Genere:
fantasy, yaoi
Raiting:
PG-13
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

White heart

di Bombay

II.

Nerek

E’ trascorso un mese ormai, mi trovo molto bene qui. Sono tutti gentili e premurosi con me.

Le tre principesse mi si sono affezionate molto e poi c’è Atras. Quando sto con lui qualcosa dentro di me si scioglie. Passiamo tantissimo tempo insieme, studiando oppure esercitandoci con la spada o stando semplicemente nella stessa stanza; ha scoperto che so suonare il liuto e cantare, spesso mi chiede di intonare qualcosa.

Quando i suoi occhi viola si posano su di me, un brivido mi percorre la schiena, anche ora che sono qui da solo e sto pensando a lui.

Scendo dal letto esco dalla mia camera, busso alla sua porta, la sua voce chiara e forte mi invita ad entrare.

Chiudo la porta alle mie spalle. Sembra sorpreso di vedermi, mi avvicino. Mi siedo sul letto e lui mi fissa “Va tutto bene?”

“Mi sentivo un po’ solo così, posso stare un po’ qui?”

“Certo. Ehi, ma stai tremando!”

Ha ragione. Ho addosso solo la camicia da notte ed il camino è toppo lontano per riscaldarmi.

Scosta di lato le coperte e mi fa spazio.

“Avanti vieni, staremo più caldi entrambi”

Mi infilo sotto le coperte rabbrividendo, si avvicina a me, sfrega la sua mano sulla mia schiena, coprendo entrambi con le pesanti coperte.

“Va meglio?”

Annuisco, i nostri corpi sono così vicini, posso sentire il suo calore attraverso la leggera stoffa delle camicie che indossiamo.

“Se vuoi, puoi restare qui a dormire” sussurra.

“Sì” riesco solo a dire.

 

Atras

E’ strano solitamente a quest’ora è solo Abigaille che bussa, ma è appena uscita.

“Avanti” esclamo, resto sorpreso quando Nerek varca la soglia chiudendosi la porta alle spalle.

Si avvicina tenendo lo sguardo basso “Va tutto bene?” domando preoccupato.

“Mi sentivo solo, posso restare un po’ qui?”

Annuisco, mi accorgo che sta tremando come una foglia. Indossa solo la camicia da notte, troppo leggera per tenerlo al caldo.

Scosto le coperte rabbrividendo a mia volta, lo invito a condividere il calore del mio letto.

Copro entrambi, sfrego la mano sulla sua schiena avvicinandomi di più a lui.

“Va meglio?”

Annuisce.

Siamo soli, nello stesso letto, deglutisco.

“Se vuoi, puoi restare qui a dormire” propongo.

Mormora un flebile sì chiudendo gli occhi.

Ha smesso di tremare, ma non mi allontano da lui. Lo osservo i capelli candidi sparsi sul cuscino, il suo viso perfetto, il naso dritto, le labbra sottili, ma piene. Ho una gran voglia di baciarlo anche se è un ragazzo, è la creatura più bella e pura che abbia mai visto.

Socchiude gli occhi e mi sbircia da sotto le folte ciglia chiare.

“Cosa c’è?”

“Posso baciarti?” domando, stupendo me stesso per la naturalezza con cui l’ho detto.

Spalanca gli occhi sbalordito dalla mia richiesta, lentamente annuisce.

Poso le mie labbra sulle sue in un bacio lieve e casto. Mi scosto quel che basta per ammirarlo, le sue guance sono lievemente imporporate, le labbra socchiuse rosee ed invitanti.

Mi chino a baciarlo ancora, lecco le sue labbra, mi faccio largo in quell’antro caldo ed umido. Le nostre lingue si sfiorano, si toccano, si cercano.

Ci separiamo senza fiato ci guardiamo negli occhi, mi sorride dolcemente sfiorandosi le labbra con le dita.

 

Nerek

Non posso crederci.

Mi ha baciato. Posso sentire ancora il suo calore, il suo sapore sulle mie labbra. Non mi sono mai sentito così. Nessuno mi aveva mai baciato. Scaccio dalla mia mente l’ombra di un oscuro ricordo. Chiudo gli occhi in attesa, Atras posa nuovamente le sue labbra sulle mie. Mi perdo ancora nella sua bocca tiepida.

Ci separiamo, ma restiamo con la fronte appoggiata l’un l’altro, ci accomodiamo meglio.

“Buona notte” sussurra.

Nel giro di poco si addormenta, un dolce sorriso piega le sue labbra. Io non riesco a prendere sonno, sono troppo emozionato per quanto è successo.

Resto ad osservarlo nella tremula luce del fuoco. Gli scosto una ciocca di capelli dalla fronte, rabbrividisce leggermente mi rannicchio contro di lui, piano piano mi addormento.

Quando mi sveglio, per un momento sono smarrito, poi ricordo.

Sono nella stanza di Atras, per la precisione, nel suo letto.

Il suo braccio mi circonda la vita, il suo corpo aderisce al mio.

“Buon giorno” mi bisbiglia all’orecchio.

Sospiro beandomi di questo dolce risveglio.

“Ti va di cavalcare?” suggerisce.

“Sì…”

“Bene allora, andiamo”

Scioglie l’abbraccio e lascia il letto dopo qualche istante lo seguo.

 

Cavalchiamo, fianco a fianco, il biancore della neve è accecante, il sole brilla nel cielo azzurro, mi stringo nel mantello mentre procediamo al piccolo trotto fino ad un laghetto ghiacciato: è un bel posto.

“D’estate questo luogo è splendido, pieno di fiori e farfalle con colori bellissimi ed incantevoli. Ora invece è tutto bianco”

“Sì, però è bello lo stesso” dico, il candore della neve mi ha sempre incantato.

“Seguimi non è qui che ti volevo portare”

Cavalchiamo per un’altra mezz’oretta inoltrandoci nella foresta, dopo un po’ sbuchiamo in una radura. Stranamente si alza una fitta nebbia.

Atras scende dal cavallo, lo lega ad un albero e mi fa cenno di fare altrettanto.

“Dammi la mano non vorrei perderti”

Stringe la mia mano nella sua, mi giuda in questa nebbia che, dopo poco, diventa meno fitta.

Alle orecchie mi giunge il suono dell’acqua, davanti a noi c’è un laghetto, se può definirsi tale.

Atras si china sull’acqua e mi spruzza, ma a differenza di quel che credevo l’acqua è calda.

“E calda!” esclamo, ora capisco da cosa è provocata questa fitta nebbia.

Atras lascia cadere il mantello “Già è calda. E’ una sorgente d’acqua termale”

In pochi gesti si spoglia ed entra nell’acqua sospirando.

Non posso fare a meno di ammirare il suo corpo nudo, si volta verso di me e con la testa mi fa cenno di seguirlo.

Con mani tremanti slaccio il mantello, lo lascio cadere su una roccia, tengo lo sguardo basso ben conscio di avere i suoi occhi puntati addosso.

 

Atras

L’acqua calda mi accarezza lieve, mi piace questo luogo, mi piace il contrasto con la neve tutt’intorno, l’acqua ed il vapore che si forma.

Con un cenno della testa invito Nerek a seguirmi, lentamente porta le mani alla fibbia del mantello.

A poco a poco la sua pelle diafana fa capolino, man mano che si toglie i pesanti abiti. Ha un fisico snello ed armonioso, i muscoli sviluppati nei punti giusti, con titubanza si sfila i calzoni vestito sembra più gracile, ma non è affatto così.

A piccoli e cauti passi entra in acqua, tendo una mano verso di lui per aiutarlo, si immerge fino alle spalle sospirando beato.

“Meraviglioso” sussurra, posando la testa sul bordo di roccia.

Gli sfioro una guancia scendo sul collo, sulla spalla, mi chino su di lui, lo bacio con passione, la mia mano scende, gli sfioro un capezzolo, geme nella mia bocca.

Scendo ancora.

“No. Ti prego, no” sussurra spaventato.

Ha gli occhi serrati con forza.

“Nerek” lo chiamo, accarezzandogli il volto.

Apre gli occhi “Scusa io… io… non so cosa mi è preso” balbetta nervoso.

Gli prendo il viso tra le mani “Scusa, non volevo spaventarti”

“No, non è colpa tua, non è colpa tua” geme stringendosi nelle spalle.

E’ strano, molto strano, non capisco. Lo bacio ancora, mi abbraccia sospirando.

Mi allontano da lui e mi siedo su una sporgenza di roccia poco distante da Nerek, il suo corpo nudo così vicino al mio ha avuto un effetto devastante su di me, l’acqua calda che mi accarezza languida non mi aiuta di certo.

Nerek si è sistemato su un’altra sporgenza di roccia, la testa appoggiata al bordo, gli occhi chiusi.

Deglutisco mentre la mia mano si muove da sola, inesorabilmente verso il basso, verso il mio membro eretto e palpitante.

Chiudo la mano sulla mia carne pulsante ed inizio un lento massaggio, che provoca in me onde di piacere, mi mordo le labbra per non emettere suoni di nessun tipo.

Nerek reclina la testa da un lato si passa distrattamente la mano tra i capelli e sul viso.

Penso alle sue mani sul mio corpo, mi accarezzo con foga liberandomi nell’acqua, stremato mi lascio andare appoggiandomi alla parete di roccia.

 

Nerek

Chiudo gli occhi e mi lascio andare al lento dondolio dell’acqua. Atras si è spostato poco distante da me. Stringo forte gli occhi per non ricordare, non voglio. Non voglio che ciò che mi è accaduto in passato, rovini quello che sta nascendo tra me ed Atras.

Voglio smettere di pensare, cerco di concentrarmi sul calore che l’acqua mi trasmette, questo luogo è magnifico.

Un dolce torpore si sta impossessando delle mie membra.

“Sai qual è il problema quando sei qui dentro?” mi domanda dopo un po’.

Sorrido.

“Uscire!” esclama.

Già, siamo a mollo da un bel po’, è meglio se entrambi risaliamo, ma fuori fa freddo e qui si sta troppo bene.

Osservo Atras balzare fuori dall’acqua asciugarsi in fretta, battendo i denti e rivestirsi il più velocemente possibile.

“Hai intenzione di rimanere lì fino all’arrivo della primavera?” mi canzona.

“Perché no?” scherzo rabbrividendo al solo pensiero di uscire dall’acqua calda.

“Beh perché io non resterò qui ad aspettare il disgelo” brontola.

“Va bene, va bene, ho capito”

Conto mentalmente fino tre e poi mi alzo. Si gela.

Mi asciugo il più in fretta che posso e mi rivesto. Atras mi passa i vestiti aiutandomi a velocizzare la cosa.

Mi stringo nel mantello sospirando e ritrovando un po’ di calore, ci avviamo, mano nella mano, verso i cavalli.

“Hai ancora freddo?” vuole sapere Atras voltandosi verso di me, sorridendomi dolcemente.

Scuoto piano la testa.

Ci dirigiamo al castello, cavalcando vicini, senza parlare, assaporando semplicemente la presenza l’uno dell’altro.

 

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