Dario Argento nasce il 7 settembre 1940 a Roma, primo
figlio del famoso produttore Salvatore Argento. Le sue letture
preferite erano i libri dei fratelli Grimm, di Hans Christian
Andersen e, soprattutto, di Edgar Allan Poe. La sua carriera
iniziò con delle collaborazioni ad alcuni film, fra i quali
anche il capolavoro di Sergio
Leone C’era
una volta il West. Poi scrisse e diresse il suo primo
film, L'uccello
dalle piume di cristallo, che divenne subito un
grande successo internazionale.
La filmografia di Dario Argento può essere divisa in tre
grandi parti:
All’ultima categoria appartiene il film Le
cinque giornate.
Bisogna comunque notare che in tutti i suoi film è
presente sempre qualche elemento horror. Potremmo
infatti definire i suoi come dei thriller splatter. In Profondo
rosso, ad esempio, come nell’ultimo Nonhosonnoè presente un'industriale quantità di sangue che però
non guasta mai il bellissimo effetto che il regista romano
vuole dare. Lui vuole rappresentare la realtà (nei suoi thriller)
e quindi quando una persona viene sgozzata, il regista sa che
usciranno litri di sangue, quindi perché nasconderlo, se è
così che succede? Ecco perché i suoi film soprannaturali
sono quelli meno apprezzati (anche da molti dizionari del
cinema, primo fa tutti il Morandini): Dario Argento è il
maestro del thriller all’italiana e deve concentrarsi
su quello. Ci sarà un motivo se ha diretto dieci thriller e
solo cinque film soprannaturali… per non parlare
dell’unico film storico da lui girato. I suoi movimenti di
camera sono entrati nella storia e continuano a fare scuola.
Un esempio? Nei suoi thriller lo spettatore vede sempre
il killer in soggettiva, quindi ha un posto in prima
fila per vedere che cosa fa e ogni volta che uccide qualcuno
si vedono le sue mani con i guanti neri (che altre non sono
che quelle di Dario Argento) e sembra che il delitto lo stia
compiendo lo spettatore stesso. Oggi questa tecnica è
usatissima, ma al tempo di Profondo
rossofu una vera innovazione. E non possiamo certo dimenticarci
della sua grande collaborazione con uno dei più grandi gruppi
compositori di colonne sonore dark: i Goblin. Le loro
musiche per Profondo
rossohanno fatto il giro del mondo e ancora oggi c’è una
grande collaborazione con il regista.
Una curiosità: le otto regole d’oro per fare un bel film
thriller, scritte direttamente da Dario Argento.
1 – Non barare mai con il lettore e con lo spettatore.
2 – L’assassino non può essere mai il poliziotto.
3 – Il finale non può essere giustificato da fatti
paranormali o magici.
4 – L’assassino deve essere svelato nelle ultime dieci
pagine del libro e negli ultimi cinque minuti del film.
5 – La scoperta dell’assassino deve essere preceduta da
una finta scoperta di un finto assassino.
6 – Il lettore o lo spettatore dalla visione del film o
dalla lettura deve riuscire da solo a scoprire il colpevole
attraverso tracce difficili ma reali lasciate dall’autore.
7 – I sospettati devono essere minimo quattro.
8 – Delle sette regole si deve necessariamente
rispettarne almeno cinque. Due si possono trasgredire.
Anche da
qui si capisce la grande rigidità che il regista si dà per
ogni film e se si guardano tutti i suoi film thriller,
queste otto regole vengono rispettate sempre.
Per proseguire nel nostro discorso, possiamo dire che una
caratteristica comune dei suoi thriller è il tema
dell’infanzia. Infatti in Profondo
rosso, come in Nonhosonno,
il killer ha avuto un’infanzia traumatizzante e per
questo (e per molte altre ragioni) uccide. Da qui potrà
sembrare che Dario da piccolo abbia avuto un’infanzia
difficile e quindi, per questa ragione, vede proprio
l’infanzia come momento di inizio-azione per il killer.
Non si può poi dimenticare un film che lo ha visto
collaboratore nientemeno che con il grande George Romero:
insieme hanno dato vita a un film costituito da due episodi (George
il primo e Dario il secondo) tratti da due racconti del mitico
Edgar Allan Poe, fonte di grande ispirazione per tutti e due i
registi.
È un peccato che la figlia del regista abbia
“regalato” forse al regista i tre film più brutti della
sua carriera. Adesso la ragazza sta cominciando ad imparare a
recitare per il verso, però le sue performance erano
davvero pessime (ed il doppiaggio fatto da lei nei film di
adesso, come xXx,
lascia davvero a desiderare…ma questa è un’altra
storia…).
Adesso, proponiamo la trascrizione di un incontro con Dario
Argento e con il grande scrittore giallista italiano Carlo
Lucarelli (di cui consigliamo caldamente l’ultimo libro, Il
lato sinistro del cuore, Edizioni Einaudi)
svoltosi due anni fa.
L’incontro si svolgeva nell’Auditorium delle Scuole
Medie Oriani di Forlì: alle 21.15 entra nella sala il regista
e, dopo la proiezione di dieci mini-film intitolati Gli
incubi di Dario Argento, si alza e si va a sedere, insieme
ad altre due persone, sul palco. A sinistra c’è Carlo
Lucarelli (co-sceneggiatore, insieme a Dario Argento e Franco
Ferrini, di Nonhosonno,
penultima fatica del regista romano), al centro troviamo Dario
Argento e a destra Andrea Bruni (coordinatore
dell’incontro). È proprio quest’ultimo che rompe il
ghiaccio e, dopo le presentazioni,inizia a fare le domande ai due (per motivi di spazio
abbiamo dovuto accorciare il dialogo, che risulterà più
breve rispetto alla sua reale durata).
Andrea Bruni: per
cominciare volevo sapere da Carlo Lucarelli come si era
trovato a fare la sceneggiatura dell’ultimo film di Dario
Argento, Nonhosonno.
Carlo Lucarelli: credo che non si
possa parlare di Nonhosonno, senza prima fare un breve
accenno a Profondo rosso, uno dei primi film che ho
sceneggiato e che parlava di serial killer, cosa che
non era stata ancora presentata bene in un film. È da questo
film che ho imparato tutto sul genere poliziesco e che ho
riproposto anche in Nonhosonno.
Andrea Bruni: inoltre in Nonhosonno
l’azione si svolge a Torino, luogo che abbiamo già trovato,
appunto, in Profondo rosso. È tornato in questa città
per ripercorrere dei vecchi territori o per provare delle
nuove sperimentazioni?
Dario Argento: avevo abbandonato
per molti anni il thriller e mi era tornata la voglia
di rifarne uno. Tutto è cambiato da quando abbiamo girato Profondo
rosso: gli attori sono cambiati, i tempi sono cambiati, le
vicende sono cambiate e anch’io sono cambiato. In questo
film volevo una valanga di morti, come non ne avevo mai fatti.
Anche il mio prossimo film sarà un thriller, ma non
voglio seguire delle regole (come quelle di cui parlava Agatha
Christie).
Andrea Bruni: nei suoi film si
possono riconoscere molti riferimenti alle opere dello
scrittore Edgar Allan Poe. Come mai?
Dario Argento: questo autore lo
conobbi quando mi venne un giorno la febbre e, costretto a
stare a letto per circa un mese, mi lessi tutte le sue opere.
Realizzai addirittura un episodio del film Due occhi
diabolici tratto, appunto, da un suo racconto (l’altro
episodio lo girò George Romero). Il giallo, poi, è un genere
difficile da fare: bisogna guardare ogni minimo particolare
senza sbagliare niente.
Andrea Bruni: mi risulta anche
che lei conosce molto bene Stephen King.
Dario Argento: sì, è un autore
di cui sono molto amico e che incontrai una volta insieme a
John Carpenter (con cui ho un ottimo rapporto).
Andrea Bruni: come le nascono
le idee per i suoi film?
Dario Argento: guardi, se devo
dirle la verità, non ne ho proprio idea. Ho anch’io degli
incubi e alcune volte sono proprio questi incubi che mi danno
l’idea per i miei film. Io poi ho un mio metodo per farmi
venire in mente delle idee. Mi metto in una stanza, apro tutte
le finestre e aspetto che le idee entrino. Prima o poi mi
arriva la folgorazione e, quando questo avviene, non devo
lasciarmela scappare.
Carlo Lucarelli: sono d’accordo.
Credo anche che se noi raccontiamo storie di paura è perché
noi viviamo in un mondo costituito da queste. Capita che dopo
un po’ che si scrive, si riescono ad inventare storie che
nessuno ha mai visto o sentito, come appunto tutta quella
gente che abbiamo ucciso in Nonhosonno.
Andrea Bruni: se non sbaglio
c’era anche il progetto di continuare la saga degli zombie
di George Romero.
Dario Argento: lui tempo fa ha
scritto la storia, poi ci siamo incontrati di nuovo e George
ha deciso che dopo i fatti dell’11 settembre dovevamo
rifarla. Gli chiesi che cosa aveva cambiato quel giorno nella
sua storia e lui mi disse soltanto che la doveva cambiare.
Vedremo più avanti cosa succederà.
Andrea Bruni: come è nata la
scelta di fare il film Due occhi diabolici (tratto da
due racconti di Poe) insieme a George Romero?
Dario Argento: all’inizio
dovevamo fare quattro episodi: uno Stephen King, uno John
Carpenter, uno George Romero e un altro dovevo farlo io. Tutti
noi eravamo infatti stati influenzati da Poe tanto da esserci
dichiarati suoi figli e volevamo fare, quindi, un omaggio al
nostro padre. Stephen doveva girare Il cuore rivelatore,
Carpenter L’emblema, Romero La maschera della
morte rossa e io Il pozzo e il pendolo. Stephen
King si è poi ritirato per due anni nella sua villa per
problemi di droga, John Carpenter decise di fare un altro film
e così rimanevamo George Romero ed io: dato che i nostri
racconti erano molto brevi, decidemmo di cambiarli e così io
girai Il gatto nero e lui Mr. Valdemar.
Andrea Bruni: che cosa può
ancora offrire il genere horror?
Dario Argento: io ho un’idea
per un altro film horror abbastanza bella che mi è
venuta in mente quando ero al mare e, dopo averla pensata,
avevo così paura che dovetti correre al bar vicino a casa
mia. Credo quindi che il genere potrà sempre darci qualcosa.
Carlo
Lucarelli: lo stesso discorso, secondo me, vale anche per il thriller
e per qualsiasi altro genere cinematografico.