IL SAPORE DEL SANGUE

 

 

CAPITOLO UNDICESIMO

 

“Ora di cena…” cantilenò Shanks, deliziato del pensiero che finalmente poteva immergere i propri denti in uno di quei giovani colli.

   E fu proprio quando mosse il primo passo verso le due vittime che, di nuovo, il camino sbuffò un  polverone di cenere scura, e dalla coltre nera si udì una voce, poi un urlo, degli insulti e delle imprecazioni, e infine dei suoni simili a dei pugni, come se stesse avvenendo una colluttazione.

   Tossendo per via del fumo, la vista momentaneamente negata, Shanks sibilò una bestemmia e subito, a tentoni, si adoperò per aprire una delle finestre per far entrare aria pulita nella camera. Il polverone si dissolse a poco a poco, e mentre i tre vampiri si diedero voce per sapere se andava tutto bene o meno, fu loro concesso di tornare a vedere: vuoto. A parte Shanks, Robin e Sanji, non c’era più nessuno all’interno della sala.

 

L’urlo di rabbia che si levò dalla casa, fu udito anche a diversa distanza, al chiuso di una carrozza che, fermata con prepotenza lungo la strada, procedeva a folle velocità verso la campagna, e dentro la quale ora si trovavano un uomo col fiato corto per la lunga corsa, un giovane dal viso esangue ed una fanciulla in procinto di avere un collasso: mai si sarebbe immaginata, Miss Nami, di doversi ritrovare a rischiare la vita in quel modo.

   Scoccò un’occhiata torva al tizio che, nel bel mezzo del pandemonio da lui stesso creato, l’aveva improvvisamente afferrata per la vita, sollevandola da terra, e portata via dall’inferno in terra. Avrebbe dovuto ringraziarlo, lo sapeva bene, e perciò aprì bocca per dire: “Idiota!”. Dinanzi a quella parola, lui alzò un sopracciglio, ma non replicò. “Mi hai fatto prendere un infarto!” riprese la ragazza con fare concitato. “Ti pare modo di rapire la gente?! Credevo fosse uno di loro!”

   “La prossima volta chiederò il tuo permesso… anche se un Succhiatore sarà lì lì per morderti” rispose il giovane con noncuranza, anche se nervoso: per colpa di quell’avventata aveva dovuto rinunciare ai propri propositi di far fuori un intero branco di vampiri. E come se non bastasse, ora sul suo volto si potevano notare con particolare evidenza dei graffi che a tratti gocciolavano sangue. “Ad ogni modo, ricordati che difendersi con le unghie serve a ben poco contro quelle creature…”

   Nami sbuffò e, scuotendo il capo, si rivolse al suo compagno. “Puoi respirare, ora”

   Usop riprese un certo colorito in volto. “G-g-grazie…”

   L’altro alzò le spalle, e disse: “Eppure ti avevo detto di stare attenta, quella volta…”

   “Siamo rivali, mi pare: avresti anche potuto mentirmi!” replicò la rossa, stizzita.

   “Un momento…” li interruppe il nasone. “Voi due vi conoscete?”

   Miss Nami sbuffò una seconda volta. “Più o meno… Ci siamo incrociati l’ultima notte in cui siamo usciti per raccogliere informazioni, ricordi?” spiegò senza interesse. “E comunque, sei un imbroglione!” accusò tornando a prestare attenzione al loro salvatore. “Ci hai seguiti fin qui e ci hai mandati in avanscoperta!”

   Un angolo della bocca del giovane si piegò verso l’alto, dipingendogli sul volto un sorriso di sdegno. “Miss… credi davvero ch’io abbia bisogno dell’aiuto di voi due pivelli per eliminare quella feccia dal pianeta? Per tua informazione, dolcezza, sono ANNI che do la caccia ai Succhiatori di Sangue”

   “Oh, ma dite sul serio?!” si stupì Usop, seriamente ammirato.

   “Spacconate, dico io!” ribatté lei intimandolo a tacere con un gesto della mano.

   “Che ci crediate o meno, è affar vostro” borbottò il cacciatore di vampiri. “Ma è bene che, se volete davvero aver ancora a che fare con quei dannati esseri immondi, vi prepariate a dovere: cercate informazioni più dettagliate, e munitevi di ogni tipo di arma veramente efficace”

   “E’ per questo che l’altra notte te ne andavi in giro con un bellissimo girocollo d’aglio?” lo prese in giro Nami.

   “Si capisce. Perché io so quel che faccio” rispose a tono lui.

   “Quindi li conoscete bene, voi, i vampiri?” s’informò Usop, già speranzoso. “Potreste aiutarci a catturarne uno! No, Nami?”

   Evidentemente Nami non era molto d’accordo, vista la prospettiva di dover dividere il suo compenso con quel losco individuo dai modi bruschi e dalla inesistente galanteria. Per non risultare volgare, evitò di pronunciar parola e tirò su il dito medio.

   “Sento che mi sto innamorando di te” dichiarò per nulla entusiasta il cacciatore. Scosse il capo e diede voce al cocchiere che ormai era giunto alle porte della City. La carrozza si fermò, e subito il giovane scese. Prima di richiudere il portello, rivolse un ultimo consiglio ai due sventurati colleghi: “State attenti: sottovalutate ancora i Succhiatori di Sangue, e siete morti” Infine, senza aggiungere altro, voltò loro le spalle e cominciò a sparire nella penombra dei vicoli alle prime luci dell’alba.

 

 

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