Genere: fantasy, yaoi |
Raiting: NC-17, R, rape, angst |
Pairing: KraalXSoren |
Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono. |
Magia e sentimenti
di Bombay
XVII.
Da quanto tempo si trovava lì, non lo
sapeva, era riuscito ad allentare un po’ le corde che gli avvolgevano i polsi,
ma nulla di più, con le mani legate non poteva fare un granché come incantesimi.
Un rumore attirò la sua attenzione poi
un lieve bagliore si mosse verso di lui.
Soren si mise seduto lottando ancora con
le corde con un ultimo strattone riuscì a liberarsi, si mise in piedi proprio
quando la figura ammantata di nero gli si parò davanti.
“Dove credi di andare?” anche la voce
era quella di Kraal, ma era priva di calore.
Soren non rispose portò una mano alla
cintura, il suo pugnale era sparito.
“Cerchi questo?” domandò il mago
scostando un lembo del mantello.
Soren sgranò gli occhi, l’altro fece un
passo e lo bloccò tra sé ed il muro, gli attanagliò i polsi con una mano e li
bloccò sopra la testa, mentre con l’altra gli strappava la camicia.
Soren recitò una formula, ma non ottenne
nessun effetto.
“Tentativo inutile” lo schernì Kraal.
“Lasciami, che intenzioni hai?”
“Non lo immagini”
Soren spalancò gli occhi “Non oserai”
sussurrò spaventato.
“Oh si, invece…” mormorò Kraal la voce
arrochita dal desiderio “Non sai quanto ho desiderato questo momento” disse
passandogli la mano sul petto: era gelida.
“No, ti supplico… no” implorò.
“La tua magia non può nulla contro di me
e puoi gridare finché vuoi, non ti sentirà nessuno”
Soren lo fissava terrorizzato, non
poteva essere vero.
“Kraal…” sussurrò facendo un disperato
tentativo, si sporse in avanti, accostò il viso a quello dell’altro, lo baciò
sulle labbra.
Sentì Kraal trasalire, poi, ricambiare
il bacio con dolcezza, gli lasciò libere le mani e Soren le posò ai lati del
viso di Kraal continuando a baciarlo con dolcezza. Possibile che avesse vinto?
Kraal si sollevò da lui, lo fissò confuso, il principe si specchiò nei suoi
limpidi occhi azzurri.
“Soren…” bisbigliò riconoscendolo.
Fu solo un attimo ed i suoi occhi
tornarono neri ed inespressivi.
Uno schiaffo violento ed inaspettato
colpì Soren facendolo cadere a terra, il giovane si fece scudo con le braccia,
ma le percosse del suo aggressore erano troppo veloci e forti, lo colpì in più
punti procurandogli fitte di dolore terribile, un calcio al basso ventre lo fece
raggomitolare su sé stesso.
“Ba-bas-ta…” singhiozzò, ma fu ignorato,
una gragnola di colpì si abbatté su di lui, sentì Kraal sollevarlo e voltarlo:
il rumore delle sue vesti che venivano strappate.
Le sue suppliche non furono ascoltate,
mentre lacrime e sangue bagnavano il pavimento di pietra ed il cuore di Soren si
frantumava.
Un colpo più forte gli fece perdere
nuovamente i sensi.
Dolore, dolore solo dolore, nel fisico,
ma soprattutto nel cuore.
Quanto tempo era passato: un’ora, un
giorno, un mese oppure una vita intera.
Troppo, troppo da sopportare, voleva
dormire, smettere di soffrire, riposare per sempre.
Si mosse in quell’oscurità densa e
spaventosa, il corpo gli doleva in maniera insopportabile, era troppo debole non
riusciva nemmeno a stare seduto, si strinse addosso quel che rimaneva dei suoi
vestiti, si rannicchiò su sé stesso, aveva freddo, tanto freddo.
Non poteva ancora credere a quello che
era successo: Kraal lo aveva… lo aveva… no, no non era in lui era Atrebos.
Chiuse gli occhi, mentre lacrime
bollenti scendevano sul suo viso freddo.
Gli tornarono alla mente i momenti
felici trascorsi con Kraal, le notti trascorse a fare l’amore, o semplicemente
stare l’uno tra le braccia dell’altro, alle carezze, i baci.
Come poteva Kraal aver dimenticato
tutto, Atrebos aveva già annientato la forte personalità di del suo compagno,
rendendo il suo cuore gelido ed oscuro. No, Soren non lo credeva possibile,
quando lo aveva baciato, riversando in quel bacio tutto il suo amore, per un
istante, per un istante Kraal lo aveva riconosciuto ed era tornato il
suo Kraal.
Forse era quella la chiave di tutto,
doveva fare leva su quello, in modo che Kraal si ribellasse ad Atrebos. Si, ma
era più facile a dirsi che a farsi; i suoi incantesimi erano inefficaci, non
poteva usare quello che gli aveva dato Nicodemus era troppo debole, aveva
bisogno di riposare un po’.
Creò una piccola luce e si guardò
intorno, Kraal non si era preso il disturbo di legarlo nuovamente, la stanza
dove si trovava era ricavata dalla roccia e trasudava umidità.
Esaminò il proprio corpo fortunatamente
non aveva nulla di rotto anche se non era in ottime condizioni lo sguardo gli
cadde sul sangue ormai secco sul pavimento e rimase a fissarla per lunghi
istanti, non era stato solo un incubo, era successo realmente.
Seguì con lo sguardo la condensa lungo
il muro che finiva in una pozzanghera d’acqua chiara. Si sciacquò il viso e le
mani, prese un pezzo di stoffa e la immerse dopo averla strizzata se la passò
piano sui tagli, le abrasioni gli ematomi gemendo piano.
Si guardò intorno e vide il suo
mantello, era intatto, faticosamente vi si avvolse, nonostante fossero giorni
che lo indossava aveva ancora il sentore di lavanda del baule di Nelia o forse
era solo una sua impressione, non gli importava chiuse gli occhi e si addormentò
subito.
Una candela bruciava nell’angolo della
stanza creando ombre sinistre, un uomo avvolto da una mantello nero, stava
seduto su uno scranno di legno intagliato la fronte appoggiata alle mani
incrociate.
“Soren…” bisbigliò, stringendo gli occhi
in due fessure “Cosa ho fatto?” batté con rabbia un pugno sul tavolo davanti a
sé alzandosi impetuosamente.
“Lascialo andare, fa di me quello che
vuoi, ma lascialo andare…” disse al buio davanti a sé.
Un dolore lancinante gli attraversò la
testa costringendolo a piegasi in avanti, lasciandolo senza fiato, non aveva più
scampo ormai era condannato, ma doveva trovare il modo di salvare Soren.
Doveva mettersi in piedi anche se ogni
minimo movimento gli procurava dolore.
Per quanto tempo avesse dormito non lo
sapeva… non sapeva nemmeno da quanto stava in quella Torre.
Faticosamente si alzò e creo una luce,
appoggiandosi contro il muro raggiunse la porta, una porta di legno massiccio,
provò a tirare e poi a spingere, nulla da fare, era chiusa con un incantesimo.
Chiuse gli occhi e si concentrò, con un cigolio sommesso la porta si aprì, e
dinnanzi a Soren apparve una lunga scala a chiocciola; stringendo i denti si
impose di mettere un piede davanti all’altro e salire.
Arrivò su un pianerottolo dove si
affacciava un'unica porta di legno nero, la spinse e questa si aprì su un ampia
stanza.
“Sapevo che saresti giunto sino a qui”
Soren si volse e vide Kraal in piedi
davanti alla finestra, poi gli si avvicinò e si fermò a pochi passi da lui.
Soren sostenne il suo sguardo scuro,
sollevò una mano e gli sfiorò la guancia con le dita “Kraal…” sussurrò.
Il mago lo afferrò per il polso e
strinse, ma Soren non si lasciò intimidire avvicinò il proprio viso a quello
dell’altro e gli sfiorò le labbra con le proprie, in un bacio lento e umido.
“Ti amo…” sussurrò sollevandosi quel
tanto che bastava per parlare.
Per un istante Kraal parve incerto,
indietreggiò di un passo lasciando il polso di Soren, portandosi una mano alla
fronte, mentre in Soren si riaccendeva la speranza.
“L’uomo che tu chiami Kraal non esiste
più, è morto!” disse con un sorriso malvagio.
Soren scosse la testa con vigore “Non
credo…” disse con determinazione.
Kraal lo sospinse contro il muro “Mi
divertirò molto con te e poi ti ucciderò!” disse afferrandolo per la gola.
“Kraal… ti prego, ascoltami… tu sei più
forte…” gemette “Ribellati! Torna in te. Fallo per me… per noi…”
Il mago lo lasciò andare, nuovamente
turbato dalle parole del giovane dinanzi a lui.
“Ti ricordi… la prima volta che ci siamo
parlati” sussurrò.
“Sta zitto!”
“La prima volta che ci siamo baciati…”
proseguì Soren.
“Basta! Sta zitto, non una parola di
più…”
“Alle notti passate a fare l’amore o a
strare semplicemente l’uno tra le braccia dell’altro…”
Kraal si avvicinò a Soren, il principe
chiuse gli occhi aspettando di essere colpito, quando li riaprì si specchio in
quelli azzurri di Kraal.
“Fuggi. Va via da qui finché sei in
tempo…” sussurrò sfiorandogli la guancia.
“No, non senza di te…” ribatté ostinato.
“Stupido…” ansimò Kraal lottando contro
Atrebos.
“Ci deve essere un modo…” tentò Soren
protendendosi verso di lui.
“No, ormai fa parte di me. Non so per
quanto durerà ogni volta è più forte. Fino a quando io non esisterò più.
Scappa!”
Soren scosse la testa testardo.
“Tu sei più forte…”
Kraal sorrise tristemente “Non è così,
ma forse puoi sconfiggerlo tu, prendi questo…” disse dandogli il pugnale che gli
aveva sottratto.
“Cosa significa?” domandò inorridito.
“Uccidimi e con me morirà anche Atrebos.
Fallo ora potrebbe essere la tua unica occasione oppure saremo prigionieri
entrambi per sempre”
“Non puoi chiedermi questo” sussurrò
sull’orlo delle lacrime.
Kraal gli mise il pugnale in mano “Fa
presto…” lo incalzò.
Con mani tremanti Soren estrasse il
pugnale dal fodero. “Ti amo” sussurrò.
Kraal sorrise, chiuse gli occhi, quando
li riaprì erano neri.
Soren lo colpì al petto, il sangue caldo
di Kraal gli bagnò le mani.
“Stolto tu non puoi nulla contro di me…”
gridò.
Il principe estrasse il pugnale e colpì
nuovamente.
Un’ombra si sollevò alle spalle del mago
che cadde a terra in un lago di sangue.
Soren prese a recitare la formula che
gli aveva dato Nicodemus.
L’ombra gli si avventò contro, Soren
provò una sensazione di gelo e terrore. Il buio lo avvolse per un istante,
mentre continuava a cantilenare l’incantesimo.
L’ombra si ritirò da lui e prese a
contorcersi e a deformarsi.
Il giovane mago sentì il potere crescere
dentro di sé.
Una luce chiara e sfavillante si diffuse
intorno al suo corpo, poteva avvertire la magia scorrere e fluire nel suo corpo.
Sentiva il potere, come mai gli era accaduto e ne fu spaventato.
L’ombra si dilatò, si restrinse, per un
istante prese sembianze umane ed infine esplose.
Tutto tacque.
Soren si accasciò a terra sfinito,
ansante, con un grande sforzo di volontà sollevò la testa e vide Kraal, una
macchia scura su una scarlatta.
“No…” sussurrò avvicinandoglisi carponi
“Kraal…” bisbigliò, gli posò una mano sulla ferita cercando di arrestare
l’emorragia.
“Kraal… ti prego… rispondimi…” sussurrò
in preda al panico.
Il mago emise un lamento lungo e basso,
socchiuse gli occhi.
“Kraal, è tutto finito”
“Perdonami, ti ho fatto del male. Ti ho…”
Soren scosse la testa “Shhh, tu non hai
colpa. Non eri in te. Ora non parlare. Dobbiamo andare via di qui”
Kraal non lo ascoltava più aveva chiuso
gli occhi e reclinato la testa da un lato, il suo respiro si faceva sempre più
debole.
“No, Kraal, non lasciarmi. Non di nuovo…”
Soren gli posò le entrambe le mani sulle
ferite e chiuse gli occhi, doveva salvarlo, a qualunque costo.
Operare un incantesimo di guarigione
nelle sue condizioni era pericoloso, ma non gli importava aveva scoperto un
nuovo potere dentro di sé ed aveva tutte le intenzioni di usarlo.
Recitò l’incantesimo, sentì nuovamente
il calore invaderlo. Un tenue bagliore scaturì dalle sue mani, la ferita si
stava chiudendo, mentre Soren si sentiva sempre più debole; con un ultimo sforzo
di volontà finì di curare Kraal. Cadde a terra stremato accanto al corpo
immobile di Kraal. La vista gli si stava appannando non aveva più forza per
combattere, si lasciò andare all’oblio che incombeva su di lui.
Era tutto finito.
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