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IL DIBATTITO

 

L’On. Antonio Di Pietro interviene
sulla questione dei piccoli Comuni italiani

 “UN NUOVO APPROCCIO ALLE POLITICHE LOCALI”

 “La situazione dei conti pubblici italiani è molto grave, e per restare al passo dei Paesi UE il risanamento deve passare anche attraverso la riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione e su una sua maggiore efficienza. I risparmi si possono ottenere, da subito, attraverso specifici provvedimento legislativi”. È quanto scrive il Ministro delle Infrastrutture On. Antonio Di Pietro, nella missiva inviata al Coordinamento dei Piccoli Comuni Italiani, intervento che segue le sollecitazioni dello stesso Coordinamento e dei Segretari dei partiti politici nazionali in merito ad una Legge Finanziaria che sia più attenta proprio ai piccoli Comuni, sensibile ad una doverosa riflessione sui costi della Pubblica Amministrazione e della politica.

L’On. Di Pietro, nella veste di leader del movimento politico “Italia dei Valori”, continua specificando che uno dei primi provvedimenti può essere “…una legge per l’abolizione delle Province, spesso serbatoi di voti per i partiti e null’altro, e l’accorpamento dei piccoli Comuni, almeno fino a raggiungere il numero di 5.000 abitanti. Oggi, i Comuni sotto i 5.000 abitanti sono ben oltre 5.000, la maggior parte in Piemonte e in Lombardia, su un totale di poco più di 8.000.
La struttura attuale in Stato-Regione-Provincia-Comune, con l’aggiunta delle Comunità Montane, è costosa, macchinosa e quindi lenta nell’attuare decisioni anche importanti per i cittadini. In particolare, l’eccessivo frazionamento dei Comuni non consente una politica coordinata del territorio e moltiplica i costi di Sindaci, Consiglieri Comunali, Assessori, impiegati comunali e degli stessi edifici pubblici, e questo si riflette nella difficoltà per questioni di budget a fornire un adeguato ritorno in servizi del prelievo fiscale.
Per questo è necessario pensare ad un nuovo approccio alle politiche locali, privilegiando il cittadino alla macchina burocratica, anche se questo potrà costare la perdita di qualche rendita di posizione”.

 Cordialmente
Antonio Di Pietro - Ministro delle Infrastrutture -


(fonte culttime.it , news letter 14 novembre 2006)


Tersite risponde all'on Di Pietro

 E' vivo in me il senso di ribellione verso il "politicamente corretto": questa cultura politica di inseguire pedissequamente le parole d'ordine dell'"io dominante" - cioè la cultura della classe dominante, il potere economico -  è figlia di un condizionamento socio-economico che induce sempre a legiferare provvedimenti in favore della borghesia industriale, abituata da sempre ad essere assistita o di mantenersi sempre in regime protezionistico.

 Questo modo di fare politica è alquanto  squilibrato e tale staratura produrrà sempre più l'allargamento della forbice tra i sempre più ricchi e i condannati a rimanere sempre più poveri. Le aree interne della dorsale preappenninica sono una sorta di agnello sacrificale di una politica economica fatta di un solo segno. Così la politica non diviene che il volto democratico del potere economico che con l'arma della retorica continua a far fare ai lavoratori i sacrifici necessari per raddrizzare i conti di bilancio. Tutto questo in nome di una falsa ideologia che vuole e pretende sempre più competitività e produttività: cioè garantire e difendere il saggio di profitto dell'impresa a scapito del deperimento del salario e degli stipendi di chi quella ricchezza produce. 

Le scienze economiche manipolate dal capitalista sono "buone" solo se porta vantaggi in termini di accumulo del capitale. Capitalisti senza soldi che chiedono politiche liberiste per avere mano libera in tema di mercato del lavoro, mentre poi chiedono allo Stato di defiscalizzati gli utili, le gabbie salariali per portare lavoro nelle aree depresse del Mezzogiorno d'Italia. E la politica....!! E la politica concede!! E via con le riforme! via con i tagli dei diritti! via le pensioni. via le sicurezze conquistate. E sotto con la precarietà.!! 

   Non c’è posto per la giustizia - non dico umana - sociale per il capitalista e per il mercato. La giustizia è un sentimento evocato solo da chi da sempre subisce l'oppressione della classe dominante. Non può essere  patrimonio della borghesia industriale e intellettuale perché, grazie alla politica del "politicamente corretto", nel legiferare ne vengono sempre riconosciute le sue prerogative e consolidate le sue ricchezze.

Gli "avvocati del popolo" sembrano, ancora oggi, signor ministro, personaggi uscire dai romanzi di Silone che approfittando delle condizione bisognose della gente abruzzese avevano buon agio a chiedere loro - i contadini - di farsi carico dei problemi del Paese:  promettevano eguaglianza sia ai cafoni sia ai ricchi: così, nel deviare il corso di un fiume promettevano "salomonicamente" tre quarti di  acqua ai contadini e tre quarti di acqua al podestà. I contadini turlupinati tornarono a casa felici, forti di aver portato a casa la parte più grossa della spartizione: tre quarti dell'acqua. Un numero che neanche comprendevano.

L’occasione mi è gradita per rinnovarLe il sentimento di amicizia e di inviarLe cordiali saluti.

Tersite - fondatore de "La repubblica di Tersite".

“la Repubblica di Tersite” -  15- novembre 2006

link collegato:

Anarchia produttiva

 

- la repubblica di tersite -