In questo ipotetico breve viaggio sul ruolo che la profondità svolge rispetto all’ architettura, potremmo dire che Terragni, e l’ uso che ne fa del telaio, rappresentino in qualche modo il “passato”, ovvero un modo di lavorare che adesso probabilmente non ci appartiene più, o, perlomeno, che noi dovremmo adattare alla realtà in cui viviamo.
L’ epoca che stiamo vivendo, come tutti ormai sappiamo, non può prescindere dall’ informazione.
L’ informazione intesa come in-formazione, mai statica, in continuo movimento, intesa come strumento per relazionarsi, per comunicare, per conoscere in maniera dinamica.
Se Terragni, al quale dobbiamo assoluto rispetto e gratitudine, aveva individuato nel telaio lo strumento di maggior comunicazione, oggi, noi non possiamo guardare ad un architettura scissa dall’ informazione nella sua forma più pura.
E ancora, se Terragni riusciva a conferire il senso della profondità alle sue architetture attraverso gli slittamenti dei piani, oggi, noi, come potremmo conferire profondità alle nostre opere senza rivolgerci alla rete informatica intesa come rete di comunicazione?
Avremmo, se non lo facessimo, un atteggiamento anacronistico.
…”lo schermo del computer è una superficie intelligente, interattiva….un ipersuperficie…”
Così sostiene Marcos Novak parlando di architettura della superficie.
Noi ci troviamo in linea con tale affermazione, consapevoli del fatto che la profondità dell’ informazione comincia proprio dove finisce lo schermo, ovvero quando da una superficie bidimensionale si ha la possibilità di accedere ad un mondo a quattro dimensioni, in cui il tempo e lo spazio sono le più importanti.
Terragni ricorreva al cemento armato per la costruzione del suo telaio, noi facciamo uso della rete, quel sistema gerarchico, interattivo e dinamico che ci permette di navigare nell’ Informazione vera e propria, ricordando, a chi non lo sapesse, che l’ informazione non è dati, non è materia, non è energia, non è spirito, bensì solo pura e vera informazione.
Quando noi accendiamo un computer e accediamo alla rete, siamo proiettati in questo mondo, come se smettessimo di essere veramente dove siamo ma come se fossimo ovunque e in comunicazione con tutti.
Se l’ informazione viene applicata all’ architettura questa ne esce potenziata nella sua carica comunicativa, oppure ne diventa il simbolo.
Nel primo caso abbiamo progetti come la Media House, nel secondo abbiamo l’ esempio del museo della scienza e della tecnica di Renzo Piano ad Amsterdam.
Ma se ragioniamo nei termini di una ricerca in cui la dialettica tra informazione ed architettura si fa sempre più stringente, possiamo schierarci con chi sostiene che l’ informazione sia la materia prima dell’ architettura.
Gerhard Schmitt appartiene a questa schiera di pensatori sostenendo la tesi per cui la tendenza dell’ architettura è quella di allontanarsi dall’ arte di costruire di edifici per rivolgersi all’ arte di creare strutture virtuali.
Lo scenario futuro dunque si prospetterebbe sempre più a favore di una smaterializzazione dell’ architettura, per sfociare nel campo della realtà virtuale.
Cyberspazio sarà dunque la parola chiave per accedere a questo mondo in cui le nozioni di città, piazza, tempio, istituzione, casa, infrastruttura, sono estese in modo permanente, portando ad una trasformazione dalla città continua alla città discontinua della comunanza culturale ed intellettuale.
L’ architettura, intesa normalmente nel contesto della città tradizionale, scivola verso la struttura delle relazioni, delle connessioni e delle associazioni che si estendono sopra ed intorno al semplice mondo delle apparenze.
La rete come ambiente globale, come assenza di geometria, dunque antispaziale.
D’ altronde c’è anche chi la pensa diversamente, come Cesare Brandi o Ithiel de Sola Pool, che non credono a questo modello di città che porterebbe inevitabilmente all’ isolamento fisico delle persone, individuando proprio nel rapporto tra esse e gli oggetti fisici un fattore imprescindibile.


la profondita' dell' informazione
...l' architettura non può prescindere dall' informazione...
Queste sono chiaramente solo alcune delle voci che vertono su questo dibattito ancora aperto ed in continua evoluzione.
Ma, tornando a noi, crediamo fermamente che l’ informazione sia fondamentale per la nostra epoca, che sia giusto prospettare degli immaginari futuribili; tutto ciò non fa altro che stimolare la ricerca sulle possibili applicazioni di questo nuovo linguaggio che è l’ informazione.
Di fatto, noi ci troviamo più in sintonia con la ricerca di Gianni Ranaulo sulla Light Architecture.
Light nel senso di luce, ma anche di leggerezza dei materiali, e di visione autoironica dell’ architettura stessa, più disinvolta, anche provvisoria.
In questo tipo di architettura “….il rapporto tra forma e funzione non viene espletato solo nella qualità della forma, ma soprattutto nella pelle, nel contenitore che attraverso le sequenze di textures trasparenti definisce il prodotto interno dell’ oggetto architettonico”.
E qui torna la trasparenza, il concetto di profondità, il concetto di progettare per layer così come lo era per Terragni nella Casa del Fascio o nella Villa Bianca.
...la pelle dell' edificio diventa il luogo della comunicazione...
...la profondità della light architecture...

BIBLIOGRAFIA

-Gianni Ranaulo, Light Architecture, New Edge City, dalla collana "La rivoluzione Informatica a cura di Antonino Saggio

-Derrick de Kerckhove, L' architettura dell' intelligenza, dalla collana "La rivoluzione Informatica a cura di Antonino Saggio

-Alicia Imperiale, Tensioni superficiali nell' architettura digitale, dalla collana "La rivoluzione informatica "a cura di Antonino Saggio

-Lezioni del corso di progettazione assistita A.A. 2003/04 a cura del prof. Arch. Antonino Saggio.

-Renato De Fusco, Internet non s' addice all' architettura, http://architettura.supereva.it/files/20030326/

Gianni Ranaulo, Light Breath, Ginevra, Svizzera,1996.
LA PROFONDITA' DELL'INTERATTIVITA'
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VIDEO PROJECT 1
Gianni Ranaulo, Eginard Building, Milano.
Gianni Ranaulo, Port Administration, San Diego, USA.
Gianni Ranaulo, Sinus, Caserta, Italia.
The Carafa in Rocella Palace, Concept Store, Napoli Italia.