Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: PG-13 |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Magia e sentimenti
di Bombay
XVI.
Pioveva già da due ore ed il sole stava
tramontando.
Soren rabbrividì, tirandosi più avanti
il cappuccio del mantello, era bagnato fradicio ed aveva freddo. In lontananza
vide delle case: un villaggio. Doveva fermarsi in una locanda, anche il suo
cavallo era allo stremo.
Scese dal animale e percorse le vie
della piccola cittadina, raggiunse quella che doveva essere la taverna.
Entrò, il calore e gli odori misti lo
investirono, si diresse sgocciolando verso il bancone.
L’oste gli lanciò un occhiata poco
convinta.
“Vorrei dormire qui questa notte, ho
lasciato il mio cavallo fuori, potete occuparvi di lui, ho il denaro per pagare”
disse battendo una mano sul borsello e le monete all’interno tintinnarono.
“Una moneta d’argento nella sala comune,
due monete d’oro per una stanza, più una moneta d’oro per il vostro cavallo…”
disse rudemente.
Soren sospirò era caro, ma non aveva
altra scelta, mise tre monete d’oro su bancone.
“Preparatemi anche un bagno caldo e
voglio il vostro cibo migliore” aggiunse mettendo una moneta d’oro accanto alle
altre. L’uomo le prese le esaminò.
“Seguitemi” poi rivolgendosi al un
ragazzo “Ehi tu, fuori c’è il cavallo di quest’uomo, portalo in stalla,
striglialo e dagli da mangiare, hai capito?”
Il ragazzino annui e corse fuori sotto
l’acqua battente.
“Ecco questa è la vostra camera, adesso
vi mando su le donne che vi prepareranno il bagno e per la cena venite giù
quando volete”
Soren annuì e lo ringraziò, quando
l’uomo lo lasciò solo si tolse il mantello e lo mise ad asciugare davanti al
camino, tirò fuori dalla sacca gli alti abiti, che per fortuna erano solo un po’
umidi, mise su una sedia vicino al camino.
Si volse al leggero bussare ed aprì la
porta una donna robusta entrò portando una tinozza, dove presumibilmente lavava
il bucato, seguita da una ragazzina che portava due secchi d’acqua calda.
Soren gliene prese uno, e lo versò nella
tinozza.
“Adesso vi portiamo gli altri”
Nel giro di poco la tinozza fu piena, la
donna gli lasciò dei panni per asciugarsi e con un inchino uscì dalla stanza
seguita a ruota dalla ragazza.
Soren si tolse gli abiti bagnati e
macchiati di fango. Si lasciò scivolare nell’acqua calda sospirando.
Cominciava a scaldarsi, appoggiò la
testa al bordo chiudendo gli occhi, stava proprio bene.
Trattenne il respiro e si immerse,
rimase qualche istante sott’acqua e poi riemerse strizzandosi i capelli, si
passò le mani sul corpo massaggiandosi i muscoli indolenziti per la lunga
cavalcata poi si alzò in piedi rabbrividendo, si asciugò in fretta e si rivestì.
Prese il pugnale, la borsa del denaro,
se li legò in vita e scese nella sala comune, si sedette in un angolo sotto la
finestra attese che l’oste gli portasse carne arrosto e vino.
Mangiò con calma, osservando le persone
presenti nella sala; non erano molti gli avventori di quella locanda e quelli
presenti lo guardavano con sospetto.
“Andava bene il bagno, signore”
Soren sollevò lo sguardo, la donna gli
sorrise, lui annuì.
La donna gli mise davanti un piatto
ricolmo di ciambelle e gli riempì il bicchiere di vino rosso.
“Offre la casa” disse strizzando un
occhio.
Soren annusò il vino, aveva un buon
odore, “Queste sono ciambelle al miele, sono calde e vi consiglio di bagnarle
nel vino, così sono ancora più buone”
“Grazie” mormorò Soren, sorseggiando il
vino “Buono”
Prese una moneta d’argento “Tenete”
La donna scosse la testa “No signore,
avete già pagato”
“Non importa, prendetela”
La donna sorrise e prese la moneta
allontanandosi.
Quand’ebbe finito si alzò e si diresse
nella propria stanza, stava per entrare quando l’oste lo raggiunse “Volete
compagnia per la notte, signore?”
Il principe lo fissò poi scosse la testa
“No, grazie!” ed entrò nella camera.
La tinozza era sparita ed anche i suoi
vestiti bagnati e sporchi, forse li aveva presi la moglie dell’oste, quella
donna gli stava simpatica.
Si sedette sul letto e prese la
pergamena che gli aveva dato Nicodemus, la rilesse per la centesima volta,
ormai, sapeva quell’incantesimo a memoria.
Un energico bussare lo fece voltare
verso la porta si alzò ed aprì l’uscio.
“Buonasera signore, perché non venite
giù a giocare a dadi con me ed i miei amici, invece che starvene qui tutto
solo…” gli propose un ometto magro e dall’aspetto laido.
Non gli piaceva affatto “Vi ringrazio,
ma sono molto stanco, stavo giusto andando a dormire”
L’uomo fece un sorriso poco rassicurante
ed avanzò di un passo verso Soren che istintivamente indietreggiò.
L’uomo prese Soren sotto il mento e gli
fece sollevare il viso.
“Allora potremo divertirci noi due
soli?”
Soren spalancò gli occhi afferrò il
polso dell’uomo e recitò un incantesimo, l’uomo ritirò la mano dolente emettendo
un lamento di dolore.
“Uscite immediatamente dalla mia camera”
ordinò l’altro lo fissava sorpreso e un po’ spaventato.
Soren estrasse il pugnale e l’uomo
indietreggio “Fuori di qui, SUBITO!” l’altro scappò giù dalle scale borbottando
qualcosa di poco carino nei suoi confronti.
Il principe rimase fermo qualche
istante, poi chiuse la porta e rinfoderò il pugnale, recitò una formula sulla
porta, nessuno avrebbe potuto entrare. Si spogliò in fretta e si infilò sotto le
coperte, raggomitolandosi, fissando la candela. Chissà cosa stavano facendo suo
padre e sua sorella in quel momento e Kraal. Chiuse gli occhi se lo immaginava
seduto a studiare chino sul libro, i capelli neri che gli ricadevano
morbidamente sul viso affilato. Quanto gli mancava.
Con un gesto spense la candela aveva
bisogno di riposo, il giorno dopo doveva riprendere il suo viaggio.
Il mattino seguente pioveva, come la
notte precedente.
Il principe sospirò non aveva nessuna
voglia di viaggiare con quel tempo, così decise di rimanere alla locanda un
altro giorno, suo padre gli aveva dato parecchio denaro.
Sollevò la testa dalla propria colazione
e vide l’oste parlare con la moglie, sembravano agitati. Da dove si trovava non
riusciva a capire quello che dicevano.
La ragazzina che la sera prima aveva
portato con la madre l’acqua per il suo bagno gli si avvicinò e gli tese i suoi
abiti puliti e profumati “Tenete, mi madre ha pensato di lavarveli e mi ha detto
di portarveli…”
Soren sorrise “Grazie. Cosa sta
succedendo? Tua madre e tuo padre mi sembrano agitati”
La ragazzina abbassò lo sguardo
fissandosi i piedi “La mia sorellina sta male”
“Cos’ha?” chiese Soren spostando
l’attenzione nuovamente sui due adulti.
“Non lo so, ma è due giorni che ha la
febbre molto alta” spiegò.
Il giovane guardò la ragazzina “Vieni,
andiamo a parlare con i tuoi genitori”
Soren seguì la ragazzina in quella che
doveva essere la cucina.
“Vostra figlia mi ha detto che la più
piccola è malata” esordì avvicinandosi.
L’uomo lo guardò e poi guardò la figlia
che indietreggiò nascondendosi dietro al giovane, ma poi annuì verso Soren.
“Posso vederla?” chiese attendendo una
risposta.
“Cosa potete fare, voi, per la mia
creatura?” mormorò.
“Conosco le erbe ed i medicamenti
naturali, forse posso aiutarla”
La donna superò il marito e gli posò una
mano sul braccio “Venite, da questa parte” entrarono in una stanza dove sul un
piccolo letto c’era una bambina di forse quattro o cinque anni, magra e pallida.
“Due giorni fa stava benissimo, mentre
stava giocando con gli altri bambini è caduta a terra e non si è più rialzata”
Soren si inginocchiò accanto al letto,
posò una mano sulla fronte sudata della bambina che rabbrividì ed aprì gli
occhi.
“Ehi, ciao piccolina”
La bimba sbatté gli occhi, guardò la
madre e poi nuovamente Soren.
“Quest’uomo vuole aiutarti” la rassicurò
la donna.
“Ti fa male da qualche parte” le chiese
e la bimba annuì.
“Le fa male la testa e la gola”
Soren annuì, non era così grave come
credeva.
“Le avete dato qualcosa…”
La donna scosse la testa.
Soren pensò al da farsi “Dov’è lo
speziale?”
“Infondo alla strada a sinistra e poi
subito a sinistra di nuovo”
Soren si alzò “Basta fargli scendere la
febbre e tenerla al caldo per qualche giorno e starà di nuovo bene. Devo
comprare un erba e farne un infuso questo l’aiuterà, mettete a bollire
dell’acqua torno subito”
Soren percorse a lunghi passi le vie del
villaggio, la pioggia non accennava a smettere, non ci volle molto, ma tra
andata e ritorno era bagnato fradicio.
Preparò l’infuso e si sedette sul bordo
del letto, la bambina ne bevve un piccolo sorso e poi si rifiutò di inghiottire
il resto.
“Ha un cattivo sapore” disse
allontanando la ciotola.
“Devi berla ti farà stare meglio” le
disse la madre, la bambina scosse la testa cocciuta.
“Facciamo così…” mormorò Soren “Tu bevi
tutta la medicina e poi ti do’ un cucchiaio di miele e ti faccio vedere una cosa
meravigliosa”
“Davvero?…”
Soren annuì e le porse la ciotola, la
bimba sospirò e pian piano finì l’infuso.
Il giovane mago le diede un cucchiaio
colmo di miele poi tese i pugni chiusi verso la bambina. “Scegli! Destra o
sinistra?” le disse la bambina gli sfiorò la mano destra, Soren la girò e la
schiuse una farfalla, colorata e luminosa si sollevò dal suo palmo aperto,
lasciando una scia d’argento al suo passaggio.
La bambina guardava incantata “Che
bella, come hai fatto?”
“E’ un segreto!”
Rimase con la piccola quasi tutto il
giorno, allontanandosi solo per mangiare, la madre della bambina lo ringraziò
tantissimo.
Il giovane principe tornò nella propria
stanza si stese sul letto, era felice di aver aiutato quella bambina.
Il giorno seguente sarebbe partito, con
qualunque tempo, voleva raggiungere la Torre Nera al più presto e mettere finire
a quella storia, rivedere Kraal e stare sempre con lui, con quei dolci pensieri
si addormentò.
***
“Non ti fa bene l’umidità della sera,
Nelia”
La donna sospirò e chiuse la finestra
mentre Galder l’abbracciava da dietro.
“Cosa c’è cara?” le sussurrò
all’orecchio.
“Non lo so nemmeno io, ma non sono
tranquilla, ho paura per Soren”
“Se la sa cavare, anche se non sembra è
un ragazzo pieno di risorse…”
“Sì, ma per proteggere chi ama è capace
di addossarsi troppe responsabilità. Ama troppo Kraal, quell’uomo non merita
tutto l’amore che Soren nutre per lui…”
“Su questo sono d’accordo, ma tuo
fratello, non vuol sentir ragioni, lo sai l’amore fa fare cose strane…”
“Spero che questa storia finisca e Soren
torni presto, mi manca”
“Manca a tutti noi”
Nelia si strinse nel caldo abbraccio del
marito lasciandosi cullare – Torna presto
Soren –
***
Il mattino seguente Soren si alzò molto
presto, la pioggia aveva smesso di cadere e la giornata si prospettava bella.
Raccolse le proprie cose e scese nella
sala comune per fare colazione e pagare il conto, l’oste però non volle altro
denaro e la moglie diede a Soren un fagotto con delle provviste.
Il principe cavalcò per tutta la
mattinata raggiunse un bivio, la strada principale continuava dritta, mentre
alla sua sinistra si snodava uno stretto sentiero che si perdeva nella
boscaglia. Sceso da cavallo si inoltrò nella foresta tenendo l’animale per le
redini.
Più si inoltrava e più la vegetazione
diventava fitta precludendo la vista del cielo e non permettendo ai raggi del
sole di scaldare quel posto umido e freddo.
Soren si strinse nel mantello, mentre il
suo cavallo nitriva una protesta, Soren dovette dare uno stratone alle redini
per farlo proseguire.
Cominciava ad essere stanco, da quanto
stava camminando su quel sentiero accidentato non lo sapeva, si voltò indietro,
ma il paesaggio era uguale a ciò che gli stava di fronte.
Sospirò e proseguì, dopo molto il
sentiero si aprì rivelando uno imponente edificio scuro.
Il principe si fermò a fissare la
costruzione, non era una bel posto. Legò il cavallo ad un albero e si avvicinò
alla massiccia porta di legno.
Un batacchio a forma di testa di drago
era l’unico modo per bussare. Lo afferrò e lo sbatté sul legno provocando un
rumore sinistro e poco rassicurante.
Fece un passo indietro ed attese.
La porta si aprì senza emettere suono.
Soren sbirciò dentro, ma era troppo buio non vedeva nulla, si volse verso il suo
cavallo che brucava tranquillamente un ciuffo d’erba ai piedi dell’albero,
sospirò: era arrivato fin lì non poteva certo tirarsi indietro.
Recitò una formula e una piccola luce
fatua prese a brillare nella sua mano, avanzò nell’oscurità con circospezione,
non vedeva molto.
Il rumore della porta che si chiudeva
alle sue spalle lo fece voltare, corse alla porta e cercò di aprirla, niente:
era in trappola!
La luce fatua si spense all’improvviso e
prima che Soren riuscisse a riformulare l’incantesimo, qualcosa o qualcuno lo
spinse violentemente contro la parete facendogli perdere conoscenza.
Buio, solo buio e tenebre lo
avvolgevano, Soren riprese conoscenza, sbatté un paio di volte le palpebre si
mosse mettendosi seduto, aveva le mani legate dietro la schiena.
Mormorò alcune parole ed una piccola
luce prese a brillare sopra la sua testa, rischiarando un poco anche l’ambiente
circostante. Dove si trovava? Chi lo aveva attaccato?
Cerco di slegarsi, ma i nodi erano
troppo stretti, l’unico risultato che ottenne fu quello di ferirsi i polsi.
Un rumore attirò la sua attenzione, si
volse una sagoma stava in piedi in un angolo della sala.
“Chi siete?” gridò Soren stringendo gli
occhi per vedere meglio.
La figura si mosse verso di lui, era un
uomo, su questo non aveva dubbi, ma non gli vedeva il viso nascosto dalle pieghe
del cappuccio.
“Chi siete?” ripeté Soren.
La figura si fermò e con un lento
movimento si calò il cappuccio.
Soren trattenne il respiro, non poteva
essere.
“Kraal…” sussurrò “Slegami ed
andiamocene subito questo posto è per-” la frase gli morì in gola quando Kraal
lo colpì in pieno viso con un schiaffo.
“K-Kraal? Non mi riconosci? Sono Soren!”
Quello era un incubo, non poteva essere
Kraal quello che lo aveva appena colpito, cosa gli era successo? Le parole di
Nicodemus gli tornarono alla mente: - il mago Atrebos, non ha più forma umana
e si impossessa di giovani e potenti maghi… - no. Non poteva essere successo
a Kraal.
Soren fissò il compagno e notò una cosa:
i suoi occhi. I suoi occhi erano neri. Neri come la pece e privi di espressione.
Kraal gli sollevò il viso, lo scrutò a
lungo. Un sorriso cattivo piegò le sue labbra, poi lo lasciò nuovamente solo
nell’oscurità.
Soren si stese sul pavimento
singhiozzando debolmente. Cosa poteva fare? Come poteva salvare se stesso e
Kraal?
Come poteva?
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