Vittorio
Gassman nasce a Genova nel 1922. Studia all’Accademia
d’Arte Drammatica di Roma e nel 1943 debutta in teatro con
Aida Barelli nella Nemica di Niccodemi, dimostrando fin da allora la straordinaria
presenza scenica e le doti di temperamento.
Raggiunto
rapidamente il successo, si cimenta in un vastissimo
repertorio di testi classici e moderni, imponendosi come uno
degli attori più dotati del dopoguerra. Nel teatro tragico
egli tende a creare una maschera astratta in cui confluiscono
i diversi personaggi che interpreta, mentre nel teatro moderno
le sue caratterizzazioni divengono più duttili.
Nel
1960 fonda il Teatro Popolare Italiano (TPI), un teatro
itinerante le cui rappresentazioni sono allestite sotto una
tenda da circo, e di cui si ricordano in particolare l’Adelchi
di Manzoni e un discusso Questa
sera si recita a soggetto di Pirandello. Dopo la chiusura
del TPI si dedica per alcuni anni al cinema, le prime
interpretazioni (Riso
amaro 1949, Anna
1952, Guerra e Pace
1956) sono amorfe, come se il cinema non sapesse capire e
valorizzare le qualità artistiche e il perfetto dominio
fisico, vocale e mimetico dell’attore. A partire da Isoliti ignoti
(1958) di Monicelli, ove interpreta un ladro balbuziente,
rivela straordinarie doti comiche e nasce un nuovo Gassman,
che si presta con grande divertimento e disponibilità a
interpretare qualsiasi ruolo gli venga proposto da registi
come Monicelli (i due film di Brancaleone, 1966 e 1970), Scola
(C’eravamo tanto amati,
1974) e Risi (Il sorpasso, 1962; Profumo di
donna, 1974).
In
questi anni si serve di una recitazione un po’ sopra le
righe, esaltando eccessi gestuali e verbali, considerati di
solito i peggiori vizi della recitazione. L’aggressività
che ne deriva permette ai personaggi che interpreta di
dissimulare la fragilità interiore, l’insicurezza e la
solitudine che li vede protagonisti.
Nel
1972 fa la prima esperienza di regia, il film si intitola Senza famiglia: nullatenenti in cerca d’affetto e lo interpreta
assieme a Paolo Villaggio.
Nel
1974 ritorna a calcare le assi del palcoscenico con uno
spettacolo composito e molto particolare: O
Cesare o nessuno, il cui tema è la figura stessa
dell’attore.
Da
questo momento in poi si divide fra teatro e cinema. Dalla
seconda metà degli anni ’70 la sua recitazione cambia,
distilla gesti e parole, evita gli effetti di intensificazione
e accumulazione, lavora all’esplorazione di campi quali
l’angoscia e la nevrosi. Alcuni esempi della sua ormai
raggiunta maturità artistica sono: Deserto
dei tartari (1976), Anima
Persa (1976), Un
matrimonio (1978), Caro
Papà (1979).
Nel
1980 fonda a Firenze una “scuola”, la Bottega del Teatro.
Nel
1982 esce Di padre in
figlio, opera cinematografica che affronta il tema del
difficile rapporto con i figli Alessandro e Jacopo (interpreti
del film accanto al padre), e la cui caratteristica è
l’essere stata girata seguendo negli anni la crescita dei
suoi figli.
Del
1981 è la pubblicazione dell’autobiografia e nel 1988 esce Vocalizzi una raccolta di liriche. Negli anni ’90 pubblica due
romanzi: Mal di parola
(1993) e Memorie del
sottoscala (1990), di ispirazione autobiografica;
allestisce due grandi spettacoli teatrali: Ulisse
e la balena bianca (1991-1992) e Camper
(1994); e gira alcuni film, fra i più importanti si ricordano
Tolgo il disturbo
(1992) di Risi, in cui culmina quel percorso recitativo che
Gassman aveva cominciato negli anni ’70, e Sleepers
(1996) di Barry Levinson, il cui cast vanta importanti star
come hollywoodiane come: Robert De Niro, Dustin Hoffmann,
Brad Pitt, Kevin Bacon, Jason Patrick e Minnie Driver.
L’ultima
interpretazione per il grande schermo è in un film di Ettore
Scola, La cena,
in cui Gassman fa la parte di un vecchio maestro in pensione.
Il 29
Giugno 2000 il Mattatore si spegne per un arresto cardiaco
lasciando un vuoto incolmabile sulla ribalta teatrale e
cinematografica. (De
Rosa)