Dodicesimo Incontro di Preghiera
EUCARISTIA
MISTERO DI FEDE
Canto di Adorazione
Preghiera
- Una santa inquietudine
O
insondabile mistero, che rivelandoti ti veli,
e
contagiandoci del tuo amore susciti in noi la sete ardente di te,
donaci
la fedeltà nella ricerca, l’ansia della scoperta, la dolce consolazione di già
possederti,
e
la santa inquietudine del non ancora possederti;
tu
che, solo, realmente ci possiedi, Dio della nostra vita, Signore dell’anima
nostra.
(Vescovo
Bruno Forte)
Proclamazione
della Parola - Dal Vangelo di Giovanni 6,48-65
Gesù disse: “Io sono il pane della vita”. I vostri padri hanno
mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo
è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il
pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il
pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si
misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da
mangiare? ”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate
la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la
vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo
risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio
sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue dimora in me e io in lui. Come
il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche
colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non
come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane
vivrà in eterno”.
Queste cose disse Gesù,
insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver
ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo? ”. Gesù,
conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano,
disse loro: “Questo vi scandalizza? E se
vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È
lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho
dette sono spirito e vita.
Ma vi sono alcuni tra voi che non
credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non
credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò:
“Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso
dal Padre mio”.
Prima
meditazione - Dalle “Catechesi” di San Cirillo vescovo di Gerusalemme.
<<Poiché egli ha proclamato e detto del pane: “Questo è il mio
corpo” chi oserà ancora dubitare? E poiché egli ha affermato e detto
“Questo è il mio sangue” chi mai dubiterà, affermando che non è sangue?
Perciò non guardare al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e
comuni elementi. Sono il Corpo e il Sangue di Cristo, secondo l’affermazione
del Signore. Anche se i sensi ti fanno dubitare, la fede deve renderti certo e
sicuro. Bene istruito su queste cose e animato da saldissima fede, credi che
quanto sembra pane, pane non è, anche se al gusto è tale, ma Corpo di
Cristo….Credi che quanto sembra vino, vino non è, anche se così si presenta
al palato, ma Sangue di Cristo>>.
Scintilla
l'Eucaristia
è un altissimo mistero, anzi propriamente, come dice la Sacra Liturgia,
il
mistero di fede:
« In esso solo
infatti, sono contenute con singolare ricchezza e varietà di miracoli, tutte le
realtà soprannaturali ». (Lett. Enc. Mirae caritatis: Acta Leonis XIII, vol. XXII,
1902-1903, p. 122.)
Sottofondo musicale oppure un Canto
Seconda
meditazione - La SS. Eucaristia è un mistero di fede
(Dalla
lettera enciclica di sua Santità Paolo VI – Mysterium Fidei)
San Giovanni Crisostomo, istruendo una volta i suoi fedeli intorno a
questa verità, si espresse in questi appropriati termini: «Inchiniamoci a Dio
senza contraddirgli, anche se ciò che Egli dice possa sembrare contrario alla
nostra ragione e alla nostra intelligenza; ma prevalga sulla nostra ragione e
intelligenza la sua parola. Così anche
comportiamoci riguardo al Mistero eucaristico, non considerando solo quello che
cade sotto i sensi, ma stando alle sue parole: giacché la sua parola non può
ingannare ».
(In
Mt. Hom. 82, 4: PG 58, 743.)
Identiche
affermazioni hanno fatto spesso i Dottori scolastici. Che in questo Sacramento
sia presente il vero corpo e il vero sangue di Cristo, « non si può apprendere
coi sensi, dice san Tommaso, ma con la sola fede, la quale si appoggia alla
autorità di Dio. Per questo, commentando il passo di san Luca 22,19: Questo
è il mio corpo che viene dato per voi, Cirillo dice: Non mettere in dubbio
se questo sia vero,ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché
essendo egli la verità, non mentisce».
(Summa
Theol., IIIª, q. 75, a. 1.)
Pertanto, facendo
eco al Dottore Angelico, il popolo cristiano canta frequentemente: «Vista,
tatto e gusto, tutto qui è all’oscuro, all’udito solo credere è sicuro.
Del Figlio di Dio credo alla parola: alla fede basta questa cosa sola». Ma
c'è di più. San Bonaventura afferma: « Che Cristo sia nel Sacramento, come in
un segno, non offre difficoltà alcuna; ma che vi sia realmente, come in cielo,
ecco ciò che presenta una difficoltà grandissima: il crederlo, quindi, è
sommamente meritorio ».
(In
IV Sent. D. 10,
P. I, a. un., q. 1: Opera omnia, IV, 217. )
Del resto la stessa cosa accenna l'Evangelo quando racconta che molti dei
discepoli di Cristo, udito il discorso della carne da mangiare e del sangue da
bere, voltarono le spalle e abbandonarono il Signore dicendo: Questo discorso
è duro e chi può ascoltarlo? E domandando Gesù se anche i dodici
volessero andarsene, Pietro affermò con slancio e fermezza la fede sua e degli
Apostoli con la mirabile risposta: Signore, da chi ce ne andremo?Tu hai
parole di vita eterna. Gv 6,61-69.
È logico dunque che noi seguiamo come una stella nell'investigare questo Mistero il Magistero della Chiesa, a cui il divin Redentore ha affidato la parola di Dio scritta o trasmessa oralmente perché la custodisca e la interpreti, convinti che « anche se non si indaghi con la ragione, anche se non si spieghi con la parola, rimane tuttavia vero ciò che fin dall'antichità con verace fede cattolica si predica e si crede in tutta la Chiesa ».
S. AGOSTINO, Contra Iulianum, VI, 5, 11: PL 44, 829.
Scintilla -
Chi
vuol vivere ha dove e donde vivere: si accosti, creda, s'incorpori per essere
vivificato. Non rinunzi alla coesione dei membri, non sia un membro putrido
degno d'essere tagliato, non un membro distorto da vergognarsi: sia un membro
bello, idoneo, sano, aderisca al corpo, viva di Dio a Dio; ora lavori sulla
terra per poter poi regnare nel cielo ». Sant’Agostino
In
Ioannem, tract. 26,
13: PL 35, 1613.
Il
miracolo eucaristico di Trani
Nel 1000 circa, una donna ebrea, mescolatasi ai fedeli che assistevano
alla Santa messa in Duomo, ricevuta l’Ostia, anziché consumarla la portò a
casa per schernire la fede dei cristiani nell’Eucaristia. Messa una padella
con l’olio sul fuoco, non appena questo cominciò a friggere, la donna vi
immerse l’Ostia. A contatto con l’olio, improvvisamente, la particola si
trasformò in carne da cui usciva sangue che non si rapprese subito. Presa da
terrore, la donna, prima cercò di nascondere il fatto, poi, vinta dal rimorso,
si mise a piangere. Alle sue urla accorse una gran folla. Del fatto prodigioso
fu avvisato anche il Vescovo, che fece portare processionalmente i resti del
miracolo in Duomo, dove è ancora visibile.
Sottofondo musicale oppure un Canto
Terza meditazione - Adoro
te devote - Contemplando Te, tutto vien meno
Una
presenza nascosta
(Stralci
dalla I^ predica di Avvento tenuta da P. Raniero Cantalamessa alla presenza di
Papa Giovanni Paolo II in Vaticano venerdì
3 dicembre 2004)
In questa meditazione riflettiamo sulla prima strofa dell’inno. Essa
dice:
Adóro te devóte, latens Déitas, quae sub his figúris vere látitas:
tibi se cor
meum totum súbicit, quia te contémplans totum déficit.
(Devoto
io adoro, ascosa deità, te che sotto i segni sei in verità. Cuore e corpo mio
ai tuoi piedi metto, contemplando te vien meno tutto).
In ogni strofa dell’Adoro te devote c’è un’affermazione teologica
e una invocazione che è la risposta orante dell’anima al mistero. Nella prima
strofa la verità teologica evocata riguarda il modo di presenza di Cristo nelle
specie eucaristiche. L’espressione latina "vere latitas" è
densissima di significato; vuol dire: sei nascosto, ma ci sei veramente (dove
l’accento è sul "vere", sulla realtà della presenza) e vuol dire
anche: ci sei veramente, ma nascosto (dove l’accento è su "latitas",
sul carattere sacramentale di questa presenza). Per comprendere questo modo di
parlare dell’Eucaristia bisogna tener conto della "grande svolta"
che si verifica circa l’Eucaristia nel passaggio dalla teologia simbolica dei
Padri e quella dialettica della Scolastica. Essa ha i suoi remoti inizi nel
secolo IX, con Pascasio Radberto e Ratramno di Corbie: il primo difensore di una
presenza fisica e materiale di Cristo nel pane e nel vino, il secondo di una
presenza vera e reale, ma sacramentale, non fisica; esplode però apertamente
solo più tardi, con Berengario di Tours che accentua a tal punto il carattere
simbolico e sacramentale di Cristo nell’Eucaristia da compromettere la fede
nella realtà oggettiva di tale presenza.
Il nostro inno si colloca chiaramente al di qua di questa svolta, anche
se evita il ricorso ai nuovi termini filosofici, poco appropriati in un testo
poetico. Nel verso "quae sub his figuris vere latitas", il termine
figura indica le specie del pane e del vino in quanto nascondono quello che
contengono e contengono quello che nascondono. Cfr. S. Tommaso d’Aquino,
Commento al vangelo di Giovanni, VI, lez. 6, n. 954
Scintilla
Che cosa vuole il Signore da noi quando ci accostiamo alla santa Eucaristia? La prima cosa è la fede. E’ al <<mistero della fede>> per eccellenza che noi osiamo avvicinarci; non dovremmo mai dimenticare la fede, cioè la forza agente della Parola di Dio. (Papa Paolo VI)
L’esempio
Padre Carlo de Foucauld è il missionario dell’Eucaristia. Per l'Eucaristia lascia il mondo e gli uomini e, dopo aver passato per molti anni ore del giorno e della notte ai piedi del Tabernacolo, ritorna nel mondo alla ricerca di fratelli da amare.
È
stato scritto di lui: «Non capiva, perché amava troppo l'Eucaristia, ma
si lasciava plasmare perché era umile e docile al soffio dello
Spirito Santo».
Il
suo più grande desiderio è racchiuso nelle sue stesse parole: «morire
martire, spogliato di tutto, disteso a terra, nudo, irriconoscibile, coperto di
sangue e di ferite, violentemente e dolorosamente ucciso...». Anche nella morte
vuol perseguire la perfetta
imitazione di Gesù Cristo! E il primo di dicembre dell'anno 1916, un venerdì,
sarà l’ultimo suo giorno.
Alcuni
saccheggiatori entrano nel suo eremo, quand’egli è raccolto in adorazione. Lo
trascinano fuori con violenza; lo
mettono in ginocchio e gli legano le
braccia dietro al dorso attaccate
alle caviglie. Il suo corpo verrà trovato in un fosso che circonda l’eremo,
privo di vita, completamente svestito, col volto sfigurato dalla canna di un
fucile. Al sangue eucaristico, col quale egli aveva fecondato per quindici anni
una parte del deserto sahariano, aggiunge pure il proprio sangue. Non c’è
premio migliore per un
missionario che si è recato in un paese «chiuso
all'Ostia santa, al santo Vangelo», com' egli stesso aveva definito questa
terra, in una lettera del 15 luglio 1904.
Carlo
de Foucauld ha fatto proprie, come tutti i martiri della Chiesa,
le parole di San Cipriano rivolte ai cristiani di Tebe: «Bevete ogni giorno il
calice del sangue di Cristo affinchè possiate anche voi versare il vostro sangue per Cristo».
Per
la riflessione personale (accompagnato da un sottofondo musicale)
· Signore, quante volte sono passato/a davanti ad una Chiesa e non mi sono fermato/a neanche un minuto per salutarti?
· Quante volte ho cercato conforto e consolazione dagli amici senza pensare che tu sei il vero Amico, l’unico in cui confidare e trovare pace?
· Gesù, quante volte vengo a riceverti nell’Eucaristia per abitudine, senza amore…
· Altre volte invece, non ti ricevo perché mi sento indegno/a – soffro di rispetto umano – ho qualche conto sospeso con la mia coscienza………
Ad ogni invocazione rispondiamo: Ti chiedo perdono
· Per tutte le volte che non ho desiderato abbastanza Te, Pane Vivo…….
· per quando ho preferito altre compagnie alla Tua…….
· per i miei dubbi sulla Tua Presenza Reale…..
· per la mia indifferenza……
· per le mie mancanze di educazione e irriverenze alla Tua Presenza……
Racconto
- Abbronzare l’anima
Un missionario in Papua Nuova Guinea si accorse che uno dei suoi nuovi
cristiani, un fiero capo della tribù kanaka, alla fine di ogni Messa andava
davanti al tabernacolo e vi rimaneva a lungo, dritto come una palma, a torso
nudo. Era un uomo molto semplice, che non aveva ancora neppure imparato a
leggere la Bibbia.
Un giorno il missionario non resistette alla curiosità e gli chiese che cosa facesse, così fermo e silenzioso davanti al tabernacolo.
Ridendo, il kanako rispose: «Tengo la mia anima al sole! ».
(40
storie nel deserto di Bruno Ferrero – Piccole storie per l’anima ed. Elle Di
Ci)
Ti
Adoro devotamente
Ti adoro devotamente, o Dio nascosto, che sotto questi segni veramente
ti celi:
il
mio cuore si dona tutto a te, perché
nel contemplarti tutto viene meno.
La vista, il tatto, il gusto, non ti riconoscono: solo alla tua parola
crediamo fermamente.
Credo tutto quello che ha detto il Figlio di Dio: nulla è più vero di
questa parola di verità.
Sulla croce era nascosta la sola divinità.
ma qui anche l'umanità si nasconde: tuttavia credendo e confessando
l'una e l'altra,
chiedo ciò che chiese il ladrone pentito.
lo non vedo, come Tommaso, le piaghe, tuttavia ti proclamo come mio Dio:
fa' che io creda sempre più in te, in te speri, te ami.
o memoriale della morte del Signore,
Pane vivo che dai la vita all'uomo,
concedi alla mia mente che viva di te e
senta sempre la tua dolcezza.
O pio pellicano, Gesù Signore, monda me impuro con il tuo sangue,
di cui una sola goccia può salvare tutto il mondo da ogni peccato.
Gesù, che ora scorgo velato nel mistero,
ti prego che accada ciò che tanto desidero che,
contemplandoti faccia a
faccia, sia beato per la visione della tua gloria.
San Tommaso d’Aquino