Genere:
fantasy, yaoi
Raiting:
R, angst
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

White heart

di Bombay

VI.

Atras

Il vento ulula fuori dalle finestre, facendo sbattere gli scuri, tra pochi giorni cadrà la prima neve.

L’estate dura così poco qui, ed è già finita. Sospiro chiudendo il libro che ho davanti, il mio maestro ci ha lasciato studiare da soli, Nerek si è appisolato con la testa appoggiata al tavolo, sorrido lo scuoto dolcemente “Ehi”

Si riscuote e si guarda intorno, sbadiglia e si stropiccia gli occhi.

“Mi sono addormentato” borbotta.

“Pare proprio di sì. E’ quasi ora di cena sai?”

Posa la testa sulla mia spalla sonnacchioso, gli arruffo affettuosamente i capelli.

“Cosa c’è?” sussurro curioso.

“Niente, sono solo un po’ stanco, non mi hai fatto dormire molto questa notte” si lamenta.

Lo fisso e poi rido divertito.

“Ma sentilo!”

Mi da un pizzicotto sul braccio “Ehi!”

Ride si alza e mi fa la linguaccia, lo afferro per i fianchi, si dibatte. Lo sospingo sul tavolo mentre gli faccio il solletico, cerca a sua volta di farlo a me, ma è in una posizione svantaggiata. Gli afferro i polsi e glieli blocco sopra la testa, lo stuzzico per un po’.

“Basta, basta! Hai vinto basta!”

Smetto e gli lascio riprendere fiato. Ha le guance arrossate ed il fiato corto per il troppo ridere. Mi attira verso di sé, ci baciamo lentamente, le sue mani percorrono la mia schiena sotto la mia camicia.

Spingo il bacino verso il suo e dalle nostre labbra esce un gemito, gli apro la camicia, percorro il suo petto liscio con le mani, non mi stancherò mai di accarezzarlo e baciarlo.

Vorrei strappargli i vestiti di dosso e mangiarmelo.

“Atras!”

La voce di mio padre penetra la mia coscienza ottenebrata dal piacere, sobbalzo e mi scosto bruscamente da Nerek, che a sua volta si mette seduto di scatto fissando mio padre con occhi sgranati, è chiaro come il sole quello che stavamo facendo.

Mio padre avanza, mi afferra per la camicia e mi assesta uno schiaffo tanto forte che mi fa voltare la testa dall’altra parte. Non mi ha mai picchiato: questa è la prima volta che alza la sua mano su di me. Fa per colpirmi ancora, ma a metà del gesto si ferma. Si volta verso Nerek, lo fissa con disprezzo, gli si avvicina minaccioso. Il suono dello schiaffo rimbomba sulle pareti della stanza.

Alza il braccio per colpirlo ancora.

“No!” grido con tutto il fiato che ho in gola “Fate a me quello che volete, ma lasciatelo stare, vi prego…”

Mio padre sbatte un pugno sul tavolo di legno vicino al fianco di Nerek quindi lascia la stanza a grandi passi.

Il silenzio che regna è quasi irreale. Mi avvicino a Nerek, gli sollevo il viso. Chiude gli occhi, un vivido segno rosso spicca sulla sua guancia chiara.

Apre gli occhi e mi fissa, era da molto tempo che nei suoi occhi non vi leggevo tristezza e paura.

“E adesso?” sussurra dando voce anche ai miei pensieri.

Lo abbraccio e lo tengo stretto, si aggrappa a me.

“Si sistemerà tutto…” non so come, ma sarà così, giuro a me stesso.

Ci sediamo a tavola, mio padre non si presenta, mia madre lancia occhiate preoccupate a me ed a Nerek, quest’ultimo non tocca cibo.

Anch’io non riesco a mangiare, devo assolutamente parlare con mio padre, mi alzo da tavola, so esattamente dove si trova.

Busso alla porta, ma non ottengo risposta allora la apro. Mio padre è seduto sulla poltrona davanti al camino, volta appena la testa verso di me poi torna a fissare le fiamme.

“Vattene”

Avanzo nella stanza ignorando l’ordine impartitomi.

“Ti ho detto di andartene” ribadisce con voce ferma e dura.

“No”

Si alza.

“Non fino a quando non mi avrete ascoltato” mormoro.

“Non ho niente da ascoltare da un figlio che… che… va a letto con un altro uomo” grida, mi volta le spalle e si siede nuovamente sulla poltrona, stancamente.

Mi siedo ai suoi piedi, come facevo da bambino. Passavo ore qui a giocare o mio padre mi raccontava delle storie.

“In cosa ho sbagliato, Atras? Dimmelo. Perché non riesco a capire”

“Non c’è nulla di sbagliato in quello che avete fatto per crescermi”

Sospira.

“Sei il mio unico maschio, Atras, sei il primogenito. Tua madre non potrà darmi altri eredi lo sai, ne andrebbe della sua vita. Un giorno tutto ciò che mi appartiene sarà tuo…”

“E’ solo una questione di politica ed apparenza allora” ribatto irritato.

“Un giorno dovrai sposarti avere dei figli, portare avanti la nostra dinastia…”

Mi metto in ginocchio.

“Ed i miei sentimenti non contano nulla?” grido sono sull’orlo delle lacrime, ma l’ultima cosa che voglio è mettermi a piangere davanti a lui.

“Io sono innamorato di Nerek…” confesso.

Mio padre chiude gli occhi come se fosse stato colpito da una schiaffo.

“Atras, non dire cose di cui poi potresti pentirti”

Scatto in piedi furente.

“Io non ci vado solo a letto, lo amo. Lo amo veramente, voi non potete capire… io… lui…” le mie parole finiscono in un singhiozzo.

“Va a dormire Atras, ne riparleremo domani mattina, quando saremo entrambi più calmi” consiglia.

Scuoto la testa, non ho intenzione di ritrattare in un altro momento, come potrei dormire con un peso del genere.

“Volete che lasci il castello, che me ne vada?” domando in un sussurrò.

Mio padre si alza e mi abbraccia.

“No” sussurra.

Resto immobile nel suo abbraccio.

“Non allontanate Nerek da me…” supplico ed altre lacrime scendono sulle mie guance.

“Non lo farò, ma devo riflettere. Buona notte, Atras”

A capo chino lascio la stanza, mi dirigo alle stalle, sello il mio cavallo e galoppo nella notte.

 

Nerek

Il tempo mi scorre addosso lentamente, fisso la candela si sta consumando pian piano.

Atras non è ancora venuto da me. L’ansia che provo mi fa star male. Non voglio che venga punito a causa mia. Forse sarebbe meglio per tutti se me ne andassi. Non so dove, lontano dalle persone che amo anche se questo mi spezzerebbe il cuore.

Il rumore della porta mi desta, mi sono addormentato senza accorgermene, la candela si è spenta.

Il materasso cede sotto il peso di qualcuno.

“Atras?” bisbiglio.

“Sì, sono io…”

“Dove sei stato?” domando accostandomi a lui, ha le mani ed il viso freddi.

“Fuori a cavalcare”

Si volta su un fianco, mi cinge la vita con un braccio e posa la testa sulla mia spalla, i suoi capelli umidi mi sfiorano la pelle, qualcosa di caldo e bagnato scivola sul mio collo: lacrime.

Lo stingo a me, non so cosa fare per confortarlo. Gli bacio la fronte ed asciugo le sue guance con le mani.

Ne io ne lui dormiamo più quella notte.

I giorni successivi sono carichi di tensione, il re ed Atras si parlano appena. Il principe passa ore ed ore fuori dal castello a cavalcare, sembra che sia l’unica cosa che riesce a distrarlo e a farlo star meglio.

Dal canto mio resto chiuso per parecchio tempo nella biblioteca, sto cercando il simbolo inciso sul medaglione devo provare a decifrare l’incisione sotto al disegno.

Percorro i corridoi, è quasi buio, Atras non è ancora tornato. Incrocio il re ci fissiamo per un istante.

“Se mi ordinate di andarmene dalla vostra casa, lo farò” mormoro.

Scuote la testa.

“Non potrei mai spezzare il cuore di mio figlio in questo modo” sussurra tristemente.

Lo stomaco mi si contrae dolorosamente, come vorrei avere un padre come lui.

“Non è quello che speravo per mio figlio, ma se lui è felice così…”

Si allontana lasciandomi solo, mi affaccio alla finestra, il cielo è grigio, tra poco pioverà, non so perché, ma mi torna in mente Enor, vorrei che fosse qui, vorrei parlargli, confidarmi con lui.

Chissà se sopporta ancora le violenze di Duncan, nonostante tutto la mia casa mi manca.

Entro nella mia stanza apro la finestra, sta cominciando a piovere. Un cavallo entra al galoppo nel cortile: è Atras.

Sono più tranquillo ora che è rientrato, mi cambio e vado a dormire.

 

Il mattino seguente è Atras a svegliarmi con un dolcissimo bacio sulle labbra.

Apro gli occhi mi sorride “Buon giorno”

Sorrido mettendomi seduto.

“Sembra che mio padre abbia accettato la nostra relazione” sussurra.

Annuisco.

“Cosa c’è? Sei strano”

Sospiro devo dirglielo è giusto che sappia.

“Quando stavi male, per la brutta caduta da cavallo, ogni volta che mi addormentavo avevo degli incubi, ma al mattino non ricordavo nulla, mi lasciavano solo molto inquieto, credevo fossero dovuti al fatto che ero preoccupato per te ma, da qualche giorno, ho cominciato ad averli nuovamente mi succede soprattutto quando dormo da solo…” spiego.

Atras mi fissa.

“Nei miei sogni vedo delle figure ammantate di bianco e sento il desiderio di raggiungerle. Non so se mi comprendi…”

Scuote la testa “Non molto per la verità, quali sono le tue intenzioni?”

“Devo partire. Devo sapere chi sono. Ho aspettato anche troppo. Non ti chiedo di venire con me, non so nemmeno dove sono diretto”

“Io vengo con te ovunque tu vada, hai capito?” esclama.

 

“Siete sicuri di voler partire?” ci domanda il padre di Atras fissandoci alternativamente.

“E’ l’unico modo che ho per scoprire chi sono, volevo andare solo, ma Atras ha deciso di accompagnarmi”

“L’inverno è alle porte e voi andrete a Nord, non vi conviene aspettare l’estate, anche le strade saranno più sicure…”

Scuoto la testa. Non so perché, ma devo partire al più presto.

“Per il momento andremo alla Grande Biblioteca di Lairiek da Cornelius e da lì partiremo…”

“Prendete tutto ciò che vi occorre e fate attenzione” ci dice Re Ogar congedandoci.

Il viaggio dal castello di Atras alla Grande Biblioteca è breve, nel primo pomeriggio siamo accolti nelle immense sale della Biblioteca. Un uomo anziano ci viene incontro.

“Principe Atras che piacere rivedervi, è molto tempo che non ci facevate visita”

“Cornelius…”

L’uomo stringe la mano ad Atras, è minuto e magro, dall’età indefinibile. Ha corti capelli bianchi scompigliati e si muove in continuazione.

I suoi occhi azzurri si posano su di me quando Atras mi presenta. Mi fissa e dalle sue labbra esce un’esclamazione stupita.

Mi stringe la mano con forza continuando a fissarmi.

“Avete mai visto questo simbolo e questa frase” domando tirando fuori il medaglione e mostrandoglielo.

L’uomo scuote la testa, ma non del tutto convinto.

“Venite ne parleremo dopo permettetemi di offrirvi il pranzo”

Osservo Atras chiacchierare con Cornelius pochi passi davanti a me, quell’uomo non mi convince tanto, mi ha guardato in maniera molto strana.

Finito l’ottimo pranzo Atras riporta la conversazione su di me e sul medaglione.

“No posso dirvi molto, ma dirigetevi a Nord, verso i Ghiacci Perenni la troverete delle risposte”

Sbatto le palpebre “Perché non ce le date voi le risposte che cerchiamo?” mormoro irritato.

“Perché non è il mio compito, dovete trovare da solo le risposte che cercate. E quando sarà il momento, scegliere, ma ora basta ho già detto anche troppo”

“Scegliere, cosa dovrei scegliere? Ditemelo…”

Cornelius scuote la testa.

“Se ve lo dicessi potrei influenzerei la vostra decisione…” ribatte calmo.

E così il giorno seguente partiamo verso Nord.

 

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