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Diciassettesimo Incontro di Preghiera

 

 

Tu sei Santo

  CANTO DI ADORAZIONE:

 

PREGHIERA - Lodi di Dio Altissimo (S.Francesco)

Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende.

Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo. Tu sei il Re onnipotente. 

Tu sei il Padre santo, Re del cielo e della terra. Tu sei trino e uno, Signore Iddio degli dèi.

Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero.

Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei bellezza.

Tu sei sicurezza. Tu sei la pace. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza. Tu sei giustizia.

Tu sei temperanza.Tu sei ogni nostra ricchezza. Tu sei bellezza. Tu sei mitezza.

Tu sei il protettore. Tu sei il custode e il difensore nostro. Tu sei fortezza.

Tu sei rifugio. Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra carità.

Tu sei tutta la nostra dolcezza. Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore,

Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

 

Dalla prima lettera di S.Pietro 1,13-15

      Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta;  poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. –

PAROLA DEL SIGNORE – LODE A TE O CRISTO

 

SPAZIO PER L’ADORAZIONE PERSONALE CON SOTTOFONDO MUSICALE

 

PRIMA RIFLESSIONE  - In principio uomini, infine santi (M. Raymond, L'uomo che si vendicò di Dio)

Non ammiro Pietro che rinnega, spergiurando, il Cristo, né la sua fede vacillante quando cammina sulle acque. Ciò nonostante, il suo rinnegamento e la sua esitazione mi sono d'aiuto nel cammino della santità. Anch'io ho vacillato e sono caduto; e se non m'è dato di piangere come Pietro, posso almeno gridare con lui: "Salvami, o Signore, se non vuoi ch'io mi perda!". Non posso ammirare Saulo che custodisce le vesti dei lapidatori di Stefano e cavalca da Gerusalemme a Damasco, spirante minacce e stragi contro tutti i cristiani. Sotto questo aspetto, Saulo, persecutore dei discepoli di Gesù è, a sua volta, un tipo detestabile. Tuttavia Saulo, divenuto Paolo mi incoraggia. Se lui poté cambiare l'odio in amore, la mia speranza vive ancora. Analoghe riflessioni si possono fare con molti altri, anzi, con la maggior parte de santi. La debolezza dei loro inizi mi dà la forza, la loro santità finale ispirazione. Ringrazio Iddio per Agostino peccatore trasformato in santo; per Alfonso che, all'età di ottant'anni, dice a un tizio: "Se dobbiamo parlarci, collochiamo fra noi un tavolo: non si sa mai! C'è ancora del sangue nelle mie vene!". Ringrazio Dio per tutti quelli che da principio non furono che uomini, ma in seguito, con la loro cooperazione, lo sforzo personale e il duro lavoro divennero virtuosi e spirituali.                                                   

 

Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio.Sono veri pacifici quelli che di tutte le cose che sopportano in questo mondo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell'anima e nel corpo.

 
CANTO Eucaristico
Invito alla santità - (Beata Madre Teresa di Calcutta)

L'uomo è irragionevole, egocentrico: non importa, amalo!
Se fai il bene ti attribuiranno secondi fini egoistici: non importa, fa' il bene!
Se realizzi i tuoi obiettivi troverai falsi amici e veri nemici: non importa, realizzali!
Il bene che fai verrà domani dimenticato: non importa, fa' il bene!
L'onestà e la sincerità ti rendono in qualche modo vulnerabile: non importa,

sii sempre e comunque franco e onesto!
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo: non importa, costruisci!
Se aiuti la gente, se ne risentirà: non importa, aiutala!
Dai al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci: non importa, continua!

 

SALMO 144, 1-13   (I) Lode alla Maestà divina

v     O Dio, mio re, voglio esaltarti * e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. 
Ti voglio benedire ogni giorno, * lodare il tuo nome in eterno e per sempre. 

v     Grande è il Signore * e degno di ogni lode, 

       la sua grandezza * non si può misurare.

v     Una generazione narra all'altra le tue opere, * annunzia le tue meraviglie. 
Proclamano lo splendore della tua gloria * e raccontano i tuoi prodigi. 

v     Dicono la stupenda tua potenza * e parlano della tua grandezza. 
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, *  acclamano la tua giustizia. 

v     Paziente e misericordioso è il Signore, * lento all'ira e ricco di grazia. 
Buono è il Signore verso tutti, * la sua tenerezza si espande su tutte le creature. 

v     Ti lodino, Signore, tutte le tue opere * e ti benedicano i tuoi fedeli. 
      Dicano la gloria del tuo regno * e parlino della tua potenza, 

v     per manifestare agli uomini i tuoi prodigi * e la splendida gloria del tuo regno. 
Il tuo regno è regno di tutti i secoli, * il tuo dominio si estende ad ogni generazione.

 
SPAZIO PER L’ADORAZIONE PERSONALE CON SOTTOFONDO MUSICALE

 

SECONDA  RIFLESSIONE - La piccola via - (S. Teresa di Lisieux) scritto autobiografico C n.271

     Ho sempre desiderato essere una santa, ma - ahimé - ho sempre accertato, quando mi sono paragonata ai santi, che tra essi e me c'è la stessa differenza che tra una montagna la cui vetta si perde nei cieli e il granello di sabbia oscura calpestato sotto i piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: il buon Dio non può ispirare desideri inattuabili, perciò posso, nonostante la mia piccolezza, aspirare alla santità. Diventare più grande mi è impossibile, devo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni, nondimeno voglio cercare il mezzo di andare in cielo per una via ben dritta, molto breve, una piccola via tutta nuova.
Siamo in un secolo di invenzioni, non vale più la pena di salire gli scalini, nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce vantaggiosamente. Vorrei anch'io trovare un ascensore per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri dei santi l'indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio, e ho letto queste parole: "Se qualcuno è piccolissimo, venga a me. Come una madre carezza il suo bimbo, io vi consolerò, vi poserò sul mio cuore e vi terrò sulle mie ginocchia". Mai parole più tenere, più armoniose hanno allietato l'anima mia: l'ascensore che deve innalzarmi fino al cielo sono le vostre braccia, Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre più.

 

Semplicemente santi  (Don Tonino Bello)

Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima.
Perché essere uomini fino in cima significa essere santi.
Non fermatevi, perciò, a mezza costa: la santità non sopporta misure discrete.
E, oltre che iscritti all'Azione Cattolica, siate esperti di cattolicità attiva:
capaci, cioè, di accoglienze ecumeniche, provocatori di solidarietà planetarie,
missionari "fino agli estremi confini" profeti di giustizia e di pace.
E, più che tesserati, siate distributori di tessere di riconoscimento, per tutto ciò che è diverso da voi,
disposti a pagare con la pelle il prezzo di quella comunione per la quale Gesù Cristo,
vostro incredibile amore, ha dato la vita.

(messaggio agli aderenti A.C. Diocesi di Molfetta per la festa dell'adesione 8 dicembre 1990)

 

Scintilla: Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio.
Puri di cuore sono coloro che disprezzano le cose terrene e cercano le celesti
e non cessano mai di adorare e di vedere il Signore Dio vivo e vero con cuore ed animo puro .

 

Canto Eucaristico

 

Accontentatevi di non essere santi (Thomas Merton, Nuovi semi di contemplazione) 

     Accontentatevi di non essere santi, anche se vi rendete conto che la sola cosa per cui vale la pena di vivere è la santità. Allora sarete soddisfatti di lasciare che Dio vi conduca alla santità per vie che non potete comprendere.

 

TERZA RIFLESSIONE - Se ti è faticoso imitare il Signore, imita il tuo compagno di servizio

     Non pensiamo di portare un qualche vantaggio ai martiri celebrando i loro solenni anniversari. Essi non han bisogno delle nostre feste perché sono sempre nella gioia, nei cieli insieme agli angeli: e godono anche con noi non se li onoriamo ma se li imitiamo. E tuttavia, l'onorarli, giova a noi non a loro.  Onorarli invece, e non imitarli è piuttosto vana adulazione. Nella Chiesa queste celebrazioni sono state istituite al fine di stimolare alla imitazione le membra di Cristo, raccolte insieme. Questo è il solo bene di questa festa: altro non ce n'è. Posta di fronte all'impegno di imitare Dio, la debolezza umana potrebbe obiettare che gli è impossibile imitare colui al quale non può paragonarsi. Poniamo allora che venga proposto come esempio da imitare lo stesso nostro Signore Gesù Cristo. Il quale pur essendo Dio si fece uomo per dare un insegnamento ai mortali e per insinuare questo insegnamento con l'esempio. Di lui infatti sta scritto: « Cristo patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (l Pt 2,21). Anche in questo caso di fronte a tale proposta l'umana debolezza obietterà: quale paragone può essere stabilito tra me e Cristo? Benché carne, egli è il « Verbo-carne ». Infatti « il Verbo si è fatto carne per abitare in mezzo a noi»: ha assunto la carne ma non è rimasto privo del Verbo; accolse quel che non era, non perse quello che era. Nel Cristo infatti era presente Dio per riconciliare con sé l'umanità. Quale paragone può dunque sta­bilirsi tra me e Cristo? Per eliminare dunque tutti i pretesti dell'incredula debolezza, i martiri hanno co­struito per noi una strada lastricata. Doveva essere infatti costruita con lastre di pietra perché ci potessimo camminare speditamente. L'han fatta col loro sangue, con l'aperta professione della loro fede. In breve: disprezzando i loro corpi, li distesero come vesti dinanzi al Cristo che veniva a conquistar le genti, come se fosse assiso sull'asinello. Chi mai si vergognerà di affermare: non posso misurarmi con Dio? Ed è certamente così. Non posso confrontarmi col Cristo? Neanche col Cristo mortale puoi con­frontarti. Però Pietro era come te, Paolo era come te, anche gli apostoli e i profeti erano come te. Se ti è faticoso imitare il Signore, imita il tuo compa­gno di servizio. È andata avanti una schiera di servi, non c'è posto per i pretesti dei pigri. Dirà ancora: non posso paragonarmi a Pietro, non posso paragonarmi a Paolo. Non puoi confrontarti con la verità? La semplicità vi è impegnata, è senza giustificazione la superficialità. Ma dimmi infine: non puoi misurarti con i fanciulli? Non puoi misurarti con le fanciulle?

 Dal sermone << in natali viginti martyrum >> del N.S.P. Agostino vescovo (serm.325,1-2; P.L. 38,1447-1449)

Scintilla: Beato quel servo che non si inorgoglisce del bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più di quello che dice e opera per mezzo di altri. Pecca l'uomo che vuol ricevere dal suo prossimo più di quanto non voglia dare di sé al Signore Dio. Beato l'uomo che sostiene il suo prossimo nelle sue debolezze come vorrebbe essere sostenuto dal medesimo se fosse in caso simile.

 
SPAZIO PER L’ADORAZIONE PERSONALE CON SOTTOFONDO MUSICALE

Un santo  (Pilar Urbano, Josemaria Escrivà)

      Un santo è un avaro che va riempiendosi di Dio a furia di vuotarsi di sé. Un santo è un povero che fa la sua fortuna svaligiando i forzieri di Dio. Un santo è un debole che si asserraglia in Dio e in Lui costruisce la sua fortezza. Un santo è un imbecille del mondo, stulta mundi, che si istruisce e si laurea con la sapienza di Dio. Un santo è un ribelle che lega se stesso con le catene della libertà di Dio. Un santo è un miserabile che lava la sua sporcizia nella misericordia di Dio. Un santo è un paria della terra che costruisce in Dio la sua casa, la sua città e la sua patria. Un santo è un codardo che diventa audace e coraggioso facendosi scudo della potenza di Dio. Un santo è un pusillanime che cresce e ingigantisce con la magnificenza di Dio. Un santo è un ambizioso di tale statura da soddisfarsi soltanto possedendo razioni sempre più grandi di Dio... Un santo è un uomo che prende tutto da Dio: un ladro che ruba a Dio anche l'amore con cui può amarlo. (Da Ritagli- sito Qumran-net)

                                               

Se non riuscirai ad essere santo...(L. Boff)

Udii un vecchio confratello ragionevole e buono, perfetto e santo, dire: "Se sentirai la chiamata dello Spirito, ascoltala e cerca di essere santo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, però, per umana debolezza non riuscirai ad essere santo, cerca allora di essere perfetto con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, tuttavia, non riuscirai ad essere perfetto a causa della vanità della tua vita, cerca allora di essere buono con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, ancora, non riuscirai ad essere buono a causa delle insidie del Maligno, cerca allora di essere ragionevole con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, infine, non riuscirai ad essere santo, né perfetto, né buono, né ragionevole a causa del peso dei tuoi peccati, allora cerca di portare questo peso di fronte a Dio e affida la tua vita alla sua misericordia.
Se farai questo senza amarezza, con tutta umiltà e con giovialità di spirito a causa della tenerezza di Dio che ama gli ingrati e i cattivi, allora incomincerai a capire cosa sia ragionevole, imparerai ciò che è buono, lentamente aspirerai ad essere perfetto, e infine anelerai ad essere santo.
Se farai questo ogni giorno, con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze, allora io ti garantisco, fratello: sarai sulla strada di Francesco, non sarai lontano dal Regno di Dio!".

(Da ritagli - sito Qumran-net)

 

CANTO e Intercessioni

 

Beati i poveri in spirito:  Signore insegnaci a liberare il cuore da inutili ricchezze che ingombrano la nostra vita e appesantiscono il cammino verso la santità

Beati gli afflitti: Signore insegnaci ad offrire i sacrifici di ogni giorno con la certezza che tutto sarà trasformato in gioia e consolazione

Beati i miti: Signore insegnaci ad essere come Te capaci di ascoltare, di dire la verità, di rispettare l’altro nella sua diversità, senza violenza e invadenza

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia: Signore insegnaci a cercare sempre il bene, a seguire i tuoi comandamenti, a crescere “nell’uomo interiore”, stando alla Tua Presenza che sazia e disseta

Beati i misericordiosi: Signore insegnaci a considerarci perdonati in eterno, a non giudicare nessuno ma ad essere misericordiosi con i fratelli di cui ci circondi

Beati i puri di cuore: Signore insegnaci ad eliminare tutto ciò che non è nel tuo progetto. Donaci il desiderio di voler crescere nella purezza, per sperare di vederti un giorno così come sei nel tuo splendore eterno

Beati gli operatori di pace: Signore insegnaci a non essere indifferenti di fronte alle necessità del mondo. Donaci sempre parole di pace e di conforto per calmare gli animi e vivere da veri figli di Dio

Beati i perseguitati: Signore insegnaci a saperci donare sempre, anche quando non siamo capiti e siamo derisi e umiliati. Donaci di guardare sempre a te e nella solitudine e nello sconforto scoprire la Tua Presenza amica e consolante

 

Testimonianza - BENEDETTA BIANCHI PORRO

Benedetta era nata a Dovadola, provincia di Forlì, l' 8 agosto del 1936. Una vita brevissima la sua (è morta nel 1963), stroncata da una malattia senza scampo, il morbo di Reklinghausen che lei stessa, studentessa di medicina, aveva diagnosticato, anticipando il responso dei medici. Una malattia terribile che annullò progressivamente tutte le facoltà del suo corpo immobilizzandola in un letto; le risparmiò solo la parola, l' intelligenza e la sensibilità della mano destra, attraverso la quale, usando particolari segni, familiari e amici continuarono a comunicare con lei, e ad attingere alla straordinaria ricchezza e alla forza interiore di cui era provvista, che le hanno fatto affrontare la malattia in modo unico, diventando punto di riferimento, motivo di conforto e di speranza per tanti che fisicamente stavano assai meglio di lei.
Fu la sordità il primo disagio che dovette soffrire, e non fu cosa da poco per una che aveva scelto la facoltà di Medicina (per essere utile a chi soffre), poi fu la vista a crearle noie. E fu proprio in questo periodo che lei scoprì l' origine del suo male. I medici, dopo aver confermato la diagnosi, intervennero per arginarne le inevitabili conseguenze: due interventi al cervello che Benedetta affrontò con straordinaria serenità, più preoccupata per i guai e le sofferenze che gli altri dovevano patire per colpa sua che per i propri. Anzi, tra un intervento e l' altro diede gli esami di patologia, tra i più complessi del corso, uscendone benissimo. Intanto, il male progrediva nella sua opera di devastazione. Benedetta, consapevole di quello che via via le sarebbe successo, non si ribellò mai, anche se la paura e la disperazione erano sempre in agguato. Non maledì il suo stato, ma neppure si sedette sulla riva a guardare inerte il fiume della sua vita scorrere: vi si immerse portando a galla quanto di bello e di buono le riusciva. Cercò nelle esperienze, anche le più dure e le più amare, la trama del disegno di Dio. E scoprì che era un disegno d' amore. «Nel mio calvario - scriveva - non sono disperata. Io so che, in fondo alla vita, Gesù mi aspetta. Prima nella poltrona, ora a letto, che è la mia dimora, ho trovato una sapienza più grande di quella degli uomini. Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza, fino alla consumazione dei secoli. Le mie giornate non sono facili, sono dure, ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio». E così, giorno dopo giorno, Benedetta cresceva interiormente raggiungendo oasi di serenità impensate. Certo, a prezzo di lotte durissime, di progressi e di sconfitte. Sotto gli occhi stupefatti degli stessi familiari.

Nella sua casa di Sirmione gli amici non mancavano mai. Benedetta era per loro una compagna di viaggio, un’ amica, solo un po' più saggia perché tanto provata e perché aveva saputo accettare Dio nella propria vita e da lui si lasciava guidare ricavandone pace, gioia di vivere e fiducia. E sapeva confidare le sue conquiste spirituali, le sue certezze con semplicità, e con le parole di tutti i giorni sapeva tradurre i concetti della più alta teologia. Da una ragazza che viveva così, non si poteva che andare a fare un pieno di speranza; gli incontri con lei erano una cosa preziosa e le sue lettere (che dettava alla mamma) fari di gioia e di luce che aiutavano a vivere. Benedetta confidava loro la sua scoperta e cioè che «Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia e certezza»; che «dà la croce e poi la resurrezione»; che tutto è «come la primavera che sboccia, rifiorisce e profuma dopo il freddo e il gelo dell' inverno». Tra le sue ultime lettere una, scritta ai fratelli, ha il sapore di un testamento: «Io me ne vado - dettava alla mamma - e vi lascio il mio cuore e la mia fede. Torno a Dio bambina. Vogliatevi bene: io vi ho amato. Amate la vita, perché anch' io sono stata contenta di quello che Dio mi ha dato». Benedetta moriva il 23 gennaio 1963, dopo aver cantato con voce dolce e insolitamente sicura un vecchio ritornello; dopo aver gioito per una rosa bianca che era fiorita nel giardino. Le sue ultime parole furono per un amico che a un settimanale aveva raccontato la sua storia amara e disperata: «Ditegli che gli voglio bene - sussurrò alla mamma - .Grazie».

 

Preghiera di S.Agostino (La Trinità)

Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa.

Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza;

dove mi hai aperto ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso.

Fa' che mi ricordi di Te, che comprenda Te, che ami Te.

Aumenta in me questi doni, fino a quando Tu mi abbia riformato interamente.

 
Canto finale per l'adorazione eucaristica

 

                                                                                     

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