Genere:
fantasy, yaoi
Raiting:
NC-17, angst
Pairing:
AtrasXNerek
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

White heart

di Bombay

III.

Atras

Il mio risveglio è brusco. Le mie sorelle entrano nella mia camera salendo, sul mio letto!

“Atras, sei ancora a letto. Dai alzati!” esclama Beria, mentre Noria si accoccola al mio fianco.

“Papà ci porta a caccia con lui, non dirmi che te ne sei scordato” borbotta Frida.

Mi stropiccio gli occhi, me ne sono dimenticato e non ho voglia di andarci. A quel che vedo il sole non è ancora sorto e fuori farà freddissimo. L’idea di abbandonare il letto non mi alletta per niente.

Sulla porta appare mio padre, mi siedo stropicciandomi ancora gli occhi.

“Vieni con noi, Atras?” mi chiede entrando, mentre le tre piccole pesti escono di corsa dalla mia stanza.

“Non mi sembri molto entusiasta”

Mi distendo, sbadigliando “Fa freddo e non credo ci saranno molti animali in giro. Preferirei di gran lunga restare qui”

Ride scompigliandomi i capelli.

“L’ho promesso a tua madre, ma tu sei grande abbastanza per decidere da solo”

“Grazie. Allora buona giornata”

“Buona giornata a te, figlio mio”

Mio padre lascia la stanza chiudendosi la porta alle spalle, mi copro fin sopra la testa, farebbe qualunque cosa per mia madre e per noi.

Mi riaddormento per qualche ora, quando mi sveglio la luce filtra dalle tende. Scendo dal letto corro nella stanza di Nerek.

Scosto le pesanti tende.

Socchiude gli occhi sorride voltandosi dall’altra parte, salgo sul letto.

“Sai” gli sussurro all’orecchio “Abbiamo il castello tutto per noi”

Si gira verso di me e sorride, gli bacio le labbra morbide.

“Buon giorno” lo saluto.

Come risposta mi colpisce con un cuscino.

“Ehi!” mi colpisce ancora “Vuoi la guerra?” un altro colpo.

Prendo a mia volta un cuscino e lo colpisco, giochiamo per un po’ colpendoci ripetutamente e ridendo come matti.

Mi sbilancio in avanti finendogli letteralmente addosso, restiamo a fissarci per lunghi istanti con il fiato corto.

Nerek mi prende il viso tra le mani, mi attira a sé, le nostre bocche si uniscono in un umido bacio.

Le mie mani scorrono sul suo corpo coperto dal lino della camicia da notte, gliela sollevo lentamente accarezzandogli le gambe.

Nerek si agita sotto di me e mi spinge via.

Resto interdetto per qualche istante, si rannicchia sul bordo del letto tremando come una foglia.

“Nerek…” mormoro coprendolo anche se non credo serva a qualcosa.

“Non… non… voglio, lasciami stare…” singhiozza in preda al panico.

“Scusa, non volevo spaventarti…” gli scosto i capelli dal viso cercando di rassicurarlo e calmarlo.

“No, tu non sei lui. Non sei lui, ma…” si fa ancora più piccolo.

Gli poso una mano sulla spalla, con cautela, un terribile sospetto si fa strada nella mia mente.

Lo giro verso di me: i suoi occhi sono spalancati, fissi in un punto, terrorizzati, pieni di paura ed angoscia.

Lui veniva nella mia stanza, tutte le notti. Lui mi faceva male, ma a lui non importava, a nessuno importava…” mormora tra i singhiozzi.

Lo scuoto dolcemente inorridito dalle sue parole.

“Nerek, chi è lui, chi?”

Una lacrima solitaria solca la sua guancia pallida “Mio padre”

Chiudo gli occhi, un brivido di orrore mi attraversa la schiena. Senza riflettere lo stringo a me, cullandolo avanti ed indietro, accarezzandogli la schiena, voglio che si senta al sicuro, protetto ed amato.

“Tua madre lo sapeva, tuo fratello?” domando angosciato.

“No, mia madre non lo sapeva, non lo doveva sapere. Mio fratello, siamo sempre stati due estranei”

Terribile, deve essere stato terribile, portarsi dietro un fardello simile.

Si scosta da me, si alza dal letto, si avvicina alla finestra.

“A me è sempre piaciuta la neve, è così candida e pura” mormora con infinita tristezza è bello da togliere il fiato.

“Come te…” mormoro rendendomene appena conto.

Scuote la testa “No, io non sono come la neve…” sussurra stringendo il medaglione che porta al collo.

Il tempo sembra essersi fermato. Tutto tace introno a noi. Tutto è immobile. C’è solo Nerek che risplende di una luce misteriosa.

Sbatto le palpebre e l’incanto scompare.

 

Nerek

L’ho fatto ancora, l’ho respinto, però ora che gli ho detto tutto mi sento più leggero, più libero.

Fisso la neve fuori dalla finestra.

Atras si alza “Vestiti, la colazione sarà già pronta da un po’” annuisco aspettando che esca dalla mia camera, mi vesto in fretta.

Scendo nel salone principale, c’è una strana tranquillità senza le tre principesse che giocano e ridono, siamo solo Atras ed io con una lunga giornata davanti a noi.

Facciamo colazione in silenzio ognuno perso nei propri pensieri, poi ci spostiamo nella sala dove di solito studiamo, ma oggi nessuno dei due ha intenzione di stare chino sui libri.

Atras mi guarda e sorride.

“Ti andrebbe di suonarmi qualcosa?”

Mi stringo nelle spalle “Va bene”

Prendo il liuto ed intono una ballata allegra e vivace, la voce di Atras si unisce alla mia.

La giornata trascorre tranquilla e serena fino a sera.

Rido mangiando l’ultima ciambella al miele; Atras si atteggia a finto offeso.

“Era l’ultima” borbotta indignato.

“Ne avevamo cinque a testa, questa era la mia” ribatto addentando il dolce.

Sospira lasciandosi cadere sui cuscini e le coperte che abbiamo disposto davanti al camino della mia stanza.

Il castello è silenzioso, forse siamo gli unici ancora svegli, oltre alle guardie si intende.

Il re e la regina con le tre principesse sono tornati dalla caccia stanchi morti, si sono subito ritirati, facendosi servire la cena nelle loro stanze; in quanto a noi abbiamo mangiato con la servitù e poi siamo tornati nella mia stanza.

Lo osservo mentre riattizza il fuoco, un ciocco cade spargendo tutt’intorno faville, il fuoco illumina il volto di Atras.

“Ecco fatto” esclama, sedendosi di fronte a me a gambe incrociate.

Mi avvicino a lui, accosto il mio viso al suo e gli sfioro le labbra con le mie, piccoli tocchi impacciati, le sue mani percorrono la mia schiena e mi accarezza i capelli, il nostro bacio diventa più profondo e passionale.

Poso la fronte sulla sua, i nostri respiri si mescolano, la sua mano percorre il mio viso ed il mio collo, sorriso beandomi delle sue carezze, con gli occhi chiusi districo i lacci che tengono chiuso il farsetto di velluto blu. Mi afferra per i polsi scostandomi da sé. Apro gli occhi e mi specchio nei suoi color ametista.

“Sei sicuro?” mormora, con voce bassa e roca.

Annuisco “Sono sicuro di quello che voglio, anche se, ho paura” confesso con un filo di voce.

Mi sospinge a sdraiarmi, lentamente ci togliamo i pesanti abiti invernali, rabbrividendo un po’ per il freddo, un po’ per l’eccitazione.

Le mani di Atras scendono sul mio corpo insieme alle sue labbra, facendomi gemere sotto di lui, con una mano si prende cura del mio membro, con l’altra si fa strada tra le mie natiche, mi tendo e lui si ferma ed aspetta. Ci fissiamo un istante annuisco, piano entra in me con un dito, lo muove, ne aggiunge un secondo ed un terzo.

Le sue labbra sono sulle mie, quando le sue dita lasciano il mio corpo.

Mi guarda ancora, sorrido accarezzandogli i capelli, sono pronto ad accoglierlo dentro di me. Desidero che lo faccia, per cancellare tutti i brutti ricordi.

Con un fluido movimento del bacino mi penetra.

Mi tendo sotto di lui, il mio primo impulso e quello di scacciarlo, di allontanarlo.

“Nerek…” sussurra preoccupato.

Senza rendermene conto ho serrato gli occhi, mi sono teso all’inverosimile. Apro gli occhi, cerco di rilassarmi, fa male.

Atras mi asciuga due lacrime che dispettose scendono dai miei occhi.

“Vuoi che…” inizia.

“No…”

Mi bacia le guance, poi le labbra, sorrido ed incateno i miei occhi ai suoi, mentre riprende a muoversi lentamente dentro e fuori dal mio corpo.

Mi mordo le labbra, il dolore lentamente passa in secondo piano, mi solleva le gambe e affonda più in profondità, attanaglio la sua schiena. Continuo a fissare i suoi occhi viola resi liquidi dal piacere, non ho mai provato nulla di simile.

Con una mano afferra il mio membro, mi massaggia al ritmo delle sue spinte, vengo travolto da un piacere inatteso e sconosciuto.

Qualche istante dopo avverto il suo calore invadermi: per la prima volta non ne sono disgustato. Esce da me stendendosi al mio fianco, mi circonda la vita con un braccio mi attira verso di sé, appagato e felice mi addormento.

 

Atras

Sono sfinito dall’orgasmo, Nerek si accoccola contro di me ed in breve si addormenta.

Si muove nel mio abbraccio mormora qualcosa di incomprensibile: è tranquillo e sereno.

Avvolgo entrambi nelle pesanti coperte e scivolo a mia volta nell’oblio del sonno.

Al mattino è la luce del sole a svegliarmi; a giudicare dall’ombra che crea deve essere mattino inoltrato.

Nerek dorme ancora, mi volta la schiena ed ha la coperta tirata su fino alle orecchie. Non ho voglia di alzarmi, mi avvicino al ragazzo addormentato, facendo aderire la sua schiena la mio petto, ci incastriamo perfettamente.

Gli sfioro la pelle diafana del fianco si scosta e mugola un protesta. Scosto un poco la coperta ed osservo il suo splendido corpo nudo: la sua schiena dritta, le sue natiche morbide e sode, la sua pelle chiara e liscia così facile da segnare e macchiare.

Rabbrividisce, si gira voltandosi verso di me, potendo, così, ammirarlo anche da quel lato.

Gli scosto una ciocca d’argento dal viso, gli accarezzo la guancia, le labbra socchiuse, la mia mano scende lungo il suo collo sottile, sul suo petto, sfioro il suoi piccoli capezzoli rosa.

Scendo ancora, il suo membro caldo a riposo, gli accarezzo l’interno coscia sospira, risalgo lentamente lungo lo stesso percorso.

Accarezzo le sue labbra con le mie, in un bacio lento. Gli do il tempo per capire cosa sta succedendo.

Apre un po’ di più le labbra offrendomi libero accesso ed io lo esploro e l’assaporo come fosse un frutto raro.

Quando mi sollevo mi specchio nei suoi occhi grigi ed ancora assonnati. E’ così attraente, sembra un cucciolo.

 

Nerek

Il mio risveglio è bello, tanto bello che credo sia ancora un sogno.

Le labbra di Atras sulle mie, la sua lingua nella mia bocca, che curiosa gioca con la mia, la sua mano che mi accarezza lieve la pelle.

Ho paura ad aprire gli occhi, temo che tutto questo scompaia. Mi torna in mente la notte appena trascorsa, a come Atras sia riuscito a farmi dimenticare quello che mi faceva mio padre.

Socchiudo gli occhi il suo viso vicino al mio mi sorride e mi bacia la fronte. Restiamo a guardarci per un po’ godendo semplicemente di questi attimi.

Arrossisco ripensando a me ed Atras mentre facevamo l’amore. Fare l’amore: queste parole prendono un senso nella mia mente, un meraviglioso significato.

“Cosa c’è?” mi sussurra Atras “Sei arrossito”

Abbasso lo sguardo “Ripesavo a questa notte…”

Sorride, mi bacia mettendosi a cavalcioni su di me, gli copro le spalle con la coperta, lo stringo a me.

Oscilla il bacino sul mio pube facendomi rabbrividire, le sue labbra sul mio collo, scende sul mio petto mi mordicchia un capezzolo poi l’altro, scende sul mio ventre la sua lingua si insinua nel mio ombelico, poso le mie mani sulla sua testa intrecciando le dita ai suoi capelli neri.

Scende ancora la sua lingua sul mio membro ci gioca, mi avvolge completamente nella sua bocca, dondolo i fianchi seguendo il suo movimento. Una dolce tortura, le sue mani sono sul mio petto.

Sento il piacere invadermi, la mia mente galleggiare ed il mio corpo chiede di più.

Atras continua fino a quando non mi sciolgo nella sua bocca bollente, sfinito mi rilasso tra le coperte, che odorano di noi.

Artas riemerge da sotto e mi bacia, il mio sapore mischiato a quello della sua bocca.

“Dalla tua espressione mi sembra che ti sia piaciuto”

Annuisco sorridendo.

Un bussare deciso mi fa sobbalzare, la voce di Abigaille ci intima di darci una mossa che è mattino inoltrato.

Un istante di silenzio, poi entrambi scoppiamo a ridere, la nutrice ride a suo volta dietro la pesante porta di legno.

A malincuore ci separiamo ci vestiamo, sorridendo e baciandoci di tanto in tanto.

 

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