Genere:
fantasy, yaoi
Raiting:
PG-13, angst
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

White heart

di Bombay

IX.

Nerek

Apro gli occhi di scatto, ho il cuore che batte a mille. Ho fatto un sogno, tanto vivido che sembrava reale.

Mi metto a sedere, è notte fonda la fresca brezza estiva mi sfiora la pelle.

Atras mi tocca la schiena facendomi sussultare.

“Cosa succede?” borbotta con voce assonnata.

“Nulla, solo un brutto sogno” rispondo “Torna a dormire”

Mi stendo nuovamente e chiudo gli occhi, le immagini tornano vivide a tormentarmi. Mia madre e mia sorella.

Raret però è diversa, un sorriso dolce e pieno di calore le piega le labbra, la fa sembrare ancora più bella.

Il volto di nostra mandre invece è duro, freddo, in collera. Perché?

“Nerek”

La voce di Atras mi riporta alla realtà. E’ mattina, devo essermi riaddormentato.

“Ancora brutti sogni?” mi chiede accigliato, non devo avere un bell’aspetto.

Scrollo le spalle “Non ricordo esattamente cosa ho sognato” mento sperando che la menzogna non traspaia dal mio volto. Mi vesto in silenzio rimuginando ancora.

 

Durante il giorno sono assente e distratto non riesco a smettere di pensare a quel sogno.

Nei mesi seguenti, molto spesso, la notte rifaccio lo stesso sogno.

Ora sono steso nel letto, il respiro di Atras mi culla. Chiudo gli occhi e l’immagine del mondo di ghiaccio è chiara e reale nella mia mente. Perché?

Scivolo fuori dal torpore del letto stando attento a non svegliare Atras.

Indosso la pesante veste da camera e mi avvicino alla finestra.

Sta nevicando.

Apro le imposte, l’aria fredda e tagliente mi sferza il viso. Allungo la mano ed alcuni fiocchi mi cadono sul palmo e non si sciolgono.

Sospiro tristemente. La consapevolezza si fa strada nella mia mente.

Il mio posto non è più qui.

“Nerek” la voce assonnata di Atras mi giunge all’orecchio.

“Fa freddo” si lamenta.

Lascio andare i cristalli di neve e chiuso la finestra, mi avvicino al camino e ravvivo le braci.

Mi tolgo la veste e mi corico al fianco di Atras che si accosta a me.

“Sei freddo” protesta.

Poso la testa sulla sua spalla senza rispondere, lo sento addormentarsi.

 

Atras

Sono parecchi giorni che Nerek è strano, ma quando gli chiedo se c’è qualcosa che lo preoccupa lui cambia subito discorso.

E’ silenzioso e distante con tutti anche con me e questo mi ferisce, tende ad isolarsi e passa molte ore fuori a cavalcare con qualunque tempo e non vuole che lo accompagni.

Sono preoccupato, non è da lui comportarsi così.

Ceniamo insieme ai miei genitori ed alle mie sorelle.

“Devo parlarti, Atras”

Quelle poche parole hanno il potere di gelarmi il sangue nelle vene. Lo seguo nella sua stanza, mi siedo sul baule in fondo al letto ed attendo impaziente.

Nerek tormenta il bordo della tunica.

“Ho deciso di partire” inizia “Voglio… devo tornare alla Grotta Maledetta”

Impiego qualche momento a realizzare le sue parole.

“Cosa?” mormoro incredulo.

“Partirò dopo domani all’alba”

Mi alzo in piedi e lo afferro per le spalle con forza.

“Cosa hai detto? Vuoi tornare là, perché?” grido.

“E’ quello il mio posto, non posso sottrarmi al mio destino, non più”

Lo fisso con occhi sgranati, non è possibile.

“Da qualche settimana ho preso nuovamente a fare dei sogni, di recente mi succede anche da sveglio” spiega, per me tutto questo non ha senso.

Abbassa lo sguardo “Ho preso questa decisione, non ha importanza se non mi comprendi”

“Come puoi parlare così, vuoi buttare tutto quello che c’è stato tra noi, tutto quello che ci potrebbe ancora essere?”

Si morde le labbra “Mi dispiace” sussurra.

“Tutto qui? Ti dispiace”

Annuisce, lo lascio andare, stringo i pugni con forza, senza un’altra parola lascio la stanza.

 

Nerek

Mi stringo nelle spalle, sapevo che non avrebbe compreso. Non posso permettere che mi segua.

Odiami, Atras, soffrirai meno e ti sarà più facile dimenticarmi.

Mi lascio cadere sul letto e fisso il baldacchino. E’ difficile lasciare tutto questo.

Bussano alla porta: è Abigaille che mi porta la cena.

Mi osserva per un lungo momento.

“Cosa è successo tra voi ed il principe?” domanda.

“Dopo domani lascio il castello, devo recarmi in un luogo, forse non tornerò più” confesso, con lei posso parlare, confidarmi.

“Capisco” risponde comprensiva.

Mangio lentamente, quando ho finito, chiedo udienza al sovrano.

Re Ogar me la concede pochi minuti più tardi.

“Dopo domani lascerò il vostro castello, forse per sempre” inizio, il re mi guarda sorpreso.

“Atras non verrà con me, grazie per l’ospitalità che mi avete riservato in questi anni”

Annuisce ed io mi lascio alle spalle la Sala del Trono.

Il giorno seguente lo impiego in preparativi per il viaggio, Atras mi evita ed io non faccio nulla per incontrarlo.

Mi corico presto e prima dell’alba mi alzo.

Abigaille è già nelle cucine, mi ha preparato un fagotto con le provviste.

“Grazie”

Mi abbraccia “Abbiate cura di voi”

Monto in sella percorro la strada principale, alla biforcazione delle strada c’è un cavaliere che mi sbarra il cammino.

Arresto il cavallo e lui si abbassa il cappuccio: Atras.

“Sei cocciuto” sbotto irritato.

“Verro con te”

“No!” ribatto con fermezza “Questa cosa riguarda solo me!”

“Sbagliato: riguarda noi due”

 

Atras

Marian ci accoglie nella sua casa con la stessa ospitalità dell’altra volta e non sembra stupita di vederci.

“Dov’è Gwen?” si informa Nerek.

“A caccia tornerà tra poco” risponde brusca.

Ci sediamo al tavolo mentre lei si affaccenda intorno a noi.

“Sapevo che saresti tornato, Figlio del Ghiaccio” mormora sorridendo.

“Non ho altra scelta” risponde lui, evitando il mio sguardo. Stringo i pugni sotto al tavolo, non ho nessun potere per fermarlo.

“Puoi dirci cosa sta succedendo esattamente?” domando, almeno voglio sapere il perché di tutto questo.

“Ho fatto dei sogni, nei quali vedevo mia sorella. E’ felice, è con qualcuno, per questo ha abbandonato il nostro mondo” inizia Nerek.

Marian annuisce sedendosi insieme a noi.

“Ha incontrato un giovane uomo, se ne è innamorata e lo ha seguito, lasciando il suo posto a te” spiega.

“Se io non volessi, se non volessi quel posto”

“L’equilibrio verrebbe spezzato e sarebbe la rovina del nostro mondo”

“Non c’è un’altra soluzione?” domando, sbattendo le mani sul tavolo.

“No, mi dispiace”

Scatto in piedi, non riesco più a contenere la mia rabbia, quando Gwen appare sulla soglia.

Sono passati quattro anni dall’ultima volta che l’ho visto. Non è più un ragazzo, ma un giovane ed avvenente uomo.

A differenza di Marian, lui sembra sorpreso di vedere Nerek e me qui.

In una mano stringe l’arco e nell’altra tre conigli.

“E’ bello rivedervi” mormora, ma le sue parole sono smentite dalla sua espressione.

Ceniamo parlando del più e del meno anche se noto chiaramente il disagio di Gwen, a stento guarda negli occhi Nerek.


Ci ritiriamo nella stanza del cacciatore, lui e Mariam stanno parlando animatamente nella stanza della donna, ma non riesco a capire di cosa.

Ci stringiamo nel piccolo letto.

“Cosa accadrà domani?” domando stringendolo a me, sapendo bene che lo perderò.

“Non lo so” risponde, sta tremando.

Solleva il viso, incontro le sue labbra “Facciamo l’amore” sussurra, non so dirgli no.

Ci amiamo lentamente, ma tutto è pervaso da una profonda tristezza e malinconia.

La consapevolezza che questa è l’ultima volta è schiacciante.

Giacciamo nell’oscurità attendendo che i nostri respiri si quietino.

Nerek posa la testa sul mio petto, non dorme, come potrebbe? Nemmeno io posso.

Quando all’alba ci alziamo, troviamo Gwen nell’altra stanza.

“Vi accompagno”

Annuisco, sembra che non abbia chiuso occhio; Marian ci prepara la colazione, ma non mangio quasi nulla.

 

 

Nerek

Camminiamo nella foresta in silenzio. Gwen è davanti a noi. E’ strano. Sembra imbarazzato.

Atras è immerso in un cupo silenzio. Non è giusto.

Raret ha avuto la possibilità di scegliere, mentre io devo sacrificare la mia vita per salvare il nostro mondo, mantenendo l’equilibrio.

Sono felice che Gwen ci accompagni, non me la sento di lasciare Atras da solo. Il ricordo della notte appena trascorsa viene a tormentarmi.

La neve inizia a cadere, mi sollevo il cappuccio, ora che ci penso oggi è il Solstizio di Inverno.

Atras afferra la mia mano e la stringe. Raggiungiamo la grotta, mi trattiene e mi bacia con passione incurante della presenza di Gwen.

Entriamo, mia madre è in piedi che ci attende.

“Sapevo che saresti tornato”

Mi avvicino mi mette al collo il medaglione, guarda verso Atras e le sue labbra si piegano in un sorriso di trionfo, poi i suoi occhi grigi si spostano su Gwen e lo squadra con odio, infine si allontana.

Lo guardo e posso leggere tutto il suo dolore sul suo bel volto, gli prendo il viso tra le mani e bacio le sue labbra calde.

“Non ho scelta Atras, non posso permettere che il nostro mondo finisca” mormoro tristemente.

“Non mi interessa, non posso saperti prigioniero qui, per sempre. Ti amo troppo se il mondo deve finire, che finisca. Noi con lui…”

Scuoto la testa e gli poso un dito sulle labbra “Non parlare così” mormoro, non ha idea di quanto sia difficile per me, di quanto stia soffrendo in questo momento se solo lo volesse potrebbe farsi una nuova vita, se trovasse ed amasse qualcun altro io comprenderei e sarei felice per lui, ma invece io temo per lui, per la sua vita ho paura che il dolore gli faccia commettere qualche sciocchezza.

Guardo questo paesaggio freddo, bianco tutto uguale, scintillante e gelido. Splendido, crudele.

“Ogni anno nel Solstizio d’Inverno lascerò questo luogo e se vorrai potremo trascorrere quel giorno insieme”

Scuote la testa “Un solo giorno all’anno è una crudeltà!” esclama, la sua rabbia mi investe.

Mi avvicino e gli sfioro la fronte con le dita “Allora dimentica, Atras, sarà più facile per tutti e due”

Si ritrae e fa un paio di passi indietro.

“Non voglio dimenticare!” grida furibondo.

“Come posso rinnegare tutto quel che c’è stato?” la sua voce si incrina e si abbassa fino ad un sussurro.

Tutto intorno a noi trema alcune lastre di ghiaccio si spezzano gemendo in modo sinistro.

“Non c’è più tempo Atras. Perdonami se puoi. Addio!” sussurro volgendogli le spalle, faccio solo qualche passo ed Atras mi raggiunge circondandomi la vita con le braccia attirandomi a sé.

“Ti prego non andare, non andare…” supplica con voce tremante.

Le emozione che mi trasmette sono forti e devastanti, dolci e nostalgiche. Chiudo gli occhi e rivedo me ed Atras che ci amiamo sull’erba fresca e profumata in una tiepida giornata di primavera.

“Fammi venire con te” supplica.

“Moriresti”

“Morirei comunque” sussurra incerto, il suo respiro caldo sul mio collo.

La terra trema ancora, l’equilibrio è molto precario se non prendo subito il posto che mi spetta tutto questo sarà inutile.

“No, tu devi vivere Atras. Vivere anche per me” mi divincolo dal suo abbraccio e cammino verso la linea immaginaria che divide il mondo di Atras dal mio che mi separerà per sempre da lui, da questa realtà che non mi è mai appartenuta veramente anche se era dolce pensarlo.

Continuo a camminare anche se Atras grida il mio nome, la tentazione di tornare indietro è molto forte, ma saprò resistergli, devo resistergli.

Supero la soglia del mio mondo ed alle mia spalle si crea un muro di ghiaccio. Con immane lentezza mi volto.

Atras batte i pugni sulla lastra di ghiaccio, trasparente come vetro. Scivola lungo di esso fino ad inginocchiarsi a terra dove scoppia in singhiozzi disperati, un legittimo sfogo a tutto quello che sta accadendo.

A mia volta piango fissando quella scena che mi strazia il cuore. Le lacrime calde percorrono le mie guance fredde, cadono a terra e diventano cristalli di ghiaccio.

 

Atras

Perché? Perché? Perché?

E’ questo che continuo a ripetermi. Perché lui? Perché noi?

Perché il mondo deve continuare sulla nostra felicità? Sono egoista lo so, ma ora non mi importa nulla se non Nerek che è scomparso dietro questa parete di ghiaccio. Ha scelto di sacrificare se stesso per il mondo.

Batto i bugni fino a ferirmi lo chiamo e lo chiamo, ma non succede nulla.

Crollo a terra in preda ad una violenta crisi di singhiozzi, non è giusto!

Il Solstizio d’Inverno un breve ed insignificante giorno dopo un lungo e snervante anno di attesa. Non posso farcela, non credo di farcela. Nerek pensa che dei due io sia il più forte, ma non è così, forse all’inizio dalla nostra storia, ma poi è sempre stato lui ad essere il più forte a non fermarsi mai, a cercare la verità.

Ho freddo tanto freddo, come la prima volta che ho messo piede in questo maledetto posto, ma non ho paura se resto abbastanza a lungo cadrò a terra privo di sensi e poi mi addormenterò per sempre, in un riposo dolce e silenzioso.

Una mano si posa sulla mia spalla: è Gwen.

Con riluttanza mi alzo non posso fare nulla, se non lasciare questo luogo gelido e solitario.

 

Nerek

Con il cuore spezzato guardo Atras lasciare la caverna accompagnato dal Cacciatore.

Mi asciugo le lacrime con la manica e cammino in questi lunghi corridoi deserti, freddi, inanimati.

Giungo nella sala del trono, lascio cadere a terra il mio mantello bianco foderato di pelliccia, non ne ho più bisogno, non sento freddo. Non sento niente.

Mia madre mi segue con lo sguardo finché attraverso la stanza tutto attorno a me trema, mi siedo sul trono di ghiaccio mentre mi madre mi pone sul capo una corona che scintilla. Tutto intorno a noi si acquieta.

“L’equilibrio è stato ristabilito” afferma con voce piatta.

La fisso, piego il capo di lato è strano c’è qualcosa che devo ricordare, ma faccio fatica… una persona.

Scrollo le spalle e scaccio quel fastidioso pensiero dalla mia testa. 

 

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