SITO PER CUORI RIBELLI
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il successo di Tersite: grazie ai gentili odissei.
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LA POLITICA |
LA POLITICA |
LA CADUTA DEL GOVERNO PRODI | ||
Molti meriti, molti errori
Romano si è fermato a Ceppaloni. Si compie così il destino di un governo
che ha finito per pagare un prezzo di immagine e di credibilità molto
più alto dei suoi effettivi demeriti. Il risanamento dei conti pubblici
in appena un anno e mezzo è un risultato vero, che già di per sé
basterebbe a considerare tutt'altro che inutile la pur breve e rissosa
stagione del "prodismo da combattimento". Se avesse compreso fino in fondo la strumentale irriducibilità della scelta ribaltonista consumata dalle truppe mastellate e dal manipolo diniano, oggi forse ci avrebbe risparmiato lo spettacolo, indecente per gli eletti e umiliante per gli elettori, di un Palazzo Madama trasformato in osteria, tra insulti, sputi e bocce di spumante. Ma l'uomo è così. Alla fine ha prevalso la linea del "meglio perdere che perdersi". Meglio affrontare la sconfitta a viso aperto, offrendo in pasto al Paese il nome e il cognome dei congiurati che uccidono il governo, e degli sciagurati che hanno reso ingovernabile l'Italia, architettando alla fine della scorsa legislatura una riforma elettorale vergognosa che proprio ieri ha prodotto l'ultimo, insostenibile corto-circuito: la fiducia alla Camera, la sfiducia al Senato. Ora che il ciclo di Prodi è finito, quello che comincia è un'avventura in una terra incognita. È quella che Giulio Tremonti definisce la "crisi perfetta", quella dove nessuno controlla niente, e nessuno capisce come se ne possa uscire.
Sul terreno politico-istituzionale restano solo macerie. Per il
Professore un reincarico è impensabile. Per un governo
tecnico-istituzionale alla Marini i margini sono strettissimi. Per il
centrosinistra non si vedono sbocchi unitari: la Cosa Rossa di
Bertinotti e company riconquista l'allegra e irresponsabile adolescenza
del non-governo e delle mani libere, il Pd di Veltroni sostiene il costo
più alto precipitando nel baratro del governo, e rischiando di veder
trasformata la sua legittima "vocazione maggioritaria" in una traversata
nel deserto incerta e solitaria. Con la stessa legge elettorale, la "porcata" di Calderoli, che ha massacrato il sistema repubblicano. Con un'altra armata Brancaleone, che andrà dal neo-fascista Tilgher al catto-populista Mastella, incrociando l'eversore padano Bossi e forse lo stesso "traditore" toscano Dini. Con l'ennesima accozzaglia di mezzi partitoni e di micro-partitini che, per garantirsi la sopravvivenza, non esitano a tenere in ostaggio un'intera nazione. Povera Italia. Meritava di più.
(fonte la repubblica del 24-01-2008-) |
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