicodemus lo accompagnò fuori ed osservò
il ragazzo incamminarsi lungo il sentiero fino a quando non scomparve.
“Buona fortuna” gli augurò rientrando
nell’edificio.
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