Modelli

 

Nei primi decenni del Quattrocento, Brunelleschi rivoluziona la concezione dello spazio. Per la prima volta al centro dell'architettura vi è l'uomo (non l'Olimpo greco, il potere romano, il Dio medievale). I pittori, gli scultori e gli architetti danno forma a uno spazio misurabile e dominabile razionalmente. La prospettiva è l'invenzione scientifica che organizza questa concezione, l'uso degli elementi normalizzati desunti dall'antichità (il capitello, la colonna, la lesena, l'arco a tutto sesto eccetera) lo strumento di misura.

Già in quei tempi, oltre al ruolo di presentazione i modelli erano utilizzati per lo studio del progetto, per sondare delle alternative sostituendo delle parti, per sperimentare il processo costruttivo, per organizzare il cantiere, per parlare con le manovalanze come faceva Brunelleschi comprando le rape al mercato e poi incidendole.

Ma un'altra considerazione nasce quando si pensa ai molteplici significati che proprio la parola modello condensa (ben nove secondo lo Zingarelli). Oltre a rappresentazione in scala ridotta di strutture edilizie, o anche l'esemplare perfetto da imitare, un significato attuale della parola modello che segna tutta la nostra distanza dal Rinascimento è quello di "schema teorico elaborato in diverse scienze e discipline per rappresentare gli elementi fondamentali di uno o più fenomeni" (modello statistico, modello economico, ecc.).A prima vista si tratta di un significato estraneo all'arte, ma che è diventato di grandissima attualità per gli architetti attraverso l'informatica.

Esistono architetti che creano le loro strutture direttamente in tre dimensioni con un processo simile a quello degli scultori. Il disegno, che per alcuni rimane lo strumento fondamentale per concatenare razionalmente le decisioni, per progettisti come Frank Gehry o i Morphosis è solo strumento di raffigurazione e di verifica a posteriori .

Grazie al calcolatore oggi si possono ottenerne in un unico modello elettronico tutte le caratteristiche inseguite degli architetti rinascimentali (ammaliare un cliente, studiare le fasi della costruzione, produrre grafici di spiegazione per il cantiere, esplorare l'oggetto in movimento, simulare la luce e le ombre, le perdite termiche o le strutture). Ma è anche possibile avere quello che gli antichi non potevano neanche immaginare.

I dati contenuti nella raffigurazione elettronica di un progetto non sono più rigidi (come nei supporti tradizionali) ma sono facilmente modificabili. E non soltanto nella loro singolarità, ma nelle loro relazioni di insieme. (Cambiare lo spessore di un muro in un modello elettronico comporta la verifica simultanea sul costo, sui valori termici, sulla penetrazione della luce, sull'immagine interna ed esterna proprio perché il parametro "spessore" può essere legato interattivamente a molti altri).

Gli elaborati che descrivono un progetto tendono così a essere organizzati proprio nella accezione scientifica del termine modello. La verifica dei risultati può essere compiute più e più volte attribuendo dei valori specifici (che poi sono le ipotesi di progetto) alle incognite. Questa potenzialità spinge il progettista a usare il modello elettronico non solo per raffigurare, decidere e descrivere, ma come una struttura aperta che di volta in volta simuli il comportamento del sistema-edificio al variare delle ipotesi e degli obiettivi.

Non è di per sé garanzia di buona architettura, ma fornisce una possibilità di dialogo con clienti e i collaboratori che Michelangelo non aveva. In ogni caso per il lavoro di progettazione degli architetti si tratta della più importante conquista scientifica dopo l'invenzione della prospettiva.

 

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